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Autore: Fink    29/01/2014    4 recensioni
Un momento di uno scontro tra gladiatori.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
- Questa storia fa parte della serie 'Armati di carta, penna e fantasia'
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Breve premessa: il titolo è dato dal fatto che, se non ricordo male, i gladiatori, dopo il decimo incontro, potevano ottenere la libertà e scegliere se continuare nell'ars gladiatoria come professionisti, oppure diventare insegnanti nelle scuole gladiatorie. Premetto che non ricordo più la fonte e soprattutto non ricordo se tale pratica fosse valida per tutti i periodi o magari solo a partire da un determinato momento. Spero di non aver fatto troppi errori cronologici, non me lo perdonerei.
Sperando che la storia vi piaccia e ringraziando chiunque avrà voglia di leggerla, auguro a tutti buona lettura e, come sempre, non esitate a farmi sapere se c'è qualcosa che non va.





La libertà del decimo incontro





Titolo
: la libertà del decimo incontro
Fandom: sfida dei duecento prompt
Prompt: 168. Gladiatore
Fandom: originale (storico)
Raiting: giallo
Tipologia: one-shot
Parole: 868
 
 

Uri, vinciri, verberari, ferroque necari.

(Petronius Satyricon 117)

 


Roma - II sec. d.C.

        Gli applausi e le grida di una folla estatica a pochi metri sopra di loro rimbombavano nei cunicoli sotterranei. I ventilatores dovevano aver concluso la loro esibizione e ora la folla chiamava a gran voce i veri protagonisti di quella giornata.
        Lucius era seduto su una panca in legno e si stava avvolgendo delle bende attorno alle caviglie. Uno schiavo gli si avvicinò tenendo le protezioni metalliche e lo aiutò ad indossarle.
        “Non dovreste combattere, la ferita non si è ancora del tutto rimarginata.” sussurrò tra se lo schiavo,  abbassando il capo verso il giovane gladiatore. Era molto più alto e più robusto di lui e in un confronto corpo a corpo avrebbe di sicuro avuto la meglio, se quello che aveva davanti non fosse stato uno dei migliori gladiatori degli ultimi tempi.
        “Sei forse preoccupato per me, Tullius?”
        Lo schiavo sollevò la testa sorpreso, nessun gladiatore si era mai ricordato il suo nome. Lui era solo uno servitore, uno dei tanti che aiutava quei campioni ad indossare l’armatura, gli curava le ferite, sistemava i loro giacigli.
        Lui era quello che rimaneva.
        Loro quelli che cadevano nella polvere, con il torace dilaniato dalla spada mentre alto si levava il grido della folla a rendere onore al vincitore e al vinto.
        Non si concedeva il lusso di affezionarsi a uno di loro, talmente effimera era la loro vita.
        “Oggi è il mio decimo incontro.” Continuò il gladiatore. “Se gli dei mi assistono, potrei ottenere la libertà.”
        Si alzò in tutta la sua statura, infilò il pugio nel fodero che portava legato alla cintura e sorridente tese la mano allo schiavo per farsi dare il tridente e la rete.
        Tullius fece una smorfia di disapprovazione, dopo anni ancora non comprendeva l’entusiasmo di lanciarsi in mezzo ad un’arena per farsi infilzare come un cinghiale il giorno della caccia.
        “Prega che gli dei mi assistano, amico mio, e se sopravviverò ad oggi e otterrò la libertà giuro, su Giove tonante e su Marte vendicatore, che ti assumerò alle miei dipendenze.” Asserì il giovane con voce solenne, sollevando il tridente.
        “Pensa a ritornare tutto intero, amico mio.” pensò lo schiavo mentre guardava Lucius incamminarsi verso l’uscita, accolto dagli applausi della folla che scandiva il suo nome.
 

***
 

        Tullius aveva osservato lo svolgersi del combattimento da una piccola ferritoia posta ai piedi delle gradinate. Era stato uno scontro acceso e violento, delle quattro coppie solo due erano ancora in piedi e si fronteggiavano con le armi scarlatte e gli scudi rilucenti alla luce del sole.
        Vide il trace scartare di lato, schivando un affondo da parte del suo avversario, un mirmillone agile di gambe. La spada tagliò l’aria ma mancò il gladiatore che ora si trovava in una posizione vantaggiosa rispetto al mirmillone; parò un secondo colpo alzando lo scudo rotondo e si preparò a vibrare il colpo fatale.
        La lama ricurva della spada affondò nel fianco del rivale passandolo da parte a parte;  il trace sollevò vittorioso la spada e lo scudo, mentre il mirmillone crollava a terra, inerme.
        Lo schiavo rivolse la sua attenzione alla coppia rimasta.
        Lucius era in piedi a pochi metri da lui, si muoveva agile sulle gambe e girava attorno all’avversario cercando il momento migliore per colpire.
        La polvere che sollevava ad ogni passo si era mescolata al sudore che gli colava sul viso, ingrigendo gli la barba e impiastricciando i capelli.
        Lo vide agitare in aria la rete e lanciarla in avanti, ma il secutor la schivò all’ultimo momento abbassandosi e quella gli passò a pochi centimetri sopra la testa. Doveva essere molto giovane a giudicare dalla statura e dalla struttura fisica, ma negli occhi brillava il fuoco dello scontro. Si rialzò in piedi appena in tempo per parare con lo scudo un affondo del tridente, deviandolo di lato e si preparò a vibrare un fendente al lato scoperto del rivale.
        Lucius fece un balzò indietro schivando  il colpo mortale e la lama cozzò contro il parabraccio, poi si riportò in posizione frontale impugnando più saldamente il tridente.
        Retiarius e secutor si giravano attorno, studiandosi come due fiere poco prima del balzo, finchè uno dei due non si mosse, deciso a porre fine a quell’attesa.
        Lucius abbassò il tridente e caricò, con un balzo si fece davanti all’avversario e senza lasciarli tempo di reazione, lo affondò nella coscia. Muscoli e tendini si lacerarono e il gladiatore si piegò su se stesso, mentre un rivolo scarlatto scendeva lungo la gamba muscolosa, inzuppando la polvere.
        Il colore cominciò a sparire dalle guance accaldate del lottatore. Con le ultime forze rimaste si gettò sullo scudo con tutto il suo peso spezzando l’asta del tridente, strinse il gladio nella destra e vibrò il colpo.
        Lucius sentì la lama penetrargli la carne dell’addome, lasciò la presa dal tridente e si premette le mani sulla ferita, poi con un rantolo si accasciò a terra. Non era quella la libertà che aveva sperato di ottenere.
        Gli spalti rimbombarono dell’urlo della folla, che fino a quel momento aveva seguito il combattimento trattenendo il fiato.
        Tullius osservò il gladiatore crollare a terra, il sangue mescolarsi alla polvere e la speranza di una vita diversa sparire come il soffio vitale che sfuggiva dalle labbra del giovane retiarius.






Mosaico con un Retiarius (sx) e un secutor (dx)
   
 
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