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Autore: Isatachi    10/06/2008    3 recensioni
Konoha: Orochimaru ha lasciato il villaggio dopo la nomina del Quarto hokage. Yondaime. Un angelo triste. Un angelo che non riesce a dimenticare il passato, che si incolpa per non essere stato presente: per non averlo salvato. Ed ora non vuole più sbagliare: la sua vita si alterna tra i campi di battaglia e il suo studio. In un’asettica giornata tutto cambia, tutto grazie ad una decisione presa dal terzo hokage: conosce lei. Lei, sola come lui, lei che gli cambierà la vita. Lei che non dimenticherà mai: assieme torneranno a vivere.
Yondaime. Era il ninja più forte del Villaggio ed era giovane: poteva forse morire? No.
Scacciò subito quel pensiero: non c'era nessun essere umano che avrebbe potuto sconfiggerlo. ( Yondaimexnuovo personaggio )
Genere: Romantico, Triste, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Yondaime
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Mi scuso per il ritardo, mi dispiace di aggiornare sempre più lentamente, ma purtroppo non riesco a trovare molto tempo: chied

-Pieces-

 

 

 

Le strofe ( e il titolo ) sono della canzone “Pieces” dei Sum 41.

 

Mi scuso per il ritardo, mi dispiace di aggiornare sempre più lentamente, ma purtroppo non riesco a trovare molto tempo…

 

 

 

Ringrazio terrastoria, Hime_chan, Masuke, Shine no Kami ( mi dispiace che la tua recensione sia andata persa, ma per fortuna ho fatto tempo a leggerla ), Reira 07, rogi neroazzuro e N@t: grazie di cuore!

 

 

Buona lettura

 

Isa

 

 

NakamuraxYoshi ( muahahahahaha ) e una piccola parte di YondixDione

 

 

 

 


My thoughts are so tempting
I don’t know how it got so bad
Sometimes it’s so crazy
That nothing can save me
 

 

 

 

 

 

 

L’aria fredda costrinse Nakamura a fermarsi per sistemare il colletto della sua giacca, cosicché ebbe il tempo di notare il cielo cupo che non prevedeva altro se non un ennesimo temporale.

Ovviamente la giovane Anbu sperava che il suo capogruppo avrebbe dato ordine di fermarsi – infondo erano partiti da quella mattina da Konoha e avevano già percorso una distanza considerevole- ma nel frattempo non le restava che raggiungere i propri compagni.

Fortunatamente, qualche minuto dopo, il caposquadra – un omaccione robusto con una voce tonante- diede disposizioni per la sosta notturna. I cinque ninja che partecipavano alla missione si ritrovavano in una piccola radura delimitata da alcuni grandi alberi che non permetteva alla luce della Luna di entrare. Complessivamente era un luogo abbastanza protetto in quanto l’unico pericolo era rappresentato dal fiume che scorreva a un paio di metri di distanza: qualche avversario avrebbe potuto attaccarli sfruttando il corso d’acqua. Il caposquadra però non sembrava preoccupato per quel lato debole della zona: ordinò solo dei turni di guardia e si occupò dell’allestimento di un riparo per la notte assieme a uno degli uomini che componevano il gruppo.

Non avendo mansioni da svolgere, Nakamura si allontanò dagli altri Anbu salutando con un cenno la donna che era venuta in veste di ninja medico e si offrì per fare il primo turno di guardia.

A passo lento arrivò al limite del lato est della radura e si sedette silenziosamente su uno dei massi – probabilmente caduti dalle montagne vicine- che emergevano dall’erba alta.

 

 

 

“Non so se ti preferisco bisbetica e acida o così silenziosa… che dilemma, eh?”

Nakamura fissò il ninja davanti a sé e in un attimo realizzò: quella voce. Strinse i denti cercando di trattenere la rabbia: non voleva certo creare dei litigi durante una missione. Optò quindi per un comportamento indifferente … anche se le mani stringevano convulsamente i pantaloni della divisa.

L’altro non sembrò toccato dall’atteggiamento della ragazza e si sedette accanto a lei, cercando di trattenere le risate.

“Non sapevo che anche tu partecipassi a questo genere di missioni…”- chiese Nakamura, cercando di allontanare la tensione accumulata. Alla fine non sarebbe stata una cattiva idea quella di sfogarsi su Yoshi… e poi glielo doveva. Se solo pensava al loro ultimo incontro le veniva da schiaffeggiare – come aveva già fatto quella sera alla locanda- il suo viso impertinente.

“Mi reputi non altezza?”

“Non ho detto questo”

Ma l’hai pensato”

“Da quando è che leggi nella mente altrui?”

“Ah! Ora capisco perché con te e con l’hokage non può funzionare: sei troppo impulsiva… e anche un po’ velenosa, direi”

“Non puoi farti gli affari tuoi per una volta?... E comunque pensavo che avendo degli allievi non ti rimanesse tempo per partecipare a delle missioni. Quindi smettila di divagare in certi discorsi come quelli appena fatti”- Nakamura cercò poi di allontanarsi da Yoshi che la stava irritando più del lecito, ma appena fece un movimento lui la afferrò e la tenne accanto a sé.

Questo era veramente troppo- pensò la ragazza, contrariata.

Mentalmente, Nakamura passò in rassegna tutti i motivi per cui poteva uccidere quell’essere seduta stante:senza contare il fatto che Yoshi era stato così gentile da inserire nella conversazione sostantivi come “hokage” e affiliati vari, aveva anche osato recarsi in casa sua in piena notte.

Il suo ego di donna ferita reclamava vendetta.

 

 

“Non capisco proprio come mai ogni singola parte di me possa irritarti così tanto… non c’è niente di interessante in me?”- domandò curioso Yoshi mentre sorrideva alla ragazza.

Nakamura stava per ribattere con una risposta molto colorita, ma vennero interrotti dal caposquadra che li fece avvicinare al piccolo fuoco preparato in precedenza.

“Non sarei dovuta rimanere di guardia?”- Nakamura era sorpresa dal comportamento dell’omaccione: non aveva finito di dare ordini? Notò poi che l’uomo in questione aveva fra le mani un rotolo. E di fianco c’era un’aquila. La ragazza non ci mise molto a capire che doveva esserci stato qualche cambio di programma… e lei odiava i cambi di programma.

“C’è una piccola modifica sui nostri piani: la notte scorsa un gruppo di ninja ha tentato di rapire la figlia del richiedente di questa missione. Come ben sapete molte sono le squadre impegnate in questo periodo e perciò due di noi si recheranno a prendere la ragazza e la scorteranno nella provincia vicina, mentre altri tre seguiranno il piano originario, intesi?”

“Come ci dividiamo?”- domandò il medico.

“Avrei già pensato una delle persone che fungeranno da scorta alla ragazza: Nakamura, saresti disposta?”

La giovane rispose con un quasi impercettibile cenno d’assenso.

“Perfetto. Chi altro?”- domandò il capo.

Uno dei ninja alzò velocemente una mano, spiazzando Nakamura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oh no. Oh no. Oh no- Nakamura non riusciva a formulare un pensiero coerente. Non dopo aver realizzato che avrebbe passato dei giorni con Yoshi. Ci sarebbe stata anche la giovane ereditiera, ma c’era pur sempre lui.

 

 

E aveva anche iniziato a piovere.

 

 

 

 

*********

 

 

“Posso sapere perché le mie cose sono fuori dal mio appartamento? E cosa ci fai tu qua?”- Yondaime era appena tornato a casa dopo aver avuto una riunione con gli anziani del Villaggio e ora si ritrovava Dione davanti a lui, armata di scopa e paletta.

Di rimando la ragazza gli sorrise in modo alquanto ironico e Yondaime  decise perciò di seguire Dione in ogni angolo della casa fino a che non gli avrebbe dato una risposta soddisfacente.

Dopo averle alitato sul collo per un quarto d’ora, il Quarto Hokage decise di cambiare “tattica” e, sbuffando sonoramente, sprofondò sulla vecchia poltrona posta in uno degli angoli del piccolo salotto.

“Guarda che con me non funziona...”

“Non funziona cosa?”- sul viso di Yondaime si dipinse un sorriso innocente. Troppo innocente per Dione.

“Non funziona il tuo finto sguardo ferito”

“Sai che stai diventano più arcigna? Così mi ferisci”

“Non sei molto convincente se ti metti a ridere mentre lo dici, sai?”- la ragazza si avvicinò, squadrandolo.

“Te ne sei dimenticato, vero?”- la domanda posta da Dione preoccupò Yondaime: sia per il tono con cui gli era stata fatta sia perché il manico della scopa era pericolosamente vicino alla sua testa.

Ma no, certo che no”. Yondaime stava cercando di ricordare gli insegnamenti di Jiraya per una situazione simile. Com’era? Ah, sì: prendi tempo.

“Yondaime...”

“Per chi mi hai preso? Il mio è solo un bluff!”- Yondaime, nervoso, cominciò ad arruffarsi i capelli. Sperava che Dione ci cascasse.

E ci stava cascando!

Stava sorridendo!

E’ possibili che tu ti dimentichi cose come questa? Razza di…di…”- Dione colpì Yondaime sulla testa con la scopa.

Ahio!”

“La proprietaria dell’appartamento è stata chiara nel messaggio: o paghi l’affitto e rimetti la casa in ordine o te ne devi andare da qua!”

“Ah, era per quello?”-Yondaime si massaggiò la testa con una mano.

“Sì, era per quello! E tu domani pagherai l’affitto e metterai la casa in ordine, vero?”- Dione avvicinò il suo viso a quello di Yondaime.

“Proprio entro domani? Avrei altri piani per stasera: per esempio potremmo andare…”

“Niente affatto”- Dione si allontanò, lasciando Yondaime contrariato.

La ragazza appoggiò la scopa e la paletta di fianco alla porta d’ingresso e prima di andarsene si voltò verso Yondaime.

Ho già iniziato un po’ io… Vuoi ancora vedermi o no?”

E chiuse la porta.

“Ma dimmi te cosa mi tocca fare… e ora da dove comincio?”

 

 

But it’s the only thing that I have

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma quanto sono perfida! Mi diverto troppo a raffigurare Yondaime in questo modo! Pasticcione e con la testa fra le nuvole: adorabile!

 

 

 

                   

  
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