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Autore: Aven90    30/01/2014    1 recensioni
Il nostro protagonista va al bar, ma trova una inaspettata sorpresa, sorpresa che però gli farà tornare la forza di reagire al dramma personale, facendogli capire che nel mondo c'è sempre qualcosa di peggio. E naturalmente la figura del barista "confessore".
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È sera, e la sera al pub è sempre pieno. Pieno di gente che gioca al biliardo, pieno di gente che cerca di barare al poker, pieno di gente gretta e inutile, oserei dire.

Ma in ogni caso il servizio è ottimo, si paga poco e quindi vado a sedermi sul solito sgabello.

In effetti è un po’ che non venivo, ma ciò che mi è successo valeva bene una visita.

Uhm, vedo che qualcuno ha voluto fare il simpatico mettendo un residuo di chewing gum sul “mio” sgabello, ma oggi non ho voglia di scazzottate e vorrà dire che per oggi mi siederò su un altro. Non tutte le gambe di legno sono livellate e a seconda di come mi muovo il peso si sposta da un alto all’altro: fantastico, ondeggio già prima di bere!

A un certo punto, mi rendo conto  che si vedono le cose da un’altra prospettiva, qui: ci sono bottiglie diverse stipate sulla credenza e persino Joe mi sembra diverso, visto da un’altra angolazione.

Allorché mi metto braccia conserte sul banco liscio come l’olio (notissima la passione di Joe di “lanciare” la birra alla vecchia maniera”) e mi schiarisco la voce. So bene cosa mi dirà dopo, ma me ne frego.

“Joe, dammi il solito” dico sicuro.

Ma all’improvviso la figura di spalle si muove verso di me in una maniera troppo violenta.

“Ti sembro una donna?” sbotta d’un tratto una ragazza dai capelli lunghi e neri, ben tornita e dall’aria minacciosa, indicandosi la faccia.

Arrossisco un pochino. “Beh, di solito c’è lui qui e siccome siete vestiti uguale…”

Lei viene colpita dalla mia frase, infatti sgrana un po’ gli occhi. “Oh. Quindi non sai che in questo pub i baristi si vestono tutti alla stessa maniera?” chiede la ragazza. “Ad ogni modo, c’è un motivo per cui sono costretta a sostituire Joe”

Troppo sibillina per poterci aver capito qualcosa. “Ehm… cos’è successo?”

“È morto, caro mio. Dove sei stato in questi giorni? Abbiamo anche chiuso per lutto”

Cosa? Joe morto? Ma in che mondo viviamo? All’improvviso qualcosa mi fa male all’altezza del petto. Mi dispiace molto per lui, era davvero un grande.

Vorrei parlarne un po’, ma la ragazza si è girata di nuovo intenta nelle proprie faccende; così cerco di attirare nuovamente la sua attenzione.

“Un attimo, ragazza. Mi stai dicendo che Joe, il barista, è morto? E come? Perché?”

La ragazza fa spallucce, sempre senza guardarmi.

“Non lo so, Cliente Inopportuno. So solo che si sono insospettiti trovando la porta di casa sua aperta e l’hanno trovato a terra in una pozza di sangue. In mano teneva una mazza da baseball e c’era casino dappertutto, quindi credo che sia rimasto secco dopo una colluttazione con qualche ladro, immagino.”

È una notizia sconcertante. Che siano stati i ladri o qualche nemico a me sconosciuto, non posso ancora accettare che sia morto. È terribile, Joe era forse l’unico amico che avevo e adesso che me l’hanno fatto fuori dovrò tornare a parlare da solo, probabilmente. E io che mi lamentavo per una stronza che mi ha abbandonato per il mio migliore amico!

Poi mi viene in mente una cosa.

“Sai molte cose rispetto a una che afferma di non sapere” osservo.

“Leggo i giornali, stupido. Ma torniamo a noi. Qual era il solito?”

Ho bisogno di qualcosa di forte, adesso. Certo che, Joe morto in quello stato pietoso… non avrei mai immaginato che i ladri sarebbero arrivati a lui.

Ho quasi dimenticato il motivo iniziale per il quale sono venuto qui. Dio, ho voglia di “Brandy, per favore”.

“Ci andiamo leggeri, eh? Era un tuo amico?” chiede lei.

“Sì… forse. Non lo so. I baristi non sono amici di nessuno, e di tutti a un tempo” rispondo, con la gola in fiamme.

“Corretto” risponde lei. “Sicuramente, non amici di questa marmaglia. Mi spiace che tu ci sia rimasto così male. Ma se devi scaricare i tuoi nervi su di me, gira al largo. Io non sono lui e ho già i miei problemi”

Scuoto la testa, rassicurandola, mentre bevo un sorso.

“Oh, tranquilla. Sei talmente scorbutica che non ti confiderei nemmeno che numero di scarpe ho, ed è l’informazione più inutile al mondo, a parer mio”

Con mia sorpresa, la tizia ridacchia. Non credevo che ce l’avesse nelle corde.

In ogni caso, il bicchiere è finito e mi serve un’altra razione per dimenticare quanto successo, altrimenti andrei davvero a suicidarmi.

“Ho finito. Dammene un altro”

La ragazza mi guarda di sbieco. “Non dovrai guidare dopo, spero”

Ricambio il suo sguardo con uno malizioso. “In realtà non t’interessa, ammettilo”

“Vero, ma se dovessi morire per coma etilico mi buttano fuori”

Momento di silenzio mentre lei versa un altro po’ di liquido nel mio bicchiere. Si vede che è turbata: non ride mai, non scherza mai… ho ragione a definirla scorbutica.

Provo a dirle qualcosa di carino, magari il suo tormento si attenua.

“Sai una cosa, tu che mi servi il brandy?”

“No”

Risposta secca. Ma tranquilla, adesso ti piazzo una frase figa.

"Se può consolarti, tu sei molto più di compagnia di tanti altri esseri umani che ho incontrato. Ed è tutto dire, visto che sei antipatica".

Ho fatto centro, lei torca la testa lanciandomi un altro sguardo con quegli occhi castani contornati da vaghe occhiaie.

E, per la seconda volta in poco tempo, sorride.

“Gentile da parte tua. O è solo l’alcool che ti fa parlare?”

Poi s’interrompe, come colta da un flash. “Non è che ci stai provando?”

Stavolta sono io a ridere. “Tranquilla, ci provo solo dal terzo giorno in poi”

Sorpreso da quanto ho detto, guardo il bicchiere vuotato nuovamente. L’alcool fa male.

“Ehi Jennifer, ricordati che sei una porca! Dammi un altro Baileys!”

Il nuovo avventore mi rivela come si chiama la barista.

“Ecco a te, brutto stronzo!” esclama lei, porgendogli quanto richiesto in un altro bicchiere.

“Sai” dice poi “anche tu sei meglio di costoro.”

Uuuh, ho fatto breccia! Ma non lo dirò, magari domani.

A meno che non muoia…

   
 
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