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Autore: 2P_Lover    28/01/2014    1 recensioni
"Il minimo di giocatori è di due persone fino ad un massimo di trenta.
Non ci sono restrizioni riguardo all'età.
I bari verrano puniti.
La fiducia è tutto.
Salva i tuoi amici e cerca di rimanere in vita perché, qualora fossi preso, ti aspetta la non-vita delle ombre che, spesso, desiderano la morte che mai potranno avere.
Fidati dei tuoi alleati, distruggi i tuoi nemici e salva le persone a te care.
Queste sono le regole del gioco...
..E ricorda sempre che da solo non potrai mai salvarti."
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 2p!Hetalia, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Il minimo di giocatori è di due persone fino ad un massimo di trenta.

Non ci sono restrizioni riguardo all'età.

I bari verrano puniti.

La fiducia è tutto.

Salva i tuoi amici e cerca di rimanere in vita perché, qualora fossi preso, ti aspetta la non-vita delle ombre che, spesso, desiderano la morte che mai potranno avere.

Fidati dei tuoi alleati, distruggi i tuoi nemici e salva le persone a te care.

Queste sono le regole del gioco...

..E ricorda sempre che da solo non potrai mai salvarti."

 

 

La voce dell'inglese si fermò mentre, rapidamante, girava la pagina del libricino contenente le regole. Purtroppo non fece in tempo a leggere altro che venne fermato da una voce acuta e quasi più femminea della sua.


-...Agghiacciante.- L'italiano si aggiustò gli occhiali sul viso assumendo un'espressione accigliata. -Perché dobbiamo giocare proprio a questo? Il Monopoli è così divertente!-

 

-Ah, non iniziare a lagnarti, idiota.- Il fratello minore interruppe il biondo che, nel frattempo, aveva iniziato a lagnarsi e a ripetere di giocare a Monopoli o Cluedo.

 

-Flavio, piantala dannazione!.- Luciano sovrastò nuovamente la voce del fratello maggiore per poi dargli uno scappellotto sul capo.

Non l'avesse mai fatto: il biondo iniziò a piagnucolare, urlando qualcosa di poco conto riguardo all'acconciatura nuova che si era fatto fare il pomeriggio precedente.

 

-Luciano, dannazione, sai che diventa isterico se gli tocchi i capelli.- Una voce, dal forte accento iberico, parlò.


-Ma rompe i coglioni, oh!- Il moro incrociò le braccia al petto, alzando gli occhi cremisi al soffitto.

 

-Cortese come sempre, noto. Dovresti essere più carino nei confronti di quella....cosa.- Ormai anche il francese aveva preso parte alla discussione, indicando Flavio (che non la smetteva di piagnucolare) con aria annoiata.

 

-Pierre, almeno tu mi difendi! Sei un amore!- Ecco che l'italiano più grande quasi si lanciò addosso all'uomo dalla chioma castano chiaro che, però, si scansò prontamente; se c'era una cosa che Pierre odiava era essere disturbato mentre fumava.

In tutto questo trambusto, infastidito, un ragazzo dai capelli bruni (con qualche lieve riflesso rosso) si alzò in piedi, fissando male tutto il gruppetto.

 

-La finite di rompere così possiamo leggere tutte le regole e giocare?! Damn, mi sembrate dei mocciosi.- Avrebbe volentieri sputato a terra, il ragazzo, ma sapeva che se solo avesse provato a farlo un certo inglese l'avrebbe volentieri preso a sculacciate; quindi meglio evitare, no?

 

-Oh, un moccioso che dice "siete dei mocciosi" ad altri mocciosi. Ah, che scena carina.- Quella voce. Perché doveva sempre mettersi in mezzo?

 

-Matt, stai zitto o ti prendo a pugni!-

 

-Tsk, vuoi le botte, vero James?- E il biondo si alzò, sistemandosi gli occhiali scuri sul naso, ringhiando minacciosamente contro l'americano, che non era da meno in quanto a versi animaleschi.

Insomma, la solita storia: i due fratelli, uno statunitense e uno canadese, stavano litigando. Tanto era sempre così.

Se uno diceva "A" l'altro rispondeva male e finivano per fare a botte.

 

Ormai quella stanza era il caos più totale.

Pierre e Andrès che finivano una sigaretta dopo l'altra, rendendo la stanza una ciminiera (in una mezzora ne avranno fumate una decina!); le due coppie di fratelli che litigavano: in una i due stavano per intrapendere una rissa, nell'altra stavano discutendo su quanto fosse inutile e "omosessuale" andare sempre dal parrucchiere.

In tutto quel casino solo una persona se ne stava in silenzio ad osservare la scena.

L'inglese, che aveva parlato solo prima, per leggere le regole, fissava trucemente tutti quanti dalla sedia su cui era seduto; accavallò una gamba e iniziò a tamburellare le dita affusolate sulla propria guancia, per poi sbuffare.

Nessuno fece caso alla sua irritazione (forse i due fumatori che invece di essere intimoriti sembravano divertiti dal faccino lentigginoso del britannico, sempre più furioso).

Ormai Oscar ne aveva fin sopra ai capelli di tutto quel casino e della gente che gli impediva di leggere quelle stupide regole di quello stupido gioco, comprato ad una stupida bancarella per passare una stupida serata tra stupidi "amici".

Il biondo si alzò di scatto dalla sedia, urlando uno "shut up" così forte che sicuramente tutto il quartiere aveva sentito quella vocina tremendamente acuta e spacca-timpani.

 

Finalmente calò il silenzio nella stanza.

L'inglese sorrise, soddisfatto dal risultato che aveva avuto; ma...mai dire mai.

Dieci secondi contati che tutti ripesero a fare quello che stavano facendo prima. Oscar avrebbe volentieri scatenato la terza guerra mondiale in quel momento.

Nemmeno il suo migliore amico, Flavio, gli stava dando retta! Insomma, era disperato.

Proprio quando stava per urlare di nuovo, stavolta con le lacrime agli occhi, qualcuno suonò il campanello.

Lanciando il libretto delle istruzioni a terra, Oscar andò ad aprire la porta, trovandosi davanti altre due Nazioni.

 

-...Oscar? Perché piangi?- Il biondo fissò l'inglese, che, a sua volta, lo fissava con gli occhi ormai colmi di lacrime.

 

-Lutz s-sono cattivi! Non mi a-ascoltano!- E, senza dare al tedesco il tempo di reagire, il britannico si lanciò tra le sue braccia, iniziando a singhiozzare disperato.

A fissare la scena, quasi contrariato, c'era l'ex teutonico che, in silenzio (come sempre), stava entrando nella stanza.

Una volta in salone l'albino salutò con un cenno della mano, ma solo Pierre e Andrès lo notarono entrare; gli altri erano troppo presi a....urlare e litigare.

James e Matt avevano anche iniziato a spintonarsi mentre Luciano, ormai isterico, aveva iniziato a minacciare Flavio di rasargli la testa mentre dormiva.

Intanto, all'entrata, Oscar non la smetteva di piangere, stretto al tedesco, con il viso premuto sulla sua maglietta bianca (che, ormai, non era nemmeno così bianca. A forza di piangere tutto il trucco che l'inglese si era messo era letteralmente colato sulla t-shirt).

Alla fine Lutz riuscì a calmare l'inglese con qualche parola di conforto ("Su su, dopo io li immobilizzo e tu li pesti a sangue"); il britannico sorrise a quelle parole e alla fine i due entrarono.

La situazione era peggiorata, decisamente. L'unica nota positiva era che l'albino aveva fatto spegnere le sigarette ai suoi due amici dai polmoni incatramati. Albert aveva un'influenza stranamente positiva su quei due.

 

-Lutz, ti prego, fa qualcosa! Io urlo ma loro non mi sentono!- Disse, con le lacrime nuovamente agli occhi, Oscar.

Il tedesco, scocciato, annuì.

I primi che divise furono i due italiani. Prese Luciano per un orecchio e lo trascinò dall'altro lato della stanza, dicendogli di non muoversi da li; il moro rispose con una linguaccia e un dito medio ma, almeno, non tornò a dare fastidio a Flavio che, nel frattempo, si era rimesso seduto a terra, sull'enorme tappeto rosso sopra il quale avrebbero dovuto giocare.

Bene, fuori due.

Il biondo tornò da Oscar e, semplicemente, gli disse che Matt e James oltre che a spintonarsi stavano dicendo parolacce. Lutz sapeva che questo avrebbe scatenato una reazione a catena che, sicuramente, avrebbe calmato i due fratelli.


Infatti Oscar corse dal francese e gli prese un braccio, cercando di trascinarlo dai due litiganti, urlando qualcosa riguardo ad un "comportamento scorretto e un sacco di parolacce".

Pierre, che dal canto suo quando non poteva fumare era più nervoso del solito, spintonò l'inglese che, però, non demordeva.

Alla fine il francese fu costretto ad alzarsi e a mettersi in mezzo ai due, che si fermarono; intanto Oscar urlava qualcosa riguardo a delle punizioni, manco l'americano e il canadese fossero ancora bambini. Be', almeno il britannico aveva smesso di piangere, anche se ormai era a dir poco furioso.

 

-Ha iniziato quel deficente!-

 

-Ma senti chi parla! Hai iniziato tu, idiota!-

 

-Non è vero! Cristo, giuro che ti ammazzo!-

 

A Pierre, come sempre, non interessava chi dei due avesse iniziato; non gli interessava nemmeno chi stesse dicendo cosa in quel momento.

Si voltò verso il canadese e rimpianse di non avere nessuna sigaretta da spegnergli sul braccio; be', poteva sempre rimediare: infatti prese il pacchetto, si accese una cicca e aspirò. Il tutto con calma mentre quei due continuavano a discutere. Dopo una bella aspirata prese Matt per un braccio e lo bloccò, premendo la sigaretta sul suo avambraccio.

James, sentendo il fratello geme di dolore e zittirsi, ghignò soddisfatto. Oh, ancora non lo sapeva che a lui toccava una punizione peggiore; Oscar gli afferrò un polso e iniziò a trascinarlo verso una stanza...peccato che James non fosse più un bambino e, quindi, pesasse una tonnellata (tutti muscoli, diceva lui).

 

-Oh, c'mon.- Il moro alzò gli occhi al cielo e, con la mano libera, si aggiustò gli occhiali da sole. L'inglese credeva davvero di volerlo punire come quando era piccolo? Con delle sonore sculacciate? No, ormai James era adulto, di certo non si sarebbe fatto punire!

 

-La metti così!? P-pierre!- L'inglese, con voce appena tremante, chiamò il biondo che, scocciato, lasciò perdere Matt, girandosi verso l'americano.

In tre secondi ri-accese la sigaretta e la spense sul dorso della mano del moro.

In quel momento James rimpianse qualche sculacciata, iniziando a ringhiare contro Pierre mentre cercava di trattenere i gemiti di dolore.


Bene, il piano di Lutz era andato liscio come l'olio. Ora, nella stanza, c'era solo qualche mormorio (lo spagnolo che sussurrava qualcosa ad Albert, che sembrava contrariato; Flavio che cercava di chiedere scusa a Luciano che, però, lo ignorava beatamente; poi i mugolii di dolore del canadese e dell'americano).

 

-Oh, bene! Finalmente possiamo finire di leggere le regole.- Trillò felice Oscar, raccogliendo da terra il libretto nero e sedendosi di nuovo sulla sedia; gli altri tornarono ai propri posti, a terra e, finalmente, nella stanza tornò il silenzio.

 

-Bene bene..."Come giocare"..-

 

 

 

 

 

----Angolino Autrice----

Oh, be'. La prima cosa che voglio dire è che tengo particolarmente a questa storia....quindi spero vi possa piacere C:

Poi, piccoli avvertimenti:

Il raiting probabilmente diventerà rosso tra qualche capitolo; anche se questo ""prologo"" è quasi comico già dal capitolo due diventerà tutto più...cupo. Ed introspettivo, anche. Magari, se ci riesco, anche pauroso :'D

Quindi...boh, per ora dovevo dire solo ciò u.u

Lasciate una recensione, se vi va! Mi motivereste a continuare questa storia al massimo delle energie(?) *^*
Ah, si. I prossimi capitoli credo saranno più lunghi...almeno spero lol
 

Okay, ho finito uwu

Un salutone a tutti, grazie per aver letto questo capitolo!

-Bossa <3

*evapora*

 

   
 
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