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Autore: Alvin Miller    29/01/2014    1 recensioni
A pochi mesi dall'incoronazione a Principessa di Twilight Sparkle, una legione di mostruose creature giganti emerse dal nulla minacciando di ridurre l'intero regno di Equestria a una nuvola di polvere.
Il primo attacco colpì Manehattan. Il secondo puntò a Baltimare. Il terzo insidiò Las Pegasus.
Quando anche Canterlot fu presa di mira, capirono che gli Elementi dell'Armonia non erano più sufficienti.
Per combattere i mostri chiesero aiuto a Bibski Doss, un ribelle inventore sopravvissuto al primo attacco, che creò dei mostri a sua volta.
La battaglia per il destino del regno è cominciata!
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Princess Celestia, Twilight Sparkle, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 1: Ricercati


Sedici mesi dal primo attacco. Crystal Mountains


La bufera incombeva minacciosamente attraverso le vette innevate della catena montuosa, emettendo un tetro sibilo che ricordava l’ululato di una creatura famelica. Stalagmiti di ghiaccio si ergevano dalla neve come vedette in un mondo freddo e glaciale, andando a comporre una foresta di cristallo che sembrava non attendere altro che fagocitare i malcapitati di turno che vi si fossero persi.

Il gruppo si era accampato sul fondo di una vallata, da dove la morfologia del terreno imbiancato permetteva loro di nascondersi dalle pattuglie esplorative in avanscoperta.

Fu Bright a giungere per primo sul posto, trasportando all’interno dello Skybreaker parte dell’attrezzatura di cui necessitavano per l’operazione.

Quando la Reborn Technologies fu distrutta dal primo attacco Kaiju, gran parte dei macchinari, e in particolar modo delle invenzioni, andarono perduti senza alcuna possibilità di rimetterli in sesto. Era stato possibile recuperare solo ciò che si trovava stipato nel magazzino dei grandi prototipi, insieme alle macchine del reparto C, gli unici ad aver superato incolumi il disastro.

Lo Skybreaker, che al momento dell’attacco era nella fase di montaggio finale, faceva parte di questi, e fu anche l’unico prototipo a essere stato ultimato e mantenuto dopo lo smaltimento della società.

A detta di Bibski, si trattava di un mezzo di trasporto fondamentale sul campo: costruito a suo tempo come alternativa alle carrozze volanti trainate da pegasi, era divenuto poi il loro principale sistema di trasporto per coprire in poco tempo grandi distanze, nell’attesa di poter sfruttare il Ponte di Brightgate e Deepblue Whirl. Era formato da una tozza fusoliera centrale di sette metri di lunghezza per otto d’apertura alare, con una coppia di ali fisse sulle quali erano montate quattro eliche a rotore, più una coppia di grandi propulsori posteriori a ionizzazione magica che garantivano al velivolo grandi prestazioni sia in fatto di velocità che di stabilità.

Per alimentarlo era stato studiato un sistema non dissimile da quello dell’ATS per l’Equalizzatore di Bibski, con l’utilizzo di una particolare mistura di polveri di cristalli triturati come carburante, che una volta trasformati permetteva la spinta e il funzionamento dei motori del velivolo.

La cabina di pilotaggio, con le sue leve e l’elaborata strumentazione della cloche, rappresentava il solo e unico punto debole del mezzo, al quale l’inventore non era stato ancora in grado di porre rimedio: la fisionomia degli zoccoli dei pony non consentiva di pilotarlo con l’ausilio dei soli arti equini, pertanto solo un unicorno capace avrebbe potuto prenderne il controllo sfruttando la propria magia per interagire con i vari pulsanti della console. Motivo per cui lo Skybreaker veniva utilizzato quasi esclusivamente dai due gemelli, od occasionalmente da Bibski con indosso l’Equalizzatore, mentre era notevolmente più raro che il privilegio spettasse a qualcuno degli altri membri della squadra.

Una volta giunto sul posto, dopo essere partito dal loro nuovo campo base situato in una località sconosciuta, Bright aprì subito il Ponte per consentire al resto del gruppo di raggiungerlo velocemente. Bibski passò per primo, coordinando il resto della squadra durante il trasferimento della strumentazione attraverso il portale. Il compito che dovevano portare a termine era di vitale importanza per il completamento dell’operazione e il tempo che avevano a disposizione giocava a loro sfavore.

Le colline innevate sulle quali avevano deciso di stabilirsi costituivano parte della regione controllata dalla giurisdizione dell’Impero di Cristallo, ed era stata interdetta al transito di carovane e civili a causa dell’elevata pericolosità del luogo. Decine di pony vi si erano avventurati dopo il ritorno dell’impero, e da allora molti non avevano più fatto ritorno, inghiottiti per sempre da quelle lande oscure e perennemente travolte dalle tormente.

Una località tanto isolata rappresentava perciò il punto ideale per il team di Bibski per l’installazione dei loro sistemi: una volta collocata l’attrezzatura, la neve avrebbe presto ricoperto la strumentazione e nessuno sarebbe stato in grado di scovarla a meno di non sapere che cosa cercare.

Si unirono per l’operazione sul campo anche due pegasi e un unicorno, oltre all’Equalizzatore di Bibski, che indossato sotto la pesante tuta protettiva in lana, permetteva al pony di usufruire sia dei poteri del corno, che delle capacità di volare delle ali. Deepblue, invece, fedele alla prassi che abitualmente seguivano durante le spedizioni, restò con gli altri al quartier generale, al fine di fungere da tramite col fratello per il Ponte.

Trasferita l’attrezzatura, fu assegnato a uno dei pegasi il compito di risalire la vallata e di vigilare sull’orizzonte, in vista di possibili transiti di pattuglie reali in perlustrazione, mentre agli altri spettava la messa in opera della strumentazione.

Il vento impetuoso li rallentava, e la neve che cadeva a grappoli offuscava il loro campo visivo. Non era il luogo ideale per una tale operazione, ma era l’unica area a essere rimasta esclusa dalla copertura del segnale. Nonostante le avverse circostanze, il compito andava ultimato.

Bibski partecipava attivamente, dando una mano negli allacciamenti e fornendo istruzioni per procedere passo per passo.

Quando erano ormai giunti agli ultimi atti, fu chiamato da Bright a raggiungerlo dentro lo Skybreaker.

«Arrivo, dammi solo un secondo!» Disse, rivolgendosi poi al resto della squadra. «Ok, gente. Il trasmettitore è a posto, voi finite il resto!»

I pony annuirono.

«Ehi Sand Ball, vedi qualche ficcanaso in giro?» Urlò al pegaso di guardia. L’assordante rumore di fondo mitigava le loro voci.

«Nessuno nel raggio di chilometri, area sgombra!» Gridò la sentinella, che stringeva tra gli zoccoli un pesante binocolo, cinto al collo da un sostegno.

«Bene, tieni sempre gli occhi aperti! Se ci dovessero beccare, qui ci giochiamo tutto!»

Il pegaso gli rivolse un cenno d’intesa, e Bibski si avviò al velivolo.

«Ehi, Bright?» Si annunciò entrando. In seguito, calò sulla nuca il cappuccio della veste, scoprendosi così il fiero corno artificiale che troneggiava impavido sul casco dell’Equalizzatore.

«È tutto pronto?» Domandò l’unicorno, che seduto nella cabina di pilotaggio, teneva di fronte a sé un piccolo computer da campo con una mappa topografica della zona riprodotta sullo schermo.

L’angusto abitacolo era freddo, e una spessa nuvola di fiato condensato usciva dalle loro bocche ogni volta che parlavano.

«Sistemi installati e tra poco operativi. Che sia la buona volta che le cose ci vadano lisce e senza intoppi».

«Sempre ammesso che con tutta questa neve si riesca a trasmettere qualcosa.»

«Funzionerà, funzionerà. Abbiamo potenziato il segnale apposta, non cominciare con le tue cianciare.»

Bright avrebbe voluto ribattere, ma si morse la lingua.

«I ragazzi?» Chiese Bibski, riferendosi ai pony del QG.

«Attendono noi per iniziare.»

Bright gli porse una trasmittente con un auricolare e il pony scambiò alcune frasi con l’operatore all’altro capo. A quel punto guardò oltre il vetro del parabrezza e gesticolò con la squadra degli addetti ai lavori, che di risposta, gli fecero segno di aver finito.

«Tuo fratello che sta facendo?»

«È in attesa di ordini, come gli altri.»

«Allora digli di cominciare.»

L’unicorno annuì. - Qui è tutto pronto, Blu. Tocca a voi. -

Bright e Bibski fissarono attentamente lo schermo, ansiosi di veder comparire l’interfaccia con i dati di trasmissione.

- La ricezione è un po’ debole, ma sta trasmettendo. - Avvisò Blu.

Dopo qualche istante di attesa, nella mappa sullo schermo cominciarono ad apparire i dati e le informazioni geologiche inerenti alla zona in cui stavano operando, segnale che tutto era andato come da copione.

«Haha! Che ti dicevo, Capitan Pessimismo? Funziona!» Esultò Bibski.

«Sì, ma Blu dice che il segnale è debole… »

«Però funziona!» Rigettò la costatazione e gli offri lo zoccolo.

«Però non sappiamo per quanto… »

«Però FUNZIONA

Bright sospirò rassegnato e i due si scambiarono un amichevole brohoof per suggellare il successo.

«Ora dobbiamo solo trovare il modo di parlare con le Principesse senza finire al fresco.» Disse l’unicorno, mettendo in sospensione il computer.

«Più di così intendi?» Bibski si strinse nella tuta  «C’ho già pensato io, non ti preoccupare di questo.»

«Cosa?» Bright si girò con un sopracciglio inarcato, ma l’inventore era già fuori dallo Skybreaker.  

«Briefing, ragazzi. Tutti qui, forza. Anche tu, Sand!» Chiamò a raccolta il gruppo, che si dispose a cerchio. «Molto bene, è stato lungo e difficile, ma ce l’abbiamo fatta! Avete fatto tutti un ottimo lavoro, bravi!» Lasciò loro il tempo di esultare e di congratularsi a vicenda. «Ora che abbiamo la copertura di tutto il regno, quando quei maledetti si rifaranno vivi potremo finalmente scoprire qualcosa sulla loro provenienza!»

«E a quel punto cosa faremo?» Chiese il pegaso sentinella.

«A questo proposito, ragazzi: sto lavorando a un progetto che potrebbe aiutarci a risolvere la crisi… » nel gruppo calò il silenzio, e i presenti, Bright incluso, si concentrarono nell’ascolto «è ancora troppo presto per parlarvene, ma credo di avere trovato un modo per ripagare i Kaiju della loro stessa moneta!»

«Di che si tratta?» Chiese qualcuno nel gruppo.

«Per il momento non posso dirvelo. Il progetto è ancora in fase concettuale. Ci sono ancora dei punti oscuri ai quali sto cercando di trovare rimedio… »

In disparte, Bright si concentrò per fare partecipe suo fratello.

- Blu, stai ascoltando? -

- Forte e chiaro, sì… -

«È un arma?» Chiese qualcun altro.

«Ssì… qualcosa del genere» rispose Bibski, valutando attentamente cosa rivelare e cosa no «per ora posso solo dirvi che si tratta di qualcosa di grosso, MOLTO grosso!» L’enfasi sulla parola lasciò i pony ancora più interdetti.

- Tu ne sapevi qualcosa? – Chiese Bright.

- Ovviamente no. E tu? -

- Figurati se mi dice mai niente! Sono sempre l’ultimo a sapere le cose! -

«Ma al momento è troppo presto parlarvene.» Continuò l’inventore «Lo farò, ma prima dovrete lasciarmi il tempo di perfezionare il progetto.» E poi, come se avesse avuto fretta di chiudere il discorso: «Ora aiutatemi a sgomberare e andiamocene da qui!» Disse concludendo.

Il gruppo, quindi –  non senza diverse incognite che balenavano nelle loro teste –  si divise per iniziare a smantellare il campo.

Nel frattempo, la tormenta aveva perduto parte del suo vigore, ma l’abbondante nevicata limitava ancora la visibilità nella valle.

Per prima cosa si procedette col caricare parte dell’attrezzatura nello Skybreaker. Bibski fece la sua servendosi dell’Equalizzatore.

Ciò era reso possibile da una serie di elettrodi tondeggianti che adornavano la spirale del corno, dai quali partivano delle scariche elettriche a principio antigravitazionale, che indirizzate verso un oggetto, permettevano al pony di sollevarlo per aria senza risentire di alcun tipo di sforzo.

La straordinaria capacità di quell’accessorio si era rivelata utile in numerosissime situazioni, salvandogli addirittura la vita durante l’attacco di Manehattan. Motivo che rese l’Equalizzatore, per il pony, uno strumento ancora più irrinunciabile di quanto già non lo fosse stato.

Tendenzialmente, accettava di farne a meno solo quando il suo impiego non gli era di alcuna utilità – e solamente per prevenire inutili consumi delle celle energetiche – ma quando si trattava di un’operazione sul campo, o di una trasferta dovuta a motivi vari, non se ne separava a costo di morire. Come se l’idea di sfilarselo di dosso potesse rappresentare per lui un atto pari al tradimento nei confronti della macchina al quale doveva la sua vita.

Trasportando il suo carico verso lo Skybreaker, si ritrovò affiancato da Bright, che era ansioso di saperne di più sull’argomento appena menzionato. «Quindi… stai lavorando a un’arma?»

«Malgrado il tuo tono supponente, sì. Ho tra le mani qualcosa.» Gli rispose con fare schivo.

«Ah… e quando pensavi di dirmelo?»

Bibski si voltò verso di lui. «Oh, quindi… stai dicendo che devo renderti conto di ogni cosa che faccio? Aspetta… » ispirò ed espirò rumorosamente «ecco, questo si chiama “respiro”.»

«Non sei divertente.»

Bibski ripartì, cercando di distanziarlo. «Oh, adesso non ti mettere a frignare solo perché Papà non ti racconta tutti i suoi segreti.»

Scocciato, l’unicorno si servì della magia per strappargli via il carico.

«Ehi, ma!» Esclamò l’inventore, colto alla sprovvista «Sì può sapere qual è il tuo problema adesso?»

«Credevo che tra noi ci fosse un accordo!»

Bibski gli lanciò un’occhiata sospetta. «Di che accidenti stai parlando, scusa?»

«Voglio dire… sono sempre in prima linea per te, no? Scarrozzo la squadra ovunque tu mi chieda di portarli! E quando non ci sei prendo il comando e amministro le operazioni al posto tuo, ma quando arriva il momento di programmare qualcosa di nuovo, sono sempre l’ultimo a sapere le cose!»

«Questa sarebbe la tua migliore argomentazione? Ti lamenti che fai tutto, e vorresti fare ancora di più?» Lo schernì Bibski.

Bright, offeso, in un primo momento non seppe come rispondergli.

«Qual è il problema, Brightgate?» Prese parola al posto suo. «Se la memoria non m’inganna, mi sembra che tu abbia appreso la notizia in contemporanea con tutti gli altri. O forse stai cercando di dirmi che da ora in poi vuoi l’anteprima?»

«No! È solo che… » si sforzò di comporre una frase compiuta «certe volte ho come l’impressione che tu non ti fidi abbastanza di me… voglio dire… per le cose davvero importanti!»

La confessione urtò Bibski nell’animo. «Senti» cominciò, sfregandosi gli zoccoli anteriori per scaldarseli «tu per me sei la cosa più simile a un migliore amico che io abbia mai avuto. E non m’importa ciò che è successo in passato, o che trovi da ridire su ogni cosa che faccio, giusta o sbagliata che sia. Il fatto è che… » si ammutolì, ma solo per un istante «ho ancora molto su cui lavorare: ci sono diverse falle nell’idea che non so proprio come fare a risolvere, a meno che non sussistano delle specifiche… circostanze. Ecco perché non te ne ho parlato prima.»

Brightgate rifletté sulle sue parole, incuriosito da quell’ultima enfasi. «Che genere di circostanze?» Insistette, appellandosi alla speranza di ricevere maggiori informazioni.

Bibski Doss scosse la testa. «Variabili di diversa entità e natura. Mi prenderesti per pazzo se te ne parlassi. Anche solo per aver pensato che una soluzione del genere potesse funzionare davvero contro i Kaiju! Prima dell’annuncio ufficiale, voglio avere la certezza che ogni tassello combaci al suo posto. A quel punto, tu sarai il primo a esserne informato, te lo prometto. Ma se l’ho accennato ora, l’ho fatto solo per la squadra.»

Bright restò in silenzio, fissandolo con occhi amari.

«Devi credermi. Qui la fiducia non centra assolutamente nulla.» Ricalcò Bibski.

«Questa… arma» chiese, trattenendo a stento la curiosità «fermerà davvero i Kaiju?»

Bibski ghignò entusiasta. «Se le cose andranno nel modo in cui io spero, sì!»

«E le Principesse?» Incalzò Bright.

«Beh, è una delle variabili che ti ho accennato.»

L’unicorno meditò nel vuoto, e alla fine accondiscese con un sospiro. «E va bene, tanto cercare di capirti è impossibile. Sono curioso di sapere che altra diavoleria ti sei inventato sta volta.»

Sul volto di Bibski, il ghigno si accese in un ampio sorriso trionfale. «Oh, penso proprio che ti piacerà!» gli porse nuovamente lo zoccolo, invitandolo a un altro brohoof, ma si fermò a fissare a mezz’aria la zampa. «Aspetta… »

«Cosa c’è?» Brightgate lo fissò a lungo, senza però capire che cosa intendesse.

Il pony di terra osservò prima il suo zoccolo e poi, per più tempo, il vuoto attorno, come se la prospettiva della sua realtà si fosse appena schiarita, rivelandogli qualcosa a cui fino a quel momento non aveva ancora fatto caso. «La tormenta… perché si è fermata all’improvviso?»

L’unicorno si guardò in giro, ma in principio non diede molta importanza al fatto. «Forse è solo… » ma la sua voce gli morì in gola nel momento in cui entrambi volsero il capo verso l’alto.

Sulle loro teste, a un’altezza di circa dieci metri, una cupola di magia fucsia si ergeva lungo tutta l’estensione della vallata, isolandoli dalla bufera e riflettendo sfumature ondeggianti di magenta che danzavano sulla superficie innevata del terreno.

La voce che seguì rivelò la natura dell’incanto. «Altolà! Che nessuno si muova!»

Si voltarono tutti nella direzione e, dal nulla, una pattuglia di tre soldati imperiali si materializzò di fronte ai loro occhi. Si erano nascosti alla loro vista per mezzo di un rudimentale incantesimo d’occultamento, che li aveva mimetizzati con l’ambiente, imbiancando il manto e le corazze come la neve della landa ghiacciata. La tormenta, poi, aveva dato loro un’ulteriore copertura, permettendogli di avvicinarsi alla squadra di Doss senza essere notati.

Altre unità della truppa si rivelarono dai margini della vallata, fino al punto in cui la squadra si trovò circondata da undici soldati unicorno dell’Impero di Cristallo, armati di lance acuminate e tutti agghindati nelle loro armature scintillanti, col manto (che era tornato cristallino) che sbriluccicava di riflessi colorati.

Il pegaso sentinella della squadra di Bibski voltava la testa intorno, sentendosi responsabile dell’imboscata, ma la colpa non era stata sua. Dopotutto, era stato proprio l’inventore a dirgli di scendere, e a giudicare dall’incantesimo utilizzato, la truppa imperiale non era capitata di lì per caso; erano venuti per loro, ed erano riusciti a chiuderli nella rete.

Un unicorno diverso dagli altri, la cui armatura era ampiamente decorata con delineamenti violacei, incisioni regali e un simbolo sulla pettorina a forma di scudo, con una stella rosacea che si diramava dal suo centro, il manto della pelliccia bianco e la criniera che fuoriusciva dall’elmo, andando a formare un maestoso cimiero dall’intenso blu sgargiante, si fece avanti ponendosi come portavoce della pattuglia. «Guarda un po’ chi abbiamo qui. Bibski Doss in persona! È un vero piacere fare finalmente la tua conoscenza.»

«Il piacere è tutto mio, Capitano Shining Armor.» Disse il pony di terra, per niente intimorito da quell’autorevole presenza. «O forse preferisce che mi rivolgo a lei come “Sua Maestà, il Luccicoso?”»

«Come osi rivolgerti così al nostro Re?!» Una delle guardie non accolse di buon grado la risposta del pony, e ruppe la formazione per punirlo.

«No!» Shining Armor protese la zampa bloccandolo. «Torna alla tua posizione, soldato!»

«Mi perdoni Sire, ai suoi ordini.»

Bibski rise, chiaramente divertito dalla scena. Di ben altro avviso era invece Bright. - Blu, siamo nei guai, abbiamo bisogno del Ponte… -

- Adesso? Che succede? -

- Truppe imperiali, ci hanno circondato! -

- Cavolo, non ci voleva! Mi metto in posizione… -

- No, aspetta! Attendi il mio segnale. -

Nel frattempo, il confronto tra i leader delle due fazioni proseguì.

«Poche chiacchiere, Bibski. Avete violato una zona interdetta del Regno di Cristallo, e c’è un mandato di cattura per te emesso niente meno che dal consiglio municipale di Manehattan!»

«Già, al sindaco non le è mai andato giù che mi fossi dimenticato di farle gli auguri per il compleanno.»

Qualcuno tra i soldati non riuscì, malgrado la situazione, a trattenersi dal ridacchiare di sottecchi, Shining invece non si scompose, e andò a ispezionare la strumentazione istallata. I pony del team si lanciarono occhiate preoccupate a vicenda. Bright fece loro cenno di non agitarsi.

«Che stavate facendo qui?» Chiese il Capitano delle guardie.

«Diglielo, Bibski… » Gli sussurrò all’orecchio il suo braccio destro.

«Abbronzatura invernale» rispose invece lui «in questa stagione il riverbero della neve ti regala delle tinte da sballo!»

Lo stesso gruppo di soldati rise ancora e più rumorosamente. Questa volta l’ufficiale rivolse loro un’occhiata severa.

«Santa Celestia, Bibski. La vuoi piantare?!» Lo rimproverò Brightgate «rispondigli e basta… ».

«Shh, fai silenzio!» Lo zittì.

«Faresti meglio a dar retta ai tuoi collaboratori, Doss. » riprese Shining Armor «al contrario di te, sembra che almeno loro abbiano un po’ di buon senso.»

Lo squadrò per un istante, ma da parte sua non arrivò alcuna risposta. Il raffronto tra i due si stava facendo teso.

«Vi abbiamo ascoltato, poco fa» informò «avete detto di essere in possesso di un’arma per combattere i Kaiju. Non è così?»

Il volto insolente del pony di terra mutò, divenendo una cupa maschera di serietà. «Chissà, può darsi.» Rispose secco.

«Forse sapete qualcosa che noi ignoriamo?» Insistette.

Bibski digrignò i denti. «Non sono faccende che vi riguardano: questa è l’unica cosa che intendo dirvi!»

Bright notò i tic del suo sguardo e i tremolii sulle labbra. Capì che stava perdendo il controllo.

“Calmati, Bibski. Calmati… ” supplicò tra sé e sé, quasi sperando di essere udito dall’amico.

«Stai giocando col fuoco, Doss. Ti avviso.» Disse il Capitano, ma la minaccia servì solo ad alimentare la fiamma dell’ostilità nello sguardo dell’avversario.

Ancora, Brightgate si chiese il perché di quell’atteggiamento. Perché tacere tanto stoicamente di fronte alla possibilità di un’intesa con l’Impero di Cristallo, quando con una semplice spiegazione avrebbero potuto trovare una tregua dopo due anni di costante clandestinità? Di questo passo da un momento all’altro Bibski Doss avrebbe compiuto qualcosa di molto stupido, se non fossero andati subito via da lì, e la loro condizione avrebbe finito per aggravarsi ancora di più.

Shining Armor lo guardò, e si rivolse a lui cogliendolo alla sprovvista. «Tu, ragazzo.»

Bright gemette, ma poi la sua espressione si fece decisa, e lo fissò di risposta.

Il Capitano delle guardie lo aveva riconosciuto come uno dei gemelli che affiancavano Bibski Doss in ogni suo spostamento. Inoltre, constatò, sembrava godere di una certa autorità nel gruppo dei ricercarti. Decise quindi di rigirare anche a lui la domanda, nella speranza di ottenere delle risposte. «Allora, me lo dici che state facendo?»

L’unicorno si sentì spiazzato da quella domanda. «Io… » la sua voce vacillò, e per un momento pensò di cogliere l’occasione per fare quello che era più giusto fare.

I suoi occhi s’incontrarono con quelli di Bibski. L’amico lo penetrò con un atteggiamento glaciale, ma l’odio che vi lesse all’interno non era rivolto a lui, bensì ai soldati, che li stavano obbligando a parlare. Sapeva che Bibski era ottuso di natura, e per quanto i suoi metodi lasciassero spesso a desiderare, in un modo o nell’altro finiva sempre per ritrovarsi con la ragione dalla sua parte. Se aveva deciso di chiudersi a riccio di fronte alla domanda del Principe, un motivo doveva esserci senz’altro.

Ripensò al dialogo di poco prima e alle frasi che si erano scambiati. Come poteva pretendere la sua fiducia se alla prima occasione contravveniva al suo volere servendolo su un piatto di cristallo?

Bright fu chiamato dalla circostanza a prendere una decisione, ma decise infine di seguire il volere dell’amico, augurandosi di non doversene pentire subito dopo. «Mi dispiace» disse, fingendosi mortificato «ma… non posso farlo.»

L’espressione di Bibski non mutò di una virgola, ma in fondo al suo animo l’unicorno sapeva che gli era grato per il suo silenzio. Fu persino certo di cogliere, in quell’espressione fredda e cinica, la piccola ruga di un sorriso.

Un sospiro rammaricato uscì dalla bocca di Shining Armor. «Peccato. Ti facevo più intelligente.»

Bright replicò prontamente. «Sì, forse sono stupido… ma non sono un traditore.»

Il Capitano chiuse gli occhi per poi inspirare un profondo soffio d’aria. «Molto bene» annuì poi, con un’oncia d’ammirazione indirizzata verso l’unicorno dal manto grigio-cenere che affiancava Doss «se è questa la tua decisione… Bibski Doss, per l’autorità conferitami da Princess Celestia e dal Regno di Cristallo: vi dichiaro tutti quanti in arresto per contravvenzione alle leggi Reali e resistenza a pubblico ufficiale!» Dopodiché, si rivolse ai soldati: «Sgomberate questa roba e arrestateli!»

Una vampata di luce improvvisa si generò dal casco di Bibski e un raggio al plasma bianco-elettrico venne sparato contro il Capitano delle guardie, che lo schivò agilmente con un balzo all’indietro, dando sfoggio di riflessi pronti.

Il pony di terra esplose furibondo, il suo zoccolo strisciò duramente la neve sotto di lui. Si sfilò di dosso la tuta termica e dispiegò le ali dell’Equalizzatore. «State lontani dalla mia roba!!» Nitrì come un cavallo selvaggio, planando vicino all’installazione per poi porvisi di fronte per proteggerla.

- Blu, adesso, muoviti! -

Dall’altra parte, il gemello si fece trovare pronto per l’incantesimo. Immediatamente, Brightgate fece comparire di fronte a sé il portale per il campo base, lasciando i pony di cristallo di sasso.

«Tutti dentro, forza!» Ordinò alla loro squadra, mentre le Guardie Reali rompevano la formazione per stringersi verso di loro.

I pony del team si lanciarono immediatamente dentro il Ponte, e quando l’ultimo dei tre fu passato, l’unicorno chiuse il portale correndo in soccorso dell’amico.

Sparò una sequenza di raggi giallastri che colpirono le guardie che lo puntavano, ma non riuscì a raggiungere Bibski in tempo: due soldati erano già sopra l’inventore e lo tenevano bloccato a terra, schiacciandolo con gli zoccoli. Lanciò contro di loro un’altra serie di raggi, che li centrò in pieno petto, scaraventandoli via. Era quasi riuscito a raggiungerlo, gridandogli di tener duro, quando Shining Armor si frappose tra lui e il pony. Non persero tempo in chiacchiere e il Principe gli lanciò contro, a sua volta, una massiccia palla di pura e possente magia violacea.

Bright si mosse rapidamente: usando la magia isolò il suo corno in un alone protettivo, e con un’abile stoccata, deviò il colpo di Shining ritorcendoglielo contro. Il Capitano stavolta non riuscì a prevedere la mossa dell’avversario, e prima di poter reagire, fu raggiunto dal suo stesso colpo, che lo sbalzò contro altri due soldati alle sue spalle.  

Bright superò il gruppo e si protese verso il compagno atterrato.

«In piedi, Bibski, forza! Dobbiamo andarcene da qui!»

- Blu, il Ponte - aggiunse poi, ordinando al fratello di ripetere la magia.

«Stupido! Saresti dovuto andartene con gli altri… »

«E lasciare che ti cacciassi di nuovo nei guai? Non oggi!»

Si mise in posizione e aprì nuovamente il varco dimensionale. «Salta dentro, sbrigati!»

«E lo Skybreaker?»

«Lascia perdere lo Skybreaker! Muovi quei fianchi!»

Ma prima di poter fare qualunque altra cosa, un lampo luminoso colpì in fronte l’unicorno, che affondò col muso sulla neve, interrompendo il contatto con Deepblue.

La truppa tornò alla carica e in men che non si dica Bibski si trovò di nuovo a terra, con tre massicci unicorni dal manto cristallino che lo tenevano fermo, mentre un quarto gli sfilava con la magia l’Equalizzatore di dosso.

Bibski scalpitava e si dimenava come un insetto, inveendo contro gli aggressori e tentando di mordere le loro zampe ogni volta che gli si presentava l’occasione. Ma era ormai in trappola, e dopo essere stato privato del suo congegno, gli venne imposto un incantesimo che gli tenesse incatenati arti e zoccoli: avrebbe potuto camminare, ma non correre, né tanto meno tentare di colpire qualcuno.

Shining Armor si avvicinò a Bright. «Tu, soldato» disse a uno dei militari «aiutami a sollevarlo.»

Brightgate poté sentire l’aria gelida della valle graffiargli i polmoni quando la sua testa fu sollevata dal manto nevoso. Era stato investito in pieno da un “colpo magico debilitante”, che lo aveva completamente prosciugato della magia e delle forze.

Bibski guardò Shining Armor imporre sulla sua fronte un sigillo. Gli occhi del Capitano divennero verdi-scuro, le iridi rosse, e un fumo purpureo evaporava dai lati dei bulbi oculari, mentre una ramificazione di cristalli oscuri iniziò a germogliare sul corno di Bright, annullandone ogni possibilità di compiere incantesimi.

«Bestie! Che cosa gli avete fatto?!» Urlò Bibski, ma nessuno gli badò. Le guardie continuarono a trattenerlo.

«Rispondetemi!!» Insistette invano.

Shining schiaffò leggermente il muso del grande unicorno dalla criniera corvina, per accertarsi delle sue condizioni.

Bright aprì gli occhi debolmente, e subito notò le lievi abrasioni e le chiazze di bruciature sull’armatura dell’ufficiale: il colpo che gli aveva restituito.

«Hai delle abilità di combattimento incredibili» si complimentò con sincera stima il Principe «e poi quel potere… saresti un eccellente soldato se decidessi di arruolarti tra i nostri ranghi! È un vero peccato che sprechi il tuo tempo dietro quel sociopatico.»

Bibski ascoltò tutto, ma non rese conto all’offesa. Per l’ennesima volta, Equestria aveva espresso la sua opinione verso il suo operato. Era inutile tentare di cambiare le carte in tavola, alla fine qualunque cosa avesse fatto, agli occhi del mondo sarebbe sempre stato un folle pazzo privo di senno.

Si rincuorò nel sapere che probabilmente aveva compiuto la scelta giusta, decidendo di tacere alle domande del Capitano delle Guardie. Non erano quelli i pony con cui avrebbe voluto discutere dei suoi piani.

Quello che successe in seguito, però, lo lasciò di stucco.

Bright gracchiò un singulto raccapricciante, che fece rabbrividire i presenti.

«N-n ave-t… ca-ito… ent-e!» Mugugnò.

«Cosa?» Shining Armor tese il collo vicino alla sua bocca, per cercare di seguirlo.

«Non… avete… capito… niente!» Ripeté, sforzandosi di scandire la voce. «Ignoranti e… presuntosi. Lui è… l’unico… che sta facendo… davvero… qualcosa per… salvarci…» non riuscì a dire altro. La sua testa cadde in avanti, e quando la Guardia Reale sentì cedergli anche il corpo, privo di sensi, lo caricò sul proprio dorso prima che stramazzasse.

Shining Armor era rimasto inebetito da quelle parole.

«Signore?» Lo chiamò la guardia

L’Ufficiale scosse la testa e tornò in sé. «Portateli al regno.» Ordinò, camuffando il timbro tentennante della sua voce.

«Che ne facciamo di questi?» Domandò l’altro, riferendosi allo Skybreaker e all’attrezzatura.

Shining Armor posò lo sguardo su Bibski, il quale lo stava fissando a sua volta con uno sguardo di odio incommensurabile, tanto da incutergli un certo timore.

«Lasciateli qui per ora» dichiarò, cercando di mantenere un portamento solenne «manderò qualcuno a recuperarli.»

Una delle guardie issò con il corno l’Equalizzatore di Bibski, mentre un’altra lo incitò a camminare colpendolo con l’asta della lancia.

Il Principe non volle sapere cosa balenava nella testa di quel pony, ma a giudicare dall’espressione che esibiva sul volto, sembrava pronto a scorticare il muso del primo malcapitato che gli fosse capitato tra i denti.

Ordinò alla truppa di ritirarsi, mentre lui restò indietro a contemplare l’impianto che il team di Bibski Doss aveva installato.

Cominciò a sentirsi visivamente afflitto per il modo in cui era stato costretto ad agire, ma dopotutto – si disse – faceva parte del lavoro. E malgrado alcuni membri della squadra fossero riusciti a darsi alla fuga attraverso il varco dell’unicorno, per lo meno, poteva concedersi il lusso di una discreta soddisfazione, sapendo che finalmente avevano messo gli zoccoli sui leader del gruppo.

Prima di riunirsi ai suoi soldati, stabilì che cosa avrebbe dovuto fare una volta rientrato nel castello: per prima cosa, avrebbe parlato con sua moglie Cadance riferendole della cattura, per chiederle poi di mettersi in contatto con Princess Celestia e Princess Luna, affinché presenziassero al successivo interrogatorio.

In seguito, avrebbe atteso il loro arrivo per procedere oltre, e una volta interrogati e processati, avrebbe atteso il loro giudizio per prendere una decisione sull’avvenire dei due.

Con molta probabilità, le Principesse avrebbero richiesto a loro volta anche la partecipazione di sua sorella Twilight Sparkle, che da quando era stata promossa al rango di Principessa dell’Armonia, prendeva sempre parte a convocazioni di questo tipo.  

Rimuginando sul da farsi, Shining Armor si ricordò che era da un po’ che non aveva sue notizie. L’ultima volta che la vide, era appena tornata dalla battaglia del terzo attacco dei Kaiju, stanca e provata.

Chissà cosa stava facendo in quei giorni? Ma soprattutto, chissà se stava bene?

Se le sue intuizioni si fossero rivelate esatte, presto avrebbe avuto modo di scoprirlo.
   
 
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