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Autore: _Francesco_    27/01/2014    1 recensioni
"Un semplice incontro può stravolgere un'intera esistenza."
*
{9.989 A.C}
[...]Undici anni. Undici anni sono passati dall'inizio dell'interminabile guerra tra Atlantide e Mu.
Una guerra infinita,che porterà alla distruzione completa una mentre la gloria eterna attenderà l'altra.
Entrambe le parti sono distrutte,migliaia di persone morte,adesso rimane solo un modo per concludere la guerra: Due fra i più potenti eroi si scontreranno in un duello mortale. Uno solo sopravviverà,gloria eterna porterà al suo popolo,l'altro rimarrà sconfitto,schiavo perenne del nemico.

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Julian Hackett , semplice ed innocente ragazzino, ignaro dei suoi maestosi poteri. Scoprirà la sua vera natura, cambiando caratterialmente e fisicamente, diverrà un imperioso Ranger. Nascituro e combattente di Atlantide, metterà come posta la sua intera vita pur di difendere la sua patria.
Cyrus Hardey , orgoglioso, sgarbato ed autorevole, fiero della sua strabiliante forza fisica. Principe ereditario al trono di Hyades: capitale del potentissimo esercito di Mu, si allenerà fin dalla nascita per divenire il più grande Aviatore della storia del pianeta, irrompendo nelle vite dei cittadini di Atlantide come se fossero schiavi.
*
STORIA IN RIELABORAZIONE
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 4

Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo.
(Primo Levi)
 
Nero, nero ovunque. Nessun particolare, nessuna immagine. Niente.
Gli occhi di Julian non riuscivano a vedere niente di meglio che un semplice nero scuro, esattamente come succede prima di addormentarsi.
Il ragazzo pareva sempre più sorpreso, non riusciva a pensare a niente se non al fatto di tenere gli occhi chiusi nell’attesa di qualcosa che smuovesse la situazione.
Quel qualcosa che non arrivò mai.
Passarono una decina di minuti, dopo di che Arianna lasciò le mani di Julian ed iniziò a sbruffare. A questo punto il ragazzo aprì gli occhi e capì che qualcosa era andato storto, anche Arianna aveva aperto gli occhi.
- Mi sembrava troppo strano.- pronunciò sottovoce la ragazza, come se non volesse farsi sentire da Julian.
Aveva un espressione alquanto strana, pareva arrabbiata quanto delusa.
- C’è qualcosa che non va? – domandò il ragazzo, che non sapeva se sentirsi in colpa.
Arianna era strana, più strana di sempre. Prima di rispondere lo fissò per qualche secondo negli occhi, come se vi cercasse qualcosa..
- Non riesco a farti vedere niente, come da previsto.. mi sembrava tutto bello, mi sembrava impossibile che tu fossi come me..-
Come me? Pensò il ragazzo, incredibilmente sconvolto dalle ultime parole di Arianna, non riusciva ancora a capire che cosa ci fosse di strano in lei, che cosa ci fosse di strano in lui.
E Julian non sopportava il fatto di non sapere qualcosa.
- Che cosa significa come me? Arianna ti prego spiegami.. – pronunciò il ragazzo, con il cuore che gli martellava fortissimo nel petto, in attesa di qualcosa.
Lei lo fissò negli occhi, e Julian fece lo stesso.
Era uno sguardo diverso stavolta, Arianna non sbatteva le palpebre, era concentrata su Julian, concentrata nel cercare quel qualcosa che lui ancora stava cercando di capire cosa fosse veramente.
All’improvviso lei batté forte gli occhi, e scattò in piedi all’improvviso, come se gli fosse successo qualcosa.
- Devo parlare con Lucinda, tu aspettami qua. – disse velocemente, poi uscì ancora più velocemente dalla camera, e in meno di due secondi Julian non la vedeva più.
Devo sapere che cosa vuole dire a Lucinda, ho bisogno di sapere, ho bisogno di capire. Il ragazzo non ci stava di starsene ad aspettare lì impalato, doveva necessariamente capire. Così si mise a rincorrere Arianna.
Uscì dalla camera con attenzione, avendo cura di non fare troppo rumore per non essere visto.
Si diresse verso la stanza di Lucinda, pensando che Arianna fosse andata proprio lì a cercarla.
La porta era socchiusa, vi si poteva vedere una parte dell’interno.
Ma al ragazzo non interessava vedere, lui voleva solamente sentire cosa avrebbe detto Arianna a sua nonna.
Sentì la voce della ragazza che parlava, era una voce sconcertata e probabilmente delusa, parlava a bassa voce, tanto che Julian non sentiva esattamente tutto quello  che dicevano le due.
- […] Io non capisco.. non riesco a fargli vedere niente.. Lucinda sei sicura di quello che mi hai detto prima del suo arrivo? Lui non è come me.. non sa niente.. –
Allora Arianna sapeva che lui doveva arrivare. E Lucinda gli aveva parlato di lui. Lei gli aveva mentito in precedenza..
Julian non aveva tempo di riflettere, voleva sentire la conversazione e tentare di capirci qualcosa.
Adesso sentì la voce di Lucinda iniziare un discorso.
- Da quello che sapevo lui doveva essere come te, doveva avere i tuoi poteri, doveva essere la tua seconda metà, quella che ti completava e che vi avrebbe resi invincibili se avreste combattuto insieme.
Ma quando è arrivato io ho visto qualcosa negli occhi di quel ragazzo. Ho visto quel qualcosa che non avevo mai visto in nessun altro. Arianna, Julian è più potente di quanto pensi, e lui non sa niente di quello che potrebbe arrivare a fare.
Se lui scopre veramente i suoi poteri diventerebbe un’arma indomabile per la Guerra del Deserto ormai imminente, e non solo. Non so se mi capisci, lui è qualcosa di singolare, qualcosa di unico.. Arianna, il ragazzo è un Ranger.
La ragazza rimase stupefatta dalle parole dell’anziana signora.
Tanto sorpresa che controbatté subito.
- Non è possibile.. avevi detto che i Ranger si erano estinti.. lui... lui non può essere…-  le parole della ragazza erano poche e scoordinate, erano parole astratte e senza formare un discorso logico.
- Figliola, ti ricordi chi ti avevo detto che fosse stato l’ultimo Ranger mai esistito?
- Se non ricordo male Re Lucius I di Wyland, ma è vissuto decine di decenni fa.. che c’entra con Julian?- Replicò Arianna ancora sbalordita
- Esatto, proprio lui, e ti ricordi perché è importante? – Rispose Lucinda ignorando completamente la seconda domanda posta dalla nipote.
- No.. non sarà mai potente come lui, andiamo nonna come puoi anche solo pensarlo? Che poi non sono nemmeno parenti alla lontana, sono due persone completamente diverse. –
- Chi ti dice che non sono parenti? Non so se te lo ricordi ma i poteri dei Ranger si trasmettano ogni sette generazioni, e sette generazioni sono più di settanta anni. -
Arianna era sempre più esterrefatta, pareva non credere a niente di quello che Lucinda le aveva detto fino ad adesso.
- Andiamo nonna non può essere possibile.. –
- Non ci credi? Sai, Arianna mi sono informata sul ragazzo proprio mentre voi due ve ne stavate a conoscervi.
Il padre di Julian è Edgar. Edgar è nato a Tyre, ed anche suo padre Stephan. Mentre il padre ed il nonno di Stephan sono nati a Sulem, il paese che confina ad ovest con Tyre.
Da quello che so Stephan si trasferì a Tyre per problemi economici. Non pagava le tasse e così, prima che lo stato gli imponesse la schiavitù fu costretto alla fuga.
Ma il padre del nonno di Stephan era un certo Jonhatan.
Jonhatan era, bensì, l’unico figlio illegittimo proprio di Re Lucius.
Lucius ha avuto altri figli tra cui Simon, colui che ha ereditato il suo potentissimo impero. Ma solamente ad uno ebbe la fortuna di passare i suoi poteri soprannaturali, poteri che poi sarebbero stati messi rivelati dal settimo primogenito maschio della gerarchia.-
Arianna non aveva capito molto del discorso macchinoso appena detto da Lucinda, ma si limitò a dire: - Fammi capire, Re Lucius avrebbe potuto scegliere Simon, il suo figlio primogenito, a cui passare i poteri, ed ha scelto un figlio illegittimo avuto con una donna di strada? Non mi torna.. –
- Arianna, non sai che i Ranger non possano scegliere a chi far ereditare i poteri?
E’ una cosa del tutto casuale, i poteri vengono trasmessi dal fato non appena decedi. A meno che tu non abbia un figlio solo.-
- Incredibile.. quindi adesso è il ragazzo ha dei poteri che non immagina nemmeno nei sogni più incantevoli e lui nemmeno lo sa?-
- Esattamente. Ma non appena lo scoprirà e saprà come usarli non sappiamo che cosa possa accadere...-
- Che cosa mi consigli di fare, nonna? –
Arianna era perplessa e sconvolta. La storia di Lucinda l’aveva lasciata senza parole.
Non immaginava minimamente che Julian potesse avere tutti quei poteri. Il ragazzo appariva sempre innocuo e dava l’idea di un ragazzino che non farebbe male a nessuno.. che si fosse dimostrato un tipo aggressivo e pronto alla morte?
- Tienitelo amico, Arianna. Un amico come lui fa sempre comodo. –
 
Dall’altra parte della porta Julian stava per svenire dal suo indeterminato futuro e dai suoi inverosimili poteri sovrumani.
Tutti i pensieri che gli giravano nella testa in quel momento avrebbero potuto farlo diventare pazzo. Era incredibilmente stupito dalle parole appena origliate dal discorso tra Arianna e Lucinda, ma stranamente non ne era affatto contento.
Il fatto che lui fosse l’erede dei poteri di un Re superbo, imperioso e arrogante, gli dava particolarmente fastidio. Lui non era come lui, lui era buono.
Non aveva mai desiderato quei poteri che pareva dover avere. E poi non sapeva nemmeno che cosa fosse un Ranger, né tantomeno quali fossero questi poteri soprannaturali che lui possedeva, e soprattutto non capiva perché non ne fosse mai venuto a contatto e non ne avesse mai avuto l’occasione di dimostrare che tutto quello che aveva detto Lucinda era veramente reale e non frutto della sua fantasia.
Nel frattempo pensava a tutto quello che aveva lasciato, e a come ne fosse incredibilmente soddisfatto, perché nonostante i problemi che potesse dargli questa nuova vita, era comunque sicuramente migliore di come aveva vissuto fino al giorno precedente. E tutto questo gli diede la forza per andare avanti e non abbattersi, la forza per spingere quella porta e farsi avanti a chiedere spiegazioni.
Aveva deciso. Sarebbe entrato in quella stanza a capire chi fosse veramente, a capire ciò che gli spettava.
Ma una frazione di secondo prima che aprisse la porta, sentì Arianna controbattere all’ultima risposta di sua nonna.
- Come fai ad esserne così sicura? E se ti fossi sbagliata?-
Arianna ancora non ci stava, non voleva crederci.
- Figlia mia, mi sono sbagliata altre volte?-
Rispose Lucinda con un incantevole tranquillità, la tranquillità di sempre.
- No.. mai. – rispose la ragazza un po’ abbattuta.
E fu adesso che Julian decise di entrare in azione, niente e nessuno avrebbe potuto fermarlo. Adesso era il momento in cui avrebbe scoperto tutto.
Julian mosse la maniglia ed entrò nella stanza.
Non appena aprì la porta notò le facce sconvolte di Lucinda e Arianna. Evidentemente si aspettavano tutto meno che Julian avesse ascoltato tutto il loro dialogo. Prima ancora che potessero controbattere, parlò Julian:
 - Che sarebbe tutta questa storia? Perché continuate a tenermi tutto nascosto? Voglio sapere! Devo sapere! Per favore datemi l’occasione di poter capire tutto.. io non so nulla di poteri né di antenati.. – Al povero ragazzo apparentemente indifeso scese anche una lacrima dagli occhi. Ciò che diceva era realmente vero, nessuno gli aveva mai parlato di niente e nessuno, era rimasto all’oscuro di tutto fino a qualche secondo fa.
La faccia di Lucinda adesso somigliava a quella di una mamma quando vede il proprio figlio disperarsi perché si è sbucciato il ginocchio giocando con gli altri bambini per strada. Era lì, impassibile. Non dava nessuna espressione, niente. Ma era come se fosse arrabbiata con Julian, arrabbiata con un ragazzo che non aveva fatto niente di niente.
Ci fu un momento di assoluto silenzio, un silenzio cimiteriale. A romperlo fu Arianna, pronunciando parole astratte e sparse:
- Julian io… non capisco… scusa per tutto… - Pareva come se fosse finito qualcosa, quel qualcosa che non era mai iniziato. Arianna era sconvolta, forse un po’ adirata con se stessa per chissà quale motivo.
- Ma scusa per cosa? Che ho fatto? – Il cervello di Julian formulava solamente domande, domande a cui puntualmente nessuno dava risposta. E il ragazzo continuava ad essere sempre più confuso, sempre più giù di morale.
- Niente.. niente sono io. – Detto questo scoppiò in un pianto di lacrime.
La domanda che Julian si poneva da tempo ormai era perché?
Perché Arianna piangeva, aveva forse fatto qualcosa di sbagliato il ragazzo?
- Ma… - Prima ancora che Julian potesse finire la frase, Arianna uscì dalla stanza a corsa, rifugiandosi chissà dove a piangere per motivi evidentemente sconosciuti.
Adesso Julian rimaneva solo con Lucinda. Solo con chi sapeva tutto di lui.
E fu proprio Lucinda a parlare esattamente appena dopo che Arianna chiuse la porta sbattendola in modo alquanto aggressivo.
- Non preoccuparti, ragazzo mio. Gli passerà. – Disse con la sua solita tranquillità, una tranquillità che non veniva persa mai e poi mai.
- Perché piangeva? –
- Gli ho appena rivelato alcune verità che gli hanno fatto male al cuore. –
- Del tipo? – Il cuore di Julian batteva fortissimo nel petto, era vicinissimo a sapere tutto.
- Andiamo, ragazzo hai sentito. –
- Ho sentito cosa? Io ho ascoltato solamente i vostri discorsi ma non ci ho capito praticamente niente. Io non so nulla Lucinda. Ti prego credimi. Ti prego spiegami.
Lucinda si avvicinò di più al ragazzo, come per vederlo meglio.
In seguito gli mise una mano sulla spalla destra e parlò, parlò in un modo diverso stavolta, stavolta la sua voce era dolce e umile, come se volesse spiegargli veramente qualcosa.
- Lo sai benissimo da solo che non dovrei essere io a parlarti di queste cose. Anche se non vuoi ammetterlo, dentro di te lo sai, dentro di te tu riesci a riconoscerlo. Prova a parlare con te stesso, ma non con la parte di te che vuole sapere tutto sul momento per agire istantaneamente, parla con la parte profonda, parla direttamente col cuore.
E chiediti se vuoi veramente sapere da me, perché io so di non essere io la prescelta per parlarti di queste cose. Se vuoi un consiglio da una persona più vecchia di te ascolta: Chiudi gli occhi e pensa, poi dimmi cosa vuoi fare, ed io semplicemente esaudirò il tuo desiderio, qualunque sia. – Lucinda aveva parlato con un incredibile sicurezza. Come se sapesse già la decisione.
Ma Julian voleva sapere, almeno credeva di voler sapere.
Decise che avrebbe ascoltato il consiglio di sua nonna, che nel frattempo gli aveva tolto la mano dalla spalla.
Nella stanza era caduto il silenzio, un nuovo silenzio.
Julian chiuse gli occhi e cominciò a pensare a cosa avrebbe fatto adesso, e nel pensare a quello che avrebbe dovuto fare, finì a partire dal primo pensiero del giorno appena trascorso. Non appena chiuse gli occhi cominciò a pensare a tutto quello che gli era accaduto in quel giorno straordinariamente ordinario. Ripensò alla mattina quando era partito con sua madre e suo padre, ripensò a quando suo padre aveva lasciato la casa di sua nonna scavalcando il muro, a quando aveva conosciuto Arianna e di come il cuore gli si fosse bloccato, ripensò a quando vide per la prima volta Lucinda e a come lo sorprese con quello sguardo pieno di vita. Ripensò al muro che si apriva da solo, ripensò all’incredibile immensità della casa, a come il numero quattordici si ripeteva in modo continuo, a come le pareti fossero dipinte in modo cupo o allegro a seconda della stanza, ripensò alla stanza di Lucinda e al suo canarino, ripensò a come si trovasse incredibilmente bene con Arianna anche solamente a parlare ed infine ripensò a come aveva scoperto dei suoi misteriosi poteri che doveva avere e a come lui non sapesse niente di tutto questo. Ripensò a tutto quello che gli era accaduto nell’arco di poche ore e si disse: Devo proprio sapere altro?Posso benissimo aspettare domani..
La parte di lui che voleva sapere tutto sul momento era misteriosamente scomparsa. Adesso in Julian vigeva la tranquillità interiore, la sicurezza che nessuno gli avrebbe fatto del male, almeno non fino al giorno dopo.
Riaprì gli occhi e vide tutto con occhi diversi. Vedeva Lucinda sorridere in modo diverso, vedeva tutto in modo alquanto strano..
Ma la realtà durò pochi secondi, e tutto scomparve nuovamente quando Julian iniziò a sentir girare la testa, sapeva che cosa stava per succedere. Stava per avere un’altra visione, sapeva che stava per vedere qualcosa e non sapeva perché, ma stavolta non gli interessava il motivo, stavolta gli interessava solamente essere tranquillo e non avere troppi problemi con se stesso, che fino ad adesso ne aveva già troppi.
Improvvisamente sentì gli occhi chiudersi da soli, si sentì abbattere. Stavolta era diverso dalle altre due volte. Sentì come se qualcuno gli avesse dato una spinta e lo avesse fatto cadere a terra. In meno di tre secondi si trovò sdraiato a terra con gli occhi sbarrati, e tutto quello che vedeva era il soffitto blu della stanza.
Inaspettatamente il soffitto scomparve e Julian iniziò a vedere tutto bianco.
Bianco, bianco e ancora bianco. Il giovane ragazzo pensò di morire.
E invece iniziò a leggere una scritta che compariva lettera per lettera. Ogni segno dell'alfabeto era nero scuro, nero pece. Qualche istante dopo la scritta era formata:
Wood
Una parola che aveva un solo significato: Foresta.
Che significava? Julian era ancora senza parole. Ogni volta una nuova sensazione lo colpiva dritto al cuore. Non sapeva più come reagire, ormai si era abituato a ricevere spiacevoli sorprese che gli facevano avere continui sbalzi d’umore.
Contrariamente alle altre due visioni, dopo aver visto quella parola, il tutto scomparve. Adesso non vedeva più niente, solo nero, nero oscuro. Un secondo dopo aprì gli occhi e si ritrovò steso sul letto di Lucinda con lei seduta accanto a lui. Julian iniziò a pensare come avesse fatto a finire lì nel giro di una decina di secondi, e si disse che c’era una sola risposta a quella domanda: Era umanamente impossibile.
 Julian alzò la testa rapidamente e si mise seduto sul letto accanto a Lucinda.
Sentiva ancora la testa girargli, contrariamente alle altre volte, stavolta era come se fosse appena svenuto. Fu la donna a parlare per prima, prima ancora che Julian potesse esprimersi.
- Oddio Julian, menomale ti sei svegliato! Pensavo fossi morto! Hai idea di quanto sei stato là per terra? – Lucinda era agitata. Era la prima volta che Julian vedeva la donna burrascosa come in quel momento. Aveva perso quell’incredibile tranquillità di sempre.
Quanto sono stato per terra? Appena una manciata di secondi.. ma che sta dicendo Lucinda..
Julian era smosso, non riusciva a capire come il suo tempo non coincidesse con quello di Lucinda. Era una cosa alquanto strana e confusa.
Ma la normalità ormai non faceva per lui, ormai l’impossibile stava diventando normale.
Il ragazzo non appena riprese i sensi, cercò di pensare alla visione, lasciando perdere la domanda di Lucinda per qualche istante.
Foresta.. che cosa potrebbe significare?Non ha un senso..  Tutto suonava stranissimo, senza pensare che tutte le visioni che Julian aveva avuto fino ad adesso erano totalmente diverse l’una dall’altra. Solamente le prime due avevano avuto una cosa in comune: la ragazza vestita di nero. In preda alla confusione più completa, decise di lasciar perdere, esattamente come aveva fatto con la storia dei poteri.
- Che cosa è successo? Perché mi trovo sul letto? Come ci sono arrivato in meno di dieci secondi? – Julian esordì un’altra serie di domande, un’altra delle tante serie di domande che poneva alle due donne della sua nuova casa.
- Dieci secondi? Figliolo mio è passata più di mezz’ora! E’ la prima volta che mi succede di vedere una cosa del genere.. sicuro di sentirti bene? Vuoi che chiami tua madre? – Lucinda adesso pareva tutto meno che calma e serena, della donna coerente che aveva conosciuto fino ad adesso, ne era rimasto ben poco. Lucinda cambiava espressione continuamente, pareva tranquilla e un secondo dopo nervosa, poi di nuovo tranquilla e infine di nuovo nervosa. Lucinda in realtà era lunatica. Voleva solo far sembrare di apparire sempre tranquilla e calma anche se non lo era.
Mezz’ora?come è possibile che sono rimasto senza sensi per mezz’ora? Ma se erano solamente dieci secondi andiamo.. mi sta prendendo in giro sicuramente..
Il ragazzo non pareva crederci. Inarcò le sopracciglia come in segno di disaccordo.
Mise la testa appoggiata al muro dietro di lui e stese le gambe, adesso era di fronte a Lucinda.
- Non è possibile.. – Julian non riuscì a dire nient’altro. La confusione che aveva in testa in quel momento era tale da farlo impazzire. L’unica cosa che aveva bisogno adesso era quella di dormire. Dormire fino all’alba, dormire per fare ordine nel cervello.
- Credici, ragazzo mio. Prima che ti dica altro, sempre se lo vuoi sapere ovvio, raccontami di che cosa ti è successo. Hai visto qualcosa? –
Adesso Lucinda era tornata alla serenità, come se fosse passato tutto quello di negativo che era successo in quei momenti precedenti.
Il ragazzo decise di fidarsi, gli avrebbe raccontato tutto della visione, e tutto delle precedenti. In fondo al cuore sentiva che, almeno in quel momento, avrebbe dovuto fidarsi di sua nonna Lucinda.
Julian fece un sospiro di sollievo per tranquillizzarsi e poi iniziò a raccontare tutto della visione, finendo per parlare alla donna dell’incubo avuto la notte precedente.
 
Finito il lungo racconto, Lucinda era rimasta senza parole. Allibita.
- Sensazionale, ragazzo mio. Senza volerlo il tuo cervello ha elaborato un meccanismo di futurologia base. Riesci a vedere attraverso le tue visioni, che cosa dovrà accadere in futuro, a te o a chi ti sta attorno. Solamente che per adesso le tue visioni sono molto astratte e imprecise. Non puoi sapere quando ti accadono né se quello che hai visto accadrà in un futuro lontano o in un futuro immediato. Se ci lavori sopra, penso che questo pregio che hai ereditato, potrebbe diventare qualcosa di veramente potente. Riuscire a prevedere in anticipo la mossa del nemico, non pensi sia favoloso? – Esclamò Lucinda con gli occhi che gli brillavano sempre di più, come se la capacità di predire il futuro fosse sua e non di Julian, come se Julian gli appartenesse, e lui non voleva questo, voleva essere indipendente. Per un momento, ma solo per un momento il ragazzo ebbe l’idea che la donna lo stesse prendendo in giro.
– Come fai tu a esserne sicura? Chi mi da la certezza che io possa fidarmi di te?- Rispose lui. Sicuramente non era la risposta che si aspettava sua nonna, almeno non dopo avergli detto tutte quelle cose su di lui.
Invece, parve più stupefatta che arrabbiata.
- Davvero non sai chi sono io? – Replicò lei, mostrando anche un po’ di orgoglio, ma orgoglio per cosa? Il ragazzo continuava a capirci sempre meno.
- No. Chi dovresti essere di così importante? Spiegamelo perché davvero non lo so. – continuò Julian, ignorando la donna che si dava le arie.
Lucinda cambiò improvvisamente espressione, adesso aveva la faccia di una che era furiosa, tanto furiosa da far paura a chiunque, eppure non si era mossa di un solo millimetro dal posto in cui era seduta. Fece una cosa stranissima. Lo guardò dritto negli occhi per qualche secondo prima di rispondere all’ultima domanda di Julian. Lo fissò talmente intensamente e profondamente, che il ragazzo dopo qualche secondo dovette per forza interrompere il contatto visivo, non riusciva più a guardare quegli occhi azzurri, azzurri come l’oceano. Ma quell’azzurro si stava trasformando in un colore assassino, tanto che Julian non riusciva più a guardarla e dovette abbassare lo sguardo.
Qualche secondo dopo Julian si rese conto che era stato confinato in una minuscola parte del letto. Aveva la gambe accavallate e se ne stava seduto in un angolo.
Improvvisamente tutta la stanza scomparve.
Adesso Julian si trovava in un luogo aperto, più precisamente si trovava in una foresta. Era appoggiato ad un albero, ed era seduto nella stessa identica posizione di come era nella stanza di Lucinda. Era notte, ma era una notte strana. Nel cielo non c’erano stelle, non c’era la luna. Non c’era niente di tutto ciò. Il cielo era nero, nero come la morte. C’era caldo, molto caldo, tanto caldo che Julian sudava.
Nella foresta regnava il silenzio. Nessun rumore, nessun verso di animali, niente.
Era un silenzio tale da non parere normale, non c’era nemmeno l’accenno di un gufo che creava scompiglio nella foresta.
Julian provò ad alzarsi per camminare, ma si accorse subito che un enorme corda lo legava per intero, non lasciandogli muovere né braccia né gambe, era immobilizzato.
Nel frattempo si ricordò della visione e iniziò a pensare al peggio. La notte lo collegava alla ragazza dell’incubo e la foresta all’ultima visione. Il ragazzo non aveva mai temuto la morte come in quella situazione.
All'improvviso il silenzio si ruppe. Un rumore inizialmente sommesso e poi sempre più assordante iniziò ad entrare nelle orecchie di Julian. Intanto la temperatura aumentava sempre di più, ed allo stesso modo aumentava la paura di Julian.
Julian si guardò davanti e vide l’inferno.
Un enorme fuoco divampava nella foresta e si mangiava gli alberi come se fossero coriandoli. L’incendio si muoveva sempre più imperterrito verso il povero ragazzo indifeso. Julian iniziò a temere molto seriamente la morte.
Il fuoco mangiò gli ultimi alberi che rimanevano in mezzo tra lui e la vita.
Non rimaneva più che una manciata di secondi al povero ragazzo.
Tentò di slegarsi l’enorme corda che gli legava gli arti saltando continuamente su sé stesso, non riuscendoci. Una lacrima scese dall’occhio sinistro di Julian.
L’incendio stava arrivando, e con lui la morte.
Julian iniziò a sentire il calore fortissimo del fuoco sulla punta dei piedi.
Invece accadde una cosa che non si sarebbe mai aspettato.
Tanto velocemente come era comparsa la foresta scomparve, e con lei scomparve l’incendio. Era salvo.
 
Adesso si ritrovava nella stanza di Lucinda, sempre nella stessa posizione, la corda era scomparsa,  ma nel corpo era rimasta una terribile paura che lo avrebbe segnato per un bel periodo della sua vita.
Julian si lasciò andare un “ah” di sollievo, emettendo lunghi respiri.
Il ragazzo iniziò a pensare come era possibile che fosse accaduta una cosa del genere, ma pensò che la risposta fosse esattamente davanti a lui.
Fu Lucinda a parlare per prima, prima ancora che lui potesse parlare per chiarire i dubbi.
- Ti è piaciuto? Questa sono io. –
 
Detto questo si alzò ed uscì dalla stanza, sbattendo violentemente la porta e lasciando il povero Julian da solo.
Adesso sia Arianna che Lucinda se ne erano andate, entrambe infuriate con lui.
Julian era rimasto nuovamente isolato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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