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Autore: Ale Villain    28/01/2014    1 recensioni
STORIA IN FASE DI REVISIONE (Aprile 2020)
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Michelle non era così, per niente. Michelle, pur di vedere il ragazzo felice, avrebbe ribaltato il mondo; Ambra, invece, avrebbe ribaltato il mondo per ottenere ciò che voleva, proprio come lui. A Jimmy sarebbe decisamente piaciuta.
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Sentiva dannatamente la mancanza di Zacky in casa: non sorridergli, non uscire con lui, non scherzare, anche non litigarci. Erano tutte cose che erano svanite nel giro di un’ora e mezza, da casa sua all’aeroporto. Lei, comunque, continuava a sperare e a credere in quel meraviglioso chitarrista, che l’aveva attratta subito, e si domandò, con tutta sé stessa, se davvero il ragazzo non le avesse mentito.
Ambra, che di nascosto l’aveva seguita, osservò la scena dallo stipite della porta senza farsi vedere e sorrise amaramente, nel vedere la sua bionda preferita stare così in pena per un ragazzo; anche se lei, di sicuro, non era messa molto meglio.

AGGIORNAMENTI INTERROTTI FINO A DATA DA DESTINARSI
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Milano, 15 Aprile 2010 H 10.47
 
- Sono a casa! – esclamò l’acuta voce di Giorgia, seguita, subito dopo, dal rumore di una porta che si chiudeva sonoramente.
- Hai comprato tutto? – urlò dall’altra stanza Ambra, che si era svegliata solo mezz’ora prima ed era intenta a far colazione. La bionda la raggiunse in cucina e le mostrò i due sacchetti della spesa, colmi di roba.
- Tutto tutto – confermò lei, annuendo – Mi dai una mano? –
Ambra annuì e finì di masticare l’ultimo biscotto, poi mise in lavastoviglie la tazza, il piatto e il cucchiaio, sistemò nella dispensa i biscotti e raggiunse l’amica.
- E questi? – chiese la rossa, tirando fuori da uno dei due sacchetti un pacchetto di cioccolatini, che non ricordava di aver scritto nella lista della spesa che aveva consegnato a Giorgia.
- Una piccola aggiunta – disse sorridente – Non abbiamo mai cioccolato in casa –
- Già – fece Ambra – Da quando se ne sono andati loro non abbiamo più comprato dolci –
- Già – ripeté la bionda, cercando di scacciare i tristi pensieri dei ragazzi dall’altra parte del mondo.
Però, alla fine, era vero quello che aveva detto la rossa: i tre americani erano tre bambini golosoni e vogliosi di dolci, cioccolato e zuccheri vari, per questo  in quei, precisamente, venticinque giorni in cui erano stati da loro due, il loro frigo aveva ospitato barrette di cioccolato, bastoncini di liquirizie e altri dolciumi vari. Non che le ragazze fossero particolarmente attente alla dieta, assolutamente, ma se avessero iniziato a comprare tutte le schifezze che attirano la maggior parte delle persone a quell’ora sarebbero, a detta di Ambra, due palle che rotolano.
La ragazza, inoltre, aveva evitato accuratamente di dire i nomi degli americani, per evitare di suscitare rammarico e dispiacere nei confronti della bionda, che, essendo passati solo cinque giorni dalla loro partenza, suscitava nella ragazza crisi di pianto e notti insonnie. Ma lo aveva fatto, sotto sotto, anche un po’ per sé stessa: reagiva diversamente dall’amica, quello era vero, infatti non aveva mai pianto la notte o cose simili, ma comunque sentirli anche solo nominare suscitava in lei una profonda tristezza, che mai avrebbe pensato di poter provare per loro… o per lui.
- Non hai ancora scritto a Synyster, vero? – domandò curiosa la bionda, con l’aria però di chi conosce già la risposta, finendo di riporre sugli scaffali del frigo le cibarie acquistate.
Ambra scosse la testa e la bionda la guardò storta.
- Gli hai promesso… -
- Gli ho promesso, è vero – disse lei – Ma non che gli avrei scritto subito – si affrettò a precisare, facendo fuoriuscire la parte più fredda del suo carattere.
- Stronza – sibilò l’altra, quasi divertita.
- Sei l’ultima che può parlare – iniziò Ambra, iniziando a ridere – Zacky ti ha tartassato di messaggi i primi due giorni e tu gli hai risposto solo l’altro ieri! –
- Touché – disse lei, mimando un’alzata di cappello e arrendendosi.
Quando finirono di sistemare la spesa, Ambra si rivolse all’amica, accorgendosi solo ora che la bionda non era al lavoro.
- Ma non vai al lavoro, oggi? –  domandò, cercando anche di sviare il discorso “americani”.
- Il giovedì ho il giorno libero – disse – Anche tu? –
- No, io il martedì e il giovedì ho il turno al pomeriggio –
Giorgia inspirò a fondo ed annuì, per poi lasciare la rossa da sola in cucina.
Una volta entrata in una delle due camere, si gettò nel letto in cui aveva dormito Zacky nel suo periodo di sosta in Italia e schiacciò a fondo la faccia sul cuscino, odorandone il profumo.
- Sa ancora di lui… - mormorò dolcemente, sistemandosi meglio sul letto.  Sentiva dannatamente la mancanza di Zacky in casa: non sorridergli, non uscire con lui, non scherzare, anche non litigarci. Erano tutte cose che erano svanite nel giro di un’ora e mezza, da casa sua all’aeroporto. Lei, comunque, continuava a sperare e a credere in quel meraviglioso chitarrista, che l’aveva attratta subito, e si domandò, con tutta sé stessa, se davvero il ragazzo non le avesse mentito.
Ambra, che di nascosto l’aveva seguita, osservò la scena dallo stipite della porta senza farsi vedere e sorrise amaramente, nel vedere la sua bionda preferita stare così in pena per un ragazzo; anche se lei, di sicuro, non era messa molto meglio.
 
 
Huntington Beach H 18.47
 
 
- Johnny, piantala! – sbraitò Synyster puntando un dito della mano destra contro il bassista della sua band, che stava giocherellando allegramente con la manovella della Schecter nera e bianca del chitarrista. Il nanetto mollò all’istante la manovella e lasciò andare la chitarra sul divanetto di casa Haner.
- Dai, calmati, non te la disfo – disse l’altro ridendo.
- Corro il rischio – disse lui, accarezzando gelosamente la sua chitarra, una volta recuperata – E io disfo te, se succedesse –
- Sei insopportabile in ‘sto periodo, lo sai? – fece Johnny scherzando, ma con una nota di serietà nella frase.
- Concordo – intervenne Zacky, buttandosi a peso morto sul divano, di fianco a Synyster, che ora si trovava in mezzo ai due.
- Stai muto, Vengeance – celiò lui – E’ una settimana che sei sempre incazzato –
- E tu sei sempre irascibile – continuò Johnny, portando le mani dietro la testa e sistemandosi più comodamente sui cuscini. Syn fulminò il biondino con lo sguardo e quest’ultimo distorse subito lo sguardo canticchiando innocentemente.
Ma in quel periodo era vero che i due chitarristi della band fossero sempre seri, cupi in volto e perennemente arrabbiati col mondo, senza che nessuno in particolare combinasse qualcosa: bastava che a Synyster osassero solo guardare la sua amata Schecter per farlo brontolare e che nessuno osasse fare battute poco carine sul fisico non perfettamente in linea di Zacky. Gli altri tre ragazzi e musicisti se ne erano accorti non appena Matt, Synyster e Zacky avevano fatto ritorno dalla vacanza in Italia, della quale nessuno dei due (solo Matt aveva raccontato qualcosa e aveva insegnato agli altri due, Mike e Johnny, qualche parola di italiano) aveva mai proferito qualcosa. Quel periodo di sosta aveva sì fatto bene ai due, ma li aveva anche riportati indietro con le idee fin troppo chiare: Synyster, ad esempio, era partito con ancora in mente la testolina bionda di Michelle ed era tornato senza neanche ricordarsi di lei, quando aveva trovato, all’Aeroporto di Los Angeles, la sua gemella, Valary; a dirla tutta, però, Mike e Johnny era stati felicissimi che almeno loro tre avessero potuto staccare per un po’ da tutto e soprattutto dall’America, ma, a quanto pare, non era servito a un granché.
Ma il motivo per cui, soprattutto, Syn era arrabbiato, era un altro: lui aveva mantenuto subito la promessa ad una certa ragazza italiana dai capelli rossi e gli occhi verdi ed era andato a trovare Jimmy salutandogli la ragazza e parlandone, di lei, al batterista; Ambra, invece, non gli aveva ancora scritto niente.
Avrebbe anche voluto ringraziarla per aver ritrovato, nella sua valigia, il cappello per cui avevano discusso in quel negozio di Milano, ma, ovviamente, non poteva farlo senza il suo numero.
- Ma non avete raccontato niente dell’Italia! – si lamentò, ad un tratto, il bassista.
- Chiedi a Matthew – disse Zacky – Io non ho voglia di raccontare –
- Matthew sa tutto – gli diede man forte Synyster.
- Siete… siete… oh, non so neanche cosa siete! – sbottò all’improvviso il nanetto, alzandosi e imprecando qualcosa contro i due, mentre cambiava stanza.
Una volta rimasti soli, i due poterono parlare tranquillamente.
- Non ti ha ancora scritto, vero? – domandò Zack, guardando fisso davanti a sé, nonostante conoscesse già la risposta.
- No – disse lui, con tono leggermente irato, mentre osservava la sua chitarra poggiata sulle proprie cosce. Che si fosse solo illuso?
- Conosco abbastanza bene Ambra – iniziò Zacky, quasi intuendo i pensieri dell’amico – Se sarà necessario ti scriverà –
- Se sarà necessario? – chiese quasi sconvolto Brian.
- Cosa ti aspettavi, scusa? – fece l’altro, aprendo le mani – Ricordati con chi hai a che fare –
- Che esagerazione – commentò Synyster – Non è la regina d’Inghilterra, un minuto per me lo dovrà pur avere –
- Appunto – continuò Zack – Non è la regina d’Inghilterra, è Ambra – Syn roteò gli occhi verso di lui.
- Per quanto ancora dovrò aspettare? – domandò, passandosi una mano tra i capelli, per colpa dei troppi pensieri.
Zacky scosse la testa e alzò le spalle e vide l’amico prendersi il viso tra le mani. Tanto sgomento un cavolo di messaggio… ma quando mai?
 
 
Milano H 21.03
 
- Tu che prendi? – chiese la bionda, facendo svolazzare una massa di capelli lisci, voltando la testa verso l’amica seduta di fianco a lei.
- Mmh… un marocchino – concluse poi, ricambiando lo sguardo. La ragazza annuì e fece il numero 2 con le dita riferendosi ai caffè appena ordinati, di fronte al cameriere che stava sparecchiando la loro tavola, dopo che le ragazze ebbero finito di mangiare.
Per quella sera, Ambra e Giorgia avevano deciso di sforare gli schemi e dedicarsi una serata come si deve, perciò erano uscite per le 19.30 di casa e si erano recate in uno dei ristoranti di Milano, posti di fianco all’immensa cattedrale, meglio conosciuta come Duomo. Appena il cameriere le ebbe lasciate nuovamente sole, Giorgia riprese a parlare.
- Sarà la quinta volta, forse, che te lo ripeto, ma secondo me dovresti scrivergli –
- Ho detto di no – rimase sulle sue idee Ambra, mentre guardava di sottecchi la ragazza, che sospirò.
- Anche se non hai niente da dirgli potresti almeno chiedergli come sta o se il viaggio è andato tutto bene –
- Lui sta bene e il viaggio è andato in ugual modo, fine – concluse lei, levandosi il tovagliolo da sopra le gambe accavallate, fasciate da eleganti leggins neri.
- Perché non vuoi scrivergli? Me lo dici? – chiese lentamente Giorgia, osservandola sbattendo le ciglia.
- Perché…. Perché non voglio sembrare ossessiva – ammise lei, mordendosi il labbro inferiore.
- Magari sta aspettando che tu gli scriva –
- Oppure no –
Giorgia alzò gli occhi al cielo e decise di non risponderle per evitare di aggredirla verbalmente: sapeva benissimo che l’amica e coinquilina moriva dalla voglia di scrivere al ragazzo, ma era troppo orgogliosa da potersi permettere questo “sgarro”. Anche se, prima o poi, avrebbe dovuto farlo.
Anche Ambra stava convincendo sempre più, se stessa, che non avrebbe potuto continuare a lungo in questa maniera: erano passati solo cinque giorni, era vero, ma erano allo stesso tempo tanti. E lei non aveva ancora scritto niente al ragazzo, aveva solo salvato il numero nella rubrica. Okay, era vero, aveva provato varie volte a digitare qualcosa nella casella di testo, ma un attimo prima di premere INVIA aveva cancellato tutte le parole in pochi secondi. Perché aveva così paura di scrivergli, dannazione? Sarebbe stato un semplice messaggio inviato ad un ventottenne che, in quel momento, si trovava precisamente dall’altra parte del mondo e che non avrebbe avuto la possibilità di incontrare per strada, quindi, alla fine, erano solo dei complessi fisici e mentali che si stava facendo la ragazza. In più aveva scoperto di volergli bene e di essersi affezionata a lui, anzi, glielo aveva addirittura dimostrato: se fosse stato lui, l’avrebbe già odiata e dimenticata.
E quindi, forse, fu proprio quel pensiero improvviso a spingerla a digitare, alla svelta, qualche parola buttata lì per iniziare una conversazione, sotto lo sguardo curioso e soddisfatto di Giorgia.
- Non osare commentare – la linciò all’istante la rossa, riponendo subito il cellulare nella borsa.
- Posso fare una domanda, almeno? – domandò sorridente la bionda, che non ricevette risposta. Per questo, chiese comunque: - Cosa ti ha spinto a farlo? –
- Tu – fece Ambra, per niente convincente – Stressavi troppo – Giorgia rise.
- A cosa pensavi, poco fa? –
Ambra sospirò e si arrese, per l’ennesima volta: - Diciamo che se io non gli avessi ancora scritto, ma fossi in lui… mi sarei già odiata –
- Paura di essere odiata da lui, quindi – concluse Giorgia, con un sorriso più che soddisfatto e compiaciuto – Grazie – disse, subito dopo, quando arrivò il cameriere a porgere loro due tazzine piene di un liquido marroncino. Ambra sorseggiò il caffè, decisamente più rilassata.
 
 
Huntington Beach H 23.49
 
 
- Supera, supera…  e goal! – strillò Matthew balzando in piedi e stringendo convulsamente il joystick, con la mano sinistra e continuando  ad esultare.
- Tu imbrogli e basta! – si lamentò Synyster, lanciando il suo joystick dietro di sé e facendolo atterrare con un tonfo sul divano. Poi si alzò e afferrò il cellulare che aveva mollato malamente sul tavolo in legno al centro del salotto, vedendo che si era illuminato all’improvviso.
- Non ho barato – disse Matt, calmandosi.
- Dare gomitate agli altri giocatori cosa vuol dire? – si affrettò a domandare Zacky, schernendolo. La partita lo aveva riattivato, doveva ammetterlo e avrebbe dovuto ringraziare Matt che sapeva sempre come distrarre le persone.
- Non lo facevo apposta – si giustificò lui, andando a spegnere la console ed estraendo il DVD dal lettore.
- Solita scusa delle braccia troppo grosse, eh? – fece Zacky. Matthew gli bofonchiò qualcosa che lui non comprese.
- Ehy Syn, provi con me due accordi? – propose, quindi, Zacky, trovando l’amico con la testa rivolta verso il tavolo ad un passo da lui, immobile. Il ragazzo non rispose.
- Syn? – domandò ancora, avvicinandosi a lui – Oh… - disse solo, in seguito, quando osservò il display del ragazzo illuminato:
 
SMS From [Numero Sconosciuto] To Synyster H 23.05
Ehy, indovina chi sono. Piaciuta la sorpresa nella valigia?
 
- Ci ha messo meno del previsto – fece Zacky, quasi incredulo, beccandosi un’occhiataccia da Synyster.
- Non le rispondi? – domandò subito dopo il chitarrista, osservando l’amico fermo impalato a rileggere il messaggio.
- E se non fosse lei? – chiese, invece, il moro.
- E quante altre persone con un numero che non hai nella rubrica ti avrebbero messo il suo cappello nella valigia? – sbraitò Zacky, a braccia conserte. Poi lo abbandonò brontolando qualcosa sulla sua corta capacità mentale.
Synyster fissò ancora qualche istante il display, poi si decise a digitare qualcosa.
 
SMS From Synyster To Ambra H 23.09
Ambra… vero? Grazie del cappello e… non ci speravo più in un tuo messaggio.
 
La risposta non tardò ad arrivare.
 
SMS From Ambra To Synyster H 23.10
Idiota, te lo avevo promesso, solo che non ho promesso quando. Per il cappello… figurati, mi sentivo quasi in dovere.
SMS From Synyster  To Ambra H 23.12
Io ho un tuo ricordo, tu non ne hai uno mio…
SMS From Ambra To Synyster H 23.16
Ho ancora la matita nera che hai usato tu. Penso che posso considerarlo un tuo ricordo dato che ci sono i tuoi germacci americani sopra.
[Syn sorrise a quel messaggio]
SMS From Synyster To Ambra H 23.19
Mi manchi, piccola.
H 23.34
- Ambra, ti prego, rispondi – sussurrò a denti stretti, continuando a bloccare e sbloccare il telefono sperando di ricevere una sua risposta. Aveva così esagerato con quella frase? Era già passato un quarto d’ora e la ragazza non aveva ancora risposto.
- Hai parlato con Ambra, quindi? – chiese Zacky, facendo eruzione in salotto sbadigliando rumorosamente.
- Sì, fino a qualche minuto fa –
- E ora? –
- Le ho scritto che mi manca e… - disse, deglutendo a quella frase, non essendo abituato a tanta tenerezza – E non mi ha risposto –
- Le donne – fece Zack vago. Ma in quel momento il display si illuminò di nuovo, con sommo piacere di Brian.
 
SMS From Ambra To Synyster H 23.35
Ero andata a far la doccia, Giorgia mi ha costretta. Ora vado a dormire, sono sfinita, ci sentiamo presto okay? Di a Zacky che la bionda lo saluta.
 
- Lo sapevo che non dovevo scriverglielo – commentò Synyster, sospirando e digitando una risposta degna per la ragazza che sembra aver saltato apposta il messaggio del chitarrista, sotto lo sguardo curioso di Zacky puntato sul display. Ma in un attimo si ritrovò a cancellare il testo digitato, appena in tempo, essendogli arrivato un ulteriore messaggio:
 
SMS From Ambra To Synyster H 23.36
Ah, manchi anche tu idiota.
 
Synyster sorrise, e nemmeno un ebete sarebbe mai riuscito a raggiungere quel sorriso sghembo e da idiota che in quel momento gli si era stampato in volto.
 
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No ragazzi, non sono morta ahaha :'D 
Lasciando perdere le complicatezze che mi hanno impedito di aggiornare... la storia! 

Come vedete, questo capitolo spiega, più che altro, come si sentono i personaggi dopo le varie partenze e lasciate, per il prossimo si vedrà ;)
Aspetto recensioni, ciao! :D
 
  
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