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Autore: _Whatever_    29/01/2014    2 recensioni
Tutto inizia a Sheffield nel lontano 2003, ma alcuni rapporti sono destinati a durare per molto tempo.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Turner, Alexa Chung, Matt Helders, Miles Kane, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Forget Whose Legs You're On'
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Premetto che senza C. questo capitolo non avrebbe MAI visto la luce. Grazie C. e perdonami per per tutte le volte che ti ho ammorbata.


L'intensità della pioggia fuori era aumentata e ora c'era un temporale.
 Margaret si infilò il pigiama. Non era tranquilla. Un misto di delusione e aspettativa la invadeva. Sperava che quella serata fosse andata meglio e invece con i suoi soliti modi di merda aveva rovinato un momento che si sarebbe potuto rivelare tranquillo e piacevole e poi non capiva Alex. Nel negozio dischi quel giorno stava per succedere qualcosa.
 A casa di Miles le aveva preso le mani con il pretesto del freddo.
Era scoppiato a riderle in faccia quando lei l'aveva raggiunto in salotto a casa di Miles.
 Aveva detto quella frase sull'album con Miles. In taxi le aveva ripreso la mano. Non si spiegava troppi atteggiamenti ed era inutile provare a chiedere spiegazioni, perché comunque Alex non si sarebbe fatto comprendere. Prima di infilarsi sotto le coperte cercò il disegno di Miles.
Era molto semplice, ma era dolce. Alex era ritratto mentre osservava le loro mani giunte e l'espressione di Margaret era rilassata, abbandonata a quel momento. Il rumore di un tuono la scosse da quelle riflessioni.
Lei aveva paura dei tuoni.
Prese il cellulare e si mise a letto. Scrisse un messaggio a Matt per sapere se poteva chiamarlo, ma non ricevette risposta.
 Pensò di chiamare Miles, ma poi rinunciò perché sapeva che era fuori con i suoi amici e non voleva disturbarlo.
Fu sul punto di chiamare Sara, ma non aveva voglia di spendere un capitale per una telefonata internazionale in cui il suo interlocutore dovesse farle compagnia finché non si fosse addormentata o finché non fosse finito il temporale, così chiamò l'unica persona che sapeva fosse sveglia e che non disturbava.
"Margaret?"
"Turner, dimmi che hai con te uno di quei libri di poesie che conosci solo tu e che puoi leggermi qualcosa."
"Sì, ma stai bene?"
"Io...sì, lascia stare. Leggi e basta."
"D'accordo." Alex prese le Antologie di Spoon River dal comodino, si sedette sul letto e aprì il libro a caso.
La voce di Alex la calmò un po' e il respiro tornò regolare.
Finita la prima poesia, Alex non le chiese se dovesse continuare, ma ne iniziò un' altra di sua spontanea volontà.
 Leggeva a voce bassa, faceva le pause nei momenti perfetti e spesso concentrava l'attenzione su alcune parole di proposito.
"Margaret, mi puoi dire che è successo?"
"No, perché poi di prendi in giro."
"No, non ti prendo in giro, promesso."
"Non devi ridere."
"Non ho dodici anni, non rido. Sono preoccupato."
"Io...io ho paura dei tuoni." sputò Margaret velocemente.
"Scusa?"
"Sì Alex, hai capito bene. Ho paura dei tuoni."
"Tu cosa?" Alex scoppiò a ridere.
 La serietà nella voce di Margaret gli aveva fatto capire che non stava scherzando, ma non riuscì proprio a trattenere la risata.
"Stai ridendo, schifoso maledetto!"
"No, non sto ridendo!" Margaret non credette alle sue orecchie.
 Si sentiva benissimo che stava soffocando dalle risate. Si alzò di scatto dal letto, afferrò le chiavi della sua stanza e si fiondò fuori dalla camera di Turner. Iniziò a bussare furiosamente. Alex andò ad aprire mentre ancora rideva.
Gli mollò uno schiaffo in piena faccia, ma non lo prese bene e quindi non fece troppi danni.
"Non vado oltre perché pesi come una foglia e farei danni seri!"
"Picchi forte mi dicono eh! "
"E dire che ero anche riuscita a calmarmi."
"Avresti potuto farmi male sul serio! Comunque, a proposito di foglie, accomodati, devo darti una cosa."
"Avrei voluto farti male sul serio."
 Era sull'orlo delle lacrime per il nervoso.
Entrò nella stanza e si sedette per terra, appoggiando la schiena al lettone di Turner.
Alex andò a prendere una scatolina dalla valigia. La raggiunse e si sedette di fianco a lei.
Margaret stava torturando il laccio messo in vita ai pantaloni del pigiama.
"Prendimi in giro anche per il mio pigiama e siamo a posto." Non aveva visto cosa avesse Alex in mano, perché non lo guardava.
"Se avessi saputo che era così, questa mattina ti avrei comprato un pigiama nuovo, ma per sfortuna ho trovato solo questo."
Margaret sollevò lo sguardo e si vide porgere quella scatolina. Lo guardò interrogativa.
Margaret prese la scatolina titubante e l'aprì.
Conteneva un paio di orecchini. Erano argentati e rappresentavano delle foglie. Erano molto semplici e piccoli, ma bellissimi nel complesso.
 "Perché?"
"Cosa perché?"
"Perché mi hai fatto un regalo e perché questo regalo?"
"Ti piacciono?"
"Sono bellissimi, ma non cambiare discorso, non ci provare con me, non sono una giornalista impicciona!"Alex si fissò le mani, sospirò e poi iniziò a parlare.
"Tu sei come una foglia: quando stai bene, sei piena di vita,  bella, resistente. Quando una foglia sta male, cade e non si può rialzarsi e tu, quando stai male, hai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te, perché sei sempre stata fin troppo lasciata a te stessa."Margaret aveva gli occhi lucidi e si girò verso il comodino per non farsi vedere.
"Grazie per il pensiero, ma non dovevi e non dovevi nemmeno dirmi tutto ciò."
"Sì, lo so, le solite frasi di circostanza e poi mi hai chiesto tu il perché."
Alex le diede qualche momento per riprendersi e poi le chiese perché avesse tanta paura dei tuoni. Non si aspettava una cosa del genere da Margaret. Non pensava potesse avere questo tipo di debolezze.
Uno dei ricordi più vecchi che aveva era legato a un temporale.
Era piccola, forse non arrivava ai sei anni, e i suoi genitori stavano ancora insieme.
Una sera uscirono e la lasciarono a casa con la baby-sitter, una signora severa e poco simpatica. Quella sera ci fu un temporale pazzesco e lei era a letto e non riusciva ad addormentarsi, perché ad ogni tuono saltava dalla paura. A un certo punto si era alzata e aveva raggiunto l'arpia in salotto. Irene stava serenamente leggendo un libro.
Quando la baby- sitter la vide fuori dal letto si arrabbiò molto e le intimò di tornare a dormire. Margaret cercò di spiegarle che non riusciva a dormire per i tuoni e tutto quello che si sentì rispondere fu che erano sciocchezze e che doveva smettere di comportarsi come una bimba piccola. Ma lei a quel tempo era una bimba piccola.
I suoi genitori tornarono dopo poco e come ogni sera andarono a darle il bacio della buonanotte, pensando di trovarla già addormentata e invece la scoprirono ancora sveglia, infilata del tutto sotto la coperta con il viso ricoperto di lacrime.
Da quella sera quella Irene non tornò più, ma la paura dei tuoni non l'abbandonò.
Alex le aveva preso la mano durante il racconto dell’episodio, ma lei non se ne era accorta. Lo notò solo quando finì e il suo stomaco si attorcigliò.
“E da quella volta non riesco più a stare da sola durante un temporale, ci deve essere almeno una voce amica con me.
“E ora si spiega la strana telefonata dall’altra stanza.”
"Mi dispiace per prima, non volevo ridere..."
"Succede." Le loro mani erano ancora intrecciate, ma Margaret avrebbe felicemente abbandonato il contatto, perché le procurava un serio fastidio.
"Va tutto bene? Hai lo sguardo preoccupato."
Non andava tutto bene. Non capiva niente, aveva caldo, ma a volte era scossa dai brividi.
"Sì, sono solo stanca."
"Questo anello che significato ha?" Disse Alex che non sembrava aver sentito la risposta di Margaret alla sua domanda.
"L'ho preso molti anni fa da Manchester e l'ho ritrovato solo di recente. Voglio andare a vivere in quella città prima o poi, a tutti i costi e questo anello rappresenta il mio impegno con quella città, diciamo così."
"Capisco." Lei ritrasse la mano dalla presa di Turner.
"Il temporale è finito."
"Già" rispose Alex serio e leggermente infastidito.
 "Posso andare a dormire in pace."
"Buonanotte Margaret." disse Alex, mentre si alzava  sbuffando e tirava fuori le sigarette dalla tasca del cappotto per andare sul piccolo balcone della stanza.
"Buonanotte Al"
"E sogni d’oro." Replicò in tono acido, accendendo la sigaretta.
Margaret si era alzata in piedi a sua volta e lo guardava attentamente da dentro la camera.
“Scusa?”
“Ti ho augurato di fare dei bei sogni, cosa vuoi ora?” Continuò Alex inacidito.
"Tu sei pazzo. Hai cambiato umore in tre secondi tipo. Non mi sembra di aver detto o fatto niente di male questa volta." Sorpresa da un simile cambiamento in Alex.
"Infatti, non hai fatto niente di male." Alex guardava la sigaretta nella sta mano, pur di non dover incontrare lo sguardo di Margaret.
 Margaret si avvicinò di più al balcone. Non sapeva cosa dire, Alex era diventato di cattivo umore e si era chiuso a riccio.
Spense la sigaretta a metà e rientrò nella stanza superando la ragazza.
"Margaret, non ci posso far niente. Reagisco così. Divento di cattivo umore e silenzioso, perché non sono il tipo che dice quello che vuole. Se le cose mi capitano, bene, altrimenti pace. Ti ricordi come ho reagito quando mi hai detto che ti saresti dovuta trasferire? Non ho detto una sola parola per consolarti. E quando mi hai vomitato addosso, appena tornata dalla Francia, che ti piacevo? Zero. Ho dovuto aspettare che tu tornassi per qualche giorno per trovare il coraggio di affrontare la cosa..." Alex camminava per la stanza.
Sembrava che parlasse più da solo che con Margaret.
"Alex, stai bene?" Margaret non lo aveva mai visto così su di giri.
"No, non sto bene Margaret. Non sto affatto bene. Non sai cosa sia stato vederti dopo il concerto all'Astoria e quel coglione di Pritchard e poi Miles, che ti gironzolava attorno.
Le telefonate a Matt, perché tanto chissene frega degli altri componenti della band, chissene frega di Turner. E Matt che mi racconta. Ma io volevo sentire la tua voce, volevo saperle da te le cose. Oh, e poi la Francia. Pensavo sul serio che questa tortura potesse finire, insomma, a letto con Miles!
E invece un cazzo! I tuoi sms nati per farmi saltare i nervi, Matt e Miles che ti sentono perché sono preoccupati.
 La tua lettera: letta e riletta varie volte, per cercarne ogni volta un significato diverso e che mi potesse far dormire la notte."
Margaret era esterrefatta. Osservava Alex immobile. Non muoveva nessuna parte del corpo, a parte gli occhi, che non si staccavano da quel Turner.
“E adesso sono qui, in una camera d' hotel di Liverpool a sclerare, perché sono troppo corretto, o forse codardo, per fare sul serio quello che vorrei fare." Alex era di spalle alla ragazza.
Non poteva vedere Margaret fissarsi i piedi dopo l'ultima frase.
Non vedeva gli occhi emozionati di Margaret. Lui aveva tirato fuori cose vecchie, cose che pensava fossero sparite anche dalla sua memoria. Non sapeva cosa dire, come aiutarlo. Alex aveva aperto la diga e lei non aveva visto arrivare tutto ciò.
"Alex, io...io" Turner si stupì a sentire qualche suono emesso dalla bocca di Margaret, pensava di averla scioccata. Si girò lentamente verso di lei.
"Io.."
Margaret si fissava i piedi. La sensazione alla bocca dello stomaco era più intensa di quando lui le aveva preso la mano qualche minuto prima e non sapeva cosa fare.
Nella sua testa rieccheggiavano le parole di Alex come se ci fosse l'eco.
Alex la vide così, immobile, indifesa e disse un  sonoro "Vaffanculo" mentale a tutto e a tutti.
Con poche falcate coprì la distanza che li separava e Margaret sollevò la testa perché non si aspettava movimenti improvvisi da parte di Alex.
 Lui si avventò sulle sue labbra.
Portò le mani dietro la schiena della ragazza per stringerla a se.
Margaret era del tutto vittima delle labbra di Turner, subiva quel contatto insistente, ma mai invasivo.
Alex le appoggiava ripetuti baci a stampo sulle labbra, come pregustandosi quello che sarebbe potuto succedere dopo. Appena Margaret si riprese dalla sorpresa e infilò le dita tra i capelli di Alex, quasi per assicurarsi che non si sarebbe allontanato molto presto, e automaticamente entrambi schiusero le labbra.
Non fu un bacio dolce, ma irruento, violento, intenso, passionale.
 Lo aspettavano da anni, anni di litigi, discussioni, attese.
Alex spostò le mani dalla schiena ai fianchi, per avvicinarla ancora di più a se.
Era un bacio sbagliato, lo sapevano entrambi e Margaret più volte aveva pensato di interromperlo, ma il sapore dolce misto a quella di sigaretta sulle labbra di Alex era come una calamita.
Le sue mani vagavano tra i capelli lunghi di Alex, che gli conferivano un aspetto angelico, anche se di angelico in quel momento c'era ben poco in quel bacio.
Alex prima di staccarsi succhiò lentamente il labbro inferiore di Margaret, come se il sapore di quella bocca dolce non gli fosse bastato.
La sensazione fastidiosa alla bocca dello stomaco era sparita, per lasciare spazio a una sensazione di vuoto che la invadeva completamente, come se la fine del bacio l'avesse lasciata incompleta. Margaret aprì gli occhi lentamente e si ritrovò Alex davanti che le guardava ancora le labbra.
Il marrone degli occhi del ragazzo era diventato liquido, profondo.
Aveva il fiato corto ed era ancora aggrappato ai suoi fianchi. Margaret sfilò le mani dai capelli di Alex e gliele appoggiò sulle spalle, quasi come se potesse cadere da un momento all'altro.
“Hai le labbra screpolate.” Disse Alex a voce bassissima, non distogliendo lo sguardo dalle labbra di Margaret
“E’..è il freddo. Alex?” Biascicò Margaret confusa per quella strana affermazione e tolse le mani dalle sue spalle.
“Mh?” Alex spostò lo sguardo dalle labbra agli occhi di Margaret.
“Non possiamo. E’ sbagliato.”
Alex non disse una parola, le prese il viso tra le mani e la baciò nuovamente spingendola delicatamente contro il muro più vicino. Margaret sgranò gli occhi per lo stupore, provò ad opporre resistenza ma Alex l'aveva stretta in una morbida morsa, calda ma allo stesso tempo forte.
Avrebbe voluto trovare la forza per staccarsi da quelle labbra ma lo sforzo sarebbe stato disumano e, sinceramente, non ne aveva nemmeno troppa voglia.
 Il pensiero di Alexa le attraversò la mente un'ultima volta, poi Margaret sentì le ginocchia cedere nel momento in cui si abbandonò totalmente - anima e corpo - alle labbra di Alex.
Questa volta il bacio fu estremamente delicato, dolce e mai si sarebbe aspettata che le sottili labbra del ragazzo potessero essere così morbide.
La lingua di Alex incontrò delicatamente la sua mentre le mani del ragazzo tornavano a posarsi sui suoi fianchi giocherellando con l'orlo della maglia di Margaret. Lei gemette impercettibilmente perché quel bacio stava diventando dolorosamente e dannatamente lento tanto da farle male fisicamente, da sentire le mani di Alex come se fossero un macigno insostenibile anche se erano leggere come una piuma.
Alex le morse il labbro inferiore, entrambi sorrisero labbra contro labbra, poi Alex si staccò e guardò Margaret negli occhi.
“Domani ci penseremo. Adesso ci siamo solo noi due.”
Margaret annuì poco convinta all’affermazione di Alex, anche se sembrava di più un ordine a cui obbedire.
Alex si avvicinò a lei e Margaret chiuse gli occhi aspettandosi un altro bacio e invece restò delusa, per così dire, perché Alex iniziò a torturarle il collo con dei baci poco delicati, mentre le sue mani avevano abbandonato l’orlo della maglia, per scivolare sotto la maglia e raggiungere la schiena di Margaret.
“Margaret?” Chiese Alex sottovoce, non abbandonando il collo della ragazza.
“Mh?”
“Sono pazzo io o hai l’odore di Matt addosso?”
Margaret sorrise.
"Non sei diventato pazzo. È una maglia di Matt, me l'ha data l'altro giorno quando ho dormito con lui." rispose la ragazza, non senza qualche difficoltà perché le mani di Alex le accarezzavano la schiena, mentre le labbra di Turner sembrava non potessero fare a meno di assaggiare ogni centimetro disponibile di pelle.
“Nessuno l'ha invitato qui però." replicò Turner allontanandosi dal collo di Margaret per sfilarle la maglia. Margaret non oppose resistenza, ma quando Turner tornò a baciarla con trasporto, la sua schiena nuda si ritrovò a contatto con una parete fredda e lei emise un lamento. Si allontanò dal muro e si strinse di più a Turner, che non sembrava aver capito il problema. Le mani di Margaret iniziarono a loro volta ad esaminare l'abbigliamento di Alex e il lupetto grigio di Alex fu eliminato con non troppa delicatezza in pochi istanti.
Tutto ciò accadde nelle pause tra i loro baci, ma la camicia bianca di Alex richiedeva uno sforzo maggiore. Entrambi impazienti si misero a slacciarla e quando fu gettata sul pavimento anche quella, Alex spinse di nuovo Margaret contro il muro perché voleva il contatto fra i loro corpi mezzi nudi, oltre che fra le loro labbra, ma Margaret fu scossa da un brivido per il nuovo contatto con la parete fredda.
"Tutto bene?" chiese Alex con tono affannato.
 Parlare era diventato una fatica, perché richiedeva uno sforzo notevole: articolare le parole e staccare le labbra da qualsiasi punto del corpo di Margaret in cui si trovassero.
"La parete è fredda..." rispose Margaret appoggiando la testa sulla spalla di Alex. Questi si abbassò un po', afferrò le cosce sottili di Margaret e le fece capire di attorcigliarle intorno alla sua vita.
"Sei sicuro di farcela? Non è che mi lasci cadere tra mezzo metro?" chiese Margaret circondando il collo di Alex con le braccia.
"Sta' zitta!" sussurrò Turner divertito all'orecchio di Margaret, prima di morderle il lobo.
La voce di Alex era profonda e cristallina, un riflesso perfetto di quello che stava succedendo anche a lui in quel momento. Era preso dal momento e completamento perso in esso, ma allo stesso tempo si sentiva leggero, quasi incorporeo.
Il tono di Turner procurava non pochi problemi a Margaret, che però evitava di fargli notare quali poteri avesse la sua voce su di lei. Arrivati al letto, Alex si chinò delicatamente e la adagiò sul piumone bianco, per poi rialzarsi e osservarla dall'alto. Si guardarono negli occhi prima che lo sguardo di Turner scivolasse sul corpo di Margaret indugiando qualche secondo sul suo seno, per poi scendere verso la pancia piatta della ragazza e risalire al suo viso circondato dai lunghi capelli scuri sciolti.
"Che c'è?" chiese Margaret, che si sentiva priva di difese sotto quello sguardo così intenso e curioso come quello di un bambino quasi. Incrociò le braccia sul petto per coprire parte della sua nudità.
"No, non coprirti. Sei così... così Margaret anche in questo momento che non posso fare altro che contemplarti in silenzio, come è giusto che si faccia" soffiò Alex in un sussurro.
Margaret arrossì violentemente e si sollevò per raggiungere le labbra di Alex, troppo distanti in quel momento. Si aggrappò alla sua schiena e strinse sotto le dita la pelle morbida del ragazzo lo trasse giù, sul letto. Alex si lamentò per la posizione scomoda.
"Abbiamo intenzione di restare qui per tutta la notte o dici che possiamo andare sotto le coperte?" chiese Alex allontanandosi con enorme sforzo da Margaret.
"E io che pensavo di andare sul balcone a dare spettacolo!" replicò la ragazza mettendosi a sedere e ritrovandosi il petto di Alex a pochi centimetri dal viso. Alex si allontanò per andare a spegnere la luce.
"Al?"
"Sì?"
"Ma sei sicuro di essere diventato un uomo? Ho visto ragazze in bikini con più peluria di te sul corpo."
"Era un commento proprio necessario?" rispose Alex tornando verso il letto. Iniziò a slacciarsi la cintura dei pantaloni, ma le mani della ragazza si imposero su quelle del cantante.
"Non mi togliere tutto il divertimento!"
Ad Al sfuggì un gemito per il contatto delle mani di Margaret in una zona del genere. Lei sorrise soddisfatta. La situazione stava rientrando nel suo controllo. Quando le sue gambe furono libere dai pantaloni, Margaret lo spinse sul letto con non troppa delicatezza e poi si mise a cavalcioni su di lui e iniziò a baciarlo in modo provocante, alternando baci lascivi sulle labbra a leggeri morsi sul collo. "Il..." provò a dire Alex, ma fu interrotto dalle labbra di Margaret.
"Il pigiama. Hai il pigiama." scandì Alex questa volta, con estrema difficoltà, visto il giochino- tortura di Margaret.
"Già." sussurrò lei al suo orecchio.
"Toglitelo." sospirò Alex, il cui respiro stava accelerando.
"Alex, ce la puoi fare o vuoi uno disegnino?" rispose lei portando una mano di Alex sull'elastico dei suoi pantaloni.
"Cristo Margaret, devi sfottere anche in questa situazione?" Alex afferrò la ragazza per i fianchi e la spinse di lato per invertire ancora i ruoli, poi senza nemmeno darle il tempo di capire quello che stava succedendo, le sfilò i pantaloni del pigiama e li lanciò da qualche parte senza curarsene. Margaret voleva arrivare proprio a conoscere quell'aspetto di Alex.
Aveva immaginato che ci fosse qualcosa dietro quegli occhi enormi e scuri, così profondi e grandi da spaventare, ma allo stesso così simili a quelli di un bambino curioso che vede ogni cosa per la prima volta. Ora quegli occhi la osservavano avidi e leggermente offuscati. Le mani di Turner le accarezzavano le gambe lentamente, senza fretta ora che anche il pigiama era stato eliminato. L'alternarsi di momenti lenti a momenti più intensi stava torturando entrambi, ma il problema era che entrambi volevano assaporare ogni momento e questo mal coincideva con il trasporto dettato dal desiderio. Entrambi curiosi, ma allo stesso tempo titubanti di fare qualcosa di sbagliato, soprattutto Alex, non perché fosse insicuro, ma perché era lei.
Era Margaret quella stesa sotto di lui.
"Alex, va tutto bene?" chiese Margaret spaventata, preoccupata, impaziente e logorroica.
 'Ma quanto parla?' pensò divertito Alex.
Si abbassò a baciarla e questa volta non c'era lentezza o dolcezza, solo desiderio. Le mani di Margaret vagano indecise se fermarsi tra i capelli, arpionarsi alla schiena, o costringere il collo del ragazzo. Alla fine optarono per l'elastico dei boxer di Alex.
Alex si schiarì la voce non appena notò dove si erano posate le mani calde di Margaret. Non era la prima volta che faceva l'amore, eppure era nervoso e preoccupato.
Margaret lentamente si avvicinò a toccare  Alex e questa volta lui non si trattenne, ma emise un sospiro profondo.
Fu un contatto lungo e delicato, una carezza leggera, ma le braccia di Turner quasi lo abbandonarono facendolo cadere su Margaret.
Riprese il controllo di sé, quando Margaret interruppe il contatto per spostarsi di nuovo sull'elastico. "Sei piuttosto sensibile." sussurrò all'orecchio di Alex.
 "Mi stai torturando."
"Tu non hai idea di cosa sia la tortura, fidati." disse Margaret scivolando sotto di lui e iniziando a lasciare una scia di baci sul petto, poi vicino all'ombelico, sempre più vicini a quel maledetto elastico.
"Ok, ok. Ho capito. Smetti di usare i tuoi trucchetti. Sei perfida." Le reazioni di Alex erano sempre più evidenti.
"Sei sicuro che vuoi che smetta?" questa volta la carezza di Margaret, nonostante fosse stata lasciata sopra la stoffa, fu più invasiva e pericolosa della prima.
"Possiamo. Comportarci. Normalmente. Per. Una. Volta.?" Alex scandì questa domanda parola per parola, mentre era impegnato a liberare Margaret dagli slip.
Non lasciò il tempo a Margaret di rispondere perché si avventò sulle sue labbra, affamato di lei, come mai forse prima era stato, cosa che non riteneva possibile.
Le mani di Alex scivolarono lentamente dal ginocchio di Margaret e salirono lentamente lungo l'interno coscia. Margaret iniziò a corrispondere il bacio in modo più impaziente, mentre Alex era più distratto.
Si soffermò ad accarezzare lentamente porzioni  imprecisate di pelle e Margaret gemeva quasi di dolore per l'impazienza. Alex interruppe il bacio per sorridere compiaciuto del fatto che non solo lui poteva sembrare debole, ma fu ripreso da un morso inaspettato di Margaret al labbro inferiore.
Era straordinario come anche in quella situazione sembrava non potessero trovare un equilibrio, troppo impegnati com’erano a sfidarsi. Una trasposizione fedele del loro rapporto conflittuale, disordinato eppure così intenso e duraturo.
Alex era perso in questa serie di considerazioni dopo il morso e Margaret notò che era distratto, fissava le sue labbra e aveva smesso di accarezzarla.
Margaret lo liberò dell'ultimo strato di stoffa tra i loro corpi nudi gli prese il viso fra le mani, gentilmente, abbandonando la tacita sfida che si erano lanciati e si guardarono negli occhi per un istante, senza barriere, senza pretese, senza pensieri e lui si accorse che tutto quello che voleva in quel momento era essere lì: su Margaret, con Margaret, in Margaret.
Sorrise; scosse la testa come a mandare via quei brutti pensieri e si perse, si perse definitivamente nella ragazza che tacitamente desiderava da anni.
  
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