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Autore: jaki star    29/01/2014    3 recensioni
Ehilà! Questa è la mia prima fanfic, siate clementi.
A Julia98, che mai ho dimenticato.
"Il prezioso liquido prese a scorrergli dalle labbra sottili per poi giungere fino al mento e da lì accarezzargli il collo candido. Quando abbassò lo sguardo, vide che al posto della lama c’era un taglio profondo dal quale sgorgava una cascata di prezioso liquido scarlatto."
“Ogni volta che ti incontro, non posso fare a meno di non rimanere incantato nell'ammirare la tua bellezza”.
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Undertaker, William T. Spears
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza
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Per Miss_Uriel













La cadenza ritmica dei passi del dio risuonava per i corridoi del Dispacht.

Tutti i suoi movimenti sembravano essere decisi in precedenza, con rigorosa logica, niente in lui era fuori posto, tutto ordinato, perfetto, impeccabile.

Sguardo puntato dritto davanti a sé, verso la sua destinazione.

Aprì la porta dell’ufficio, salutando i colleghi.



“Buongiorno” esordì, mentre la sua equipe lo fissava, leggermente stupita.



“Buongiorno a lei. L’abbiamo aspettata per così tanto tempo” fece Grell, con voce rotta.

Ronald si premette le dita sugli occhi, con uno dei suoi soliti sorrisi beffardi.

Eric sorrise grato, strofinandosi il viso, mentre Alan si asciugò le lacrime con un fazzoletto.



“Ecco a lei i suoi documenti” fece la segretaria Hylda Cavendisch, porgendo una pila di documentazioni allo shinigami, seduto compostamente dietro la scrivania.



“Avanti, al lavoro! Spero che in mia assenza non si siano creati arretrati! Non voglio fare straordinari, intesi?!” tuonò, mentre i suoi dipendenti sorridevano, al colmo della gioia.



“AGLI ORDINI, SUPERVISORE DELLA SEZIONE INVIO DEI DELLA MORTE: WILLIAM T. SPEARS!”.

 











“Non pensi sia ora di portare a casa quel bambino?”.



Sebastian si voltò, sorpreso: indossava una camicia candida e dei pantaloni neri.

Il venticello muoveva i suoi fili corvini.

Era seduto in un prato, davanti ad una tomba in marmo bianco.

Ciel guardava il servo con un cipiglio di rimprovero: era vestito con una semplice camicia azzurra con le balze sul petto, i pantaloni bianchi tenuti fermi in vita da una cintura blu.

Aveva i pugni sui fianchi ed osservava il maggiordomo con un’aria critica.

Sebastian volse lo sguardo sul bambino che camminava attorno alla tomba: aveva gli occhi d’oro splendente, i capelli corvini con qualche ciocca bionda sparsa qua e là.

Sotto l’occhio, una sottile linea nera creava un’affascinante contrasto con la pelle candida.

Il bimbo sorrise, mentre si sporgeva curioso sul marmo bianco.






“Avanti, padrone, abbiate un po’ di cuore: voglio solamente fargli incontrare il fratello… Stare all’aria aperta è molto salutare, a quest’età! Le lezioni possono pure essere rimandate” sorrise il demonio, mentre il piccolo si rotolava nel prato.



“Ah! Dannazione maggiordomo dei miei stivali: non accaparrare scuse, è da due ore che è qui! L’ora del tè sta per giungere, ed Elizabeth vuole conoscere il bambino” esclamò seccato il conte: l’occhio gli cadde sull’epitaffio.





Ripensò a quando avevano ritrovato il cadavere di Ryan: Undertaker aveva detto che non aveva mai visto un volto così pacifico, su un morto.

Era deceduto solo poco tempo prima: giusto in tempo per vedere William vincere.

Sebastian aveva raccolto il freddo cadavere: nessuno aveva osato proferire parola.

Il funerale si tenne pochi giorni dopo.

A Ray fu destinata una bellissima tomba: non troppo sfarzosa, ma fine ed elegante.

Era in marmo bianco: il candore simboleggiava la luce di cui ora, il precedente demone dell’ombra, era padrone.






“Pensavo che Elizabeth volesse preoccuparsi di un altro bambino…” fece malizioso il maggiordomo.



Ciel arrossì, voltando di scatto il volto: non era proprio cambiato, in tutti quegli anni.




“Avanti, prendi Scott e non protestare” fece l’akshaku, con ancora l’imbarazzo sul viso.



“Scott Ray Gordon… Un bel nome, eh? Ryan diceva sempre che avrebbe voluto un figlio di nome Scott” cinguettò il maggiordomo: stava ancora godendo per la scena di prima.



“SMETTILA DI GONGOLARTI PER AVERMI MESSO IN IMBARAZZO!” strillò il conte: guardò di sbieco il maggiordomo, mentre questi gli mise in mano il bambino.



“Ma che fai?! Sei impazzito?!” chiese il blu, confuso.



Sebastian Michaelis sorrise.




“Dovrete poi abituarvi, no?” disse, facendo l’occhiolino e portandosi un dito alle labbra: nemmeno lui era cambiato.



“Diavolo dei miei stivali! Arrivami alla distanza di cinque metri, e sarai il mio prossimo oggetto per il tiro al piattello!” sbraitò il conte, mentre il bambino fra le sue braccia rideva.



Ciel si chiese come avrebbe fatto in futuro: senza dubbio, il mestiere del padre era il più duro del mondo.




















Una luce innaturalmente splendente filtrava dal rosone.

I candidi raggi accarezzarono il viso della sposa: il vestito bianco, la faceva assomigliare ad un angelo.

La rara bellezza che la caratterizzava, aveva incantato tutto il pubblico.

Avanzava lentamente, affiancata dalle damigelle ed aggrappata al padre.

I testimoni l’aspettavano: Hilary ed Anton erano pronti ad assisterla anche in questo grande passo.





E poi c’era lui.



Lui, nel suo nobile abito nero.



Lui, una figura scura, principesca, girata di spalle.



Il suo fascino, la sua beltà lo rendevano unico perfino in quel momento.





Il giovane sposo attendeva pazientemente al fianco dei suoi due testimoni.

Jason, nel suo vestito nero elegante, si girò: fece un veloce occhiolino alla sposa, sorridendo.

Ciel voltò leggermente il viso: era affascinante nel suo abito blu, un vero e proprio Lord.

La sua figura longilinea, con il mantello sulle spalle, gli dava un’aria regale.

Incurvò le fini labbra, tornando serio poco dopo.

La sposa arrivò a destinazione.

Le parole del prete, ormai, non venivano più ascoltate dai due promessi.

Senza guardarsi negli occhi, stavano seri e felici, in attesa del grande momento.

La passione che si agitava nei loro cuori, che battevano selvaggiamente, non aveva eguali.

Il loro amore, sbocciato nelle avversità, era il più raro e più bello di tutti: possedeva una purezza senza eguali.



Il momento arrivò.

Si scambiarono le fedi.

Lui le tolse il velo: gli occhi smeraldini incontrarono l’ambra colata delle iridi di lei.





“Vi dichiaro marito e moglie. Ora potete baciare la sposa”.





Tutto al rallentatore.






William sorrise dolcemente, e si chinò su Jane.





Lei, si sporse verso di lui.





Le loro labbra sigillarono la loro unione.





E non ci fu uno spettacolo migliore di questo.




















Cara! Siamo finiti sul giornale!” fece Jason: Hilary comparve alle sue spalle, leggendo il quotidiano.



“Ma guarda un po’: l’evento dell’anno, il conte Ciel Phantomhive e la duchessa Elizabeth Middleford si sono sposati”



“Ed era ora, dannazione! È da un secolo che doveva proporlo! È l’ultimo che si è sposato!”



“Ahaha, calmati, Jas: ognuno deve sentirsi pronto! Ciel è il più giovane, fra noi! In conclusione, mica potevate sposarvi tutti insieme!” fece Federik, sorridente.



“Dopotutto, è stato un periodo davvero pieno! E nozze di qua, e nozze di là, compra regali, ordina torte, cuci vestiti!” fece la nuova signora Michaelis: Alice entrò nel salotto di magione Undertaker, con un sorriso stampato sulle labbra.



“Su questo non posso darti torto… In fin dei conti sembra passato solamente ieri da quel giorno!” fece David.



“Hai ragione, papà” fece Jason, reclinando il capo: Dave gli sorrise teneramente, scompigliandogli i capelli corti.



“Ehi, piano! Non sono mica un bambino! Sono sposato ed ho la barba, che diamine!” si lamentò ironicamente il minore dei Jones.



“Bé figliolo, anche io sono sposato se è per questo: non sapevo che vostra madre sapesse cucinare dolci così buoni. Credo che la mia nuova moglie Hylda Cavendisch mi farà ingrassare!”



“Non ne dubito, padre” fece composto come sempre Federik.



“A quanto pare Fed, dovrai ammogliarti, prima o poi! Carina quella ragazzina con i capelli di fuoco, Rossana” fece Anton, entrando a braccetto con sua moglie.



Federik arrossì appena, grattandosi la testa.



“Bè, almeno io avevo confessato di avere una fidanzata… Mica come te!” si giustificò, buttando un’occhiata alle fedi dei due giovani.



“Bè, nessuno di voi mi ha mai chiesto se avessi una vita sentimentale” si difese pacato Anton: Christine rise leggera.



Era una ragazza graziosa: aveva lisci capelli castano chiaro ed occhi verdi.



“Almeno Bart si divertirà a fare il nonno” esordì il biondo, facendo l’occhiolino ai ragazzi.





“Dunque, avevo azzeccato tutto!” fece la voce stridula di Undertaker: si rivolse a David, ghignando.

“La principessa, delusa dal principe, trova l’amore nel cavaliere” recitò il becchino, ammiccando in direzione di Hylda.



Ella si strinse al braccio del marito.



“Ora ho capito cosa mi volesti dire, quel giorno” la bianca sorrise “David ora è il mio re” disse, mentre i suoi figli ridevano.





“Siamo giovani: possiamo ancora realizzare i nostri sogni!” esordì William James “Non so se diventerò prima zio, o padre” si chiese, falsamente corrucciato.



Mi sembra che Catherine ami tuo nipote William, così come ami tutti noi. Ma dicci la verità: da quanto tempo è che sei fidanzato con questa?” chiese Sebastian, ridendo: al suo fianco stava il conte Phantomhive, sorridente più che mai.



“Già, da quanto? Benedicimi! Siete finiti in foto sul giornale per merito mio” commentò Ciel, ringraziando Hilary per la tazza di tè che gli aveva offerto.



Il giovane era diventato bellissimo.

Assomigliava moltissimo a Vincent, ma nel suo viso c’era un qualcosa di più gentile e raffinato: i due grandi occhi d’oceano rispecchiavano la bontà e lo splendore appartenuti a sua madre.

Il suo fisico, una volta gracile, si esibiva in tutto il suo vigore.



“Bè diciamo che… È una storia che va avanti da quando Anton mi spedì in paradiso! Ahahhaha” confessò James, sorprendendo gli amici.



“CHE COSA?! E NON CE L’HAI MAI DETTO?!” esclamarono tutti all’unisono, stupiti.



“Eh, voi non me l’avete mai chiesto!” si difese, con una risata.



“Comunque… Vedere mio nipote felice… Ripaga tutto ciò che ho subito in duecento anni” disse, con un tenero sorriso.




















“Sei felice, ora?” chiese Jane, con la sua voce vellutata: dall’alto di quella collina che li aveva visti crescere, sotto quell’antico cipresso, Jane e William, abbracciati, osservavano ciò che la primavera stava compiendo a “Magione Undertaker”.



I fiori avvolgevano ogni cosa, più profumati e belli che mai.

Will baciò la testa della giovane donna: le fedi che avevano al dito splendettero alla luce del sole.



“E quindi ce l’hai fatta”



“Ce l’abbiamo fatta” la corresse il marito “Senza di te, non avrei concluso nulla, mi sarei arreso alla morte. Tu mi hai dato la forza per andare avanti: per essere ciò che sono, per vincere contro tutti i mali”.



Le diede un bacio, e lei sorrise contro le sue labbra.

Contro le labbra che amava.



“D’ora in poi, saremo solo io e te, in due”



“In quattro, vorrai dire”.





William strabuzzò gli occhi.





“Che cosa?!” domandò, fuori di sé.



“Esatto, caro il mio Will: fra un po’ ti ritroverai a fare la paternale a due piccoli shinigami” rivelò, ridendo.



“Cioè… Tu mi stai dicendo… Che sei incinta?! Di due gemelli?!” chiese euforico il figlio di Thomas.



“Ma sei duro di comprendonio, eh?!” fece Jane, falsamente irritata.



“Evvai!!” esultò il futuro padre in preda alla più folle gioia: prese Jane e la fece volteggiare, continuando a schiamazzare.







“Mi hai appena fatto… Il regalo più grande che avessi mai potuto farmi” le sussurrò, poggiandola a terra.





“Ti amo, Jane” disse, senza aspettare una risposta.





Le prese il viso fra le mani e la baciò.







Il bacio più bello della loro vita.


















“Ehi”.





Thomas si voltò: le braccia incrociate e la spalla appoggiata al troco dell’albero.

La sua espressione stupita, si dissolse entro poco.





“Ciao, Isabel”.





La moglie lo affiancò, guardando dolcemente Magione Undertaker.





“Non sei contento? Stanno crescendo, stanno realizzando i loro sogni. E l’amore che li unisce, è il fiore più raro e più bello di tutti”



“Sì, cara: sono felice ed orgoglioso di lui” sospirò “Vorrei assistere di persona a tutto questo”



“Ma lo stai già facendo” disse Isabel, guardando il figlio abbracciato alla moglie.





Jason, Ciel, Sebastian e David si avvicinarono ai due sposini, sghignazzando come loro solito.

Tim prese per mano Isabel, guardando commosso gli eroi.

La consorte lo guardò stupita.





“Che fai adesso, piangi?”



“No… Questo non è un pianto… È solamente… Una dimostrazione di affetto!” fece Tim, con aria corrucciata: sembrava un bambino, mentre scendevano quelle fontane dai suoi occhi.



Isabel scosse la testa, e Tim ritornò normale: le sorrise, entusiasta.



“Insomma, fra poco saremo nonni, ti rendi conto?! E poi guarda un po’: gli eroi sono tutti i nostri figli, non trovi?!”



“Bella storiella commovente quattr’occhi”.



Jacob atterrò con un balzo di fianco a Thomas Will, ghignando come al suo solito: il ghigno bastardo ed attraente uguale a quello di suo figlio.



“Spero che tuo figlio non si farà crescere la barba come te, pizzo di capra”



“Vacci piano occhialuto! Sono orgoglioso di lui, anche se non ha il mio pizzetto strafigo. Siamo allineati…”



“Uno al fianco dell’altro, come loro”.





I tre si voltarono verso Vincent: sorrideva con amore infinito verso Ciel.

Scosse la testa.





“Ho condannato mio figlio ad un diavolo, ma se Dio avrà mai pietà di lui, chiuderà un occhio. Almeno il demone è il tuo primogenito, Jacob. Finalmente, possiamo mettere l’anima in pace”



“Già, finalmente è così, ragazzi”.



Arianne si portò al fianco di Vincent.



“Quindi…” fece Jacob, fissando suo “fratello” David.



Ghignò, con un’ombra di felicità.



“L’unico bastardo sopravvissuto è lui, eh? E adesso si è pure sposato. Vecchia canaglia…”.





Erano disposti in fila: Thomas, Isabel, Vincent, Arianne e Jacob. “A quanto pare, eroi della prima battaglia, siete venuti tutti qui per vederci”.





La voce di David spezzò il silenzio che si era creato fra il gruppo di spiriti.

Jacob ghignò nuovamente.





“Ehi bastardello, era da un po’ che non ti vedevo: dannato teppista, troppo orgoglioso per morire” fece, con il suo solito tono da scherno.



David lo guardò sorridendo tranquillamente.

Un’ombra di dolcezza passò sul viso di Michaelis.



“Ci si rivedrà presto, Dave” disse, sorridendo.



Abbracciò il mezzo demone fraternamente, senza pentirsene.

Davanti a loro, c’erano i salvatori dell’universo.

Thomas si rivolse a Isabel: erano di nuovo da soli, su quella collina.

Davanti a loro, solo ettari ed ettari di prato.



“E adesso, cosa faremo?” chiese, guardando negli occhi la moglie.



“Bè, abbiamo fatto tutto quello che dovevamo: ora guidiamoli da lassù… Ci penserà questa nuova vita, a crescere i nostri figli”.










http://www.youtube.com/watch?v=Z7HOtOdJi0U









Son passati anni, ormai, da quel giorno: il tempo scorre, e la vita continua.

Magione Undertaker non restò solitaria per molto: al fianco, si costruirono delle case fantastiche.

Se guardate dall’alto, le abitazione formavano un cerchio: tutte si congiungevano con la casa in cui tutto ebbe inizio, ed in cui tutto ebbe fine.

La vecchia casa bruciata divenne una casa nuova, fantastica e ben curata: il nuovo alloggio degli Spears, non più isolato nel bosco ma vicino alle proprietà degli amici, era tornato come nuovo.

Se ci si avvicinava, si potevano udire le grida di bambini entusiasti che si divertivano: William si mise ad osservare i figli giocare, mentre teneva per mano sua moglie, Jane.

Due maschietti s’inseguivano, passandosi il pallone a vicenda.

Il primo aveva capelli neri come la notte, un viso serio, la pelle marmorea e gli occhi verdi smeraldini: Thomas James Spears.

Il secondo, più vivace, aveva due occhi dorati screziati di verde, capelli di uno strano castano fulvo, riflettevano un colore rossiccio alla luce del sole: Alexander William Spears.




“Papà! Mamma!” esordirono i gemelli Spears “Arrivano gli zii! E i cugini!” gridarono, precipitandosi verso le persone che gli venivano incontro.



Troppo numerosi, da descrivere.




Si poteva benissimo riconoscere il figlio di Federik dai capelli rossi: Richard, come il nome del nonno shinigami, tanto simile a Federik.



Il figlio e la figlia di Jason dai sorrisi beffardi ed i capelli mossi: David ed Helen.



La figlia di Anton dal particolare colore degli occhi: Angel.  



Il figlio di Sebastian dall’aria furba: Jacob.

Egli, era sempre affiancato ad un ragazzino più grande: Scott Ray Gordon era uguale al fratello deceduto.



I figli di Ciel: Vincente e Rachel. Il primo aveva gli occhi oltreoceano, i capelli blu, il viso gentile che tradiva un’espressione seria e regale. La piccola invece, era la copia di Lizzy: vaporosi capelli biondi incornicianti un viso raffinato, occhi smeraldini.



Infine, potevi riconoscere quei due bambini, i figli di William James Ford.

Will si fece avanti, salutando la piccola Isabel ed il piccolo Daniel: le copie sputate di suo zio e sua madre.


 





“Finalmente… Un’unica famiglia, sotto lo stesso sole” fece William, stringendosi a Jane, prendendo in braccio Thomas ed Alexander.

 



 

“Non vedo l’ora di scoprire… Ciò che ci riserverà il futuro”.



 














La storia termina qua, come è solita terminare: il nostro eroe ha la possibilità di ricostruire tutto da capo, e lo fa egregiamente.

Il frutto del suo amore sta dando i risultati sperati, ed i fiori sbocciati dalla sua passione non lo deluderanno mai.

Un grazie a chi è arrivato fino in fondo,
a chi, in questo momento sta leggendo le mie parole.

Il racconto di William si chiude su questa meravigliosa scena: tutti uniti in una grande famiglia, sotto lo stesso sole.

Ovviamente, le sue gesta non si fermano qui: il suo nome di settimo shinigami leggendario verrà ricordato in eterno, anche per altri motivi.



Ma questa, è tutta un’altra storia.



Vi lascio con quest’ultima perla: credete in voi stessi, sempre.

La perseveranza, può smuovere le montagne.

Lieto di essere sopravvissuto per avervi potuto raccontare questo episodio, vi saluto.






In fede,





Il Narratore.  

















Angolo dell'autrice





Ehilà!



Ed eccoci qui, siamo giunti alla fine di quest'avventura.

Mi scuso per il ritardo, ma oltre agli impegni, credo che il mio subconscio mi abbia ostacolato, impedendomi di pubblicare l'ultimo capitolo...

Sebbene io sia felice e personalmente orgogliosa di questa storia, non posso non dire di essere profondamente triste.



E' strano pensare a quando, mentre guardavo "Il pianeta del tesoro" su un pullman diretto per Gardaland, l'idea di questa fic si è delineata nella mia mente.

Prima pensavo che si trattasse solo di una sciocchezza, che avrei scritto queste righe solo per passare il tempo.

Ma poi, qualcosa dentro di me mi ha fatto cambiare idea: la passione che mettevo in questo racconto, la voglia di poterlo condividere con voi, su questo fantastico sito, mi ha fatto intraprendere questo viaggio.



La mia prima avventura nel mondo di Efp giunge al termine e spero che il mio racconto vi abbia lasciato qualcosa, che vi abbia trasmesso un po' della passione che ho impiegato nello scriverlo.

Ammetto di non essere troppo brava con gli addii e le dediche melense ma...





Devo dirvi GRAZIE.





Grazie a Julia 98, che mi ha incitato a non mollare mai durante la stesura di "Ci sono anch'io".




Grazie a sakichan24, per essere stata la prima a recensire la storia e a supportarmi quando questo sogno sembrava irrealizzabile.



Grazie a Phoenix_619 e la sua simpatia, che mi ha saputo far sorridere in ogni sua recensione.



Grazie MikuChan, che ha perso tempo prezioso per leggere questa fic.


 
Grazie a Kostanze_A_Flinn e XAniuEX_lol, per aver recensito.



Ed infine, non per questo meno importante (anzi) ringrazio Miss_Uriel.



La ringrazio per le fantastiche recensioni, per i consigli, per i complimenti, per il supporto... Per tutto!

Sentire i suoi pareri attraverso i suoi commenti, è sempre stato un piacere, mi ha sempre infuso un grande incoraggiamento e di questo gliene sarò per sempre grata.

Le auguro di poter continuare al più presto la sua storia, provando sempre più passione nello scriverla.

Per questi motivi, questa storia sarà dedicata anche a lei!

Spero che questo gesto possa ricambiare l'aiuto che mi hai dato :)



Ringrazio anche coloro che hanno messo la storia fra le Seguite e/o le Preferite,

E soprattutto ringrazio i lettori silenziosi (Wow, siete davvero tanti!) che si sono soffermati a leggere questa Fic, capitolo dopo capitolo.

Cari lettori, senza di voi, noi scrittori non esisteremmo: continuate a leggere le nostre storie, dandoci la forza di continuare in qualsiasi momento!





...







Ma, purtroppo per voi, le sorprese non finiscono qui!



Credevate seriamente che "Ci sono anch'io" fosse finita così?



Bé, dovrete ricredervi!



Forse non ci sarà un sequel, ma, per ringraziarvi e non lasciarvi troppo con l'amaro in bocca (lo so che in realtà state per tagliarvi le vene, ma perfavore, datemi l'illusione che volete leggere ancora le avventure di Will e company!)



Ho intenzione di fare una piccola Raccolta, in cui approfondirò la natura di alcuni personaggi, racconterò parti della storia dal punto di vista di alcuni di loro e...



Perché no: narrare di piccoli eventi quotidiani che si susseguono in casa Spears, non sarebbe una cattiva idea!



Forse resterete per un po' senza sentir parlare di me ma...



Vi assicurò, che tornerò.

Ho già in mente un'altra storia e chissà... Forse sono più avanti di quello che vi aspettate :)



Vi lascio con la stupenda canzone che, accompagnando le scene del cartone animato "Il pianeta del tesoro", mi ha permesso di scrivere queste righe.




http://www.youtube.com/watch?v=htoP11ox-VU



Spero di potervi sentire ancora, in futuro: vi auguro un buon proseguimento!



Con tanto affetto, alla prossima!



Jaki Star


 





 
  
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