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Autore: Owarinai_Yume    31/01/2014    5 recensioni
In un mondo nel quale umani e demoni vivono a stretto contatto,
le vite di una giovane donna umana e di un affascinante mezzo-demone
verranno stravolte completamente proprio a causa del loro incontro.
Insieme dovranno affrontare numerose difficoltà,
in particolar modo la diversità della loro natura.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2.

 
Controllammo tutti i bar e tutti i salottini della nave, ma nulla, provammo anche a chiedere in giro, ma nessuno aveva visto una ragazza che corrispondeva alla descrizione di Sango.
«Ragazzi voi rimanete qui, io vado a chiedere di fare un annuncio con l'altoparlante» Miroku lasciò me e Inuyasha da soli.
Se neanche l'annuncio avesse funzionato allora...
Senza che me ne rendessi conto iniziai a tremare.
«Kagome? Hai freddo?» Inuyasha non aspettò la mia risposta, si tolse la giacca e la posò sulle mie spalle scoperte.
«Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace» Non riuscivo a dire altro, mi sentivo come se fossi caduta in trans.
«Ma...di cosa?» a quel punto crollai e iniziai a piangere convulsamente.
Strinsi con forza i lembi della sua giacca.
«Se non l'avessi lasciata sola adesso lei...» riuscii a biascicare tra i singhiozzi.
Non riuscivo a calmarmi, il mio corpo era come in preda alle convulsioni.
Improvvisamente Inuyasha mi appoggiò le mani sulle spalle, stringendomele con forza.
«Non pensare che sia stata colpa tua»
“Lo dice solo per consolarmi, ma se non l’avessi lasciata sola, Sango non sarebbe…”
«Però Inuyasha…»
A quel punto il ragazzo mi prese il viso tra le sue calde mani e lo avvicinò al suo; a quel gesto mi si fermò il respiro in gola, ero in apnea. A separarci c’erano solo pochi centimetri. Mi accarezzò le guance, asciugandomi le lacrime, per poi sussurrarmi «Potrei dire la stessa cosa di me e Miroku. Se fossimo stati con voi, adesso non ci troveremo in questa situazione. Kagome, darci la colpa, non ci aiuterà di certo a trovare Sango»
«Ma se fosse cadut» Non mi fece continuare la frase, inaspettatamente mi posò un dito sulle labbra.
Quel tocco mi provocò, ancora una volta, una strana, inebriante scossa lungo tutto il corpo.
«Non pensarlo nemmeno lontanamente! Chiaro?» mi disse secco.
Per la prima volta, da quando Sango era scomparsa vidi Inuyasha evidentemente agitato; anche lui era molto preoccupato. 
Io annuii lentamente.
Inuyasha mi guardò in modo rassicurante, facendomi un dolce e lieve sorriso «Tu sei una persona molto buona, Kagome» lo guardai confusa «Sei capace di piangere per una persona conosciuta poche ore prima» detto questo mi prese per mano e iniziò a camminare.
«Mentre Miroku fa fare l'annuncio noi continuiamo le ricerche. Ricontrolliamo il ponte della piscina. Ti va?»
Risposi semplicemente con un debolissimo si.
"La mano di Inuyasha è così calda..."
«Se Sango si trova qui, come spero, dobbiamo guardare bene sui lettini e sulle sdraio, può essersi addormentata»
Cominciammo a guardare su ogni lettino e su ogni sdraio, urlando il nome della ragazza a squarciagola, con tutto il fiato che avevamo in corpo; Inuyasha non lasciò mai la mia mano, la tenne salda nella sua per tutto il tempo.
«Signorina, mi scusi»
Mi voltai e vidi un uomo sulla quarantina che dall'abbigliamento doveva essere un addetto alla manutenzione e alla pulizia delle piscine.
«Se state cercando una ragazza, io ne ho vista una addormentata su quel lettino lì in fondo»
Indicò un lettino in un angolo dall'altra parte del ponte.
Sentii il cuore in gola; immediatamente io e Inuyasha ci precipitammo dove ci aveva detto l'uomo e la vedemmo.
Sango era profondamente addormentata, l'espressione sul suo viso era serena. 
Non poteva immaginare quello che era successo in quelle ore.
«Vado a chiamare Miroku, tu resta qui»
Anche se avessi voluto, non sarei riuscita a muovermi di un solo centimetro, sentivo le gambe cedermi e mi lasciai cadere in ginocchio  accanto al lettino, mentre lacrime silenziose cominciarono a rigarmi nuovamente il viso.
«Sei capace di piangere per una persona conosciuta poche ore prima»  
Già… Avevo appena conosciuto quella ragazza e già la sua scomparsa mi aveva fatta sprofondare nel panico.
Forse perché mi sentivo in colpa.
“No, non è così”
Poteva sembrare strano, ma sentivo di essermi già affezionata a Sango… anzi, non solo a lei, ma a tutti loro.
Quando Inuyasha tornò mi prese per un braccio e mi aiutò a rialzarmi e restare in piedi.
«Hai visto? Che ti dicevo? È andato tutto bene.»
«Si» gli dissi sorridendo tra le lacrime.
Miroku ci raggiunse subito, e quando arrivò notai che aveva gli occhi lucidi, segno che anche lui aveva pianto; prese in braccio Sango, che non si accorse di nulla, le fece posare la testa contro il suo petto e le diede un leggero bacio sulla fronte.
«Grazie di tutto ragazzi» e così dicendo si allontanò.
«Vieni Kagome, ti accompagno in cabina, sarai stravolta».
Feci un segno di dissenso con il capo.
Inuyasha mi guardò confuso ma poi probabilmente capì che se fossi andata a letto, agitata com'ero, non sarei riuscita a chiudere occhio.
«So io cosa ci vuole»
Mi prese nuovamente per mano e non me la lasciò fino a quando non arrivammo ad uno dei piccoli bar ancora aperti.
"Non vorrà farmi bere?"
Nella sala non c'era anima viva, solo un barman che stava mettendo in ordine dei bicchieri.
«Mi scusi, possiamo ordinare?»
«Prego Signore, mi dica»
Inuyasha non mi chiese nulla ma ordinò uno sherry per lui e una cioccolata calda per me. «Può sembrare che in estate non sia adatta, ma credimi ,quando si è giù di morale, non c’è niente di meglio che una buona cioccolata calda»
Era così dolce e comprensivo; mi sentii coccolata come una bimba piccola.
Era da tempo che non mi capitava.
«La cioccolata va benissimo, grazie»
Si limitò a sorridermi
«E poi... con quest'aria condizionata così alta non mi dispiace riscaldarmi un po'».  Ridemmo all’unisono; in effetti la differenza di temperatura fra l’interno e l’esterno era impressionante. Molte persone giravano per la nave persino con giacchettine e felpe.
«Finalmente sorridi»
Abbassai lo sguardo imbarazzata, non sapevo cosa dire, ma finalmente arrivarono le nostre ordinazioni.
«Grazie ancora Inuyasha... per tutto»
«Figurati, è stato un piacere, Kagome»
Ad un tratto si creò una strana atmosfera, entrambi rimanemmo in silenzio, assaporando le nostre bevande, nessuno dei due aveva intenzione di distogliere lo sguardo dall’altro; il suo era così intenso, sentii uno strano calore invadermi tutto il corpo. Doveva essere colpa della cioccolata.
In quel momento mi accorsi di avere ancora la giacca di Inuyasha sulle spalle.
«Grazie infinite per la giacca» dissi porgendogliela.
«Prego» mi sorrise e la mise piegata su una sedia.  
Poco dopo si fece sfuggire una piccola risata sommessa.
«Cosa c'è?» chiesi pensando di aver fatto qualcosa di buffo.
«Niente, ho solo notato che da quando ci siamo conosciuti, la cosa che mi hai detto più spesso è stata "grazie"»
Ora che me lo faceva notare, era vero.
A tavola, durante la cena non avevamo parlato molto; erano stati Sango e Miroku a tempestarmi di domande, ma lui era stato quasi sempre in silenzio. L'unica conversazione che avevamo avuto era stata a bordo piscina, mentre aspettavamo l’arrivo dei due ragazzi.
«Tu Inuyasha, di dove sei?»
Si lasciò sfuggire ancora una volta quel sorriso divertito.
«Firenze»
Rimasi di sasso. Non era possibile. Mi stava prendendo in giro.
«Stai scherzando?!»
«Sono serissimo» ma nel frattempo mi mostrava un meraviglioso sorriso largo, da togliere il fiato.
«Sono stato per tre anni all’estero, in Francia»
Improvvisamente mi venne voglia di sapere molte più cose sul suo conto.
Perché aveva trascorso tutto quel tempo in Francia, che cosa faceva nella vita, in quale zona di Firenze abitasse. Ma non solo, volevo sapere tutto, ma proprio tutto di quel mezzo-demone così criptico, misterioso, bello da mozzare il fiato ma che quella notte si era dimostrato così dolce e premuroso.
All’improvviso la sua voce mi riportò alla realtà «Si è fatto veramente tardi. Ora ti porto in cabina, non voglio sentire storie»
Gli sorrisi divertita «Ai suoi ordini, signore» dissi in tono sarcastico.
Mi accompagnò fino alla porta della mia cabina, ma quando arrivò il momento di separarci, cominciai a sentirmi strana, come se qualcosa mi turbasse; non volevo separarmi da lui. “Basta dannazione! Devo farla finita con queste sciocchezze!”
«Inuyasha, tu non stai nella stessa cabina con Sango e Miroku?»
In realtà non pensai prima di formulare quella domanda, e subito mi resi conto della stupidaggine che avevo detto.
«Ti pare che mi facevo mettere nella cabina insieme a due neo sposini...»
mi disse ironico. «Ne ho prenotata una tutto da solo, almeno così lascio a quei due la loro privacy»
«Già in effetti... » Mi sentivo tremendamente in imbarazzo. Non riuscivo a non pensare a tutto quello che era accaduto quella sera e a come mi ero comportata nei confronti di Inuyasha.
«Ti senti meglio adesso?» la sua voce era calda e profonda come la cioccolata bevuta poco prima.
«Si, ora si» stavo per aggiungere un "grazie" ma la cosa mi sembrò abbastanza divertente «Beh allora… non ti dirò grazie, per oggi te l'ho già detto a sufficienza»
Scoppiammo entrambi a ridere.
«Credo proprio di si» e così dicendo, si portò la mia mano, che teneva ancora ben salda nella sua, al viso, per poi baciarne il dorso. A quel gesto avvampai.
«Oyasumi piccola Kagome» lo disse sussurrando, provocandomi mille brividi lungo la schiena.
Senza aggiungere altro Inuyasha si allontanò.
Entrata in stanza avevo ancora il cuore che mi batteva all'impazzata.
Quel giorno era stato sicuramente il più lungo della mia vita; erano successe veramente troppe cose: l'arrivo sulla nave, l'incontro con Sango, Miroku e Inuyasha, la scomparsa della ragazza e poi...
Mi venne in mente il momento in cui ero scoppiata a piangere; non credevo che Inuyasha potesse rassicurarmi così tanto. In fondo lo avevo conosciuto quella sera stessa.
Il fiume di lacrime che avevo versato quella sera mi aveva veramente spossato, mi sentii mancare le forze e, non appena mi stesi sul morbido materasso, sotto le soffici lenzuola, crollai in un sonno profondo, fra le braccia di Morfeo.
 
 
«Non sarebbe bello se umani, demoni e mezzo-demoni fossero trattati allo stesso modo? Se potessimo abbattere la barriera che ci divide? »
«Non dire sciocchezze! Umani e demoni appartengono a due mondi troppo diversi»
«Ma che dici?»
«I demoni sono creature spietate e assetate di sangue.
Non hanno un cuore, né tantomeno un’anima.
Il loro unico scopo nella vita è quello di uccidere.
Abbiamo permesso ai demoni dalle sembianze umane di sopravvivere e di mescolarsi a noi, ma è stato l’errore più grande che potessimo fare. Loro sono quelli più pericolosi.
Fosse per me, li farei sparire dalla faccia della terra.
Kagome, diventa una sterminatrice di demoni insieme a me.»
 
 
Mi svegliai di soprassalto, accorgendomi poco dopo di essere seduta su un grande letto matrimoniale a baldacchino.
Avevo il fiato corto e la fronte madida di sudore
Mi guardai intorno, cercando di focalizzare l'ambiente che mi circondava.
All'improvviso, come un flash, ricordai tutto.
Il giorno precedente mi ero imbarcata su una nave da crociera per un viaggio di quindici giorni che i miei genitori mi avevano regalato per il mio venticinquesimo compleanno.
Andai vicino al balconcino, aprii le imposte e, con ancora indosso la camicia da notte, uscii fuori lasciandomi accarezzare dalla fresca brezza marina del mattino.
Il mare era abbastanza calmo ed era di un azzurro chiarissimo, ogni tanto in lontananza e vicino alla nave, si vedevano delle piccole increspature bianche, dovute alle piccole onde; il cielo era limpido, senza alcuna nuvola e, all'orizzonte, si poteva vedere una leggera striscia rosa che sfumava nell'azzurro, segno che il sole era sorto da pochissimo, tanto che i suoi raggi erano ancora molto flebili.
"Perché ho fatto quel sogno?"
Quel sogno, anzi più precisamente, qual ricordo, risvegliò in me tutte quelle sensazioni negative che da tempo cercavo di dimenticare.
Il ragazzo con il quale ero cresciuta, che mi era stato sempre vicino, e che col tempo avevo imparato ad amare, era diventato improvvisamente un estraneo.
Pensai di non conoscerlo affatto.
Quando Hojo mi disse che, secondo lui i demoni e i mezzo-demoni non avevano neanche il diritto di esistere, rimasi scioccata.
I suoi principi erano totalmente diversi dai miei.
Per tutti quegli anni non mi ero mai accorta dei suoi veri sentimenti, avevo sempre dato per scontato il fatto che lui la pensasse come me.
Fu però la sua proposta a farmi crollare il mondo addosso, fu quando mi volle convincere a diventare una sterminatrice di demoni, che raggiunsi il mio limite.
Non potevo stare con una persona del genere. Non volevo.
Anche se lo amavo ancora, eravamo troppo diversi per stare insieme.
“Se solo non mi avesse detto quelle cose…”
Guardando l'orizzonte, mi resi conto di una cosa straordinaria; in lontananza si poteva cominciare a vedere la terra ferma, anche se ancora molto lontana.
Quella doveva essere Osaka, la nostra prima tappa
Sapevo che le ore a disposizione non erano tantissime, sicuramente non avrei avuto il tempo di visitarla tutta, ma comunque sia mi ero fatta un bel programmino dei posti più importanti da visitare.
Rientrai in cabina e mi feci una bella doccia rinfrescante per liberarmi del sudore e della sensazione che quell'incubo mi aveva lasciata.
"Non devo pensarci, almeno non qui"
Per andare a fare colazione optai per un paio di pantaloncini molto corti neri e una semplice t-shirt rosa pesca, legai i capelli in una lunga treccia morbida che mi ricadeva sulla spalla destra e indossai un paio di scarpe comode da ginnastica.
Scelsi di mangiare al ristorante self service all'aperto per ammirare a pieno il panorama.
"Cosa posso mangiare stamattina?"
Ero veramente indecisa, quel ristorante offriva una varietà di cibi impressionante: c'era la colazione all'americana,  con frutta, cereali, caffè, tè caldo, toast imburrati, uova al tegamino, bacon, pancake con sciroppo d'acero e muffin al cioccolato; la colazione all'italiana, con caffè, succhi di frutta, cornetti, brioche, fette biscottate, marmellate varie, crema al cioccolato spalmabile; la colazione alla francese con caffè o tè caldo, succhi, croissant, baguette, marmellata, i famosi panini al cioccolato e crepe da guarnire in mille modi diversi.
Dopo essere stata più di mezz'ora incantata da tutta quella roba da mangiare, presi un semplice caffè e un cornetto al cioccolato bianco.
Mentre ero seduta al mio tavolino, con lo sguardo fisso verso il panorama, sentii una voce familiare in lontananza che chiamava il mio nome.
Mi voltai e vidi Sango, Miroku e Inuyasha, i ragazzi che avevo conosciuto la sera prima, grazie al fatto che a cena condividevamo lo stesso tavolo.
«Buongiorno ragazzi»
«Buongiorno Kagome»
Il primo a sedersi fu Miroku; non appena mi resi conto di cosa aveva sul vassoio impallidii letteralmente.
Il ragazzo aveva optato per la colazione all'americana, ma non si era limitato a un paio di cose, aveva preso l'intero menù, sia dolce che salato.
«Vedo che sei andato sul leggero stamattina»  gli dissi sarcastica
«Diciamo che ha solo approfittato del fatto che è tutto gratis» 
A parlare era stato Inuyasha, che si era seduto alla mia destra con il suo caffè e il suo croissant.
«Bé la verità è che ho sempre sognato fare una colazione completamente americana e dato che ero molto indeciso... » 
«Hai saccheggiato l'intero buffet»  dicemmo in stereo io e Inuyasha che ci guardammo per poi scoppiare a ridere.
Mi voltai verso Sango e, non appena la vidi la mia risata si bloccò di colpo; aveva un'aria triste e abbattuta, lo sguardo fisso sulla sua tazza di tè ormai tiepida e la brioche ancora intatta.
«Sango... che cos'hai? »
Sentendosi chiamare alzò lo sguardo verso di me ma non disse una parola.
«Sango per caso non ti senti bene? »
«Hai mal di mare? »
Solo Miroku non le chiese niente, probabilmente perché conosceva bene il motivo di quello strano comportamento.
«Inuyasha, Kagome vedete, Sango vuole dirvi qualcosa. Vero amore? »
Sango era visibilmente in imbarazza e dopo qualche secondo di silenzio iniziò a parlare con voce flebile.
«Ragazzi io... devo farvi le mie più sentite scuse, soprattutto a te Kagome»
Ero incredula ma rimasi in silenzio per permettere a Sango di continuare
«Ieri sera non mi sono comportata nel migliore dei modi. Miroku mi ha raccontato tutto. Mi avete cercata ovunque, vi ho fatto spaventare molto e...Kagome so che anche tu hai pianto per me. Mi dispiace soprattutto perché quella che hai visto ieri non sono veramente io, raramente mi comporto in questo modo. »
Vidi che Sango aveva gli occhi lucidi e non sapeva più in che modo doversi scusare.
«Perdonatemi»
«Sango, non ti devi scusare, è vero, mi sono preoccupata da morire, ammetto di aver pensato al peggio e non puoi immaginare quanto mi sia sentita sollevata dopo averti trovata. Ma adesso è tutto finito, tranquilla »
«Non vorrei che pensassi che sono una ragazza che si ubriaca e fa pazzie di continuo»
Scossi la testa sorridendole
«Non ti devi preoccupare, non lo penso affatto, a tutti può capitare di fare cose del genere»
Sango finalmente sorrise e ricambiò il mio abbraccio.
In quel momento provai una piacevole sensazione di calore, sentii che tra me e quella ragazza non sarebbe stata una semplice conoscenza.
«Kagome, che programmi hai per oggi?»
«A dir la verità...avevo intenzione di scendere a Osaka»
«Non ci sei mai stata? »  Mi limitai ad un semplice segno di dissenso.
«Se ti fa piacere, Kagome, possiamo accompagnarti noi» disse all'improvviso Miroku con la bocca piena, intromettendosi nella conversazione.
«Dici sul serio Miroku? »
«Certamente! Io e Sango ci siamo già stati una volta, possiamo mostrarti i posti più belli di Osaka»
«Sicuro! E ovviamente Inuyasha verrà con noi»
Sango ci guardò in modo strano, come se tramasse qualcosa.
«Ragazzi, non so che dire... »
«Accetta, ti prego» le parole di Inuyasha mi colpirono e sentii le guance in fiamme.
«Bé... allora...va bene» dissi sorridendo cercando di non balbettare.
Dopo avere fatto colazione ci separammo dandoci appuntamento all'uscita non appena la nave fosse arrivata in porto.
“Quasi quasi approfitto di questo tempo libero per visitare la nave.
Da quando sono imbarcata non ne ho ancora avuto il tempo“
Naturalmente sapevo che non avrei avuto il tempo materiale per visitare tutto, per questo decisi di concentrarmi sulla zona benessere.
Era curiosissima di vedere la SPA.
Sull’opuscolo dell’agenzia c’era scritto che era un centro attrezzatissimo, munito di ogni servizio possibile ed immaginabile; era divisa in più sale, e tutto era curato nei minimi particolari.
Quando arrivai all’entrata del centro benessere, trovai un grande bancone di legno, dietro il quale vi erano due giovani ragazzi, vestiti con un elegante completo nero, e tre ragazze vestite con eleganti tailleur neri composti da una giacca a mezze maniche e una gonna che arrivava appena sopra il ginocchio.
«Buongiorno, benvenuta Signorina»
Uno dei due ragazzi mi venne incontro sorridendo «Posso fare qualcosa per lei?» mi chiese con estrema gentilezza.
Risposi al suo sorriso «Ero curiosa di visitare la SPA, è possibile?»
«Ma certo! Venga, mi segua»
Mi fece strada lungo un ampio corridoio dalle pareti verde acqua, illuminato da piccole luci soffuse, posizionate lungo tutto il percorso.
«La nostra SPA è dotata di tre sale»
Mi fece accomodare nella prima stanza.
«Questa è la sala principale»
Quando la vidi, non riuscii a credere ai miei occhi.
Era una sala quadrata, enorme, con una serie di lettini di pelle bianca separati, gli uni dagli altri, da tende bianche semitrasparenti.
Un corso d’acqua con piccole cascate percorreva tutta la sala, e in acqua galleggiavano ninfee e candele profumate.
«In questa stanza ci si può rilassare dopo aver compiuto il percorso benessere; abbiamo una vasta scelta di particolari tè e tisane provenienti da tutto il mondo»
Nella seconda sala c’era tutto il necessario per un percorso benessere completo, in più, una piscina riscaldata con idromassaggio. 
La cosa che mi colpì di più di quella sala fu il pavimento, che era fatto di finissima sabbia bianca.
Per finire, nella terza e ultima sala, si effettuavano trattamenti estetici di vario tipo; c’era l’estetista, il parrucchiere e molto altro.
Mentre guardavo sbalordita tutte quelle stanze, la cura per i più piccoli particolari, i ruscelli, le ninfee, la sabbia e le candele, mi riusciva difficile credere che mi trovavo all’interno di una nave.
Quel giorno, inoltre, il mare era talmente una tavola, che non si avvertiva nessun dondolio o minima oscillazione.
Bisognava guardare fuori dagli oblò, per rendersi conto di trovarsi in mezzo al mare.
“Sarebbe bello venirci con Sango. Scommetto che questo posto la farebbe letteralmente impazzire”
«Signorina, mi segua»
Attraversammo un lungo corridoio, per poi giungere ad una porta a vetri, dalla quale si poteva intravedere l’interno di una palestra.
«Questa, come vede, è la nostra palestra super attrezzata»
«Fantastico» ero letteralmente a bocca aperta.
Mi accorsi che ci trovavamo esattamente sulla prua della nave; in fondo alla sala c’era una vetrata che prendeva tutta la parete; posizionati in fila, lungo tutta la vetrata, vi erano almeno una quindicina di tapis roulant.
La palestra aveva veramente ogni genere di attrezzo; cyclette, step, panche per addominali, una parete attrezzata per i pesi e tanto altro.
«Se le interessa, signorina, abbiamo anche dei personal trainer professionisti»
Non mancava proprio nulla.
«Ora devo andare, le lascio questa brossure con tutte le informazioni su quello che le ho mostrato »
«Grazie mille, è stato molto gentile»
«Il piacere è stato tutto mio. Spero di rivederla presto» e così dicendo, fece un leggero inchinò e si allontanò.
Il giro turistico durò meno di quanto avessi immaginato, per cui avevo ancora un po’ di tempo libero.
Pensai che sarebbe stato utile, e anche divertente, provare qualche attrezzo e optai per una bella corsa sul tapis roulant.
Fortunatamente portavo sempre con me un piccolo mp3, e mentre iniziai l’allenamento, mi immersi completamente nelle note della mia canzone preferita: 
I don't want to miss a thing degli Aerosmith
Quando ascoltavo quella canzone riuscivo a liberare completamente la mente, a scacciar via tutti i pensieri negativi. Era come se fossi protetta da una campana di cristallo, e riuscivo a dimenticarmi completamente del mondo che mi circondava. 
Don't want to close my eyes, I don't want to fall asleep cause I'd miss you baby. And I don't want to miss a thing
Quando la canzone terminò ero già esausta, senza fiato; era da molto che non facevo attività fisica, e non ero molto allenata.
Scesi dal tapis roulant, e solo allora mi accorsi della presenza di Inuyasha.
Anche lui stava correndo sul tapis roulant, ma era molto distante da me, per questo motivo non lo avevo visto prima.
Mi avvicinai, mantenendo comunque una certa distanza; non si era ancora accorto della mia presenza, e questo mi dava la possibilità di contemplare ancora per un po’ il suo fisico perfetto.
Indossava una semplice canottiera e dei pantaloncini lunghi fino al ginocchio.
Fu come trovarsi di fronte al David di marmo di Michelangelo.
I suoi muscoli erano contratti a causa dello sforzo fisico, e le spalle e le braccia erano imperlate di piccole gocce di sudore; era così sexy, così virile. Il ritratto della perfezione. Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
Improvvisamente, dal mio mp3 partì Radar di Britney Spears
Ascoltare quella canzone, mentre osservavo Inuyasha, mi fece sfuggire un sorriso malizioso. Si addiceva perfettamente alla situazione.
When you walk and when you talk I get the tingle.
I wanna mingle. That’s what I want.
Quando Inuyasha smise di allenarsi, finalmente si voltò nella mia direzione, notandomi.
Ci fissammo per qualche istante, poi lui mi venne vicino, sorridendomi.
«Ciao» aveva il fiato corto, i capelli bagnati, incollati al volto; era bello da mozzare il fiato. Mi ci volle tutta la mia volontà e il mio autocontrollo per non saltagli addosso in quel determinato istante.
«Ciao» gli risposi semplicemente
«Cosa fai? Mi segui?» sembrava divertito da quella situazione
«Stavo per farti la stessa domanda»
Scoppiammo a ridere all’unisono.
«Guarda, Inuyasha»
La nave si stava lentamente avvicinando al porto di Osaka.
Ci sarebbe voluto ancora del tempo, prima di poter scendere, ma già si potevano vedere chiaramente i numerosi grattaceli che sovrastavano la città.
Non stavo più nella pelle. Rimasi immobile, con lo sguardo fisso, rivolto verso la città; anche Inuyasha, nel frattempo era rimasto in silenzio, e guardandolo di sottecchi, notai che era rimasto affascinato anche lui dal panorama davanti a noi.
Poi improvvisamente, ruppe quale silenzio.
«Hai detto di non essere mai stata a Osaka» 
La sua sembrava più un'affermazione, che una domanda; come se volesse ricordarlo a se stesso...
«Non conosco quasi nessuna città del Giappone. A parte Tokyo, dove sono nata e dove vivono i parenti di mia madre»
«Capisco... Cambiando discorso...mi spieghi una cosa? Come mai hai deciso di venire qui, su questa nave enorme, tutta sola? Come mai non hai deciso di fare questo viaggio insieme a qualcuno, al tuo fidanzato per esempio?»
Quella domanda, fatta così, di getto, mi sorprese e mi scosse allo stesso tempo.
Ogni volta che si nominava la parola "fidanzato", dentro di me scattava qualcosa; quella parole era come un pugno nello stomaco.
Probabilmente Inuyasha notò subito il mio cambio di umore, perché cercò di consolarmi.
«Scusa, non volevo mettere in mezzo un argomento doloroso, perdonami»
Vedendo che però le sue parole non avevano avuto l'effetto sperato, continuò. «É stato uno stupido»
«Scusa?» ero stranita
«Il tuo ex, è stato un vero stupido a lasciarsi scappare una come te»
Sgranai gli occhi.
“Come ha fatto a capire?”
Probabilmente era stata colpa mia, avevo dato io quell'impressione
Anche se avevo deciso di lasciare io Hojo, la verità era che mi sentivo ancora molto legata a lui. Non riuscivo a lasciarlo andare completamente e questo mi faceva star male.
Ma che voleva dire Inuyasha con “una come te” ? Comunque sia, non avevo nessuna intenzione di inscenare la parte della ragazza abbandonata.
“Non mi va di fare la parte della vittima”
Decisi di mentire.
«Inuyasha ascolta tu... hai frainteso tutto.»
«Cioè?»
«Il mio ragazzo non mi ha lasciata. »
Nei suoi occhi lessi una vena di delusione.
«Peccato»
«Eh?»
«Non mi sarebbe dispiaciuto consolarti da una delusione d'amore».
Ma che stava dicendo?
Forse Inuyasha si divertiva solo a prendermi in giro; forse gli avevo dato l'impressione di essere una ragazzina ingenua e stupida, che si lascia abbindolare dal primo che capita.
Beh si sbagliava di grosso.
«Perché mi stai dicendo tutto questo? Che cosa vuoi da me Inuyasha?»
Il suo sguardo cambiò improvvisamente, diventando più serio e penetrante; allungò una mano e cominciò a sfiorarmi un braccio con la punta delle dita, iniziò dalla spalla, per poi scendere giù, fino al polso e risalire di nuovo verso la spalla, tutto con una lentezza esasperante.
Poi avvicinò il suo viso perfetto al mio e mi sfiorò l’orecchio con la punta del naso.
«Voglio che tu sia mia. Voglio averti sotto di me. Voglio ammirare il tuo corpo e sprofondare dentro di te. Ecco cosa voglio, Kagome» disse con voce roca, quasi sussurrando.
Mi si bloccò il respiro.
Rimasi basita da quelle parole, da quel modo schietto e diretto; quelle parole mi sembravano un’offesa, ma allo stesso tempo, il complimento più bello che mi potesse fare. Avvertii una fitta improvvisa nel basso ventre, e dovetti appoggiarmi alla parete per non perdere l’equilibrio.
Mi guardai attorno, imbarazzata; fortunatamente eravamo rimasti gli unici all'interno della palestra.
«Non scherzare»
«Sono serissimo»
Feci per andarmene ma Inuyasha mi prese per un polso e mi trascinò di nuovo vicino a lui.
«Ora basta Inuyasha. Non sopporto le persone che si prendono gioco di me»
«Sei tu che prendi in giro te stessa comportandoti in questo modo. Pensi che non mi sia accorto di come mi guardi, e del fatto che non riesci a togliermi gli occhi di dosso?» Fece una pausa «Tu vuoi esattamente le stesse cose. Ammettilo.»
Era vero. Era tutto vero, ma ero anche troppo orgogliosa per ammetterlo.
Dal primo momento in cui il mio sguardo si era posato su di lui, ero stata totalmente attratta da Inuyasha.
Quando lui mi guardava negli occhi, mi sentivo come trasportata in un altro mondo.
Non mi ero mai sentita così. 
Ma non potevo, non riuscivo a lasciarmi andare completamente, ero ancora troppo legata a Hojo.
«Non hai preso in considerazione il fatto che magari non sono interessata? E poi come ti ho già detto, sono fidanzata. »
Cercai di assumere un tono convincente.
Sorrise e iniziò a sfiorarmi il collo con la punta del naso.
Quella dolce e seducente carezza mi provocò una piacevole scossa che invase tutto il mio corpo, concentrandosi soprattutto sul basso ventre.
«Vuoi dirmi che non ti faccio nessun effetto?» sussurrò.
Improvvisamente e fortunatamente, fummo interrotti dalla voce del capitano nell’altoparlante. «Informiamo i passeggeri che hanno prenotato le escursioni, che possono cominciare a dirigersi verso le uscite sul ponte 5, mentre per tutti coloro che vogliono scendere liberamente, l'uscita è dal ponte 6 »
«Credo sia meglio cominciare ad andare, ormai siamo quasi arrivati » dissi scostandomi in modo brusco dalla parete e facendo sobbalzare Inuyasha.
«Hai ragione e poi... ho bisogno di farmi una doccia. Miroku e Sango hanno detto che è meglio aspettare che quelli dell'escursione scendano, quindi abbiamo ancora un po' di tempo.»
Cercai di riprendere il controllo delle mie facoltà mentali.
«Già, anch'io devo farmi una doccia»
«Cos'è? Una proposta?» disse malizioso.
Mi allontanai divertita facendogli un cenno con la mano «A dopo, Inuyasha»
 
 
Inuyasha aveva detto che avevamo ancora abbastanza tempo prima di scendere dalla nave, e che avremmo aspettato che la maggior parte dei passeggeri scendesse, così da evitarci la calca.
Decisi quindi di riempire la vasca e farmi un bel bagno caldo.
 da quando sono entrata in questo bagno la prima volta, che ho voglia di farne uno"
Mi immersi nell'acqua calda e mi lasciai coccolare dalla schiuma che mi accarezzava la pelle e dal dolce profumo del bagnoschiuma alla vaniglia. 
Accesi l'mp3, precedentemente collegato alle casse, e mi lasciai trasportare dal melodico suono del pianoforte di Yiruma; le note di Hope riempirono la stanza., ma la mia mente era affollata da talmente tanti pensieri, che non riuscii a godermi completamente quel momento e a rilassarmi come avrei sperato.
Forse il problema era proprio quello; pensavo troppo, rimuginavo ore e ore, senza un attimo di respiro. Mi facevo sempre troppi problemi.
"Come vorrei staccare la spina del mio cervello, almeno per un po'..."
Dopo il bagno, mi preparai velocemente per raggiungere Sango e i ragazzi; indossai un semplice jeans aderente e una Blouse asimmetrica di chiffon, color panna, con sotto un top nero.
Quando uscii dalla cabina, mi resi conto di non avere la più pallida idea di dove incontrare Sango e gli altri.
"Cavolo! Ci manca solo che mi perda!"
Ricordai però le parole del comandante, ascoltate dall'altoparlante in palestra: i passeggeri che non avevano prenotato alcuna escursione, sarebbero dovuti scendere dal ponte 6.
Mi incamminai lungo il corridoio che, sfortunatamente era ancora affollato e a fatica, finalmente riuscii ad arrivare al ponte; iniziai a guardarmi intorno in cerca dei ragazzi.
«Kagomeeee Eccoci! Siamo qui!» da lontano vidi Sango sorridere e sbracciare. Le sorrisi di rimando; per fortuna la tristezza di quella mattina sembrava essere sparita del tutto dal suo volto.
Nel vedere Inuyasha il mio cuore fece una capriola e il respiro mi si fermò in gola; deglutii agitata.
Non riuscivo a togliermi dalla testa quello che mi aveva detto in palestra.
«Voglio che tu sia mia. Voglio averti sotto di me. Voglio ammirare il tuo corpo  e sprofondare dentro di te. Ecco cosa voglio, Kagome»
Scossi il capo per scacciare quei pensieri.
 
Appena scesi dalla nave, fummo fermati da un fotografo che ci fece una serie di foto di gruppo.
Sango era la più eccitata, e ci fece mettere tutti in posa, sorridenti; noi ragazze avanti e i ragazzi dietro.
Lei era capace di trasmettere a tutti la sua allegria, il suo entusiasmo, e presto mi resi conto di essere emozionata quanto lei.
"Sono stata fortunata ad incontrare una ragazza come Sango"
«Ragazze basta perdere tempo» esordì improvvisamente Miroku «Abbiamo un mucchio di cose da vedere e non possiamo perdere tempo»
Sango mi prese da parte, e mi confidò che Miroku aveva passato gran parte della mattina a fare un programma super dettagliato di tutto quello che dovevamo visitare «Preparati Kagome, sarà una luuunga giornata»
L'itinerario di Miroku prevedeva la visita al famoso Castello di Osaka, all'Acquario Kaiyukan e un giro sulla famosa ruota panoramica.
La nostra prima tappa fu il Castello.
Era piuttosto lontano, e fummo costretti a prendere diversi mezzi pubblici; fortunatamente sia Miroku, che Sango, erano già stati a Osaka e quindi fecero da guida.
Arrivati al castello, Miroku iniziò a raccontarci tutto quello che sapeva; era come avere una guida turistica personale.
«Il Castello di Osaka è uno dei più famosi ed importanti edifici del paese, ed ebbe un ruolo fondamentale nell'unificazione del Giappone nel XVI secolo, durante il periodo Azuchi-Momoyama.
Il castello è situato all'interno del Parco del Castello di Osaka, uno degli spazi verdi più grandi della città.
È stato costruito sull'estremità settentrionale del piccolo altopiano Uemachi-daichi, ed il suo basamento si trova quindi rialzato dal resto del parco e dell'intera città.
La superficie su cui è stato eretto l'edificio è di circa un chilometro quadrato. Appoggia su due piattaforme di terra rialzate supportate da due alti muri a perpendicolo di roccia tagliata del pianoro, ognuno sovrastante un fossato. L'edificio centrale del castello è alto cinque piani all'esterno e otto piani all'interno».
Rimasi affascinata da quella spiegazione così dettagliata; non immaginavo che Miroku conoscesse così tanti particolari.
Ci raccontò anche diversi aneddoti storici e tante piccole curiosità.
«Miroku, mi stupisci. Non credevo sapessi così tante cose»
«Grazie, Kagome. Tutto merito della mia passione»
In quella occasione scoprì che, tutti e tre i ragazzi erano grandi appassionati ti tutto ciò che riguardava il Giappone.
Erano affascinati dalla sua storia, dalle sua tradizioni, e anche dalla lingua.
Ecco perché, quando seppero che ero per metà giapponese, si erano così interessati, e mi avevano inondata di domande.
«Se vi fa piacere, qualche volta posso raccontarvi qualcosa sul mio paese d’origine. Anche se non ho visitato molte città, grazie a mia madre, sono abbastanza ferrata in materia. Posso raccontarvi qualsiasi cosa vogliate, su qualsiasi argomento, e magari, farvi anche qualche piccola lezione di lingua giapponese»
I volti di Sango e Miroku s’illuminarono, erano entusiasti, sembravano due bambini ai quali è stato promesso loro un gigantesco cono gelato.
Di sottecchi notai Inuyasha che mi sorrideva; era un’espressione pura, senza malizia. Ricambiai il suo sorriso, cercando di non far trasparire il fatto che il cuore mi batteva talmente forte, che sembrava dover scoppiare.
Dopo la visita al castello, notammo che si era fatto veramente tardi; l’ora di pranzo era passata da un pezzo, ma eravamo stati talmente presi, da non avvertire la fame.
Decidemmo di fermarci a mangiare qualcosa di veloce, così da non perdere altro tempo. Optammo per dei takoyaki, delle polpette di polpo fritte, tipiche della cucina di Osaka.
Lo spuntino ideale.
Finalmente, dopo aver preso altri mezzi pubblici, arrivammo all’acquario.
Ero veramente impaziente di vederlo, mia madre me ne aveva parlato molto bene, assicurandomi che sarei rimasta a bocca aperta.
Quando lo vidi con i miei occhi, non riuscii a credere che potesse esistere un posto del genere; sembrava di essere entrati in un mondo incantato, un luogo magico, abitato solo da creature marine
Anche in quell’occasione, Miroku ci dette prova della sua enorme cultura.
«L’Acquario Kaiyukan si sviluppa, attraverso 14 grandi vasche, che ricreano l’ambiente naturale di 10 zone dell’Oceano Pacifico,
Il viaggio all’interno dell’Acquario Kaiyukan si sviluppa girando 2 volte intorno all’Oceano Pacifico, dal fondo marino fino alla superficie terrestre, iniziando dal “Passaggio attraverso i pesci - Passaggio nell’acqua”, una vasca a forma di tunnel, proseguendo per la “Foresta del Giappone”, dove filtra la luce solare e arrivando alla vasca “Oceano Pacifico”, dove nuota lo squalo balena. Anche le vasche sono collocate nella posizione più fedele a quella geografica naturale. L’Acquario non esibisce solo pesci, ma anche anfibi, rettili, uccelli, mammiferi, invertebrati e piante riproducendo la natura dell’Oceano Pacifico»
Rimasi ammaliata dall’atmosfera suggestiva che si respirava.
Ero intenta ad ammirare un’enorme vasca a parete, piena di pesci colorati e altre creature straordinarie, quando ad un tratto fui affiancata da Inuyasha.
«Che spettacolo. Vero?»
Il mio sguardo continuava a rimanere fisso sulla vasca.
«Già… Non sembra reale»
«Non credevo che esistesse un posto del genere. Ne avevo sentito parlare, ma non pensavo che fosse così straordinario»
In quel momento la mia attenzione era focalizzata su un branco enorme di pesci gialli, che nuotavano in circolo, creando uno spettacolare vortice colorato.
«Guarda, Kagome»  Inuyasha mi indicò due pesci dalle sfumature rosse, uno più grande e uno più piccolo, che giocavano a rincorrersi; mi sembrò una scena piuttosto buffa e mi sfuggì una risata. «Sono buffissimi»
Notai Inuyasha sorridermi; era lo stesso sorriso di prima, puro, dolce, e senza alcuna traccia di malizia, un sorriso bellissimo, da togliere il fiato.
L’atmosfera che si venne a creare tra noi era leggera, come se fossimo semplicemente una coppia di amici che si conosce da tempo; non avevo neanche più pensato al discorso imbarazzante avvenuto in palestra. Mi sentivo tranquilla e serena come non lo ero ormai da molto tempo.
«Ragaaazziii» La voce di Sango ci fece trasalire entrambi  «Venite presto! C’è una cosa che vi devo mostrare. Non crederete ai vostri occhi»
La ragazza ci portò in una sala pazzesca, incredibile, un lungo tunnel subacqueo dalle pareti e dal soffitto di vetro, dal quale si potevano ammirare diverse specie di cetacei; avevo la sensazione di stare sott’acqua e nuotare nell’oceano.
Nessuno di noi aprì bocca, eravamo tutti a bocca aperta, con il naso per aria o con le mani appoggiate ai vetri.
Altra particolarità di quel posto, era che, attraverso degli speciali altoparlanti, era possibile ascoltare i suoni prodotti dalle diverse creature marine.
Sarei rimasta in quel posto magico per ore e ore, ma purtroppo si fece tardi, e dovemmo lasciare a malincuore l’acquario.
Quando uscimmo all’aria aperta ci accorgemmo che il sole era quasi tramontato del tutto; mi sentii improvvisamente avvolta da una strana tristezza, mista a malinconia.
Mi resi conto che la nave sarebbe ripartita tra poche ore, e avremmo dovuto abbandonare quel posto meraviglioso.
«Kagome, andiamo! Abbiamo ancora una cosa da vedere» Sango mi fece l’occhiolino e mi trascinò con il suo solito entusiasmo, in direzione della grande ruota panoramica.
Miroku aveva conservato quel posto per ultimo, ci aveva assicurato che lo spettacolo sarebbe stato mille volte meglio dopo il tramonto.
Non potei dargli torto.
La ruota era completamente illuminata di arancione, e dall’alto si riusciva a vedere quasi tutta la città, anch’essa illuminata.
«Questa ruota ha un'altezza di 112,5 metri. Durante il tragitto di 17 minuti, offre una vista della baia di Osaka e delle zone circostanti. La particolarità di questa ruota panoramica, è il fatto di avere delle luci colorate che forniscono previsioni del tempo per il giorno successivo. Luci arancioni indicano una giornata di sole, luci verdi un giorno nuvoloso e luci blu indicano pioggia»
«Guardate! Si vede addirittura la nostra nave»
Era uno spettacolo unico ed emozionante; avrei serbato dentro di me il ricordo di quel momento per tutta la vita.
«Kagome…» guardai Inuyasha, in attesa che continuasse
«Ti piace quassù?»
Ebbi la sensazione che Inuyasha mi stesse per chiedere qualcos’altro, ma non volli insistere, mi limitai a sorridergli e a rispondergli con un segno di assenso.
Tornati a bordo, decidemmo di andare ognuno nella nostra cabina; quella giornata ci aveva letteralmente distrutti, avevamo bisogno di dormire.
«Buonanotte, ragazzi. A domani»
«Aspetta Kagome!»
Inuyasha mi fermò afferrandomi per un braccio; trasalii a quel gesto così improvviso
«Prendi questo»
Mi porse un piccolo foglietto di carta, ripiegato più volte; lo guardai interrogativa. «Aprilo quando sarai in cabina»
 
Finalmente nella mia stanza, mi feci una rapida doccia e mi cambiai, poi decisi di accendere il portatile e mandare una mail ai miei genitori, nella quale raccontavo i primi giorni sulla nave e l’intensa giornata a Osaka; li ringraziai per avermi permesso di fare un’esperienza simile , e conclusi dicendo che mi mancavano da morire.
Spensi il pc e uscii fuori il terrazzino per godermi l’uscita dal porto.
Guardando Osaka, che si allontanava sempre di più, ripensai a tutti i meravigliosi ricordi che avevo collezionato in quelle poche ore, e mi accorsi che, grazie alla compagnia di Sango e dei ragazzi, la mia mente era riuscita a scacciare i brutti pensieri che la tormentavano. “Spero di riuscire ad allontanarli del tutto, prima o poi”
Mentre pensavo questo, stringevo con forza il braccialetto di diamanti tra le mani; presto sarebbe arrivato il giorno in cui lo avrei gettato nel fondo degli abissi, e con esso avrei lasciato andare anche il grosso peso che mi portavo dentro ormai da tempo.
In quel momento mi ricordai del bigliettino di Inuyasha; lo aprii lentamente, con il cuore che batteva a mille e sgranai gli occhi quando lessi il contenuto:
 
Perdonami per oggi.
Quello che ti ho detto ti ha scossa, è stato evidente
ma è la pura verità.
P.S.
Il momento all’acquario è stato il più bello di tutta la giornata.





Angolo dell’autrice:
 
Prima di tutto voglio ringraziare tutti coloro che hanno recensito o solo letto il primo capitolo di questa storia. 
I vostri commenti sono importantissimi per me, mi aiutano e mi sostengono.
Infine, un grazie anche chi ha messo la storia tra i preferiti
Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto.
Aspetto con ansia i vostri commenti. Mata ne!!! A presto!!!


   
 
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