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Autore: Marichiaaa    30/01/2014    2 recensioni
《Tesoro sali in macchina, ci divertiremo nella nuova casa. A Londra ti farai dei nuovi amici.》
《Io...io non voglio venire.》
Ariel, 16 anni, bulimica. Ecco come uso definirmi. Mia madre mi chiamò Ariel per via dei miei capelli uguali a quelli della sirenetta...era sempre stato il suo cartone preferito.
Ogni mattina mi alzo e invece di ringraziare Dio per un nuovo giorno, ringrazio lei...per rovinarmi la vita ogni giorno di più. 
Lei non ha il diritto di rovinarmi la vita.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate
Capitoli:
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#ZAYN’S POV.

Avevo seguito l’ambulanza con la mia auto e ora eccomi dietro ad una porta e vetri oscurati ad aspettare di parlare con qualche medico. Ariel non si era svegliata, era troppo debole per farlo. Questa era l’unica cosa che mi avevano detto i medici prima di entrare da quella stupida porta. I ragazzi mi raggiunsero all’ospedale, loro non mi avrebbero lasciato solo in quel momento. Nessuno di loro tranne Louis. Quando Louis decideva una cosa nessuno e dico nessuno riusciva a fargli cambiare idea! Louis avrebbe fatto i mezzi per avere Ariel ed io l’avrei protetta, non avrei lasciato che il suo “non le farò niente, verrà con me si sua spontanea volontà” si trasformasse in un “voglio possederla solo per il gusto di farlo”. 
Subito i medici mi raggiunsero. << Sei il suo ragazzo? >> mi chiese una dottoressa bionda con i capelli legati in una coda disordinata e un camice bianco? << No sono suo cugino, - risposi risoluto. – Lei come sta? >> La dottoressa prima di rispondere diede un’occhiata alla cartella che teneva sotto braccio. << Dobbiamo ricoverarla in un centro specialistico, le abbiamo attaccato una bombola di ossigeno per farla respirare, ma non puo’ continuare così. Ha bisogno di nutrirsi, noi ci stiamo provando con le flebo, ma ha bisogno di qualche mese in una struttura del genere. E’ troppo denutrita anche se il suo corpo non ha manifestato segni realmente evidenti. Se mi vuoi scusare, torno al mio lavoro. Devo parlare con entrambi i genitori. Falli venire al più presto possibile. E’ una questione di vita o di morte. >> Come cazzo non avevo fatto ad accorgermi che Ariel era del tutto denutrita e incapace di stare in piedi? Sono stato accecato da non so cosa per tutto questo tempo. Presi il telefono e avvisai subito mia madre.
 
Abbiamo un problema, Ariel. Vieni subito in ospedale, la madre non si è ancora presentata.
Z.
 
#LOUIS’ POV.

La piccola Ariel era finita all’ospedale allora. Uh come mi sento in colpa, pensai tra me e me. Ma vaffanculo se l’è cercata lei e se era bulimica io cosa ci colpo. Era perché adesso è un vegetale a come mi hanno detto. Quando Niall mi chiamò scoppiai a ridergli al telefono. “Come cazzo fai ad essere così schifoso?!” Fu l’unica cosa che Niall mi disse prima di staccarmi il telefono in faccia. Avevo deciso di prendermi una vacanza per un po’. Tanto finchè stava ricoverata in quel centro per ragazze problematiche non l’avrei potuta toccare. Tanto valeva andare via anche dai ragazzi che si ostinavano ad avercela con me.
Presi la mia valigia e ci infilai le cose necessarie per un mese o poco più, non avevo bisogno di molto. Uscii dalla porta e salii sull’aereo destinazione Doncaster, sarei tornato dalla mia famiglia, mi avrebbe fatto bene.
 
#ZAYN’S POV.

<< Zayn hai combinato un casino. – Neanche entrata nella sala d’aspetto mia madre cominciò a gridarmi contro. – Ora come facciamo? Robert l’aveva affidata a te. Tu non sei stato capace di starle attento. >> Intanto i ragazzi dietro di me guardavano la donna, identificata come mia madre sbraitare senza capire un emerito cazzo.  << Ora sarai tu a dirglielo mio caro, - disse portgendomi il cellulare con la chiamata in corso. – Non voglio responsabilità per questo. >> Chiusi la chiamata. << Tu stai pensando a quello che puo’ pensare Robert, ma non a come sta Ariel in questo momento. Ti sta importando solo della rabbia del padre e non della lotta tra la vita e la morte della figlia. E’ arrivata ad uno stato avanzato e non si vedeva. Questo lo dirò anche a lui. Io non ho colpe. >> La rabbia a volte mi giocava qualche brutto scherzo, ma cazzo come si permetteva a dire certe cose? Ora era in lacrime, sarei andato ad abbracciarla ma solo dopo la telefonata.
Composi il numero e subito dopo sentii la voce calda e forte di Robert rimbombare nel mio orecchio << Mary che c’è? Sono in riunione. >> Riunione? Aveva ricominciato a lavorare allora. Ma no aspetta, non era il momento. << Non sono Mary e Ariel è in ospedale. Prendi un aereo il più presto possibile ti aspettiamo. >> Tagliati corto, mi sembrava piuttosto irritato. << Tra dieci ore al massimo sarò li, ma la madre? >> Eh già quella strega chissà dov’era, mi ero pure dimenticato della sua esistenza. << Non si è fatta vedere e non risponde al telefono. >> Lo sentii sospirare. << Tranquillo arrivo io, grazie della telefonata. >> Staccai il telefono e corsi ad abbracciare mia madre. << Arriva. >> E sorridemmo assieme.
 
Dieci ore dopo Robert arrivò e della madre ancora nessuna traccia.
<< Robert, - disse mia madre correndo ad abbracciarlo. – Finalmente. >> Che scena commovente, avevo visto Robert si e no due volte, ma mi sembrava un tipo alla mano, forse dai racconti della sorella e dalle fotografie sembrava più il tipo che vuole mettersi al centro dell’attenzione, ma a me non sembrava affatto così. << E’ li dentro, - dissi indicando la porta a vetri dov’era trattenuta Ariel. – Grazie ragazzo. >> Ricambiò lui.
 
#ARIEL’S POV.

Sentii una mano grande sfiorare la mia e il primo istinto fu quello di ritirarla. Dopo ciò che avevo vissuto avevo paura anche della mia ombra. Aprii piano piano gli occhi e trovai davanti mio padre. Devo essere in paradiso pensai. << Papà… - dissi con la voce roca e non vedendolo chiaramente. – Sei tu?. >> Forse ero in paradiso. << Si bambina sono qui. >> Si avvicinò di più a me. << Sono forse morta e sono in paradiso?. >> La sua risata! Cazzo quanto mi era mancata la sua risata. << No amore mio, sei viva e io sono davvero qui. >> Al che cercai di riprendermi e la mia vista si fece più limpida. Era davvero lui, con un taglio di capelli diverso dall’ultima volta risalente a, tipo sei anni fa, ma era sempre lui. << Perché durante le nostre brevi telefonate non mi hai mai parlato del tuo problema? >> Girai la testa dall’altro lato non mi andava di rispondere. << E’ stata tutta colpa di quella strega di mia madre. Lei mi ha portata ad essere così. Chiedilo a chiunque la conosca. >> Vidi una lacrima solcare il suo viso e subito si chinò ad abbracciarmi. << Ho gia avuto conferma da Zayn che quanto dici è vero. Non dovevo lasciarti con lei. >> La mia mente si fermò sul quel nome…Zayn?  << Si lui mi ha salvata, oddio proprio salvata no, però è venuto da me in infermeria quando ero sola ed ha chiamato mia madre. – Già mia madre, lei non si era fatta sentire, allora era vero che non gliene fotteva un cazzo. – Lei dov’è? >> Mio padre si guardò intorno in cerca di una risposta. << Non ne ho idea, ma non è questo l’importante, ci sono io piccola. – Mi lasciò un bacio sulla fronte e subito dopo mi spiegò in breve cosa avevo. – Devi ricoverarti in un istituto per ragazze come te. >> Non era quella la conclusione che mi aspettavo. Non mi ero accorta di essere legata ad una bombola. Ragazze come me, che brutto termine.  << Ho già firmato le dimissioni, se mangi regolarmente dopi tutto ciò che ti hanno iniettato qui puoi stare anche senza flebo, proveremo a farti mangiare solo un po’, solo per un giorno finchè non sarà pronto il ricovero. -  Sospirai appena sentii quella parola. Mi ero davvero spinta così in fondo? – Staremo da Mary e Zayn, a casa di quella pazza non ti ci lascio. >>
 
Ero di nuovo in una casa, in una casa vera! Con un tetto e dei mobili non bianchi. Mi mostrarono la mia stanza e mi misi subito a letto ero troppo stanca per stare in piedi. Mio padre si mise assieme a me nel letto a due piazze, ci addormentammo assieme e ci svegliammo solo la mattina seguente. Appena sveglia provai a mettermi seduta, ma niente. Non volevo svegliare mio padre, ma avevo bisogno di andare in bagno. Toccava anche a me qualche volta. Scesi dal letto e provai a stare in piedi, ci riuscii. Notai che addosso avevo una maglietta lunga e grande e un paio di culottes. La maglietta sarà stata di Zayn. Barcollando raggiunsi il bagno e appena finii optai per cercare Zayn, magari lui mi avrebbe accompagnata di sotto, non volevo rischiare di fare le scale. Camminavo strisciandomi ai mobili quando lo vidi uscire da una porta. << Zayn. >> Dissi e lui corse ad abbracciarmi prendendo le mie braccia che si erano tese in avanti. << Ei cuginetta, tra un ora dobbiamo essere al centro che ci fai ancora in pigiama? -  Non volevo ricoverarmi, no. Mi sarei ripresa sola. Le lacrime cominciarono ad uscire e mi accasciai sul pavimento. Era come se Zayn avesse capito tutto. – Non puoi riprenderti da sola, guarda come stai. Hai bisogno di una mano. >> Lui mi tese una mano e mi accompagnò a prendere un jeans e una felpa. Aspettò che mi vestissi e poi entrò. << Ancora non ti ho ringraziato abbastanza. >> Lui sorrise. << Se sei qui con me è come se mi avessi ringraziato. >> Mi lasciò un bacio tra i capelli, mi prese in braccio e mi accompagnò in macchina dove c’erano gia mio padre e la madre di Zayn, la fotocopia al femminile di mio padre. Dopo venti minuti di viaggio che a me parsero cento venti, un’infermiera ci corse in contro e mi fecero accomodare sulla sedia a rotelle. Mio padre spinse la carrozzella fino alla stanza che mi era stata assegnata seguita dagli altri due. Sembrava una stanza d’ospedale solo un po’ più colorata e nel letto accanto al mio c’era una ragazza. Sul capo del suo letto c’era scritto Jasmine, ancora riposava e sul braccialetto che aveva attaccato al polso c’era scritto Anoressica. I miei mi lasciarono poco dopo, dicendomi che ci saremmo visti l’indomani. E ineffetti così fu. Vennero tutti e tre tutti i giorni per tre mesi, fino a quando non mi ripresi del tutto stettero con me.
Il giorno delle dimissioni mi aspettarono fuori e io corsi incontro a tutti loro stringendoli forte. Loro erano la mia forza, lo erano stati tutto questo tempo e lo sarebbero stati sempre. Anche gli amici di Zayn erano li, li salutai con un cenno della mano e regalandogli il sorriso più bello del mondo. Louis invece non c’era, eh gia Louis ogni tanto un mio pensiero andava anche a lui, mi aveva dedicato una canzone e poi aveva provato a violentarmi. Meglio non pensarci e godermi questo ritorno a casa finalmente sui miei stessi piedi. 

 
 
                                  Ariel.
 
Zayn.



 
SPAZIO AUTRICE.
GRAZIE A TUTTI DI CONTINUARE A SEGUIRE LA MIA STORIA. HO CERCATO DI FARE UN CAPITOLO UN PO' PIU' LUNGO. HO TAGLIATO CORTO CON LA BULIMIA PERCHE' HO ANCORA TANTO DA RACCONTARE. A PRESTO. :D
RECENSITE!
  
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