Briam gioca
allegro con alcuni legnetti, non capisce il
motivo di tanto trambusto; sua madre gli aveva detto che il padrone era
tornato, ma lui non sa chi è il padrone e non gli importa,
lui è nato libero e
non ubbidisce a nessuno, ma quando disubbidisce sua madre non gli
risparmia i
rimproveri e talvolta anche le botte.
“Briam,
vieni dentro, è tardi e io devo ancora rifare la
camera della padrona” Lo chiama Anna e lui corre in contro
alla mamma con la
spensieratezza che solo i bambini di quell’età
hanno. Mano nella manina
arrivano davanti alla porta della stanza di Murtagh e Serafina.
“Tu
resta qui” Gli dice Anna lasciandogli la mano.
“Pperchè
mammma?” Domanda lui allungando le consonanti
come fa di solito.
“Perché
tu rompi tutto” Gli risponde comprensiva Anna;
sappiate io parlo di Anna perché so che non è la
vera madre, ma il bambino ignora
questa verità… e dopo questa mia piccola
interruzione riprendiamo col racconto:
Il bambino
sbuffa e si siede davanti alla porta con le
braccia incrociate e lo sguardo cruciato. Briam non ha mai adorato
prendere
ordini ed è solito infrangere, regolarmente le regole e i
divieti ad esso
imposti.
Dopo il
lavoro Anna porta il figlio nelle cucine, come di
consuetudine, per mangiare
con gli altri
servi; Briam è un bambino che va d’accordo con
tutti ed è il beniamino di quasi
tutte le persone che vivono nel castello, soprattutto le donne che
lavorano
nelle cucine sono solite passargli dolcetti sotto banco.
Si potrebbe
definire il figlio di tutti, tranne che dei
suoi veri genitori.
Il bambino
dorme con Anna nelle stanze dedicate alla
servitù e così fa anche questa notte; il piccolo
problema è che sua madre si
addormenta molto presto, dovendo lavorare tutto il giorno alla sera
è molto
stanca e qui subentra il problema: Briam è un bambino vivace
che non si
appisola così facilmente e come se non bastasse Anna aveva
solamente socchiuso
la porta; così come resistere all’impulso di
infrangere le regole?
Briam
scivola giù dal suo letto e in punta di piedi esce
dalla porta; percorre i corridoi passando inosservato, quelli che sono
ancora
svegli stanno servendo la cena dei padroni; arriva fino alla camera
nella quale
era entrata sua madre nel pomeriggio.
La porta non
è chiusa a chiave e Briam si mette in punta
di piedi per arrivare alla maniglia ed apre la porta proibita; la
camera è
sontuosa, tappezzata di stoffe rosse e oro. Quello che colpisce di
più è il
grande letto, il bambino ci si arrampica sopra e saltella a piedi nudi,
buttandosi anche a pancia in giù.
Dopo essersi
stancato scende e inizia a gironzolare, si
arrampica su una sedia e si affaccia al bordo del tavolo; su di esso è posato un
piccolo scrigno spalancato e il
suo contenuto interessa molto il bambino, sale a carponi sul tavolo e
osserva
la grande pietra rossa, la accarezza e la osserva.
Perché
lo attira così tanto? Quella pietra lo rende
felice, ma non è avidità; non sa cosa gli prende,
la solleva e la porta vicino
agli occhi. La pietra inizia a tremare innaturalmente e il bambino la
lascia
cadere, spaventato sul tavolo; essa continua a tremare e miriadi di
crepe si
formano sulla superfice liscia.
***
“Murtagh,
sono stanca; ti dispiace se rimandiamo ad
un’altra sera la passeggiata?” Chiede Serafina con
un sorriso tirato dalla
stanchezza; il cavaliere annuisce apprensivo e le prende una mano,
insieme si
avviano verso la loro stanza.
Il cavaliere
apre la porta e si sposta per far entrare
Serafina, dopo di che entra anche lui e chiude la porta dietro di loro.
Si gira
e trova sua moglie immobile e con lo sguardo fisso su un punto della
stanza,
segue il suo sguardo e lo vede…
C’è
loro figlio steso sul pavimento in malo modo, ha il
viso pallido e gli occhi chiusi; Murtagh si precipita di fianco a lui,
gli
solleva la testa ma qualcosa lo blocca mordendolo. Scuote la mano
destra,
tenendo la testa di Briam con la sinistra e si osserva il palmo.
Un cucciolo
di drago sta cercando di masticargli il
pollice, con poco successo, anche se è riuscito a farlo
sanguinare; con una
presa sicura e delicata stacca il piccolo draghetto dalla sua carne e
gli
chiude il muso nella mano, il piccolo si dimena ma dopo poco si calme e
il
cavaliere lo lascia andare.
Il cucciolo
torna vicino al bambino e gli si accoccola di
fianco; Serafina è ancora immobile, non sa cosa fare,
è sconvolta, vorrebbe
solo piangere.
Hanno steso
il bimbo sul letto e stanno analizzando la
situazione; tutto sembra andare contro di loro e se prima non volevano
dare
loro figlio al re adesso non avevano scelta.
“Una
soluzione c’è sempre”
Serafina ha la voce rotta dalle lacrime, ma
non vuole arrendersi; vuole bene a suo figlio più che a
qualsiasi altro.
Murtagh non vorrebbe, ma sa che è l’unica modo per
tenerlo lontano da
Galbatorix:
“C’è
solo una scelta… Dobbiamo mandarlo nella Du
Weldenvarden; dagli elfi” Gli è costato
molto dire quello che ha detto; già vedeva poco suo figlio,
così facendo non lo
avrebbe mai più rivisto.
“Credi
sia necessario?” Domanda Serafina sentendo il
cuore mancare alcuni battiti; cerca di mantenere la
mente fredda, ma l’amore per suo figlio le
annebbia il giudizio. Deve riuscirci, restare calma, per il suo bene!
“Sì;
è la cosa migliore” Essere soggetto a mille
torture sarebbe
più gradito a Murtagh, che dover subire quello strazio;
sente come se un pezzo
della sua anima si staccasse dal suo corpo.
“Dovrà
partire il prima possibile e non dovrà mai sapere
che siamo noi i suoi genitori; nessuno dovrà
saperlo”
***
In due
giorni organizzano un trasporto per la grande foresta;
assoldano un mercenario, lo istruiscono a dovere sul suo compito,
restando
attenti a non svelare la loro identità e dopo aver sondato
la mente dell’uomo
per assicurarsi della sua lealtà lo pagano.
Il giorno
seguente l’uomo si presenta all’alba
all’uscita
della città; i saluti sono strazianti. Briam piange e non si
vuole staccare da
Anna e la serva è altrettanto riluttante.
“Non
lo lascio, non è giusto!” Si mette a sbraitare la
donna nel tentativo di tenere Briam con se.
“Ascoltami
– inizia Murtagh, con tono compressivo –
è per
il suo bene; devi capirlo”
“NO,
NO! Lui è il mio bimbo” La serva scuote la testa,
con riluttanza e continua in preda al panico.
“Non
è tuo figlio! È MIO e tu farai come dice mio
marito;
non lascerò che mio figlio venga assoggettato al volere del
re” Serafina non
accetta repliche e con il suo tono duro riesce a far ragionare Anna.
La serva
lascia andare Briam che continua a piangere;
Serafina lo bacia sulla fronte e poi viene il turno di Murtagh, il
cavaliere
saluta il figlio e dopo pronuncia poche parole nell’antica
lingua.
Il bambino
crolla addormentato sul carretto e con lui il
cucciolo di drago. Gli ha cancellato la memoria, in modo che non
ricordi di
loro; guardano il carretto guidato da mercenario allontanarsi e quando
esso è
scomparso ai loro occhi tornano al castello.
Anche ad Anna viene cancellata la memoria e così con tutti gli altri servi; gli unici a sapere di Briam sono Murtagh e Serafina. Tanto ormai anche se il re dovesse venire a sapere di loro figlio non potrà fare più niente, una cosa è certa: lo verrà a scoprire.
Nota dell’autrice: Salve, spero che il capitolo vi piaccia. Vi ringrazio tutti e vi metto una foto similare a Serafina, come alcuni di voi mi hanno chiesto, spero vi piaccia:
Immaginatevi le labbra più sottili