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Autore: smolderhalderlover_98    28/01/2014    4 recensioni
Questa Fan Fiction nasce dal desiderio di vedere finalmente Oliver e Felicity insieme. La mia storia prende molto spunto da ciò che realmente accade nel film, perchè voglio che tutto sia il più realistico possibile; per esempio, pur essendo una fan fiction Olicity, ci saranno anche episodi tra Oliver e Laurel.
Il racconto inizia in medias res, dal momento in cui Oliver mostra a Felicity la sua vera identità.
Nota* Nella mia storia, sino a quel momento Oliver non è mai stato e non ha mai baciato Laurel.
Mi farebbe piacere ricevere consigli, recensioni e critiche, in modo da poter migliorare la storia.
Mi scuso per eventuali errori di ortografia.
E' la mia prima fan ficiton, perciò,
buona lettura, spero vi piaccia.
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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"Perché sei qui?", mi chiede con freddezza. Io non riesco a parlare, perché sicuramente avere una pistola puntata contro non contribuisce a tenere calma la tempesta emotiva che minaccia di esplodere da almeno mezz' ora.
Mi avvicina ancora di più la pistola; d'istinto faccio più passi indietro, sbattendo contro uno schermo, e sollevo le mani in avanti, come se potessi sperare di parare un proiettile con le mani. Tutto in lui urla "pericoloso". Mi immagino una sorta di combattimento corpo a corpo in cui cerco eroicamente di strappargli la pistola dalle mani e riesco a puntargliela contro, trionfando. Forse in un mondo parallelo. Chissà quanto è alto, quanto pesa. Probabilmente meglio non saperlo.
Sono talmente allucinata che mi sembra che qualcuno, con voce sicura e ferma, risponda al posto mio.
"Oliver è stato ferito. Mi ha chiesto aiuto.", mi sento dire. La voce che mi risponde  sembra non fidarsi, ma il suo sguardo si inclina leggermente. "Dimmi qualcosa per cui crederti."
 
A quanto pare la persona sicura che ha risposto prima al posto mio se n'è andata, e io sono rimasta sola con il mio terrore. Per reggermi in piedi devo poggiarmi allo schermo su cui stavo inciampando. Adesso, quando parlo, quasi balbetto
"O- Oliver era alla Queen Consolidated. Q-quando l'ho trovato, o forse dovrei dire quando si è fatto trovare, vabbè, adesso non importa, comunque, lui era ferito. È ferito, solo che aveva un proiettile nella spalla e mi ha chiesto aiuto. Credo. In ogni caso mi ha detto di portarlo qui e gli ho tolto il proiettile. L'ho bendato. Be, si ho provato a bendarlo ma sembra..."
 
Mentre sto finendo le mie farneticazioni senza senso, l'uomo abbassa la pistola, i suoi tratti si distendono. Sembra quasi un altra persona, senza quella maschera distruttiva in faccia. Una persona tranquilla, anche una persona piacevole e simpatica.
Sento gli echi del mio sospiro di sollievo correre per la stanza. "M-mi credi?"
"Si, ti credo. Sapevo che Oliver sarebbe stato alla Queen Consolidated stanotte. E in effetti tu sei la più conveniente a cui mostrare chi è." Adesso l'uomo mi sorride: "Penso che d'ora in poi tu starai con noi. Io sono John. Diggle."
Mi porge la mano, ma non so se sia buona educazione, o una sorta di aiuto per sollevarmi dallo schermo sotto di me. Nel dubbio, sfrutto la sua stretta per alzarmi. L'espressione di questo Diggle ora è calma e pacifica. “Puoi chiamarmi Dig, se vuoi.”
Riesco a immaginare il motivo per cui Oliver si sia fidato di lui. Ora mi domando se anche io ho un' espressione così calma e determinata. So che non è così. Allora perché si è fidato di me a tal punto? Non me lo so spiegare, ma in ogni caso..
"Io sono Felicity."
 
Sto iniziando a spiegare a Diggle che ho iniziato a fasciare Oliver ma quando mi giro, con mio grande orrore la benda è quasi completamente rossa.  L’uomo affianco a me sgrana gli occhi, e inizialmente penso che sia impietrito dal terrore quanto me, ma inizia subito a muoversi. L’ansia blocca solo me. Si dirige verso un cassetto, che alla fine si rivela una sorta di frigorifero e ne estrae una borsa di sangue. Capisco cosa vuole fare e non posso più trattenermi dall’urlare.
“Cosa diavolo hai intenzione di fare? Sei matto? Dobbiamo portarlo in ospedale! Subito!”
La mia voce sale di qualche ottava. Lui mi risponde a tono.
“E come diavolo lo spieghiamo a Lance? Adesso tutti sanno che Moira Queen ha sparato al Giustiziere! Te le inventi tu le storie di copertura? Perché questa volta dovrai essere davvero brava!”
Con la sua logica mi fa sentire una bambina di 12 anni. Se Diggle non fosse qui e avessi seguito il mio istinto Oliver sarebbe in ospedale, sano e salvo. E poi in prigione, a scontare le decine di omicidi commessi sotto un cappuccio verde. Forse 12 anni ce li ho veramente. Per non parlare di prima, quando pensavo che Oliver stesse bene e invece stava perdendo qualche litro di sangue. Sono sempre attenta ai più piccoli dettagli ma lo stress dell’ultima ora mi ha fatto perdere non un piccolo dettaglio, ma qualche milione di globuli rossi, con annessi globuli bianchi e piastrine, ovviamente.


 
In pochi secondi Dig allestisce un vero e proprio ospedale. Inizia la trasfusione e ferma l’emorragia. Fa dei punti a Oliver anche se io prima pensavo non gli servissero. La sua cucitura è dritta, pulita e perfetta. Adesso sospira di sollievo. Pure se non so il motivo sospiro anche io, perché lui mi ispira fiducia. A sentire il battito regolare dallo schermo, il mio corpo si rilassa, viene pervaso da un sollievo che forse non ho mai provato in vita mia. Forse quando ho passato il test di latino. Il sollievo dura non più di dieci minuti.
Dig mi vede osservare affascinata la sua opera. Imbarazzata distolgo lo sguardo. "È per via del servizio militare", mi spiega. "Ero soldato e medico in servizio in Afghanistan", mi racconta.
Capisce che ho bisogno di fare conversazione. E io m'incuriosisco: "..Eri? Quanto tempo fa?"
"Quasi cinque anni fa. Ho mollato.", esita un po', e poi: "Mio fratello è morto e il mio capo non voleva dar la caccia al tizio che l'ha ucciso. Così ho capito che dovevo farlo da solo"
Quindi immagino abbia disertato, o qualcosa del genere. Sto per chiederglielo, ma poi mi rendo conto che forse non lo conosco abbastanza per certe domande. Perché mi sta dicendo queste cose? Sono una sconosciuta per lui. Vede la confusione nella mia faccia e anticipa i miei pensieri: "Be, dovremmo iniziare subito a fidarci in questi casi."
Quali casi? Anche prima ha detto qualcosa tipo forse d’ora in poi starai con noi. Questa cosa mi piace più di quanto dovrebbe. Insomma, sono una più comunemente definita nerd, non esattamente una che passa le giornate nel covo di un Giustiziere assassino.
 "In effetti.", dico, e cala di nuovo il silenzio. Lo rompo quasi immediatamente, spinta ormai da un’altra curiosità, più morbosa.
"Dove ha imparato Oliver a essere il Giustiziere? Sull' Isola? Insomma, tutte quelle acrobazie, appare e sparisce dal nulla…”
"Secondo me ha imparato sull' Isola… Secondo me. Gliel'ho chiesto innumerevoli volte ma lui non mi ha mai parlato di quelle che gli è successo. Che ha imparato. Si limita a voltarsi, o a cambiare discorso."
"Ma... l'hanno torturato.."
"Perciò sei già caduta nel fascino delle sue cicatrici, eh?", sorride, "a parte gli scherzi, sono proprio dei brutti segni. Ma di nuovo, non ha mai parlato nemmeno di quelli. Non penso lo farà. È una personcina piuttosto orgogliosa.”
 
Sentir chiamare Oliver "personcina" mi strappa un sorriso. Insomma, lui è un miliardario di giorno, e salva la città di notte. Se lui fosse una personcina io sarei l'infinitesimo di un atomo. O forse dovrei avere più autostima. O forse no. Sto iniziando a essere stanca. Sbadiglio, e quasi dimentico di mettere la mano a coprire la bocca.
"Per quanto pensi che dovrei restare?", chiedo.
"Almeno sino a che non si sveglia, potrebbe allarmarsi se tu non ci sei. "
"Allarmarsi!? Perché, ha paura che potrei spifferare tutto in giro? Gli basterebbe una freccia per farmi stare zitta, e intendo per sempre." Mi rendo conto che quello che sto dicendo lo penso veramente. Una parte di me aveva già accettato di far parte di quella che si potrebbe chiamare squadra, senza aver calcolato i danni collaterali. Gli omicidi. Il numero di vittime. Colpevoli, si, ma pur sempre esseri umani. Da quando il Giustiziere è in città gli articoli dei giornali parlano solo del calo della percentuale di reati, certo, ma anche del numero di pregiudicati assassinati a sangue freddo, trovati con la solita freccia verde nel cuore.
 
Guardo Dig allarmata, sa a cosa sto pensando.
"Oliver non è così. Ha un buon motivo per fare quello che fa. Non prende mai niente alla leggera. Non hai idea di come tutti gli omicidi che commette si ripercuotano su di lui. Presto te ne accorgerai."
“Il fine giustifica tutti i mezzi?”
“Si, Felicity.”
Allarmata, annuisco, ma non dico niente. Questa volta voglio avere un po’ di silenzio per me. Mi ricordo la prima volta che gli occhi blu di Oliver Queen hanno incrociato i miei. Non avevo mai visto niente di più limpido. E ora, sapere che quegli occhi sono l’ultima cosa che hanno visto decine di persone negli ultimi mesi, è come scoprire che Albus Silente era innamorato di Grindelwald. Mi sento tradita dal mondo.
Per avere qualcosa da fare, accendo il computer. Almeno questo sì, che mi distrae. Passa una mezz'oretta. Spengo il computer. Giro di nuovo per la stanza. Prendo l’arco di Oliver e provo a tenderlo. Ci rinuncio. Torno ai computer. Diggle ha iniziato ad allenarsi da un po', ma adesso ha smesso. A questo punto sarà quasi giorno.
 
 I suoi occhi si aprono di scatto, subito vigili, e corrono su Dig. Non mi vedono, sono seduta e nascosta in buona parte da uno schermo. Oliver fa: "Sono sopravvissuto.", senza nemmeno prendersi tempo per respirare. Poi fa un respiro, profondo, soffocato dal dolore al torace che l’avrebbe ucciso. Se non fosse stato per Dig. Sorride. “Ancora”.
 
Solo qualche secondo dopo un lampo passa tra i suoi occhi, come se un particolare gli fosse sfuggito, e poi tornato a galla tra la memoria. "Dov'è Felicity?".
   
 
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