Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: FreDrachen    30/01/2014    12 recensioni
Cosa potrebbe mai accadere se un Angelo si innamorasse di un Demone? E se il Demone ricambiasse?
Non è impossibile.
A Gabriele e Lilith è successo. E sono disposti a tutto per proteggere il loro amore proibito.
Anche a costo della vita.
Saranno messi a dura prova dagli Inferi e il Paradiso.
Il loro amore riuscirà a scalfire le avversità e perdurare in eterno? O sarà sconfitto condannandoli a un'eterna divisione?
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heaven & Hell'
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CAPITOLO 3

Uscirono in ritardo da casa, e ora stavano pedalando all'impazzata per strada con le loro bici.
«Perché dobbiamo andare in bici a scuola, e non con quei tranvicoli a due e quattro ruote?»protestò Annabel con il fiatone.
Gabriele sorrise compiaciuto.«Non sei tu che ti fai una sudata di primo mattino Ann? E comunque non usiamo moto e auto perché inquinano il pianeta. La bici è ecologica»le spiegò pazientemente tra una pedalata e l'altra.
«Ma ci vorrà un'eternità ad arrivare».
«Noi ci siamo abituati all'eternità Ann, ti pare?»domandò Gabriele con tono sarcastico.
Annabel mise su il broncio.«Ah. Ah. Molto spiritoso Gabe. Molto divertente».
«E inoltre»aggiunse gettandole un'occhiata.«Non avevi altro da metterti?»
Annabel indossava un vestito bianco con molti fiocchi, facendola sembrare una bambola di porcellana da collezione. Non proprio la tenuta adatta per andare in bici.
«è il mio vestito preferito Gabe. E andrebbe benissimo se andassimo in auto»replicò lei piccata.«E poi chi sei tu a criticare il mio vestiario? Non sei il massimo dell'eleganza».
Gabriele indossava una camicia a mezze maniche azzurra e un paio di jeans tutti tagliuzzati.
«Molto più comodi dei tuoi sicuramente. E ora smettila di frignare. Siamo arrivati».
La scuola si stagliò davanti ai loro occhi.
Non era un edificio particolarmente alto, ma tutto sommato carino. A base rettangolare, era di un beige tenue pieno di finestrelle. Sulla facciata un bassorilievo degli Stati Uniti.
Ai lati due enormi bandiere del loro stato.
Gabriele rimase a bocca aperta. Era sempre stato affascinato dall'arte umana. E ne aveva viste di cose. Con i suoi seicento anni suonati,ne aveva viste eccome.
Parcheggiarono nelle bici nell'area riservata.
Intorno alla scuola si estendeva un prato verdissimo e profumato.
Sentendosi gli occhi puntati contro, si sbrigarono a entrare nell'edificio. Dentro era molto simile all'esterno. Anche lì regnava il beige.
Si avvicinarono alla segretaria, una donna di mezza età con gli occhiali poggiati sulla punta del naso.
Gabriele si proruppe in un colpetto di tosse per attirare l'attenzione della donna, che alzò gli occhi dal monitor del computer.
«In cosa posso esservi utile?»
La sua voce era un po' roca, forse dal continuo urlare contro gli studenti "maleducati".
«Siamo Gabriele e Annabel Cortes».
«Oh»esclamò la segretaria, come ricordatosi improvvisamente di una cosa importante.
«Oh certamente. Benvenuti nella Wilmington Town of. Spero che vi troverete bene qui. Ecco. Queste sono le vostre combinazioni del lucchetto dei vostri armadietti, e questo l'elenco delle vostre lezioni».
Detto questo tornò al suo computer.
«Tipino simpatico la segretaria, eh Gabe?»commentò Annabel con tono sarcastico, non appena si furono allontanati.
«Non essere severa con lei»la rimproverò Gabriele.«Tod Brown è suo figlio. Era»aggiunse lugubre.«è ancora scioccata per quello che è successo».
«Come lo sai Gabe?»
Il ragazzo la guardò sorpreso.«Non hai letto nel suo animo il dolore che sta provando?» Annabel scrollò le spalle.«Non ho fatto tanto caso».
«E comunque»continuò la ragazza«non avremo l'armadietto vicino».
«E lezioni in comune. Peccato».
«Allora ci si  vede a pranzo Gabe». Annabel lo salutò con la mano, e sparì tra i ragazzi urlanti.
Gabriele raggiunse a fatica l'armadiettino metallico.
«Maledetto lucchetto»imprecò un ragazzo alla sua sinistra, intento a picchiarsi per aprire il lucchetto.
«Aspetta»intervenne Gabe.«Dimmi la tua combinazione».
Il ragazzo lo fissò per un po', alla fine si decise a bofonchiarla poco convinto.
Gabe ci mise pochi secondi, e l'armadietto si aprì con un cigolio.
«Ecco fatto».
«Grazie amico. Mi chiamo James Evans»affermò il ragazzo, porgendogli la mano.
«Gabriele Cortes»disse restituendo la stretta.
«Sei nuovo?»
«Mi sono trasferito qui da pochi giorni».
«Fico. Da dove vieni?»
Gabe ebbe un vuoto di memoria. Eppure aveva ripassato tutte le informazioni quando stava facendo la doccia. Da dove avevano deciso che veniva? Sul volto di James si stava dipingendo una sorta di dubbio.
«Da Barcellona»esclamò Gabe, nominando la prima città che gli era venuta in mente. La mente gli aveva giocato un brutto tiro. Era proprio da lì che veniva, prima di diventare un angelo.
Gli occhi di James scintillarono dall'emozione.«Io adoro la Spagna. mi insegneresti un po' di spagnolo?»
Gabe scrollò le spalle.«Perché no?». In fondo poteva insegnargli anche il cinese. Gli angeli erano tenuti a conoscere tutte le lingue del mondo.
«Mhm…come si dice:"Ciao amico, come va?"»
«Hola amigo, como te vas?»
«Figata. Mi insegnerai altro?»
Gabe sorrise.«Certo, amigo. Però prima dovrei raggiungere la biblioteca, per recuperare i libri».
«Ti ci accompagno io. Non è lontana».
Zigzagarono tra i ragazzi. Non appena la raggiunsero, il cuore di Gabriele perse un battito. Se esisteva un paradiso ulteriore da quello da cui veniva, doveva avere senz'altro le sembianze di una biblioteca.
Enormi scaffali torreggiavano su di loro. C'erano cartigli in pietra somiglianti a pergamene per segnare l'argomento che trattavano.
Fu la voce di James a riscuoterlo.
«Vieni Gabe. La signora White ci potrà essere d'aiuto».
Si avvicinarono in silenzio a quella che doveva essere la bibliotecaria, la signora White. Era la classica donna che ci possiamo aspettare a mettere in ordine libri:pelle olivastra, capelli castani con ciocche argentee, occhi grigi saggi dietro a un paio d'occhiali dalla montatura rossa. Vestita in stile anni 70' sembrava uscita da un romanzo.
«Mhm…Signora White?»
La donna alzò gli occhi dal libro che stava leggendo.
«Signorino Evans, le devo ricordare che deve restituire un libro di anatomia generale e "Le avventure del giovane Holden"»gracchiò.
«Glieli farò avere al più presto»si scusò James. «Oggi ho solo accompagnato il mio amico».
 «Il nuovo arrivato, Gabriele Cortes. Tieni. Qui c'è la lista dei testi di cui ha bisogno».
E s'immerse nella lettura.
«è un tantino acida, ma ci farai l'abitudine Gabe»lo rincuorò James quando raggiunsero gli scaffali.
«Ehm…James non dovremmo essere a lezione?»
«Abbiamo ora buca»rispose James, scrollando le spalle.
«Come sai che anch'io ho "ora buca"?»
«Ho controllato le tue lezioni. Le abbiamo tutte in comune, tranne le ore di letteratura. Peccato. Ecco…abbiamo finito».
Con l'aiuto di James trasportarono i pesanti libri fino all'armadietto.
Stava per riporli al suo interno, quando sentì un brivido gelido salirgli su per la spina dorsale.
Si guardò attorno.
I suoi occhi azzurri si incrociarono con quelli amaranto di una ragazza bellissima molto particolare. Indossava un top rosso sotto un gilet in pelle nero con borchie, una minigonna nera sopra a leggins nero infilati in anfibi neri pieni di lacci. Alle mani portava guanti in pelle senza dita, anch'essi pieni di borchie. Sembrava una cantante rock. Capelli biondi che sembravano un'aureola incorniciavano un visino pallido tonificata da eyeline e ombretto nero.
Quando il vicino, un ragazzo tutto sommato carino dai capelli castano scuro e occhi azzurri glaciali, le mormorò qualcosa all'orecchio distolse lo sguardo.
James seguì lo sguardo dell''amico.
«Lilith»mormorò.
Gabe si riscosse.«Cos'hai detto?»
Lilith era il nome di un Demone Superiore, capo del settimo cerchio. Eppure millenni prima era stato spodestato da Belial che aveva così ottenuto il potere. E ora era da quasi vent'anni che si risentiva parlare di questo Originario.
James indicò la ragazza che si stava allontanando per il corridoio.
«Si fa chiamare così, anche se il suo vero nome è Elisabeth Meyer».
«Ha un cognome…insolito».
«Sua madre è italiana, mentre il padre è della Baviera».
«Mi piacerebbe conoscerla»dichiarò Gabe sognante, incurante delle parole che gli erano appena uscite dalle labbra.
James scosse la testa.«Pessima idea amico. Sarà bella finché vuoi…ma c'è qualcosa di oscuro e malato in lei».
Gabe osservò ancora una volta il suo profilo, prima che svoltasse l'angolo e sparisse.





Angolo autrice:eccomi qui^_^
Per festeggiare l'addio al primo esame ho voluto pubblicare il fatidico incontro tra l'angelo e il demone.
Che ne pensate?
Nei prossimi ne vedremo delle belle, potete scommetterci:)
Buona lettura e alla prossima:)
   
 
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