Serie TV > Una mamma per amica
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Autore: ki_ra    30/01/2014    3 recensioni
Due ragazzi, un milione di sogni e di interessi in comune,
un amore incosciente delle difficoltà e noncurante dei conflitti,
una fuga per trovare la propria strada, altrove da lei,
e gli occhi sempre puntati gli uni nell’anima dell’altro.
Anni di distacco, di lavoro, per arrivare ciascuno ai propri desideri,
e di dolore per i sogni spezzati.
E poi un uomo ed una donna,
gli stessi occhi e le stesse anime …
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jess Mariano, Lorelai Gilmore, Luke Danes, Rory Gilmore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16 - Sunrise, crumbs and kisses

 

La luce del mattino li sorprese vicini, sotto le stesse lenzuola, per la prima volta.
Dormivano distesi sul fianco destro, l’una dentro l’altro, come l’ostrica nella valva. Jess poggiava mollemente la fronte sulla schiena di Rory, alla base della nuca; il braccio sinistro le cingeva il fianco e le dita della mano, adagiata sul ventre, stringevano quelle di lei, insieme al groviglio di lenzuola stropicciate. L’altro braccio le passava sotto il collo, piegandosi sullo sterno nudo e la mano le si ancorava alla spalla, assicurandosi, nonostante il sonno, di non allentare minimamente la stretta.
La luce si consolidava lungo le pareti della stanza, divenendo sempre più insistente, e Jess aprì e richiuse le palpebre un paio di volte, preparando gli occhi al chiarore diffuso. Spinse in avanti il naso, fino a toccarle la pelle, profumata e liscia come la più pura delle sete.
Il contatto ed il profumo, gli solleticarono i sensi, punsero i muscoli, come fossero senza pelle, ed una scarica di eccitazione e tranquillizzante possesso lo percorse lungo tutto il corpo teso.
Strinse di più la stretta, sfregando la guancia sulla schiena di Rory, lasciandosi avvolgere da quell’effetto che il suo corpo gli provocava, e sorrise, baciandola.
Scoprirsi così coinvolto, fu una sorpresa annunciata: non era un ragazzino alla prima esperienza, di donne ne aveva avute, anche prima di Stars Hollow, nonostante fosse giovane.
La notte trascorsa con Rory, però, era stata un’esperienza completamente nuova: gli aveva permesso di guardarsi sotto un’altra luce, lo stesso panorama da una finestra diversa. Fare l’amore, guardare sé stessi con gli occhi di chi ti ama, essere coscienti delle proprie pulsioni, dei desideri che diventano parte, non più solo del corpo, ma di un cuore da sempre bistrattato, erano stati la rivelazione cosmica della propria vera natura, rivelazione che solo lei era riuscita a mostrargli.
Ciò che aveva provato con Rory era stato così intenso ed infinito, così passionale ed intimo da insegnargli cosa significhi amare con ogni parte di sé.
Di quella sensazione aveva avuto un assaggio già quando stavano insieme da ragazzi ed, ogni volta che si baciavano, diventava sempre più difficile privarsi della sua bocca. Lo aveva sospettato allora, ma adesso ne era sicuro: se quella sera a casa di Kyle avessero fatto l’amore, Jess non avrebbe mai visto la California.
Il corpo di Rory si risvegliò alla stessa maniera del suo, aprì lentamente gli occhi e sorrise accoccolandosi nell’abbraccio caldo di Jess.
- Buongiorno … - gli augurò, mentre lui le baciava la schiena.
- Buongiorno a te … - le fece eco, tra un bacio e l’altro.
- Dormito bene? – gli chiese, voltandosi e trovandosi il suo viso a pochi centimetri.
- Poco e male … Ma ne è valsa la pena! – le sorrise, annullando abilmente i centimetri che si erano interposti tra loro nel cambio di posizione ed eliminando i lembi del lenzuolo che dividevano la loro pelle nuda.
Jess sprimacciò il cuscino, sistemandoselo sotto la testa, in modo da poterle guardare il viso vicinissimo, mentre, con la mano libera, portava il tempo dei loro respiri, picchiettando dolcemente sul fianco di lei.
- E questa? – gli chiese, passando l’indice su di una cicatrice che aveva sul petto, all’attaccatura del braccio destro.
- La cicatrice? Potrei dirtelo, ma poi dovrei ucciderti … - rispose, misterioso.
- Correrò il rischio … - lo assecondò curiosa.
- Un regolamento di conti tra bande rivali! – le rivelò con sufficienza, quasi, per lui, fosse cosa di tutti i giorni.
- Scherzi? – inorridì: per quello che sapeva di Jess, prima di Stars Hollow, poteva anche essere vero.
- Sì! – ridacchiò, godendosi l’espressione sollevata di quella che era di nuovo la sua ragazza.
- Sono caduto, come un perfetto idiota, uscendo dalla doccia e, finendo su non ricordo più cosa, mi sono ferito! – confessò senza imbarazzo.
- Eri ubriaco? – incalzò, prendendolo in giro.
- No, no, ero sobrio. E’ per questo che ho sottolineato: “come un perfetto idiota”. – sorrise ancora, lasciandole un bacio sulla punta del naso.
- Strano. Per tutto il tempo che siamo stati insieme, non l’avevo mai notata. – considerò la ragazza, continuando a seguire col dito quella pelle attorcigliata, dura e retratta.
- Beh, non siamo mai stati insieme  … così … - precisò, improvvisamente serio, con la voce dolce, sfiorandole la pelle del seno che rimaneva scoperta dalle lenzuola.
- No … - sospirò lei, - Non ridere, ma … io … avrei voluto … - confessò, imbarazzata, mentre una scarica elettrica le percorreva la schiena. – Io … avrei voluto! Lo confidai anche alla mamma … - continuò, con le guancie in fiamme come una ragazzina.
- Ed io che credevo che i motivi per cui Lorelai mi detesta fossero solo merito mio! – ironizzò, cercando di stemperare l’imbarazzo di lei ed il vuoto nello stomaco che gli si era aperto a quella rivelazione.
Sapeva, allora, che in ogni bacio, in ogni carezza esplicita, Rory percepiva il desiderio che aveva di lei, e, a sua volta, sentiva quel suo lento lasciarsi andare tra le sue mani, ad ogni tocco più sicura, più pronta a lasciarsi annegare in quel fiume caldo e avvolgente, nuovo per entrambi.
- Presuntuoso … - lo apostrofò, con un piccolo sorriso, mentre si lasciava baciare la fronte e le guancie.
- Lo ero: ero un ragazzino presuntuoso, convinto che il mondo girasse per il proprio verso solo per fargli dispetto. Ero presuntuoso, arrabbiato e totalmente inaffidabile. Come … come potevi credere in me, fidarti al punto di … - le chiese, percorrendo, con la punta delle dita, la schiena scoperta.
- Ero … innamorata … - sussurrò, quasi fosse la cosa più ovvia al mondo. – E mi fidavo, anche se, a volte era così difficile capirti … Come alla festa. Avrei dovuto intuire che qualcosa ti tormentava, eri così triste, arrabbiato … -
- Ehi … - la fermò, posandole un dito sulle labbra. – Fu mia la colpa, soltanto mia … Ero stupido e troppo giovane per riuscire a gestire i miei sentimenti per te, troppo grandi e sconosciuti. Sapevo che ti avrei delusa per la bocciatura … per il ballo a cui non ti avrei portata. Avrei deluso la prima persona che si era fidata di me … la prima… - mormorò, senza guardarla, come se il peso di quell’errore gli opprimesse ancora il respiro.
- Ed io volevo cambiarti, Jess. Mi fidavo, mi ero innamorata di te per come eri, eppure volevo cambiarti! Anche io ero una ragazzina presuntuosa … -
Jess scosse il capo, continuando a guardarle le labbra piccole, tenere ed invitanti, esattamente come era lei.
- Una coppia perfetta, direi … - sorrise.
- Decisamente … - acconsentì. – Forse avevo solo paura che ti stufassi di me … della ragazzina con la gonna a pieghe della Chilton. – azzardò dopo un sospiro.
Rory era sempre stata uno strano miscuglio: forte e determinata, pronta al sacrificio pur di realizzare i sogni che l’avevano spinta fin da bambina ed al tempo stesso piccola, insicura, tremante, come un animaletto spaventato, davanti ai propri sentimenti.
Jess sorrise, intenerito nel trovarsi tra le braccia la stessa ragazzina dolce ed entusiasta che si era presa il suo cuore a diciassette anni.
- Mi piaceva, invece, mi piaceva da morire la tua gonna a pieghe … - le rivelò, avvicinandosi al suo orecchio, come fosse un segreto solo loro. – Avrei dovuto parlarti … Avrei dovuto spiegarti ciò che mi torturava … - continuò, facendosi di nuovo serio. - Ma dovevo andare via, Rory, dovevo crescere … - terminò con un sospiro profondo, lasciando che il peso di tutto quel tempo, impiegato a diventare grande, uscisse dai suoi polmoni, liberandolo.
- E … sei cresciuto? – indagò, sorridendo.
- Tu che dici? – chiese lui, sorridendo a sua volta e riportandole gli occhi sulla bocca.
- Te lo dico dopo … - rispose con una malizia nuova, mentre Jess le si avvicinava al collo, sfiorandola con le labbra, in una maniera così coinvolgente da toglierle ogni capacità razionale.
 

§§§§§§§§
 

Trascorrere l’intera mattina a letto era stata una novità sorprendentemente piacevole per entrambi.
Nessuno dei due indugiava sotto le coperte: Rory era solita alzarsi presto per fare colazione con calma, sfogliando il suo quotidiano preferito; Jess, pur essendo più pigro, considerava, da sempre, il letto necessario solo per dormire. Per il resto, ascoltare musica o leggere o dedicarsi ad altre “pratiche”, andavano bene anche il divano, la sedia della sua cucina e persino il pavimento.
Eppure quel giorno nuovo, si erano lasciati avvolgere da quella pigrizia molle del far niente; dal desiderio di rotolarsi addosso, di respirarsi; di aggrovigliarsi dolcemente l’una nell’altro e tra le coperte riscaldate dai loro corpi ancora nudi.
Quando poi la fame ed il bisogno della prima dose quotidiana di caffeina di Rory si fecero sentire, ordinarono la colazione alla caffetteria all’angolo, dove lei si fermava tutte le mattine.
Rimasero ancora l’uno sull’altra, con la musica a regolare i respiri, fino a che il garzone bussò alla porta. Jess sbuffò sonoramente e si tirò su, scocciato di dover rompere quel contatto, che continuava a pizzicargli i sensi. Rovistò per la stanza alla ricerca dei suoi jeans e della maglia stropicciata, mostrando, senza alcun imbarazzo, il suo corpo completamente nudo, deciso, sicuro, forte e caldo nel quale Rory si era rifugiata fino a pochi istanti prima.
- Ehi! – lo richiamò. – Ma sei senza vergogna … - finse di rimproverarlo, senza riuscire staccargli gli occhi di dosso. Jess sorrise seducente e, senza dire una parola, con un gesto secco, le strappò il lenzuolo che la copriva, facendola arrossire, come una ragazzina che si mostra per la prima volta.
Fecero colazione tra le lenzuola stropicciate, piene di briciole di muffins; si baciarono, assaporando il gusto delle loro bocche, mescolato a quello della cioccolata; si punzecchiarono, ridendo, come piaceva a loro e poi si baciarono ancora, senza fretta, ora che sapevano di avere tutta la vita davanti.
- Jess? – lo chiamò, mentre, strappatole di mano l’ultimo morso di ciambella, le riempiva di piccoli baci le guancie piene.
- Cosa? – farfugliò, incontrando con la punta del naso quello di lei e lasciandole scivolare le mani lungo la schiena.
- Cosa succede adesso? – chiese, socchiudendo le palpebre e accelerando il respiro.
- Ci sono almeno un paio di idee che mi frullano per la testa … - disse, mentre la bocca non dava scampo alla pelle del collo di Rory. – Se vuoi … te le mostro … una alla volta. – continuò, sfacciatamente, tra un bacio e l’altro.
- Jess … - provò a dissuaderlo, - Sii serio. – lo pregò.
- Mai stato più serio. – rispose senza interrompere l’opera che aveva iniziato.
- Ti prego, non … non riesco a parlare così … -
- Parlare? – finse di riflettere. – Tranquilla, non servirà. – concluse, sempre più invadente.
- Jess! – lo chiamò ancora, cercando di mantenere il controllo di sé. - Cosa succede adesso? – insistette.
- Di cosa hai paura, Rory? – sospirò, allontanando il viso da quello di lei per poterla guardare negli occhi e rendendo il tocco delle mani più tenero. - Della distanza? – azzardò.
L’idea di uscire da quel letto gli faceva sentire una strana fitta allo stomaco, un brivido nelle ossa, come sgusciare fuori da un rifugio caldo e avvolgente nel freddo della notte. – Siamo fatti per stare insieme, te l’ho già detto una volta … - le ricordò, mentre le immagini di quella sera a Yale passavano nella memoria di entrambi. – Io l’ho sempre saputo e anche tu lo sai. – ripeté, con una dolcezza da uomo, senza alcuna prepotenza, come allora. – Ho commesso degli errori in passato, lo so ... – sospirò, accarezzandola. - Ho passato una vita intera a convincermi che la felicità fosse per gli altri, per tutti gli altri tranne che per me. Anzi, ad un certo punto ho persino creduto che cercarla fosse da idioti … Adesso, da adesso, non lo credo più! E non mi importa se sarà difficile, se sarà doloroso … stavolta mi prenderò la felicità che mi spetta … insieme a te, mi prenderò tutto quello che mi spetta. – concluse lentamente, per poi sfiorarle le labbra come per suggellare la promessa.
Non era uno stupido, tantomeno un ingenuo: sapeva che sarebbe stato difficile, che la distanza li avrebbe feriti; già sentiva che la mancanza di lei, fisicamente, lo avrebbe morso ogni momento del giorno e la notte avrebbe sentito la carne sanguinare.
Ma sapeva anche che l’amava, come  non credeva si potesse amare; l’amava come aveva letto nei libri e, quella notte, aveva imparato cosa volessero dire quelle che erano state per troppo tempo solo parole.
Stavolta, ne era certo, niente si sarebbe messo di mezzo: né gli errori commessi da entrambi, né le paure che li avevano allontanati, o un passato doloroso, tantomeno la distanza.

  
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