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Autore: Its all good    27/01/2014    3 recensioni
Cos’è la cosa più importante quando si è giovani? L’amore. Cercarlo ovunque perché si ha paura di restare soli. Ma cos’è che succede quando l’amore si presenta? C’è chi scappa, c’è chi l’abbraccia e c’è chi si dimostra indifferente. Quando l’amore è ricambiato è una bella cosa, vero? Beh, sì. E cosa succederebbe se, per caso, la persona amata non si ricordasse più della sua metà? E se lei o lui decidesse di vivere un’altra vita? E se entrambi provassero a lasciarsi alle spalle il passato? E se l’amore si presentasse davanti ad un caso impossibile da vivere? Come si comporterebbe l’amore davanti ad una scommessa fatta nel passato ma rivelatasi soltanto nel presente? Come si comporterebbe di fronte all’odio? E di fronte ad una perdita? E davanti ad un terzo incomodo? E davanti ad una creatura non tua? Difenderebbe l’amore della sua vita mentre quest’ultimo è impegnato in un altro amore? E l’amore non predisposto? Come può questo sentimento, capace di farti sorridere, diventare il sentimento più brutto al mondo? Può diventare odio dopo averti regalato un paio di ali? Può strappartele per farti precipitare? Sì. Purtroppo, proprio questo è successo ad Harry
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate l'immenso ritardo! Ma ho avuto da fare e se non fosse stato per una mia amica non avrei continuato nemmeno oggi lol
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«Emily?». Gli fu chiesto quando la porta fu chiusa. Zayn arrivò ma di Emily non c’era traccia, lei non arrivò. Il ragazzo ci salutò mandandoci a quel paese e fece una via dritta verso la sua camera. Guardammo Liam. Aveva bisogno di lui, era l’unico che avrebbe potuto calmarlo.
 
---Liam---.
 
I ragazzi ripetono sempre che sono fortunati ad aver un amico come me. Hanno ragione.
Mandano sempre il sottoscritto per risolvere problemi altrui, almeno li faccio sorridere e rilassare.
Il mio percorrere tutto il corridoio ed i gradini per arrivare in camera di Zayn mi servì per pensare cosa avrei potuto dirgli. Era evidente che ci fosse qualcosa che non andava per il verso giusto.
Bussai alla porta della sua camera una, due, tre volte e alla quarta mi fu concesso di entrare.
Era steso sul letto con il cellulare tra le mani.
«Ti hanno mandato i ragazzi per risolvere il mio problema?». Mi accolse. Molto dolce.
Io: «Sì ma non avevo bisogno della loro autorizzazione, ci sarei venuto ugualmente». Chiusi la porta alle mie spalle. Si drizzò restando seduto sul letto. «Dov’è Emily?».
Zayn: «Dove pensi che sia?! In Italia. Ecco dov’è».
Io: «Se magari mi spiegassi qualcosa potrei aiutarti». Non mi azzardai ad avvicinarmi, conoscendolo non ci avrebbe pensato nemmeno una volta prima di darmi un bel cazzotto per mandare via la rabbia.
Zayn: «Cosa puoi risolvere, eh? I suoi genitori non ci vogliono insieme. Questo tu non puoi risolverlo». Ebbi un colpo al cuore. Mi guardò e solo quando lo fece potei capire che era più indifeso di me. Mi stava chiedendo, con lo sguardo, di abbracciarlo. Non aspettai che me lo chiedesse a voce che con due passi ero già seduto accanto a lui. Gli sorrisi debolmente, portai il mio braccio dietro la sua schiena e l’avvicinai a me. Non si oppose.
Io: «Ti va se mi spieghi tutto dall’inizio?». Annuì sul mio collo.
Zayn: «Eravamo arrivati da poco e stavo conoscendo i suoi genitori e loro stavano conoscendo me. Gli abbiamo detto anche il secondo motivo per cui eravamo lì e beh… non hanno reagito nel migliore dei modi».
Io: «Hanno urlato?». Si decise finalmente a ricambiare l’abbraccio.
Zayn: «No ma erano arrabbiati e anche molto. Almeno il padre, lui lo era tanto».
Io: «E la madre?».
Zayn: «Lei era contenta, in realtà lo era anche il padre prima di conoscere la notizia».
Io: «Quindi è il bambino che ha fatto perdere le staffe al padre». Annuì ancora una volta. «Prima che sapesse non era arrabbiato, giusto?». Annuì per la terza volta. «Non credi che fosse irritato per il gesto?».
Zayn: «Avere un bambino prima del matrimonio?». Si distaccò guardandomi interrogativamente.
Io: «Sì, beh… si sa che i bambini arrivano sempre dopo il matrimonio è da un po’ di tempo a questa parte che questa, diciamo, tradizione è andata persa».
Zayn: «Tu dici?». Annuì. «Beh, di solito tutto quello che dici è vero quindi ti credo». Sorrise debolmente.
Io: «Si risolverà».
Zayn: «Sì, lo so». Non era per niente convinto ma quella frase servì per convincere se stesso.
Io: «Emily ritornerà qui».
Zayn: «Questo è sicuro, lei deve ritornare».
 
---Sharon---.
 
Liam e Zayn ci avevano concesso la loro presenza in cucina ma non avevano ancora deciso di aprire bocca. Questa cosa era snervante. Erano appoggiati al mobile del lavandino e fissavano il pavimento mentre noi eravamo accanto alla tavola.
«Sentite, Zayn, io rispetto il tuo silenzio ma, diamine, vuoi dirci cos’è successo?». Fu Eleanor a rompere il ghiaccio.
Zayn: «Da come avrete potuto capire, Emily è rimasta a Napoli». Portò il suo sguardo a noi. Con un gesto di mano l’incitammo a continuare. «E ho intenzione di riportarla qui».
Danielle: «La domanda è “perchè è rimasta lì?”».
Zayn: «E’ stata costretta». Sospirò. «A causa del bambino». Ecco… lo sapevo.
Io: «Senti Zayn, scusami se ti interrompo, io conosco i suoi genitori e posso immaginare che non abbiano avuto una bella reazione ma dagli tempo. Si sistemerà tutto e di sicuro non vorranno far nascere loro nipote senza un padre».
Zayn: «Il padre era così sicuro di sé». Sospirò.
Io: «Cambierà idea».
Louis: «Beh, almeno si spera».
Io: «Sicuramente e credo che tu debba già pensare a come andare a riprenderti la tua ragazza perchè non ti permetterò di far passare una settimana».
Liam: «Bisognerebbe far calmare il padre… la madre è quasi dalla loro parte».
Io: «La madre lo è di sicuro e il padre, vuole o non vuole, lascerà sua figlia».
Danielle: «Non credo sia semplice per Zayn ritornare ad affrontarlo senza qualcuno».
Eleanor: «Vacci tu». Guardò me. Oh wo…wo. Fermi tutti.
Io: «Io? E cosa potrò mai fare?».
Zayn: «Sei l’unica che conosce la sua famiglia». Mi guardò dritto negli occhi. «Sai essere molto persuasiva quando vuoi».
«Oh, confermo». Ci voltammo verso l’entrata. Harry ci degnò della sua presenza. «Scusate, problemi con lo stomaco». Si scusò imbarazzato. Troppe schifezze mangiate. Ritornammo a guardare Zayn mentre Harry prese posto accanto a Danielle.
Io: «Quindi dovrei venire con te?».
Harry: «Oh, no… non se ne parla proprio». Lo guardammo, tutti. «Solo voi in aereo, in Italia, a Napoli?».
Io: «Harry…». Mormorai. «Non mi pare il caso iniziare ad essere geloso in questa situazione». Scosse la testa. Sembrava quasi… divertito?
Zayn: «Geloso il tuo ragazzo?». Rise di gusto. «Ti lascerebbe andare anche con un senzatetto».
Harry: «Confermo». Gli tenne il gioco. «Ed è per questo che ti lascerò andare con lui». Si fece serio.
Zayn: «Questo non è divertente, io non sono un senzatetto». Ritornò serio. «E comunque non credo che farmi vedere a Napoli, di nuovo, sia una bella idea. Non saprei come comportarmi».
Io: «Quindi tu vuoi che ci vada da sola?».
Louis: «Non credo che lui voglia questo, sta solo ipotizzando che sarebbe la cosa migliore da fare».
Io: «Okay, allora va bene». Mi sorrise. «Riporterò la nostra Emily a casa sua». Sorrise ancora di più e corse ad abbracciarmi.
Zayn: «Sapevo che avrei potuto contare su di te». Mormorò sul mio collo.
Liam: «Bene… dopo questo permesso direi di prenotare subito un biglietto aereo». Si distaccò dall’abbraccio e mi ringraziò.
Lasciai che si occupasse Liam del biglietto aereo dal momento che il cellulare iniziò a vibrare. Lo tirai dalla tasca e guardai il display: Tylar.
Rispondere o no? No, no, non rispondere.
Riposi il cellulare dov’era e mi diressi verso Harry, aveva una brutta cera ed era ancora seduto. Arrivai dietro di lui, mi abbassai un po’ e avvolsi il suo collo con le mie braccia. Prese la mia mano, come se si aspettasse il mio arrivo.
Io: «Come va con la pancia?». Tirò su col naso. Finalmente il cellulare smise di vibrare.
Harry: «Male». A giudicare dalla voce probabilmente era anche raffreddato.
Io: «Hai il raffreddore?». Sciolsi quella specie di abbraccio per farmi trovare di fronte a lui. Mi abbassai per guardarlo dritto negli occhi e prese le mie mani.
Harry: «Beh sì, ho tutto il naso otturato e mi sento uno schifo». Gli sorrisi dolcemente, portai la mia mano sulla sua fronte: era sudata. Uno dei sintomi di febbre.
Io: «Tesoro, scotti». Scosse la testa.
Harry: «No, impossibile, controlla meglio. Mia madre avvicinava il mento alla fronte per capire se avevo la febbre». Dal suo tono di voce capii che non mi stavo sbagliando affatto ma accontentai il bambino. Mi alzai, gli alzai i capelli per scoprirgli la fronte e ci avvicinai il mento.
Io: «Avevo ragione». Alzai il suo viso. «Vado a prendere il termometro, tu vai a letto». Senza obiettare si alzò dalla sedia e andò dritto verso camera sua mentre io andai dritta in cucina per prendere il termometro e, magari, fargli anche una bella camomilla, che a me non piace. Presi il pentolino con dell’acqua e lo poggiai sul fornello per riscaldarla, aprì la bustina che conteneva la camomilla e poggiai il contenuto dentro un bicchiere che poggiai sul tavolo. Arrivai al mobiletto che conteneva tutti i tipi di medicinali, tra cui anche il termometro che presi, una bustina di tachipirina 500mg e la bentelan. Il medicinale sarebbe comunque dipeso dalla temperatura della febbre. L’acqua era pronta e poggiai il termometro con le medicine sul vassoio insieme alla camomilla pronta in modo da portare tutto senza far cadere nulla.
Alzai l’oggetto dalla tavola e uscì dalla cucina.
«Chi è il malato?». Mi fermai e mi voltai: Liam.
Io: «Harry, febbre».
Liam: «Oh, povero bambino». Ridacchiò. «Sii una buona infermiera». Mi fece l’occhiolino divertito. Ricambiai con un sorriso e con passo svelto, ma senza far crollare nulla, mi diressi in camera sua. Grazie al cielo la porta era aperta e notai che era già sepolto, non sul letto ma, nel letto.
Io: «Come sta il malato?». Ricevetti un lamento come risposta. Posai il vassoio sulla scrivania e chiusi la porta, presi il termometro e mi avvicinai a lui, mi sedetti sul letto e abbassai un po’ la coperta. Si era coperto fino all’ultimo capello. «Vuoi morire asfissiato?». Accennò una risata. «Dai, misura la febbre». Prese il termometro dalle mie mani senza voltarsi, aspettò il suono dell’oggetto e lo posizionò sotto il braccio sinistro. Due minuti e il risultato fu: febbre a 38. «Cavolo, devi proprio restare a letto». Posai il termometro sulla scrivania per prendere la bentelan. «Avanti, senza fare capricci e prendi la medicina». Si lamentò all’inizio ma non gliela diedi vinta. Il cellulare riprese a vibrare, lo tirai dalla tasca e la persona era sempre la stessa, lui. Non potei rifiutare la chiamata e nemmeno non rispondere, come avevo già fatto. Mi alzai dal letto ma fui fermata da un lamento.
Harry: «Stai uscendo?». Capì le sue due paroline pronunciate soltanto dopo averle decifrate da quella sua voce così cadaverica.
Io: «Soltanto un attimo». Uscì dalla camera chiudendo la porta per entrare nella mia e soltanto dopo essermi assicurata di aver chiuso per bene la porta risposi.
“Pronto?”. Ansia, soltanto ansia.
“Sharon?”. Si ammutolì per un attimo. “Come stai?”.
“Bene e tu?”. Mi aveva chiamata soltanto per sapere com’è che sto?
“Altrettanto”. annuì anche se non poteva vedermi. “Possiamo vederci?”. Ecco, lo sapevo.
“Io… non so…”. Sembravo un cd inceppato.
“Soltanto per un saluto, tutto qui, tranquilla”. Sospirò. “Un ultimo saluto”.
“Perché?”.
“Lascerò Londra”. Oh… beh, non potei rifiutare.
“Dimmi l’ora e il posto”.
“Il solito posto alle 17:00?”. Guardai l’orologio in camera. Beh, mancava poco più di un’ora.
“Ci sarò”.
“Lo spero”.
“A dopo”. Riattaccai la chiamata e riposizionai il cellulare al suo posto. Corsi in bagno a guardare se il mostro sulla mia faccia forse scomparso altrimenti avrei fatto ricorso a qualche cosmetico. Finalmente aveva abbandonato il mio viso e potei ritornare in camera mia per cambiarmi gli abiti.
//.
Hyde Park, 16:58.
Non era ancora arrivato.
Eppure tra me e lui, il ritardatario, ero sempre io mentre oggi ero addirittura in anticipo di due minuti. Wow.
L’Hyde Park, quanti ricordi in solo parco, troppi per il mio gusto.
Probabilmente aveva scelto questo posto per concludere in bellezza quello che una volta era un rapporto di umanità tra di noi. Fui lasciata troppo bruscamente da lui e forse voleva rimediare a questo sbaglio.
«Sharon!». Alzai il viso verso l’unica via per arrivare al nostro posto nascosto ed eccolo arrivare. Avanzò il passo e mi salutò con un semplice bacio sulla guancia destra e uno sulla sinistra: un saluto cordiale. «Sei addirittura arrivata per prima». Ridacchiò.
Io: «Beh, col tempo si migliora». Scherzai. «Come mai te ne vai da qui?».
Tylar: «Beh, mi manca la California». Annuì comprensiva. «In realtà manca ai miei genitori». Annuì per la seconda volta. «Uhm… come ti va la vita?». Alzò le spalle con nonchalance. Suo atteggiamento tipico quando non sa che argomento tirare in ballo.
Io: «Oh, bene». Beh, questo dipende sempre dai punti di vista. «E la tua come va?».
Tylar: «Altrettanto, ancora single ma va bene». Sorrise. «Chi prenderebbe un rompiscatole come me?». Ridacchiò.
Io: «Non sei poi tanto male». Gli feci un occhiolino divertita.
Tylar: «Beh, vista la nostra storia non so se posso fidarmi».
Io: «Quello è un capitolo chiuso, ormai».
Tylar: «Già». Sorrise debolmente. «Come sta Harry?».
Io: «Sta bene, grazie». Annuì.
Tylar: «Pensavo che venisse».
Io: «Non sa che sono qui». Alzò le sopracciglia.
Tylar: «Beh, inventati qualche scusa per a qualche sua domanda al tuo ritorno».
Io: «Non sarà necessario, è a letto con la febbre, non si accorgerà nemmeno che non ci sono».
Tylar: «Mi dispiace». Dal suo tono capì che gli dispiaceva davvero. «E’ un ragazzo bello tosto, eh? E alla fine ha ottenuto quello per cui ha lottato». Bene… di cosa parlava?
Io: «Se ti spiegassi, capirei anche io».
Tylar: «Credi davvero che ti abbia chiamata per un saluto?». Beh, così sembrava. «Dovevo darti una cosa, una cosa che mi lasciò Harry prima di lasciare la California e tornare a Londra». L’ansia aumentò ancora di più, cosa aveva lasciato Harry? «Niente di preoccupante, è soltanto una lettera scritta in modo molto chiaro e comprensibile». Sembra che il signorino abbia preso il vizio di scrivere lettere. Infilò la mano sinistra nella sua tasca del jeans e tirò fuori un foglio ben conservato. Lo aprì e me lo porse senza tante cerimonie.


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Lo so che vi avrò riempito le "scatoline" di lettere ma adoro scriverle hahahaah e so anche che volete sapere cosa ci sia scritto, eh? OuO
Comunque! Scusate ancora per il ritardo ma tra il compito di scienze umane (materia spaventosa? haha), quello di matematica sulle equazioni di secondo grado con radicali e quello sulla letteratura inglese, tra 5 interrogazioni non ho avuto modo di continuare con continuità e credo che questo sarà fino alla fine del primo quadrimetre. Lo so che non vi interessa ma volevo scriverlo lol
Intolre volevo anche ricordarvi che oggi è il giorno della memoria e vi PREGO di non usare, semmai vi trovaste a parlarne, la parola OLOCAUSTO e il motivo l'ho spiegato qui http://www.twitlonger.com/show/n_1s052be fateci un salto se siete interessate lol
Ora corro a leggere le vostre recensioni e a studiare lol
Ah! prima di andare volevo ricordarvi che ho scritto una OS su Harry e visto la giornata della memoria mi sembra ideale ricordarvela, diciamo che è anche a tema. Se volete la trovate qui http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2355957&i=1

 
  
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