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Autore: Andy Grim    10/06/2008    2 recensioni
Mi ero ripromesso di non pubblicare questa storia finché non ne avessi ultimato la pubblicazione su MANGANET... ma leggendo la recensione di Kitthex sulla mia one-shot "Le dimissioni di Asuka Junior" (ispirata a questa stessa serie) è scattato qualcosa che mi ha spinto ad esaudire il suo desiderio di leggere qualcos'altro di mio e dunque rieccomi qui! Può darsi che Kitthex non bramasse affatto di leggere un secondo racconto su Saint Tail e ancora meno una storia come questa! Ho già pubblicato su EFP un lavoro analogo basato su Lamù e non so se abbia incontrato molto successo (ho avuto solo 12 recensioni abbastanza lusinghiere, ma un numero di letture in calando nella sequenza dei capitoli). Per carità, il lettore è giudice e mi rendo anche conto che si tratta di un genere forse troppo originale (ho infatti già deciso di NON pubblicare altre demenzialità di questo tipo)! Chi preferisse qualcosa di più "normale", può entrare nella sezione su Candy Candy e leggersi "Un compagno per Flanny Hamilton". Per ora non vi è altro, ma spero, nel prossimo futuro, di potervi offrire altre opere (le idee non mi mancano, lo sbuzzo un po' di più)! Riguardo alla storia qui presente, si propone di illustrare le lotte interne del co-protagonista di KST nella sua perpetua caccia alla coduta ladruncola di Seika, nonché le continue schermaglie amorose con le rivali in amore di quest'ultima. Ai lettori che fossero contemporaneamente dei fan di Uruseiatsura e di Kaitou Saint Tail potrebbe interessare il confronto diretto fra le equipes organiche di due esemplari umani (Ataru Moroboshi e Alan Daiki Asuka) che più diversi di così non avrebbero potuto essere. Buon divertimento... o almeno me lo auguro!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 24: La verità viene sempre a galla

Capitolo 24: La verità viene sempre a galla!

 

H

erb Kinnock, elemento fra i più validi della sezione Immunitaria, afferrò con decisione il suo fucile spara-anticorpi, portando il mirino all’altezza del viso. Prese con calma la mira e, quando il bacillo virale venne a trovarsi perfettamente al centro del collimatore, premette dolcemente il grilletto…

Il brillio di un lampo e il rombo di una scarica pervasero il condotto polmonare e il germe patogeno influenzale venne disintegrato all’istante.

“E con questo sono 204…!” si disse soddisfatto l’elemento organico. Era intento a ricaricare l’arma, quando venne raggiunto dallo stesso Eddy Parker, che gli chiese: “Come va qui?”

Alzando gli occhi e riconoscendo il capo-sezione, Kinnock si alzò in piedi, salutando: “Tutto sotto controllo, signore: ne abbiamo già eliminati la maggior parte!”

“Molto bene… dai parametri patologici che mi sono pervenuti, vedo infatti che la situazione è di gran lunga migliorata. Penso che saranno sufficienti due giorni di riposo per tornare alla piena operatività!”

“Senz’altro, capo: il signor Alan ha la pelle dura. Certo però che l’abbiamo proprio scampata bella, non è vero?”

“Lo puoi ben dire, Herb! Per fortuna le supposizioni della Neuro non erano del tutto errate! Ma se la signorina Haneoka non lo avesse raccattato in breve tempo…”

“Evidentemente ci teneva parecchio a lui, malgrado le apparenze. Bene, ne sono contento anche per il signor Marlowe: ora, fra quei due, dovrebbe essere tutto a posto, no?”

Il capo dell’Immunitaria mostrò un breve sorriso, pensando quanto i membri delle sezioni più vitali fossero inevitabilmente portati ad analizzare i problemi che non fossero di loro stretta competenza in termini sempre troppo semplicistici!

“Oh, questo poi lo dici tu. Le grane più grosse cominceranno proprio ora!”

“Non capisco, signore…!” ribatté il subordinato, corrugando la fronte.

“Lascia stare, amico: niente che riguardi il nostro reparto. Badiamo piuttosto a debellare completamente questa costipazione: il buon Alan ha bisogno di tornare in piena forma al più presto!”

“Agli ordini, signore!” Kinnock batté i tacchi e imbracciò nuovamente il fucile, mentre Parker ritornava nel suo ufficio, soddisfatto.

 

***

“Da bravo, apri la boccuccia!”

“Ma dai, Lisa, per favore” protestò Alan, rosso come un peperone “posso benissimo mangiare da solo…!!”

“Su, non fare i capricci!” ribatté lei, rigida.

Il poveretto sbuffò come un tricheco… ma poi, conscio che la sua graziosissima infermiera non avrebbe ceduto di un millimetro, spinto anche dal borbottio del suo stomaco (Eddie Parker tampinava continuamente Blakie Wolfe per avere più calorie), fece buon viso a cattivo gioco, rassegnandosi ad essere imboccato.

Mentre lui era intento a deglutire la buonissima minestra calda preparata dalla sua “aspirante suocera” Lisa esclamò: “Sei proprio un bravo bambino…!” e il boccone, per poco, non gli andò di traverso.

“Adesso stai esagerando…!!”

“E perché?”

“Perché non sono affatto un bambino, porca miseria! Lo sapevo, io, che avrei dovuto tornare a casa!!”

“Non essere sciocco, Alan: hai ancora qualche linea di febbre! E poi saresti stato veramente cattivo a privarmi della soddisfazione di accudire il mio ragazzo…!”

Il “paziente” ebbe un leggero sussulto. Il suo ragazzo… era la prima volta che Lisa lo chiamava così! Ciononostante, fece del suo meglio per salvaguardare la propria dignità. Gli era per questo di notevole aiuto il pigiama che la ragazza gli aveva regalato (aveva saltato anche lei le lezioni ed era andata ad acquistarlo in una vicina boutique). Peccato solo che avesse scelto dei disegni un po’ troppo frivoli! Lui aveva protestato, per questo, ma lei aveva ribattuto: “Se non ti piace, resta pure come ti ha fatto mammà!” e il poveraccio aveva dovuto cedere.

“Sei veramente un’approfittatrice…!” grugnì.

“Ma va là…!” ribatté lei, porgendogli un’altra cucchiaiata di minestra “Sei tu che stanotte sei rimasto a prenderti tutto l’acquazzone. O mi sbaglio?”

“Ah, sì, eh…? Mmm… slurp…!” si asciugò la bocca col tovagliolo “E chi mi ha sbattuto la finestra in faccia? Sentiamo!”

“Te lo sei meritato! Così impari a baciare la nipote del sindaco!!”

Il detective accusò il colpo, ma cercò di sviare la discussione: “Ah, basta… non vale più la pena di parlarne!”

“E invece ne parliamo e come! Da quando sarebbe nata tutta questa confidenza, tra voi due…?!” si informò Lisa, piantandogli due occhi più acuti di due lame.

Lui tentò di guadagnare tempo: “Ancora non ti fidi di me, da quel che sento!”

La ragazza scosse la testa: “Io lo so ciò che provi per me. Lo sentivo da sempre: mentre mi inseguivi la notte e mentre litigavamo a scuola… non è questo il punto. Dai, mangia!”

“E allora…” si interruppe per sorbire l’ultimo cucchiaio “…quale sarebbe…?”

“Sei davvero un tontolone!”

Alan cominciava a perdere la pazienza (quanto a Watson era già incavolato nero). Fortunatamente, un istante prima di risponderle per le rime, l’imperterrito Marlowe riuscì a trovargli una brillante argomentazione: “Beh, se vuoi che migliori in questo senso, aiutami… spiegami! Dai, quel è il punto…?”

Lei lo osservò. Il giovane cercò di lasciar trasparire quanta più sincerità e buona fede gli riusciva dal proprio sguardo. E, grazie agli sforzi della Neuro e della Sensitiva, raggiunse l’intento.

“Il punto è, Alan” rispose Lisa atteggiando le labbra a un malinconico sorriso “che adesso che ci siamo dichiarati, fra noi non ci devono più essere segreti! L’unico che avevo io, non è più tale! Tu ne hai…?”

Un fiotto abbondante di adrenalina investì i ricevitori della Cardiaca, accelerando notevolmente la frequenza dei battiti e aumentando la pressione circolatoria…

Alan annuì, ma la sua risposta era ancora una presa di tempo: “Non ti andrebbe di fare una passeggiata?”

“Ma tu sei malato!”

“Ormai la febbre mi è passata e mi sento molto meglio. Dai, così mi accompagni a casa!”

“Però…”

Sentendola ancora titubante, il ragazzo giocò la sua ultima carta e, parandosi la bocca con la mano, le sussurrò: “In questo modo mi leverò di torno prima che rincasi il tuo papà… credo sia ancora un po’ troppo presto per presentarmi a lui…!”[1]

Lisa arrossì marcatamente. Poi lo guardò e si decise ad annuire.

***

Erano seduti su una panchina del parco A, quasi di fronte alla famosa cabina telefonica dove si erano scambiati, diverso tempo prima, quel fatidico scambio di promesse: Seya avrebbe sempre avvisato Alan sul prossimo colpo che avrebbe sferrato e lui non avrebbe mai smesso di inseguire lei che, da parte sua, non si sarebbe mai fatta catturare da nessun altro!

Sotto sotto i due ragazzi avrebbero desiderato ardentemente continuare all’infinito quel loro gioco; assurdo finché si vuole, ma anche intrigante, coinvolgente e - soprattutto - pratico!

Seya poteva infatti essere certa che il suo detective non avrebbe mai alzato gli occhi su nessun altra, fin tanto che tutte le sue facoltà mentali (a dispetto del takamyano Watson) fossero rimaste impegnate su di lei. E Alan poteva essere altrettanto sicuro che finché la sua ladra avesse voluto farsi inseguire da lui, non avrebbe mai diretto i suoi pensieri verso nessun altro ragazzo!

Era stato poi un vero sollievo (almeno per la sezione di Marlowe) scoprire che il triangolo subentrato fra il detective, la ladra e la compagna di scuola si fosse alla fine rivelato virtuale! È vero, l’orgoglio maschile “ferito” gridava vendetta… ma, dopotutto, se è verosimile che le persone dalla doppia identità abbiano anche due personalità differenti, in un certo senso il “ragazzo-speciale” avrebbe potuto vantarsi di aver conquistato il cuore di due donne, senza doverne poi scegliere una e respingere l’altra (anche Marlowe lo aveva detto, a quel famoso meeting e la sua non era stata precisamente una battuta)![2]

Come sappiamo, però, le cose si erano malauguratamente complicate: non solo Rina Takamya aveva scoperto anche lei l’identità della sua “doppia-rivale” (in amore e nel lavoro), ma si era contemporaneamente gettata a capofitto nella ferita inferta da quest’ultima al suo amato poliziotto in erba!

Per cui, piacesse o meno ai due “amici-nemici”, proseguire quella bellissima e maliziosa partita non era più possibile, soprattutto perché il più giovane detective del mondo[3] avrebbe dovuto responsabilmente prendere la decisione che avrebbe dato una svolta definitiva alla sua vita, oltre a quella di altre tre persone!

Insomma, ricapitolando, il Consiglio Organico di Alan Asuka aveva davanti tre problemi da risolvere.

Il primo (e il più prioritario) era convincere Seya a cessare la sua generosa ma pericolosa attività di ladra al servizio dei deboli.

Il secondo (ma non meno importante) era scegliere con chi mettersi insieme fra Lisa e Rina, per la quale provava, come già detto, un sentimento meno profondo ma comunque presente.

Il terzo (e niente affatto irrilevante) era risolvere la questione di Sayaka Shinomya, alla quale, quando la bruna fanciulla gli aveva dichiarato di “volergli molto bene”, il giovane investigatore - forse troppo preso dalla foga di ottenere lo specchio di Leche - aveva molto imprudentemente risposto Anch’io…!

“Allora, Alan…?”

“Sì… cosa…?”

“Beh, insomma: siamo seduti da dieci minuti e non hai ancora detto niente…!”

Il compagno parve riscuotersi dal torpore. Era infatti da un po’ che se ne stava assorto in profonde riflessioni, con la bocca coperta da un pugno e il gomito appoggiato al ginocchio. Era fin troppo ovvio che non sapesse da dove cominciare.

“Scusa… stavo pensando!”

“A che cosa?”

“A come affrontare l’argomento principale della conversazione!”

“Vale a dire” lo interruppe lei, sorridendo maliziosa “al modo di spiegarmi quali sono esattamente i tuoi rapporti con Rina?”

Nonostante il tempestivo intervento di Tracy, Alan non poté evitare di arrossire violentemente… e questo provocò chiaramente un istantaneo cambiamento del viso di Lisa dal malizioso al corrucciato. Incapace di sostenere quello sguardo palesemente ferito, il ragazzo tornò a guardare fisso davanti a sé.

“A dir la verità, non è di questo che volevo parlare, per prima cosa!”

“Ah, sì? E che volevi dirmi, di tanto più importante?”

Il detective aspirò una buona boccata d’aria e deglutì per umettare l’esofago. Dick Tracy e  Blackie Wolfe si prepararono a una lunga giornata di lavoro…

“Credevo che lo sapessi. Vorrei riprendere il discorso di ieri sera, Lisa…  sulle parole che ti ho detto, subito dopo che…”

“…dopo che mi avevi acchiappata, approfittando dello shock che ho provato a rivedermi in quel dannato specchio…? Già… complimenti, Alan: un bel piano davvero!”

“Puoi ben dirlo, pupa!” ghignò immancabilmente il capo della Cerebrale. 

“Taci, disgraziato!” lo zittì subito Marlowe tergendosi il sudore dalla fronte, per poi tornare a concentrarsi sui messaggi vocali.

Alan abbassò lo sguardo e annuì: “Lo so… ti ho giocato veramente un brutto tiro! Purtroppo non ho trovato nulla di meglio, credimi, per convincerti che avevo scoperto il tuo segreto!”

“Avresti potuto semplicemente dirmelo!” replicò la giovanetta, incrociando le braccia.

“È vero, ma temevo che non mi avresti creduto! Voglio dire…” si corresse con un guizzo, sbirciando il suo sguardo farsi più cupo “…ero certo che avresti escogitato qualche sistema per convincermi di avere preso un abbaglio!”

Lisa sospirò e guardò altrove: “Non sono poi così scaltra!”

“Che fai, ti sminuisci? Vogliamo parlare di quando hai sostituito il tuo riccio con un peluche? O quando volevi farmi credere di essere un maschietto?!”

Lei tornò a voltarsi: “E se invece parlassimo di come hai scoperto la mia identità, finalmente…?”

Alan lasciò trascorrere qualche secondo: “C’era dell’ironia o del sollievo, in quell’avverbio?”

“Non divagare. Rispondimi!!”

“Veramente sei tu che divaghi. Io volevo, prima di tutto, parlare di…”

“Ci arriveremo. Ora, per favore, dimmi come mi hai scoperta…!” insistette, appoggiando contemporaneamente la mano sulla sua.

Ad Alan non rimase che raccontarle dell’idea che aveva applicato qualche sera prima, andando ad appostarsi sotto casa sua, in modo da sorprenderla mentre rientrava nei panni di Saint Tail.

“Ormai i miei sospetti erano diventati un’ossessione, dopo tutti gli indizi che avevo raccolto mio malgrado… dovevo liberarmene, Lisa: dovevo scoprire se Seya eri veramente tu!”

Lei sospirò ancora: “Quindi, alla fine, hai ingannato te stesso!”

“Come sarebbe…?!”

“Non avevi forse dichiarato che l’identità di Seya non ti interessava? Che volevi solamente catturarla?”

Fu la volta del detective di corrugare la fronte. Si portò poi una mano alla medesima e parve riflettere qualche momento.

“Forse hai ragione” ammise “ma quando l’ho detto non ero ancora innamorato di te… di Haneoka, intendo!”

La ragazza balzò in piedi e lo guardò a bocca spalancata: “Mi stai forse dicendo che…”

“Avanti, Lisa… non dirmi che non te n’eri accorta, dai! Ormai diventavo più rosso di te, quando litigavamo, in classe!” ribatté lui dandogli, nel contempo, un’efficace dimostrazione pratica…

“Da… davvero…?” balbettò lei, imitandolo.

“O almeno è ciò che raccontano i nostri discreti compagni di scuola!”

Haneoka si risedette. Era spiazzata. Aveva effettivamente avuto, negli ultimi tempi, qualche vago sospetto di ciò. Tuttavia, le sue conclusioni venivano sempre rigettate dal modo in cui lui la paragonava, ovviamente in peggio, alla mitica ladra coduta.

Beh, a questo punto, tanto valeva affondare il dardo!

“Ma senti senti…” disse, recuperando il tono malizioso di poco prima “…e così, quando ti ho chiesto che tipo di ragazza ti andava bene e tu mi hai risposto che non ero certo io... eri solo un incallito bugiardo!”[4]

Il viso di Alan assunse un colorito maggiormente purpureo.

“Beh… proprio in quel momento no! Allora, effettivamente, mi stavi ancora un po’ antipatica. Ma poi, col passare del tempo... quando mi sono reso conto di volere bene anche a te… insomma, anche a Lisa… ho sentito chiaramente il bisogno di verificare se… quel triangolo esisteva davvero… perché il fatto di dover poi scegliere fra voi due… tu mi capisci…!”

“Oh, certo… capisco benissimo! Povero Alan… dev’essere proprio stata dura!”

“Ehi, adesso non…”

“Ma per fortuna, almeno quel problema lo hai risolto! Adesso non ti resta che risolvere anche l’altro…!” ribadì Haneoka, sorridendogli affettuosamente.

“Qua… quale…?” balbettò il ragazzo, tamponandosi la fronte col fazzoletto (in sincronia col capo della sua Neurologica). Per la verità, il giovanotto non avrebbe dovuto avere nessuna esitazione a rispondere, dal momento che l’altro problema era appunto quello di convincere Lisa a cessare per sempre la sua attività di ladra. Era quello lo scopo principale per cui il ragazzo l’aveva portata lì… anche se, finora, le omologhe haneokiane di Watson e Marlowe erano state piuttosto abili nello sviare il discorso da quell’argomento!

“Adesso che il triangolo fra te, Seya e me non esiste più” continuò la fanciulla piantandogli addosso quegli stupendi quanto inquietanti occhi turchini “non ti rimane che sciogliere quello fra me, te e…”

Tutti i suoi membri organici cominciarono ad avvertire un certo tremolio sotto le scarpe (che non erano isolanti come quelle dello staff di Moroboshi)[5]… Gus Chandler stava facendo del suo meglio, ma le correnti nervose aumentavano la loro intensità, secondo dopo secondo!

“…e Rina!” concluse finalmente Lisa, quasi riducendo la voce ad un soffio.

Adesso la gola di Alan era praticamente asciutta e il capo della Metabolica dovette spremere le ghiandole salivari al limite del collasso, onde rimediare. In quanto a Marlowe, riuscì soltanto a far fare ad Alan la figura del finto tonto.

Rina…? Che c’entra Rina, adesso?!”

“Beh, sai… se non ricordo male, fino all’altro giorno mi sembrava che ti stesse abbastanza antipatica… mentre adesso, da quello che ho sentito, mi sembra che ti piaccia un po’ di più… anzi, molto di più…!”

Sempre con quel sorrisetto materno che gli pizzicava maledettamente i nervi, la ragazza gli sfiorò una guancia con le dita. Ormai il formicolio che il personale organico avvertiva sotto i piedi era quasi insopportabile.

“Dimmi la verità, tesoro” altra scarica di adrenalina “quando mi hai vista tornare a casa nei panni di Seya, Rina era lì con te…?”

Il piccolo detective provò un violento brivido (al suo interno, più d’uno dei membri organici perdette l’equilibrio e cascò per terra) ma, almeno a questa precisa domanda, fu in grado di rispondere con piena sincerità: “No, te lo assicuro! L’avevo piantata in asso fingendo d’inseguirti dopo il colpo, in modo da essere solo!” precisò.

“Astuto” commentò Lisa continuando ad accarezzarlo con estrema dolcezza “e… dopo che hai capito che Seya ero io, che cos’hai fatto?”

“Beh, sono…” Wolfe dovette interrompere Chandler per effettuare un’altra dolorosa deglutizione “…sono tornato a casa!” la sua voce già cominciava a farsi roca.

“E a casa, che cos’hai fatto…?”

“E insiste, oh…!!” sbottò Marlowe, ormai sull’orlo di una crisi di panico.

“Coraggio, capo!” lo confortò Tim Murdock, porgendogli un cordiale.

“Ma come cos’ho fatto?!” d’istinto, Alan si allentò la cravatta per slacciarsi il colletto della camicia “Sono… sono andato a letto, no? Ero distrutto, sai? Nel fisico e nel morale! Se solo mi avessi visto…!”

“Povero Alan… mi dispiace tanto, credimi” gli rispose lei, sempre accarezzandolo “e tuo padre cosa ti ha detto, vedendoti arrivare in quello stato?”

“Niente…! Cioè, voglio dire… lui… non era in casa. Era di turno!”

“Ah, capisco… non era in casa… e così sei andato a letto!”

“Già…!” confermò il ragazzo, tornando a tergersi la fronte.

“E… come hai dormito…?”

Alan la guardò, cercando forse qualche traccia d’ironia. Ma il suo sguardo era diventato impenetrabile.

“Benino… tutto sommato…!” rispose, impegnandosi a mantenere il tono neutro. Lisa smise però di accarezzarlo e lo fissò di nuovo, socchiudendo gli occhi. La responsabile della sua Neuro stava cercando di convincere la loro Coordinatrice ad annullare la mossa successiva, suggerita chiaramente dalla loro Cerebrale: “Lasciamo stare, signora Orion[6]… questo non è il nostro modo di fare!”

Ma “LS1”[7], di solito molto bonaria, per una volta si dimostrò inflessibile.

“Procedere col prossimo messaggio!” comandò alla responsabile della Sensitiva.

“E Rina…?” domandò allora Lisa, con un sussurro.

Certamente provato dai postumi della febbre e forse intontito dalle aspirine, il povero Alan rispose automaticamente: “Anche lei, anche lei…!” e il peggio è che gli scappò pure una risatina ironica!

Prima ancora di realizzare l’abnorme cazzata che si era lasciato scappare di bocca, l’incauto detective alzò lentamente la testa, trovandosi sempre davanti quei due bellissimi occhioni blu, ora completamente spalancati. Poco al di sotto, invece, due morbidissime labbra rosa si schiudevano in un sorriso molto amaro…

“Anche lei ha dormito bene? Ma non l’avevi piantata in asso…?”

Immediatamente, il fedele Timmy Murdock dovette sorreggere il suo capo-sezione, colpito da uno svenimento fulminante! Nello stesso tempo, il non del tutto perfido Watson era certamente dispiaciuto per il collega, tuttavia non seppe resistere ad esprimere mentalmente il suo pensiero: *Hai voluto la codina, Marlowe…? E allora goditela!*

 



[1] Chi scrive ha sempre avuto l’idea - sicuramente infondata - che i due non si amassero particolarmente!

[2] Vedi capitolo 12. Se invece il triangolo fosse stato reale, c’è da chiedersi chi avrebbe effettivamente beneficiato della scelta. La ladra o la compagna di scuola? Lascio ai lettori il compito di rispondere alla difficile domanda.

[3] Forse, anagraficamente parlando, tale titolo spetterebbe a Shinichi Kudo, alias Conan, se la sua giovane età non fosse frutto di una fortuita trasformazione.

[4] Accade nel 4° episodio, dal titolo Una promessa.

[5] Cfr. la Storia Segreta dei SISAS, dello stesso Autore.

[6] In onore della collega Lady Orion, che spero voglia perdonarmi l’ardire.

[7] In questo caso, la “doppia-sigla” è d’obbligo!

  
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