Capitolo 24: La verità viene sempre a
galla!
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Kinnock, elemento fra i più validi della sezione Immunitaria, afferrò con
decisione il suo fucile spara-anticorpi, portando il mirino all’altezza del
viso. Prese con calma la mira e, quando il bacillo virale venne a trovarsi
perfettamente al centro del collimatore, premette dolcemente il grilletto…
Il
brillio di un lampo e il rombo di una scarica pervasero il condotto polmonare e
il germe patogeno influenzale venne disintegrato all’istante.
“E
con questo sono 204…!” si disse soddisfatto l’elemento organico. Era intento a
ricaricare l’arma, quando venne raggiunto dallo stesso Eddy Parker, che gli
chiese: “Come va qui?”
Alzando
gli occhi e riconoscendo il capo-sezione, Kinnock si alzò in piedi, salutando:
“Tutto sotto controllo, signore: ne abbiamo già eliminati la maggior parte!”
“Molto
bene… dai parametri patologici che mi sono pervenuti, vedo infatti che la
situazione è di gran lunga migliorata. Penso che saranno sufficienti due giorni
di riposo per tornare alla piena operatività!”
“Senz’altro,
capo: il signor Alan ha la pelle dura. Certo però che l’abbiamo proprio
scampata bella, non è vero?”
“Lo
puoi ben dire, Herb! Per fortuna le supposizioni della Neuro non erano del
tutto errate! Ma se la signorina Haneoka non lo avesse raccattato in breve
tempo…”
“Evidentemente
ci teneva parecchio a lui, malgrado le apparenze. Bene, ne sono contento anche
per il signor Marlowe: ora, fra quei due, dovrebbe essere tutto a posto, no?”
Il
capo dell’Immunitaria mostrò un breve sorriso, pensando quanto i membri delle
sezioni più vitali fossero inevitabilmente portati ad analizzare i problemi che
non fossero di loro stretta competenza in termini sempre troppo semplicistici!
“Oh,
questo poi lo dici tu. Le grane più grosse cominceranno proprio ora!”
“Non
capisco, signore…!” ribatté il subordinato, corrugando la fronte.
“Lascia
stare, amico: niente che riguardi il nostro reparto. Badiamo piuttosto a debellare
completamente questa costipazione: il buon Alan ha bisogno di tornare in piena
forma al più presto!”
“Agli
ordini, signore!” Kinnock batté i tacchi e imbracciò nuovamente il fucile,
mentre Parker ritornava nel suo ufficio, soddisfatto.
***
“Da
bravo, apri la boccuccia!”
“Ma
dai, Lisa, per favore” protestò Alan, rosso come un peperone “posso benissimo
mangiare da solo…!!”
“Su,
non fare i capricci!” ribatté lei, rigida.
Il
poveretto sbuffò come un tricheco… ma poi, conscio che la sua graziosissima infermiera
non avrebbe ceduto di un millimetro, spinto anche dal borbottio del suo stomaco
(Eddie Parker tampinava continuamente Blakie Wolfe per avere più calorie), fece
buon viso a cattivo gioco, rassegnandosi ad essere imboccato.
Mentre
lui era intento a deglutire la buonissima minestra calda preparata dalla sua
“aspirante suocera” Lisa esclamò: “Sei proprio un bravo bambino…!” e il
boccone, per poco, non gli andò di traverso.
“Adesso
stai esagerando…!!”
“E
perché?”
“Perché
non sono affatto un bambino, porca miseria! Lo sapevo, io, che avrei dovuto
tornare a casa!!”
“Non
essere sciocco, Alan: hai ancora qualche linea di febbre! E poi saresti stato
veramente cattivo a privarmi della soddisfazione di accudire il mio ragazzo…!”
Il
“paziente” ebbe un leggero sussulto. Il
suo ragazzo… era la prima volta che Lisa lo chiamava così!
Ciononostante, fece del suo meglio per salvaguardare la propria dignità. Gli
era per questo di notevole aiuto il pigiama che la ragazza gli aveva regalato
(aveva saltato anche lei le lezioni ed era andata ad acquistarlo in una vicina
boutique). Peccato solo che avesse scelto dei disegni un po’ troppo frivoli!
Lui aveva protestato, per questo, ma lei aveva ribattuto: “Se non ti piace,
resta pure come ti ha fatto mammà!” e il poveraccio aveva dovuto cedere.
“Sei
veramente un’approfittatrice…!” grugnì.
“Ma
va là…!” ribatté lei, porgendogli un’altra cucchiaiata di minestra “Sei tu che
stanotte sei rimasto a prenderti tutto l’acquazzone. O mi sbaglio?”
“Ah,
sì, eh…? Mmm… slurp…!” si asciugò la bocca col tovagliolo “E chi mi ha sbattuto
la finestra in faccia? Sentiamo!”
“Te
lo sei meritato! Così impari a baciare la nipote del sindaco!!”
Il
detective accusò il colpo, ma cercò di sviare la discussione: “Ah, basta… non vale
più la pena di parlarne!”
“E
invece ne parliamo e come! Da quando sarebbe nata tutta questa confidenza, tra
voi due…?!” si informò Lisa, piantandogli due occhi più acuti di due lame.
Lui
tentò di guadagnare tempo: “Ancora non ti fidi di me, da quel che sento!”
La
ragazza scosse la testa: “Io lo so
ciò che provi per me. Lo sentivo da sempre: mentre mi inseguivi la notte e
mentre litigavamo a scuola… non è questo il punto. Dai, mangia!”
“E
allora…” si interruppe per sorbire l’ultimo cucchiaio “…quale sarebbe…?”
“Sei
davvero un tontolone!”
Alan
cominciava a perdere la pazienza (quanto a Watson era già incavolato nero).
Fortunatamente, un istante prima di risponderle per le rime, l’imperterrito
Marlowe riuscì a trovargli una brillante argomentazione: “Beh, se vuoi che
migliori in questo senso, aiutami… spiegami!
Dai, quel è il punto…?”
Lei
lo osservò. Il giovane cercò di lasciar trasparire quanta più sincerità e buona
fede gli riusciva dal proprio sguardo. E, grazie agli sforzi della Neuro e
della Sensitiva, raggiunse l’intento.
“Il
punto è, Alan” rispose Lisa atteggiando le labbra a un malinconico sorriso “che
adesso che ci siamo dichiarati, fra noi non ci devono più essere segreti!
L’unico che avevo io, non è più tale! Tu ne hai…?”
Un
fiotto abbondante di adrenalina investì i ricevitori della Cardiaca,
accelerando notevolmente la frequenza dei battiti e aumentando la pressione
circolatoria…
Alan
annuì, ma la sua risposta era ancora una presa di tempo: “Non ti andrebbe di
fare una passeggiata?”
“Ma
tu sei malato!”
“Ormai
la febbre mi è passata e mi sento molto meglio. Dai, così mi accompagni a
casa!”
“Però…”
Sentendola
ancora titubante, il ragazzo giocò la sua ultima carta e, parandosi la bocca
con la mano, le sussurrò: “In questo modo mi leverò di torno prima che rincasi
il tuo papà… credo sia ancora un po’ troppo presto per presentarmi a lui…!”[1]
Lisa
arrossì marcatamente. Poi lo guardò e si decise ad annuire.
***
Erano
seduti su una panchina del parco A, quasi di fronte alla famosa cabina telefonica
dove si erano scambiati, diverso tempo prima, quel fatidico scambio di
promesse: Seya avrebbe sempre avvisato Alan sul prossimo colpo che avrebbe
sferrato e lui non avrebbe mai smesso di inseguire lei che, da parte sua, non
si sarebbe mai fatta catturare da nessun altro!
Sotto
sotto i due ragazzi avrebbero desiderato ardentemente continuare all’infinito
quel loro gioco; assurdo finché si vuole, ma anche intrigante, coinvolgente e -
soprattutto - pratico!
Seya
poteva infatti essere certa che il suo
detective non avrebbe mai alzato gli occhi su nessun altra, fin tanto che tutte
le sue facoltà mentali (a dispetto del takamyano
Watson) fossero rimaste impegnate su di lei. E Alan poteva essere altrettanto
sicuro che finché la sua ladra avesse
voluto farsi inseguire da lui, non avrebbe mai diretto i suoi pensieri verso
nessun altro ragazzo!
Era
stato poi un vero sollievo (almeno per la sezione di Marlowe) scoprire che il
triangolo subentrato fra il detective, la ladra e la compagna di scuola si
fosse alla fine rivelato virtuale! È vero, l’orgoglio maschile “ferito” gridava
vendetta… ma, dopotutto, se è verosimile che le persone dalla doppia identità
abbiano anche due personalità differenti, in un certo senso il
“ragazzo-speciale” avrebbe potuto vantarsi di aver conquistato il cuore di due
donne, senza doverne poi scegliere una e respingere l’altra (anche Marlowe lo
aveva detto, a quel famoso meeting e la sua non era stata precisamente una
battuta)![2]
Come
sappiamo, però, le cose si erano malauguratamente complicate: non solo Rina
Takamya aveva scoperto anche lei l’identità della sua “doppia-rivale” (in amore
e nel lavoro), ma si era contemporaneamente gettata a capofitto nella ferita
inferta da quest’ultima al suo amato poliziotto in erba!
Per
cui, piacesse o meno ai due “amici-nemici”, proseguire quella bellissima e
maliziosa partita non era più possibile, soprattutto perché il più giovane
detective del mondo[3] avrebbe dovuto
responsabilmente prendere la decisione che avrebbe dato una svolta definitiva
alla sua vita, oltre a quella di altre tre persone!
Insomma,
ricapitolando, il Consiglio Organico di Alan Asuka aveva davanti tre problemi
da risolvere.
Il
primo (e il più prioritario) era convincere Seya a cessare la sua generosa ma pericolosa
attività di ladra al servizio dei deboli.
Il
secondo (ma non meno importante) era scegliere con chi mettersi insieme fra
Lisa e Rina, per la quale provava, come già detto, un sentimento meno profondo
ma comunque presente.
Il
terzo (e niente affatto irrilevante) era risolvere la questione di Sayaka
Shinomya, alla quale, quando la bruna fanciulla gli aveva dichiarato di
“volergli molto bene”, il giovane investigatore - forse troppo preso dalla foga
di ottenere lo specchio di Leche - aveva molto imprudentemente risposto Anch’io…!
“Allora,
Alan…?”
“Sì…
cosa…?”
“Beh,
insomma: siamo seduti da dieci minuti e non hai ancora detto niente…!”
Il
compagno parve riscuotersi dal torpore. Era infatti da un po’ che se ne stava
assorto in profonde riflessioni, con la bocca coperta da un pugno e il gomito
appoggiato al ginocchio. Era fin troppo ovvio che non sapesse da dove
cominciare.
“Scusa…
stavo pensando!”
“A
che cosa?”
“A
come affrontare l’argomento principale della conversazione!”
“Vale
a dire” lo interruppe lei, sorridendo maliziosa “al modo di spiegarmi quali
sono esattamente i tuoi rapporti con Rina?”
Nonostante
il tempestivo intervento di Tracy, Alan non poté evitare di arrossire
violentemente… e questo provocò chiaramente un istantaneo cambiamento del viso
di Lisa dal malizioso al corrucciato. Incapace di sostenere quello sguardo
palesemente ferito, il ragazzo tornò a guardare fisso davanti a sé.
“A
dir la verità, non è di questo che volevo parlare, per prima cosa!”
“Ah,
sì? E che volevi dirmi, di tanto più importante?”
Il
detective aspirò una buona boccata d’aria e deglutì per umettare l’esofago.
Dick Tracy e Blackie Wolfe si
prepararono a una lunga giornata di lavoro…
“Credevo
che lo sapessi. Vorrei riprendere il discorso di ieri sera, Lisa… sulle parole che ti ho detto, subito dopo
che…”
“…dopo
che mi avevi acchiappata, approfittando dello shock che ho provato a rivedermi
in quel dannato specchio…? Già… complimenti, Alan: un bel piano davvero!”
“Puoi
ben dirlo, pupa!” ghignò immancabilmente il capo della Cerebrale.
“Taci,
disgraziato!” lo zittì subito Marlowe tergendosi il sudore dalla fronte, per
poi tornare a concentrarsi sui messaggi vocali.
Alan
abbassò lo sguardo e annuì: “Lo so… ti ho giocato veramente un brutto tiro!
Purtroppo non ho trovato nulla di meglio, credimi, per convincerti che avevo
scoperto il tuo segreto!”
“Avresti
potuto semplicemente dirmelo!” replicò la giovanetta, incrociando le braccia.
“È
vero, ma temevo che non mi avresti creduto! Voglio dire…” si corresse con un
guizzo, sbirciando il suo sguardo farsi più cupo “…ero certo che avresti
escogitato qualche sistema per convincermi di avere preso un abbaglio!”
Lisa
sospirò e guardò altrove: “Non sono poi così scaltra!”
“Che
fai, ti sminuisci? Vogliamo parlare di quando hai sostituito il tuo riccio con
un peluche? O quando volevi farmi credere di essere un maschietto?!”
Lei
tornò a voltarsi: “E se invece parlassimo di come hai scoperto la mia identità, finalmente…?”
Alan
lasciò trascorrere qualche secondo: “C’era dell’ironia o del sollievo, in
quell’avverbio?”
“Non
divagare. Rispondimi!!”
“Veramente
sei tu che divaghi. Io volevo, prima di tutto, parlare di…”
“Ci
arriveremo. Ora, per favore, dimmi come mi hai scoperta…!” insistette,
appoggiando contemporaneamente la mano sulla sua.
Ad
Alan non rimase che raccontarle dell’idea che aveva applicato qualche sera
prima, andando ad appostarsi sotto casa sua, in modo da sorprenderla mentre
rientrava nei panni di Saint Tail.
“Ormai
i miei sospetti erano diventati un’ossessione, dopo tutti gli indizi che avevo
raccolto mio malgrado… dovevo liberarmene, Lisa: dovevo scoprire se Seya eri veramente tu!”
Lei
sospirò ancora: “Quindi, alla fine, hai ingannato te stesso!”
“Come
sarebbe…?!”
“Non
avevi forse dichiarato che l’identità di Seya non ti interessava? Che volevi solamente catturarla?”
Fu
la volta del detective di corrugare la fronte. Si portò poi una mano alla
medesima e parve riflettere qualche momento.
“Forse
hai ragione” ammise “ma quando l’ho detto non ero ancora innamorato di te… di
Haneoka, intendo!”
La
ragazza balzò in piedi e lo guardò a bocca spalancata: “Mi stai forse dicendo
che…”
“Avanti,
Lisa… non dirmi che non te n’eri accorta, dai!
Ormai diventavo più rosso di te, quando litigavamo, in classe!” ribatté lui
dandogli, nel contempo, un’efficace dimostrazione pratica…
“Da…
davvero…?” balbettò lei, imitandolo.
“O
almeno è ciò che raccontano i nostri discreti compagni di scuola!”
Haneoka
si risedette. Era spiazzata. Aveva effettivamente avuto, negli ultimi tempi,
qualche vago sospetto di ciò. Tuttavia, le sue conclusioni venivano sempre
rigettate dal modo in cui lui la paragonava, ovviamente in peggio, alla mitica
ladra coduta.
Beh,
a questo punto, tanto valeva affondare il dardo!
“Ma
senti senti…” disse, recuperando il tono malizioso di poco prima “…e così,
quando ti ho chiesto che tipo di ragazza ti andava bene e tu mi hai risposto
che non ero certo io... eri solo un incallito bugiardo!”[4]
Il
viso di Alan assunse un colorito maggiormente purpureo.
“Beh…
proprio in quel momento no! Allora, effettivamente, mi stavi ancora un po’
antipatica. Ma poi, col passare del tempo... quando mi sono reso conto di
volere bene anche a te… insomma, anche a Lisa… ho sentito chiaramente il
bisogno di verificare se… quel triangolo esisteva davvero… perché il fatto di
dover poi scegliere fra voi due… tu mi capisci…!”
“Oh,
certo… capisco benissimo! Povero Alan… dev’essere proprio stata dura!”
“Ehi,
adesso non…”
“Ma
per fortuna, almeno quel problema lo
hai risolto! Adesso non ti resta che risolvere anche l’altro…!” ribadì Haneoka, sorridendogli affettuosamente.
“Qua…
quale…?” balbettò il ragazzo, tamponandosi la fronte col fazzoletto (in
sincronia col capo della sua Neurologica). Per la verità, il giovanotto non
avrebbe dovuto avere nessuna esitazione a rispondere, dal momento che l’altro problema era appunto quello di
convincere Lisa a cessare per sempre la sua attività di ladra. Era quello lo scopo principale per cui il
ragazzo l’aveva portata lì… anche se, finora, le omologhe haneokiane di Watson
e Marlowe erano state piuttosto abili nello sviare il discorso da
quell’argomento!
“Adesso
che il triangolo fra te, Seya e me non esiste più” continuò la fanciulla
piantandogli addosso quegli stupendi quanto inquietanti occhi turchini “non ti
rimane che sciogliere quello fra me, te e…”
Tutti
i suoi membri organici cominciarono ad avvertire un certo tremolio sotto le
scarpe (che non erano isolanti come quelle dello staff di Moroboshi)[5]… Gus
Chandler stava facendo del suo meglio, ma le correnti nervose aumentavano la
loro intensità, secondo dopo secondo!
“…e
Rina!” concluse finalmente Lisa, quasi riducendo la voce ad un soffio.
Adesso
la gola di Alan era praticamente asciutta e il capo della Metabolica dovette
spremere le ghiandole salivari al limite del collasso, onde rimediare. In
quanto a Marlowe, riuscì soltanto a far fare ad Alan la figura del finto tonto.
“Rina…? Che c’entra Rina, adesso?!”
“Beh,
sai… se non ricordo male, fino all’altro giorno mi sembrava che ti stesse
abbastanza antipatica… mentre adesso, da quello che ho sentito, mi sembra che
ti piaccia un po’ di più… anzi, molto di
più…!”
Sempre
con quel sorrisetto materno che gli pizzicava maledettamente i nervi, la
ragazza gli sfiorò una guancia con le dita. Ormai il formicolio che il
personale organico avvertiva sotto i piedi era quasi insopportabile.
“Dimmi
la verità, tesoro” altra scarica di adrenalina “quando mi hai vista tornare a
casa nei panni di Seya, Rina era lì con te…?”
Il
piccolo detective provò un violento brivido (al suo interno, più d’uno dei membri
organici perdette l’equilibrio e cascò per terra) ma, almeno a questa precisa
domanda, fu in grado di rispondere con piena sincerità: “No, te lo assicuro!
L’avevo piantata in asso fingendo d’inseguirti dopo il colpo, in modo da essere
solo!” precisò.
“Astuto”
commentò Lisa continuando ad accarezzarlo con estrema dolcezza “e… dopo che hai
capito che Seya ero io, che cos’hai fatto?”
“Beh,
sono…” Wolfe dovette interrompere Chandler per effettuare un’altra dolorosa
deglutizione “…sono tornato a casa!” la sua voce già cominciava a farsi roca.
“E
a casa, che cos’hai fatto…?”
“E
insiste, oh…!!” sbottò Marlowe, ormai sull’orlo di una crisi di panico.
“Coraggio,
capo!” lo confortò Tim Murdock, porgendogli un cordiale.
“Ma
come cos’ho fatto?!” d’istinto, Alan si allentò la cravatta per slacciarsi il
colletto della camicia “Sono… sono andato a letto, no? Ero distrutto, sai? Nel
fisico e nel morale! Se solo mi avessi visto…!”
“Povero
Alan… mi dispiace tanto, credimi” gli rispose lei, sempre accarezzandolo “e tuo
padre cosa ti ha detto, vedendoti arrivare in quello stato?”
“Niente…!
Cioè, voglio dire… lui… non era in casa. Era di turno!”
“Ah,
capisco… non era in casa… e così sei andato a letto!”
“Già…!”
confermò il ragazzo, tornando a tergersi la fronte.
“E…
come hai dormito…?”
Alan
la guardò, cercando forse qualche traccia d’ironia. Ma il suo sguardo era
diventato impenetrabile.
“Benino…
tutto sommato…!” rispose, impegnandosi a mantenere il tono neutro. Lisa smise
però di accarezzarlo e lo fissò di nuovo, socchiudendo gli occhi. La
responsabile della sua Neuro stava cercando di convincere la loro Coordinatrice
ad annullare la mossa successiva, suggerita chiaramente dalla loro Cerebrale:
“Lasciamo stare, signora Orion[6]…
questo non è il nostro modo di fare!”
Ma
“LS1”[7], di
solito molto bonaria, per una volta si dimostrò inflessibile.
“Procedere
col prossimo messaggio!” comandò alla responsabile della Sensitiva.
“E
Rina…?” domandò allora Lisa, con un sussurro.
Certamente
provato dai postumi della febbre e forse intontito dalle aspirine, il povero
Alan rispose automaticamente: “Anche lei, anche lei…!” e il peggio è che gli
scappò pure una risatina ironica!
Prima
ancora di realizzare l’abnorme cazzata che si era lasciato scappare di bocca,
l’incauto detective alzò lentamente la testa, trovandosi sempre davanti quei
due bellissimi occhioni blu, ora completamente spalancati. Poco al di sotto,
invece, due morbidissime labbra rosa si schiudevano in
un sorriso molto amaro…
“Anche
lei ha dormito bene? Ma non l’avevi piantata in asso…?”
Immediatamente,
il fedele Timmy Murdock dovette sorreggere il suo capo-sezione, colpito da uno
svenimento fulminante! Nello stesso tempo, il non del tutto perfido Watson era
certamente dispiaciuto per il collega, tuttavia non seppe resistere ad esprimere
mentalmente il suo pensiero: *Hai voluto la codina, Marlowe…? E allora
goditela!*
[1] Chi scrive ha sempre avuto l’idea - sicuramente infondata - che i due
non si amassero particolarmente!
[2] Vedi capitolo 12. Se invece il triangolo fosse stato reale, c’è da chiedersi chi avrebbe effettivamente beneficiato della scelta. La ladra o la compagna di scuola? Lascio ai lettori il compito di rispondere alla difficile domanda.
[3] Forse, anagraficamente parlando, tale titolo spetterebbe a Shinichi Kudo, alias Conan, se la sua giovane età non fosse frutto di una fortuita trasformazione.
[4] Accade nel 4° episodio, dal titolo Una promessa.
[5] Cfr.
[6] In onore della collega Lady Orion, che spero voglia perdonarmi l’ardire.
[7] In questo caso, la “doppia-sigla” è d’obbligo!