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Autore: Owarinai_Yume    27/01/2014    5 recensioni
In un mondo nel quale umani e demoni vivono a stretto contatto,
le vite di una giovane donna umana e di un affascinante mezzo-demone
verranno stravolte completamente proprio a causa del loro incontro.
Insieme dovranno affrontare numerose difficoltà,
in particolar modo la diversità della loro natura.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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.When you look me in the eyes.

1.

 

Era l'estate dei miei venticinque anni.       
Il vento soffiava tiepido e leggero, accarezzandomi la pelle e giocando con i miei lunghi capelli corvini; il sole splendeva alto e luminoso, e il cielo era limpido e terso.
Il porto di Yokohama era stracolmo di gente carica di bagagli e in attesa di essere imbarcata.
Dopo aver consegnato le mie valigie e fatto il check in, mi diressi in un piccolo bar, ordinai un caffè e mi rilassai.
Non stavo più nella pelle, non vedevo l'ora di salire sulla nave che mi avrebbe portata lontano dalla monotonia della mia vita per ben quindici giorni.
Era da poco stato il mio compleanno e, i miei genitori, avevano deciso di regalarmi il biglietto per un viaggio in crociera.
Avevo sempre sognato fare un viaggio da sola, visitare posti dove non ero mai stata prima e conoscere persone nuove.
L’itinerario prevedeva lo sbarco in diverse città importanti del Giappone e della Cina, come Osaka, Kagoshima e Hong Kong.
L’idea di scegliere un viaggio del genere era stata di mia madre; lei era giapponese e sosteneva che fosse un mio dovere conoscere alcune delle principali città del suo paese d’origine.
Mio padre, al contrario, era italiano.
S’innamorò di mia madre durante un viaggio di lavoro a Tokyo e l’aveva convinta a seguirlo in Italia, a Firenze.
Per loro le origini erano fondamentali e fin da piccola mi avevano sempre impartito un’educazione caratterizzata dalla fusione di tratti orientali e occidentali; inoltre mi insegnarono sia il giapponese che l’italiano.
Diversamente da mia madre, per me questo viaggio aveva un altro significato.
Finalmente, almeno per un po’, sarei riuscita a staccare la spina da tutto e da tutti. Era da più di un anno che la mia vita era diventata monotona e noiosa, e avevo la sensazione di star pian piano morendo dentro.
Stavo diventando monotona e abitudinaria, mi stavo lentamente spegnendo.
Non ero più la stessa.
I miei genitori se n’erano accorti già da tempo e, con questa vacanza speravano di farmi tornare quella di un tempo.
Il giorno in cui mi dettero il biglietto mia madre disse:
«Quando sarai a metà strada, getta in mare l’oggetto simbolo di questo tuo malessere. È un gesto che può sembrare piccolo e banale ma vedrai che ti aiuterà a tornare quella di prima»
«Basterà così poco?» le chiesi con diffidenza.
«Credimi Kagome. Non sarà così facile come credi. Deve essere qualcosa di estremamente importante e significativo, che racchiuda in sé il motivo del tuo stato d’animo. Ma soprattutto, devi desiderare ardentemente questo cambiamento, più di qualsiasi altra cosa al mondo»
Mentre ripensavo a quella conversazione, stringevo nel palmo della mano l’oggetto che di lì a poco avrei dovuto gettare in mare: un sottile braccialetto d’oro bianco ricoperto da cento piccolissimi diamanti.
Ero immersa nei miei pensieri, quando, all'improvviso, la voce nell'altoparlante mi riportò alla realtà.
«Si informano i signori passeggeri che la nave da crociera “Shizukesa” è appena attraccata. Vi preghiamo di terminare in fretta le procedure di imbarco e di dirigervi sul ponte. Grazie per l'attenzione e buon viaggio».
Il messaggio venne ripetuto più volte in diverse lingue.
Finalmente la nave era arrivata, non ne potevo più di aspettare; mi sentivo come una bambina piccola al suo primissimo viaggio all'estero, emozionata ed impaziente.
Mi diressi verso il ponte di imbarco e da lontano la vidi: “Shizukesa”, che in italiano vuol dire “Serenità”.
Non avevo mai visto una cosa del genere, sembrava un’immensa città galleggiante.
Sul dépliant dell'agenzia avevo letto che la nave era munita di ogni confort possibile ed immaginabile; c'erano quattro piscine, negozi vari, dai più semplici a quelli di gran classe, bar, salottini, cinque ristoranti, di cui due self service, due normali e uno a pagamento; avevo letto che c'era anche una palestra gigantesca e attrezzatissima, un centro benessere, un teatro, un cinema, un casinò e per finire, una pista di pattinaggio. Insomma c'era tutto l'occorrente per trascorrere quindici giorni in totale relax e divertimento.
“Ho la sensazione che quindici giorni siano pochi per visitarla tutta”
Salii piano la lunga scala della nave e quando entrai venni accolta da almeno una ventina di camerieri e cameriere; gli uomini indossavano una divisa color panna costituita da un pantalone lungo e una giacca abbottonata alta fino al collo a maniche lunghe ed erano muniti di guanti intonati alla giacca.
Le donne invece avevano una tipica divisa da maid giapponese, nera con il grembiulino bianco, alla fine della gonna c'era un candido merletto e in testa avevano una cuffietta di pizzo bianca.
Notai immediatamente che, la maggior parte della servitù era costituita da mezzo-demoni, donne e uomini apparentemente normali ma che nascondevano alcuni tratti demoniaci. Li si poteva riconoscere facilmente dalle orecchie, spesso simili a quelle di animali, oppure dal colore e dalla forma degli occhi.
“Caspita, non credo ai miei occhi”
«Benvenuta a bordo signorina, le auguriamo un piacevole soggiorno» dissero tutti in coro facendo un lungo inchino in segno di rispetto.
Il personale parlava metà in giapponese e metà in inglese.
Fortunatamente riuscivo a capirli molto bene.
«Signorina».
Una ragazza minuta, vestita con la divisa da maid, mi venne incontro facendomi un dolce sorriso. Anche lei era una mezzo-demone, aveva la pelle bianca come la neve, lunghi capelli color del grano e dei bellissimi e luminosi occhi rosso rubino.
«Prego, da questa parte, la scorto fino alla sua stanza» .
Mi fece segno di seguirla, prendemmo l'ascensore e salimmo fino al decimo ponte, infine, percorremmo un lunghissimo corridoio ampio e illuminato.
«Ecco Signorina, questa è la sua suite e qui ci sono i suoi bagagli»
Mi indicò le mie valigie appoggiate al muro, fuori la stanza 407.
Appena la giovane aprì la porta e mi fece entrare rimasi a bocca aperta.
I miei genitori questa volta avevano decisamente esagerato.
Era una stanza per almeno una famiglia intera, composta da due camere; una era praticamente un salottino con la moquette bordeaux, un divanetto a penisola di pelle bianco, e di fronte, un televisore a schermo piatto.
In fondo alla stanza c'era un enorme vetrata che dava su un modesto terrazzo dove c'erano delle sedie e un tavolino; la seconda stanza era la camera da letto con la moquette uguale al salottino, un letto matrimoniale a baldacchino affiancato da due comodini e una vetrata leggermente più piccola che dava sempre sullo stesso terrazzo.
Sul lato destro della stanza da letto c'era la porta del bagno; entrai e rimasi stupita di quanto fosse spazioso, tra le varie cose c'era anche un'ampia vasca idromassaggio con doccia.
«Qui ci sono gli armadi signorina »
Mi voltai verso la ragazza che mi stava mostrano una cabina armadio di fronte al letto, talmente grande che neanche la marea di roba che mi ero portata sarebbe riuscita a riempirlo.
«Allora la lascio sola, così può sistemarsi con calma. Questo è il numero del mio cerca persone, per qualsiasi cosa mi chiami pure, da oggi sarò la sua domestica personale»
“Persino la domestica personale...”
«Aspetta!» la fermai
«Mi dica»
«Posso sapere il tuo nome?»
Mi fece un dolcissimo sorriso
«Il mio nome è Yumi, Signorina»
«Piacere Yumi, io sono Kagome. »
«Vuole che l'aiuti a mettere in ordine le sue cose Signorina Kagome?»
«Non ti preoccupare faccio da sola»
«Allora io vado, mi chiami pure quando vuole Signorina» e così dicendo si chiuse la porta alle spalle.
Tirai un grande sospiro e mi accasciai senza forze sul letto.
Mi sarei mai abituata a tutto quel lusso?
“Mamma e papà devono esagerare in ogni cosa”
In quel momento realizzai uno dei tanti motivi per i quali la gente, dopo le crociere, faceva fatica a tornare alla realtà.
Mi feci forza, mi alzai e cominciai a mettere in ordine le mie cose.
Alla fine mi resi conto che, anche se avevo portato mezzo guardaroba c'era ancora un'infinità di spazio.
Finito di sistemare tutto decisi di farmi un giretto per la nave, ma non prima di essermi data una sistemata.
Decisi di andare sul ponte più alto, quello dove c'erano le piscine e, per precauzione, indossai un costume da bagno e un vestitino più adatto.
Quando uscii sul ponte mi resi conto che la nave era partita e che la costa stava pian piano scomparendo all'orizzonte, la mia vita di tutti i giorni, la monotonia, i miei problemi e soprattutto Lui, tutto era ormai lontano chilometri.
Respirai a pieni polmoni quell'aria salmastra e cominciai a guardarmi intorno.
Il ponte era pieno di gente, c'era chi si rilassava assaporando un fresco drink al bar, chi era steso sui lettini cercando di godersi anche quegli ultimi raggi di sole, chi faceva i tuffi dal trampolino e chi preferiva gli scivoli.
Guardando attentamente, notai che la maggior parte dei passeggeri era costituita da coppiette; fortunatamente c'erano pochissime famiglie con bambini e quindi la pace era assicurata.
Mi affacciai dalla ringhiera e rimasi immobile, incantata dallo spettacolo di luci e di colori che, i flebili raggi del sole, creavano in cielo e in acqua.
All'improvviso la voce nell'altoparlante mi riportò nuovamente alla realtà.
«Signore e signori il comandante vi da il benvenuto a bordo della Shizukesa e vi informa che stasera, per tutti i nuovi imbarcati, si terrà un cocktail di benvenuto, con presentazione dell'equipaggio. Vi attendiamo alle ore 20:00 nella sala grande. Grazie per l'attenzione»
Lo stesso messaggio venne poi nuovamente trasmesso in altre quattro lingue.
Guardai l'ora, erano le 17:00.
Fortunatamente era ancora molto presto, motivo per cui decisi di fare un tuffo in piscina.
L'acqua era salata ed era talmente fredda che ci misi un po' a prendere coraggio per tuffarmi; una volta in acqua, però mi abituai quasi subito, avvertendo una piacevole sensazione di freschezza.
Nuotai per un po' assaporando quel delizioso momento.
Quando uscii dalla piscina mi andai a stendere su un lettino per rilassarmi e asciugarmi; mi sentivo veramente bene, ero completamente rilassata, ogni pensiero negativo era ormai lontano.
Quando riaprii gli occhi ebbi una brutta sensazione; alcune luci vicino al bar e alla piscina erano accese e il cielo era diventato leggermente più scuro.
Guardai l'orologio, sperando fosse ancora presto, ma mi resi conto che si erano fatte le 19:00.
“Cavolo!” Mi ero proprio fatta una bella dormita!
Dovevo sbrigarmi altrimenti avrei di sicuro fatto tardi, dovevo farmi la doccia e dovevo ancora decidere cosa indossare.
Corsi in cabina e mi fiondai nella vasca lasciandomi cullare dal getto di acqua tiepida che mi accarezzava la pelle.
Sarei rimasta ore ed ore sotto la doccia, ma purtroppo, pur essendo in vacanza avevo degli orari da rispettare.
Ero appena uscita dalla doccia, mi ero avvolta un morbido asciugamano bianco attorno al corpo, quando sentii qualcuno bussare alla porta con piccoli e veloci colpetti.
Sobbalzai.
“Oddio, chi può essere?”
Con il cuore che batteva a mille andai vicino alla porta e domandai chi fosse non riuscendo a mascherare il tremolio nella voce.
«Sono io Signorina Kagome, sono Yumi»
Tirai un profondo sospiro di sollievo; avevo conosciuto quella ragazza da poche ore e mi aveva già fatto esaurire.
«Signorina Kagome mi perdoni, stava andando a fare il bagno?»
Avrei voluto cacciarla in malo modo, dicendole di lasciarmi in pace, ma la sua vocina dimessa mi faceva troppa tenerezza, era impossibile trattarla male, sembrava un cucciolo impaurito bisognoso di attenzioni.
«Tranquilla Yumi, sono appena uscita da sotto la doccia, stavo per decidere cosa indossare per il cocktail di benvenuto ma sono indecisa» poi mi venne un'idea «Tu sicuramente hai già assistito a tantissimi eventi di questo tipo, in che consiste? E cosa si indossa in occasioni del genere?»
«Bhè...deve sapere che il cocktail di benvenuto e la presentazione dell'equipaggio sono eventi abbastanza importanti. Prima di tutto si arriva fuori alla sala grande e ci si fa la foto insieme al comandante, poi, all'interno della sala, si offre a tutti gli ospiti un bicchiere di champagne, si assiste all'uscita di tutti gli ufficiali e del capitano e, infine si brinda tutti insieme. É un grande evento e tutti si vestono in maniera elegante. Ma ricordi che non è una serata di gala e quindi l'abito giusto non deve essere estremamente esagerato»
«Quindi secondo te, l'abito più adatto dovrebbe essere qualcosa di sobrio, ma comunque elegante, dico bene? »
Cercai nell'armadio, tra i vari vestiti che avevo portato ne scelsi uno molto semplice, color borgogna, di chiffon, corto fino al ginocchio, senza spalline e dalla scollatura dritta. La gonna a pieghe scendeva morbida, mentre il corpetto era leggermente arricciato e impreziosito da un’applicazione laterale di strass e perline che davano un tocco di luce a tutto l’abito.
«Secondo te questo va bene?»
Il volto di Yumi si illuminò in un dolcissimo sorriso «Perfetto!»
Come scarpe ne scelsi un paio nere, con il tacco e delle fasce elastiche che avvolgevano comodamente il piede.
Non mi truccai troppo pesante; un po' d'ombretto borgogna sfumato con uno panna, una sottile linea di eyeliner e un rossetto nude. Contemplai soddisfatta la ragazza dai capelli corvini e gli occhi nocciola che mi fissava dallo specchio.
Mi sentivo allegra e anche leggermente emozionata.
Presi la borsetta, ringraziai Yumi per il suo prezioso aiuto e mi diressi alla sala grande.
"Se non ci fosse stata lei, a quest'ora ero ancora in preda al panico, indecisa su cosa indossare"
Era tutto come aveva detto Yumi; tutti i passeggeri erano vestiti in maniera elegante ma non troppo sfarzosa e, prima di entrare in sala, un fotografo bloccava gli ospiti e li faceva sistemare vicino ad un uomo sulla cinquantina, vestito con un abito bianco elegantissimo.
All’improvviso la mia attenzione venne catturata dalla conversazione di una coppia in fila davanti a me
«Caro, hai visto? Qui intorno è pieno di demoni, secondo te dobbiamo aver paura?»
«Tranquilla amore, anche volendo, non possono farci nulla, conosco molto bene le nostre leggi. Conoscono molto bene le conseguenze delle loro azioni»
Mi guardai attorno ed effettivamente notai moltissime coppie di demoni. Era impossibile non notarli, anche se avevano le sembianze di esseri umani non potevano essere assolutamente paragonati a noi. Si capiva subito che facevamo parte di due mondi completamente diversi.
La maggior parte degli esseri umani era letteralmente terrorizzata dai demoni, al contrario, io le trovavo delle creature misteriose e affascinanti.
Fin da piccola ero sempre stata attratta dall'aura di mistero che circondava quelle creature, per me rispecchiavano l'essenza della perfezione, della grazie e dell'eleganza.
Per questo motivo, spesso le persone mi allontanavano, o mi consideravano strana, per gli altri era inaccettabile il mio pensiero.
Stava per arrivare il mio turno per fare la foto, ma improvvisamente mi bloccai.
Cominciai a sentirmi leggermente in imbarazzo, non era una cosa di tutti i giorni vedere una ragazza della mia età, da sola, su una nave da crociera; in quel momento la cosa mi parve abbastanza triste.
Davanti a me c'erano solo coppie e famiglie.
Pensai che forse sarebbe stato meglio uscire dalla fila e chiedere di entrare direttamente nella sala principale ma, poco prima di andarmene, sentii una mano posarsi sulla mia spalla.
Presa alla sprovvista mi voltai di scatto.
Quel contatto mi fece provare una strana sensazione; il mio corpo fu attraversato da una specie di scossa, ma non era fastidiosa, anzi…
«Perdonami, sei qui da sola? »
Rimasi senza fiato.
Era un ragazzo che poteva avere più o meno la mia età, molto alto, con le spalle larghe e la vita sottile, ma la cosa che saltava subito all’occhio erano le graziose orecchie bianche, da cane sulla sua testa. Era un mezzo-demone.
I suoi capelli erano lunghissimi e avevano lo stesso colore della luna, legati in una coda bassa e morbida, mentre i suoi occhi…
Oh... non dimenticherò mai quei luminosi e magnetici occhi miele che sembravano volermi scrutare l'anima.  
Indossava un elegante completo nero, una camicia bianca e una cravatta nera; portava quell’abito con estrema eleganza e disinvoltura-
Sbattei le palpebre un paio di volte cercando di tornare lucida.
«Si. Sono sola». Risposi
Il misterioso giovane mi sorrise e nel suo sguardo apparve una luce strana; come se la mia risposta lo avesse reso felice.
Il mio cuore perse un battito.
«Posso unirmi a te nella foto?»
«Cosa?» Rimasi spiazzata da quella richiesta.
Non ci fu neanche il tempo di rispondere che il fotografo ci chiamò per fare la foto. «Avanti i prossimi! Coraggio ragazzi avvicinatevi».
Mi sentivo leggermente agitata ma, per fortuna, il comandante si mise tra me e il ragazzo misterioso.
«Benvenuti a bordo ragazzi. Siete qui per un viaggetto romantico? »
La domanda del capitano, pronunciata con un invidiabile accento inglese, mi fece sussultare, sentii le guance in fiamme, e stavo per spiegare la situazione, ma il ragazzo al suo fianco mi anticipò e sorridendo malizioso rispose di si.
“Voglio morire”
Dopo la foto ci fecero entrare in una grande sala.
Mi voltai,convinta di trovare ancora il ragazzo dietro di me, ma con mia grande delusione non vidi nessuno, era sparito nel nulla.
Mi sentii amareggiata.
Quel giovane era stato anche poco cortese, non si era neppure presentato.
Decisi che non valeva la pena prendersela per così poco e mi diressi verso un cameriere per prendermi un calice di champagne.
In quel momento mi soffermai ad osservare la sala e ne rimasi incantata; il soffitto era ricoperto da piccole lucine, come a formare un magnifico cielo stellato, sul lato c'erano vari tavolini e poltroncine di velluto rosso e, infondo, un grande palco, dove uno ad uno vennero invitati a salire tutti gli ufficiali più il comandante; ci fu un piccolo discorso da parte di quest'ultimo che dava nuovamente il benvenuto a tutti sulla sua nave e dava informazioni sulle varie tappe del viaggio.
«Adesso potete seguire il personale della nave che vi attende per condurvi nei rispettivi ristoranti. Buon appetito a tutti.»
Dalla sala grande venimmo condotti nei vari ristoranti.
La nave ne aveva diversi, ma quelli principali erano essenzialmente uno per esseri umani e un altro riservato esclusivamente ai demoni.
Anche se vivevano a stretto contatto, esseri umani e demoni non amavano mischiarsi tra di loro, infatti era molto raro trovare coppie formate da umani e demoni.
Gli umani consideravano i demoni degli esseri troppo pericolosi, creature da tenere alla larga; i demoni, invece erano dell’idea che noi umani fossimo una razza inferiore.
Per quanto riguardava i mezzo-demoni, per loro la situazione era ancora più complicata.
Nati dall’amore tra un essere umano e un demone, i mezzo-demoni venivano spesso allontanati, rifiutati, guardati con disprezzo o addirittura maltrattati.
Non erano accettati né dai demoni, né dagli esseri umani, e il più delle volte venivano utilizzati come domestici nelle case degli umani.
Seguii la folla di persone fino al ristorante, e solo allora mi venne in mente una cosa: solitamente non ci si trovava mai al tavolo da soli, si veniva sempre messi insieme a qualcun altro.
Quando ero in crociera con i miei genitori non ci davo molto peso, perché comunque ero in loro compagnia; adesso però ero da sola, che cosa avrei fatto se mi avessero messo allo stesso tavolo con una di quelle famiglie con tre figli piccoli e capricciosi che urlano e disturbano l'intero ristorante... il solo pensiero mi fece venire la pelle d'oca, ma cercai di allontanarlo il più possibile.
Mi avvicinai a un cameriere.
«Scusi mi sa dire dov'è il tavolo numero 709?»
«Oh! Prego mi segua, è da questa parte»
Il cameriere mi indicò gentilmente un tavolo per almeno quattro persone, vicino ad un grande oblò coperto da una spessa tenda di velluto bordeaux.
«Si accomodi»
Mi scostò la sedia e mi fece accomodare posandomi il tovagliolo di stoffa sulle gambe.
«La ringrazio» senza dire nulla, il cameriere si congedò con un formale inchino.
Il tavolo era ancora vuoto, apparecchiato con grandissima eleganza con una tovaglia color panna e tovaglioli di stoffa coordinati, le posate erano d'argento, mentre i bicchieri, uno per l'acqua e un calice a testa, erano di cristallo.
“È tutto così lussuoso e raffinato”.
I miei pensieri vennero interrotti da una voce acuta e cristallina.
«Eccolo!!! L'ho trovato, è qui!!!»
Una ragazza all'improvviso cominciò a sbracciare vicino al tavolo, in direzione dell'entrata del ristorante.
Aveva grandi occhi color caffè e lunghi capelli castani ramati legati in un'alta coda di cavallo, che però lasciava liberi due ciuffi che le incorniciavano il volto dai delicati lineamenti.
Guardai nella direzione in cui continuava a sbracciare e mi accorsi di due ragazzi che venivano verso di me.
Non potevano essere loro, sicuramente la ragazza stava chiamando altre persone, non potevo essere stata così fortunata, non lo ero di natura.
Improvvisamente i due ragazzi si fermarono vicino al tavolo dove ero seduta e allora mi mancò il respiro.
Non potevo credere ai miei occhi.
Uno dei due era il giovane mezzo-demone che, poco prima, mi aveva chiesto di fare insieme la foto con il comandante.
“Che strana coincidenza”.
L’altro ragazzo, invece, aveva corti capelli corvini, legati in un piccolo codino basso e profondi occhi blu notte.
Stavo per presentarmi, quando, quest’ultimo si precipitò da me lasciandomi esterrefatta.
«Tu devi essere la nostra compagna di tavolo, è un piacere per me fare la tua conoscenza, il mio nome è Miroku»
Accompagnò l'intera frase con un tono di voce seducente, prendendomi la mano e facendo il gesto del baciamano.
Non ebbi neanche il tempo di rispondere, che la ragazza lo prese per un orecchio tirandolo via.
«Miroku, la devi smettere di fare il cascamorto con ogni ragazza che incontri. Scusalo ti prego, non ti ha dato fastidio vero?»
Feci semplicemente un segno di dissenso.
Quella scena fu talmente strana. Ai miei occhi sembrò leggermente comica ma, non sapendo se la ragazza scherzasse o meno, decisi di non fare nulla e trattenere le risate.
«Meno male, a proposito, il mio nome è Sango» mi fece un grande sorriso che io ricambiai volentieri.
«Il piacere è tutto mio, il mio nome è Kagome»
«Oh Kagome! Che nome splendido»
Quella frase di Miroku, inizialmente mi fece arrossire, poi non riuscii a trattenermi e cominciai a ridere, capendo che quel ragazzo era un vero donnaiolo.
«Ei Tu, non fare il maleducato, presentati come si deve».
Questa volta Miroku si era rivolto al ragazzo dagli occhi ambrati.
«Si papà» lo prese in giro lui, per poi rivolgersi a me con sguardo magnetico.
«Piacere di conoscerti Kagome, io sono Inuyasha».
Non so perché ma venni di nuovo rapita completamente da quello sguardo penetrante, da quella voce calda da quelle labbra carnose e...
scacciai in fretta i pensieri che si stavano formando nella mia mente perversa.
«Come mai sei qui da sola Kagome?»
Fortunatamente Sango mi riportò alla realtà.
«I miei genitori mi hanno regalato questo viaggio per i miei venticinque anni»
«Hai venticinque anni?» Miroku sembrava molto sorpreso
«Scusami Kagome, ero quasi certo che ne avessi al massimo diciotto. Che figura!»
“Che novità…”
«Non preoccuparti, non sei l'unico, in molti dicono che sembro più piccola»
« Bé ma allora siamo quasi coetanei, che fortuna!»
Sango sembrava entusiasta.
«Se penso che potevamo capitare con una di quelle famiglie numerose con i figli rompipalle mi sento male»
Non potevo credere alle miei orecchie, Inuyasha aveva detto la stessa identica cosa che avevo pensato io poco prima.
“Un’altra coincidenza”
«È quello che ho pensato anche io, non vi nascondo che ero abbastanza preoccupata»
«Che coincidenza» Inuyasha mi sorrise e io sentii le gambe molli, fortunatamente ero seduta... “Che fa, mi legge nel pensiero?”
«Signori buonasera, questi sono i menù della serata»
Il cameriere fece il giro del tavolo per consegnare i menù; non avevo nessunissima idea di cosa mangiare quella sera, poi lessi che c'era il menù di pesce, sembrava delizioso, antipasto di sauté di cozze e vongole, risotto e filetto di salmone fresco.
«Posso cominciare a portare un po' di vino se desiderate»
«Perfetto»
In attesa del ritorno del cameriere ci consultammo sulla scelta di cosa mangiare.
«Io stavo pensando di prendere il menù di pesce. Sembra buonissimo»
«Io invece ero molto incuriosita da quello vegetariano»
«Io preferisco il menù di carne. E tu Inuyasha?»
«Io mi fido di Kagome, prendo quello di pesce»
Mi sentii avvampare, Inuyasha non voleva togliermi gli occhi di dosso e continuava a guardarmi come se mi stesse spogliando con lo sguardo.
«Signori, ecco il vino» versò una piccola quantità di vino bianco nel bicchiere di Miroku che lo assaporò attentamente, per poi fare un cenno di assenso al cameriere, che lo versò anche negli altri bicchieri.
«Se i signori sono pronti, posso cominciare a prendere le ordinazioni»
Fu Miroku a prendere in mano la situazione dicendo al cameriere di portarci un menù vegetariano, uno di carne e due di pesce.
«Arrivano subito»
«Sai Kagome, hai dei lineamenti molto particolari. »
«Di dove sei? » mi chiesero incuriositi Miroku e Sango.
«Firenze, mio padre è italiano, mentre mia madre è giapponese»
Con la coda nell’occhio vidi Inuyasha trasalire.
“Forse ho detto qualcosa che non va?”
Sia Sango che Miroku sembrarono affascinati dalle mie doppie origini. Mi chiesero moltissime cose, soprattutto su mia madre, sui miei studi orientali e qualcosa anche sulle tradizioni giapponesi.
«Scusa se te lo chiedo, ma come mai hai scelto questo itinerario?» Sango era curiosissima, voleva sapere tutto, era quasi assillante.
«Essendo nata e cresciuta in Italia, ho avuto pochissime opportunità di visitare città orientali importanti. Posso dire di conoscere bene solo Tokyo, che è quasi una seconda casa per me»
Cominciavo ad essere un po’ stanca di tutte quelle domande.
"Devo cercare il modo per spostare la conversazione su qualcos'altro"
«Ragazzi per caso qualcuno di voi ha letto il giornalino di bordo di oggi? Sa se stasera c'è qualcosa di interessante?»
In realtà non sapevo neanche se lo avessero già distribuito ma almeno ero riuscita a sviare la conversazione.
«A dir la verità quando sono uscita non me lo avevano ancora portato, ma , se non mi sbaglio, dovrebbe esserci lo spettacolo in teatro»
«Tu cosa pensavi di fare stasera Kagome?»
«Devo ancora pensarci...»
«Ho un'idea! Dopo cena vediamo di informarci sul programma e cerchiamo di fare qualcosa tutti insieme, che ne dite?»
«Che idea magnifica Miroku e poi, in questo modo, Kagome non sarà costretta a passare la serata da sola»
Mi sentii presa alla sprovvista.
«Ragazzi guardate che se avete altri programmi non dovete disturbarvi, per me non è un problema»
«A me non dispiace» Rimasi molto sorpresa dalla risposta di Inuyasha che, fino a quel momento, non si era neanche interessato alla conversazione.
«A questo punto siamo tutti d'accordo» Sango era al settimo cielo, sembrava una bimba.
«Ora che ci penso... da qualche parte dovrebbe esserci una discoteca, non sarebbe una cattiva idea andare a vedere, magari è carina»
«Ottima idea Miroku! Allora è deciso, dopo mangiato andiamo tutti insieme in discoteca»
Da un lato, conoscere Sango, Miroku e Inuyasha per me fu una vera fortuna, almeno non avrei passato le vacanze da sola e sarebbe stato sicuramente più facile distrarsi e allontanare tutti i brutti ricordi delle scorse settimane.
Ma dall'altro, mi sentivo leggermente in imbarazzo; tutti e tre, visti insieme, avevano un aspetto straordinario. Inuyasha aveva il fascino di un vero demone, mentre Sango e Miroku, anche se semplici esseri umani, sembravano emanare un’aura particolare.
Tutti gli sguardi dei ragazzi erano concentrati su Sango, che però sembrava non accorgersi di nulla, come se non vedesse nessun altro al di fuori di Miroku.
Le ragazze invece erano incantate da Inuyasha e Miroku, sembravano tante leonesse attorno alle loro prede. Li divoravano con gli occhi.
Anche i due ragazzi però sembravano essere ignari di tutto.
Per quanto riguardava Miroku, anche se sembrava un dongiovanni, era chiaro il suo interesse esclusivo per Sango, mentre Inuyasha... era un tipo piuttosto criptico, di poche parole; per quasi tutta la cena era rimasto in silenzio, aveva parlato in un paio di occasioni esprimendosi il meno possibile. Inoltre da quando ci eravamo presentati mi aveva lanciato continue occhiate, come se volesse studiarmi e questo mi aveva resa nervosa per la maggior parte del tempo.
Finimmo la cena parlando del più e del meno, delle nostre impressioni sulla nave, se era la prima volta che facevamo una crociera e così via.
Dopo un po' ricomparve il nostro cameriere «I signori hanno gradito la cena?»
«Si era tutto buonissimo grazie»
Il mio cuore perse un battito.
Ogni volta che mi guardava o mi parlava mi sentivo strana, agitata e nervosa; non capivo cosa mi stesse succedendo.
«Tutto bene Kagome?»
«Ragazzi devo salire un momento in camera»
«Non ti senti bene? Sei un po' pallida»
«No, sto benissimo, ho dimenticato una cosa in camera e poi voglio approfittare per dare un'occhiata al programma di stasera»
«Sango perché non seguiamo anche noi due il suo esempio e andiamo un po' in camera da soli?» la ragazza per tutta risposta gli assestò una gomitata sul braccio
«Falla finita Miroku! Allora Kagome facciamo tra una mezz'oretta a bordo della piscina grande»
«D'accordo, a tra poco»
Salita in stanza rimasi sorpresa di come Yumi l'avesse sistemata.
Il salottino era impeccabile, tutto era al proprio posto e le luci soffuse creavano un'atmosfera rilassante.
In camera da letto la situazione non era da meno: sui cuscini del grande letto c'erano dei cioccolatini e sul comodino c'era il giornale di bordo di cui avevamo parlato a cena; le luci delle piccole lampade sui comodini erano accese, soffuse come quelle del salotto.
Mi piaceva l'atmosfera che creavano.
Presi il giornale e cominciai a sfogliarlo; c'era scritto di tutto, dai vari spettacoli che si sarebbero tenuti il giorno dopo di mattina e di pomeriggio, tutte le informazioni riguardo la SPA e la palestra, fino al tipo di serata che ci sarebbe stata la sera e l'abbigliamento più consono da usare.
Chiusi il giornale e cominciai a prepararmi per uscire con Sango e gli altri.
A dir la verità ero indecisa se cambiarmi oppure no, i tacchi alti cominciavano a darmi non poco fastidio.
Alla fine, optai per delle scarpe con un tacco più basso, in modo da evitare che i piedi mi facessero troppo male durante la serata.
Uscii dalla stanza e mi diressi verso le ascensori.
Salii fino al ponte della piscina.
"È ancora presto, chissà se gli altri sono già arrivati?"
Sicura di non trovare nessuno, rimasi stupita quando vidi una figura a bordo piscina, seduta su una sdraio e intento a fumare una sigaretta.
Ancora non saprei spiegarne il motivo, ma avrei riconosciuto quella figura tra mille; forse per una questione di chimica, di energie, o forse per quei lunghissimi capelli argentati, che alla luce della luna sembravano ancora più luminosi. 
Rimasi a fissarlo, impalata, a pochi metri, convinta che lui non si fosse ancora accorto della mia presenza.
Sembrava fosse più rilassato rispetto alla prima volta che lo avevo visto, non soltanto nell'atteggiamento, ma notai che si era tolto la cravatta, i primi bottoni della camicia erano sbottonati e la giacca era poggiata con cura sulla sedia accanto a lui.
All'improvviso la sua voce mi fece trasalire.
«Perché stai lì impalata a fissarmi? »
Mi avvicinai a lui restando in silenzio.
«Se vuoi puoi anche sederti, non mordo mica»
Mi sedetti su una sdraio accanto a lui, rimanendo ancora in silenzio, il cuore mi batteva all'impazzata, non ne capivo il motivo e questo mi rendeva ancora più nervosa.
Il silenzio che si era venuto a creare sembrava durare secoli, nessuno di noi aveva intenzione di dire nulla; Inuyasha, nel frattempo, si era acceso una seconda sigaretta, si era disteso, rilassato, tanto da aver chiuso completamente gli occhi; sembrava dormisse.
Decisi di fare anch'io lo stesso.
Mi stesi comoda sulla sdraio e feci un profondo respiro; mi misi a fissare un punto indefinito nel cielo, la mia mente era affollata da mille pensieri che avrei voluto scacciare via, accantonare, mettere da parte, almeno per il periodo del viaggio.
«Mi sa che quei due non arriveranno prima di un'oretta»
Inuyasha ruppe improvvisamente quel silenzio; all'inizio non capii di cosa parlava ma poi ci arrivai.
«Alla fine Miroku l'ha convinta» lui mi guardò per un secondo sorpreso, poi mi sorrise.
«Beh non ci voleva poi molto credimi, ormai sono anni che va così tra quei due»
«Sono fidanzati da molto?»
«La cosa, a dir il vero, è un tantino più complessa»
«Che vuoi dire?»
«Sango e Miroku sono marito e moglie»
Rimasi scioccata da quella notizia, tutto avrei pensato tranne una cosa del genere.
«Scusa ma...non sono un po' troppo giovani?»
«Beh non direi, lei ha ventisei anni e lui ventotto»
“Caspita! Sango è solo un anno più grande di me ”
«Per te sono in età da matrimonio?» chiesi
 
«Per te ne esiste una?»
 
Quella risposta mi lasciò spiazzata. Non risposi.
Lui intanto fece l'ultimo tiro dalla sigaretta prima di buttarla e continuare il discorso.
«Per me non esiste una regola precisa, se due persone sono attratte fisicamente, si rispettano a vicenda e si amano, possono sposarsi tranquillamente. Non esiste un'età fissa per sposarsi, è una cosa soggettiva»
Non l'avevo mai vista da quel punto di vista, il discorso di Inuyasha non era poi così sbagliato...
«Cambiando discorso... scusami per prima»
 
Non capii a cosa si stava riferendo e notando la mia espressione evidentemente perplessa decise di continuare.
«Quando eravamo in fila per fare la foto. Non mi sono comportato in modo molto educato.»
«Ma no, figurati» "In fondo non mi è dispiaciuto così tanto"
«Non mi ero neanche presentato. Il fatto è che non mi andava di dover fare quella stupida foto da solo»
«A chi lo dici! Avevo una voglia matta di saltare la fila ed entrare direttamente in sala. La gente si fa strane idee quando vede una ragazza da sola in circostanze come questa.»
Ebbi la sensazione che Inuyasha mi volesse chiedere qualcos'altro ma non riuscì neanche a formulare la domanda che una voce in lontananza richiamò la nostra attenzione.
«Inuyashaaa, Kagomeee siamo qui»
Il ragazzo si alzò e andò incontro ai suoi amici.
«Ce ne avete messo di tempo!» disse prendendoli in giro «Alla faccia della mezz'oretta»
«La tua, caro Inuyasha è tutta invidia» disse con un sorriso beffardo Miroku
«Ma sta un po' zitto»
«Dai non lamentarti, in fondo eri in buona compagnia» lo canzonò l'amico
Sango, nel frattempo, era arrossita visibilmente e se ne stava in disparte con il capo chino.
Mi avvicinai a lei sorridendole «Inuyasha mi ha raccontato di te e Miroku, congratulazioni»
«Ah! Te lo ha detto... »
«Cosa c'è che non va?» sembrava preoccupata
«Niente, anzi scusaci se non te lo abbiamo detto prima, siamo stati molto maleducati»
«No affatto! Ammetto di essere rimasta un po' stupita, non pensavo che tu e lui...» Non riuscii a finire la frase. Non mi sembrava educato commentare la loro decisione. Inuyasha aveva ragione e poi ognuno aveva il diritto di prendere le decisioni che reputava più giuste.
«Non sei l'unica che lo pensa, non preoccuparti. All’inizio tutti hanno pensato che fossi rimasta incinta e che era per questo motivo che ci sposavamo»
«Lo devi amare molto»
Vidi Sango illuminarsi e sorridere in modo diverso da prima
 
«Si, è la mia ragione di vita»
"La sua ragione di vita..."
Sentendo quelle parole mi venne un nodo in gola.
Anche io, come lei, in passato avevo pensato che il mio fidanzato fosse la mia ragione di vita. Lo pensavo sul serio.
 
In passato avrei fatto qualsiasi cosa per lui, per proteggerlo e per non farlo allontanare da me, fino a quando però...
«Kagome, Kagome ti sei incantata?»
La voce di Sango mi fece tornare alla realtà.
«Eh? No scusa, stavo solo pensando ad una cosa, non ci far caso»
«Ragazze ma allora si è capito dov'è questa discoteca?»
Fortunatamente mi ero ricordata di dare un'occhiata alla piantina della nave.
«Io lo so, bisogno percorrere tutto questo ponte, entrare dal lato opposto della nave e in fondo ad un corridoio dovrebbe esserci la discoteca»
«Perfetto allora cosa stiamo aspettando? Su andiamo!»
Percorremmo tutta la strada indicata dalla piantina fino a trovarci davanti ad una porta di legno di noce, con un oblò al centro che lasciava intravedere le luci psichedeliche della pista da ballo, infine, in alto, c'era una grande scritta al neon di colore azzurro che indicava il nome della discoteca: Kyōki
 
“Persino la discoteca ha un nome”
Entrammo e ci trovammo davanti una discoteca in piena regola, con la consolle del dj sulla sinistra, subito seguita da un lungo bancone, dove quattro camerieri si occupavano di servire da bere, al centro c'era questa enorme pista da ballo con il pavimento fatto, niente di meno che da schermi ultra piatti che trasmettevano immagini astratte di luci, laser e cose del genere, infine, attorno alla pista, c'erano una serie di tanti divanetti e poltroncine nere e argentate.
«Io ho voglia di un drink, che ne dite?»
 
«No io questa volta passo»
«No grazie»
«Ti tengo compagnia io, mi è venuta sete»
Sango e Inuyasha andarono vicino al bancone e ordinarono da bere, mentre io e Miroku  decidemmo di andare sulla pista da ballo.
Ogni tanto mi voltavo verso il bancone e vedevo Sango bere come una spugna, mentre Inuyasha sorseggiava della vodka liscia come se fosse del nettare prezioso, con calma e assaporando ogni singolo sorso.
Mentre ero intenta a fissarlo, Inuyasha si voltò verso di me.
Il suo sguardo intendo e luminoso non si staccava dal mio.
Un brivido mi attraversò tutta la schiena; era lui che mi provocava quella piacevole e inebriante sensazione.
«Kagome, vieni fuori con me un attimo, per favore»
Seguii Miroku sul ponte appena fuori la discoteca.
«Cosa c’è Miroku?»
Aveva un’espressione indecifrabile «Kagome, a te da fastidio che Inuyasha sia un mezzo-demone?» Rimasi a bocca aperta “Ma che razza di domanda mi fa?”
La sua domanda mi dette molto fastidio, mi sentii quasi offesa.
Forse Miroku pensava che fossi una di quelle persone che odiano i mezzo-demoni a causa della loro natura. «Perché dovrebbe darmi fastidio? »
Miroku a quel punto mi fece un sorriso dolce ma allo stesso tempo malinconico
«Già… perché mai dovrebbe dar fastidio una cosa del genere»
Ci guardammo complici.
Capii che Miroku non si era fatta nessuna idea negativa su di me, ma era solo preoccupato per il suo amico. “Probabilmente Inuyasha ha sofferto moltissimo a causa della sua condizione”
Rientrammo, raggiungendo Sango e Inuyasha al bancone del bar.
Sango aveva ancora un bicchiere di uno strano cocktail colorato tra le mani.
«Su avanti Kagomeeeee!!!! Balliamoooooo!!!!»
La ragazza ci trascinò tutti sulla pista da ballo.
Non ero tranquilla, non sembrava più la stessa, era completamente ubriaca.
«Sei sicura di stare bene?»
«Mai stata meglioooooo»
Cercai di tenerla quanto più è possibile vicina ai ragazzi ma sembrava avesse perso completamente il controllo.
Decisi allora di trascinarla con la forza su una poltroncina, in modo da farla riprendere.
«Ti prego Sango non ti muovere da qui. Vado a chiamare i ragazzi»
Corsi al centro della pista in cerca di Miroku e Inuyasha ma non fu facile trovarli a causa della folla. Dopo qualche minuto finalmente li vidi.
«Mirokuuu!!!» Sbracciai e urlai con tutto il fiato che avevo per sovrastare il suono della musica.
«Dovete venire con me. Sango non sta molto bene. Credo sia ubriaca»
Mi seguirono di corsa ma quando uscimmo dalla pista mi bloccai di colpo.
Sul divanetto dove l'avevo lasciata poco prima non vi era traccia di Sango.
Sbiancai.
"Dove può essere finita?"
«Era qui! Ne sono certa!»
«Andiamo a cercarla!»
Setacciammo da cima a fondo l'intera discoteca ma di Sango nessuna traccia.
Pensando che non si fosse sentita bene, andai a cercarla anche nei bagni, ma senza risultato.
La cercammo anche sul ponte esterno alla discoteca, ma sembrava sparita nel nulla.
"Sango... maledizione dove sei?”
Venni invasa da un brivido di terrore; la scena di Sango che, ubriaca si sporgeva troppo da una ringhiera, per poi scivolare e cadere in mare aperto, non voleva lasciare la mia mente.
I due ragazzi, al contrario di me, stavano reagendo alla situazione con sangue freddo, cercando di ragionare e riflettere sui diversi posti dove poteva trovarsi la ragazza.
Alla fine decidemmo di dividerci per cercarla all'interno, nelle varie sale, sui divanetti dei diversi bar; se fosse stato necessario avremmo setacciato l'intera nave, da cima a fondo.
Dovevamo trovarla.
"Dannazione! Mi sono allontanata solo un minuto, non può essere andata troppo lontano"



Avviso:
Questa è una fan fiction che pubblicai poco tempo fa e che ho deciso di riscrivere riadattandola ai personaggi di ”Inuyasha”

                              

   
 
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