Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: RedMarauder    31/01/2014    30 recensioni
Il suo sorriso, quel sorriso che riusciva a farla arrossire ogni volta, lo stesso sorriso che le rivolgeva ora, era spietato, disarmante...bello.
Troppo bello. Ma lei era troppo orgogliosa per ammetterlo, per mostrarsi debole. Hermione Granger doveva avere sempre il controllo della situazione. Sempre!
- Attenta a giocare con il fuoco, Granger. E' pericoloso!-
- Perché?- rispose, alzando il mento - Potrei scottarmi?-
Di nuovo quel sorriso. - Sì, ma il problema è che..potrebbe piacerti!-
Tanti cari saluti al suo controllo e alla sua tempra morale. Come poteva resistere quando quegli occhi la guardavano in quel modo? Così profondi, così intensi..così perfetti! Valeva la pena lasciarsi andare. Valeva la pena affondare le mani in quel fuoco, nel fuoco dei suoi capelli. Valeva la pena scottarsi!
Infondo, ad essere sincera, non era poi così male perdere il controllo!
Genere: Comico, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Harry, Potter, Hermione, Granger, Ron, Weasley | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, Luna/Neville
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 25
Fred e George Weasley
 
 
 
 
 
 
 
La cattura dei membri dell’ES segnò un punto di svolta nel corso del peggiore anno scolastico di Hogwarts. Da quel giorno, il mondo sembrò precipitare in una caduta libera e inarrestabile, contorcendosi su se stesso come in preda a una terribile tortura. Ogni singolo avvenimento, accaduto dopo la cattura dell’Esercito di Silente, ebbe le sue molteplici conseguenze.
Silente era fuggito. Hermione pensò che fosse troppo sottile come definizione. Harry aveva raccontato a lei e Ron i dettagli della fuga. Non solo era riuscito a scappare, ma si era persino premurato di difenderli e scagionarli. Ciononostante, la Umbridge non diede segno di arrendersi. Dopo la nomina ufficiale a Preside di Hogwarts, il rospo del Ministero assegnò una punizione a ogni membro dell’ES. Tutte le sere, dopo cena, la Sala Grande veniva trasformata. I tavoli scomparivano; al loro posto, apparivano piccoli banchi distanziati, come in occasione degli esami. Ognuno sedeva al proprio posto e scriveva. Cento, mille, diecimila volte, Hermione e i suoi amici furono costretti a scrivere la frase: “Non devo ribellarmi”.
Il primo giorno, furono solo ferite superficiali. Il secondo, sanguinarono per ore. Il terzo sembrarono incise troppo a fondo nella carne. Dal quarto in poi, ognuno comprese che non avrebbe più rivisto la propria mano completamente libera dalle cicatrici. Per quasi due settimane, i membri dell’ES scontarono la punizione in silenzio, senza lasciarsi trasportare dalla rabbia. Tutti riuscirono a mantenere il controllo. Qualsiasi cosa, pur di non dare soddisfazioni alla Umbridge. Harry, Ron e un altro paio di ragazzi erano stati interrogati dalla malefica Preside, ma erano riusciti a non farsi sfuggire nulla.
Le sorti di Marietta, comunque, furono le peggiori. Hermione avrebbe preferito scrivere quella frase con il proprio sangue per mesi, piuttosto che dover convivere con la vergogna di essere stata la traditrice. O la spia. Perché Marietta avrebbe portato per molto tempo il segno di quel tradimento. Furono in tanti a complimentarsi con Hermione per quell’incantesimo. Fred fu il più fiero di tutto, non che la cosa la stupisse più di tanto. George le regalò persino una scatola di Cioccorane. Marietta era controllata a vista dai membri dell’ES. Non la fermavano, non la avvicinavano, non le rivolgevano la parola. Ma la guardavano. E quegli sguardi, per la ragazza, furono una condanna peggiore delle parole stesse. Il peso della sua colpevolezza la costrinse a un lungo soggiorno di due settimane nel suo dormitorio. Cho cercava di convincerla a riemergere e tornare a una vita normale, ma la ragazza non le diede mai ascolto. Hermione pensò, con un pizzico di malvagità, che la prigionia a cui Marietta si era autocondannata avesse i suoi lati positivi: ogni mattina, guardandosi allo specchio, Marietta avrebbe letteralmente visto il volto del tradimento. La parola “spia” sulla sua faccia era un prezzo sufficiente per scontare quella pena.
La rabbia dei membri dell’ES fu implacabile, per quanto limitata a momenti di isolamento, lontani dagli occhi da rospo della Umbridge. Quando la punizione arrivò al termine, però, Hermione si rese conto che la rabbia dei suoi amici aveva subito un cambiamento drastico. Era diventata rassegnazione. Pura e semplice rassegnazione. Il tempo delle ribellioni era finito. Non avevano più mezzi per farsi gioco del Ministero e non avevano più vie di scampo. Non potevano più allenarsi. D’ora in poi, se la sarebbero dovuta cavare solo con le loro forze. La vera sfida era appena cominciata. Lontano dall’impegno delle riunioni, Harry tornò a sentirsi inutile e impotente. Non aveva più un modo per aiutare gli altri, non aveva più il potere di convincerli a lottare per la verità.
Non avevano più Silente. Quella consapevolezza gravò su Hermione per molte settimane. Il Preside se ne era andato, senza dire molto. Non aveva lasciato istruzioni, non aveva dato a Harry un consiglio. Era semplicemente sparito. Cosa potevano fare loro?
Lentamente, ma con la stessa minacciosità delle nuvole cariche di tempesta, l’impero della Umbridge ebbe inizio. Gli studenti vennero soggiogati da quel gioco di potere e le ribellioni cessarono. La Preside, alla fine, era riuscita nel suo intento: prendere Hogwarts. Nessuno aveva più voglia di ribellarsi o dimostrare le proprie convinzioni. Chi aveva delle opinioni contrastanti con quelle del Ministero, se lo teneva per sé. La squadra di Inquisizione, formata soprattutto da membri della Casa Serpeverde, aveva dato inizio a una politica di terrore. Gli studenti perdevano punti per ragioni assurde, venivano puniti senza motivo e scappavano ogni volta che Malfoy era nei paraggi. Hermione provò più volte la tentazione di spaccagli la faccia ma, sfortunatamente, c’era sempre qualcuno a fermarla. Ogni volta che Malfoy girava per i corridoi con il mento appuntito sollevato e il sorriso spocchioso, con la sua aria di importanza e la spilla bene appuntata sulla veste, Hermione digrignava i denti e cominciava a camminare nella sua direzione. E qualcuno la afferrava. Sempre.
“E’ quello che vuole!”
“Ci sta provocando”
“Finirai nei guai!”
“La Umbridge non aspetta altro!”
Tutti avevano sempre qualcosa da dire. Tranne Fred. Lui la fermava e basta. La afferrava per il polso e la trascinava con delicatezza nella direzione opposta. Poi le sorrideva. Hermione ritrovava la sua calma in quel sorriso, ma aveva ben poche cose a cui aggrapparsi per non cedere alla rabbia e dare fuoco alla Umbridge. Fred sapeva giocare bene le sue carte e riusciva sempre a distrarla. Ma quanto avrebbero resistito? Cosa sarebbe successo da lì alla fine della scuola? Dov’era Silente?
Erano soli. Harry lo diceva spesso, Hermione negava, Ron imprecava, ma entrambi cercavano di dissuaderlo da quell’idea. Un’idea che Hermione condivideva. Appieno. Erano soli e non sapevano cosa fare. Ogni aiuto sembrava lontano. L’Ordine sembrava semplicemente il riflesso di un fantasma distante e inafferrabile. Nessuno era lì per aiutarli.
Un giorno, aveva sfogato quella frustrazione con Fred. Si era rinchiusa nell’ala isolata del sesto piano, aspettando di calmarsi. Lui l’aveva cercata per tutto il giorno, e l’aveva trovata lì, seduta per terra davanti al camino acceso, mentre si rigirava la bacchetta fra le dita. E lei era esplosa. Fred le aveva semplicemente chiesto se andasse tutto bene e la risposta di Hermione era stata un lungo e straziante monologo su quanto si sentisse abbandonata, isolata e impotente. Non avevano più mezzi per ribellarsi, non avevano più armi. Erano soli, lasciati al proprio destino come polvere spazzata dal vento. Hermione aveva riversato quelle parole come veleno, un veleno che doveva far uscire dal suo corpo perché la stava infettando. Doveva dirlo, doveva sputarlo fuori, ma Fred era l’unica persona con cui potesse farlo. Aveva atteso, cercando di sopprimere da sola quel veleno e non ci era riuscita. Così, nel tempo di un battito di ciglia, il suo vaso di autocontrollo era esploso. E lei aveva buttato fuori tutto, senza urlare, senza piangere. La sua voce era carica di rabbia e le sue parole piene di veleno, ma non aveva urlato, né pianto. Fred l’aveva ascoltata, senza mai distogliere lo sguardo, senza mai interromperla. Non si era mai distratto, aveva assorbito tutto quel veleno. Ad ogni parola, Hermione si era sentita più leggera. Più sana. Era come se il suo sangue fosse stato infettato. Ad ogni goccia di rabbia che sputava fuori, Hermione sentiva il suo sangue liberarsi di quella sostanza nera e infetta che lo aveva appesantito. E Fred aveva assorbito quel male, aspettando che lei finisse di gettarlo via tutto. Aveva atteso fino alla fine, fino a quando le braccia di Hermione si erano abbassate e lei aveva chiuso le labbra, esausta, ma libera. Poi aveva allungato una mano e aveva afferrato la sua. L’aveva stretta in un abbraccio profondo e consolatorio. Hermione si era rifugiata fra quelle braccia, come in cerca di una promessa. Il veleno era scomparso del tutto. La rabbia era scivolata via. Che cosa rimaneva? Tutto, tranne una speranza. Non avevano niente a cui aggrapparsi. Non avevano niente in cui sperare. Forse. O forse no. Lei aveva Fred. Era la sua speranza. La sua promessa. Era qualcosa a cui aggrapparsi. Fred aveva dato voce a quei pensieri prima ancora che lei potesse realizzarli nella sua stessa mente. Le aveva detto che la amava. Che tutto sarebbe andato bene. Che c’era ancora speranza. Che ci sarebbe sempre stata. E tutto era finito.
Il veleno era scomparso, per davvero. Hermione si era lasciata andare, cullandosi nell’abbraccio di Fred. Era finita. La rabbia era svanita. Rimaneva la speranza. Per lei. Ma per gli altri? Hermione aveva pensato spesso, in quel momento, al resto della scuola. In particolare, aveva pensato a Harry e Ron, e Ginny, e Luna e i membri dell’ES. A loro cosa restava?
C’era ancora una speranza. Avrebbero trovato anche loro il coraggio di andare avanti e sperare. Avrebbero trovato qualcosa a cui aggrapparsi. La ribellione non era finita. La vera ribellione doveva ancora cominciare. La Umbridge non avrebbe vinto. La rabbia degli studenti era ancora troppo forte. Sotto la cenere della delusione e della sconfitta, le braci di quello spirito ribelle erano ancora accese. Serviva solo un vento abbastanza forte da riaccenderle. Servivano solo il vento e nuova rabbia da bruciare. Come legna, fuoco e braci. Serviva una fiamma e serviva del legno secco e arido che prendesse fuoco. Serviva un pretesto. Avevano bisogno di un nuovo inizio.
Sarebbe arrivato. Hermione, quel pomeriggio nell’ala del sesto piano, stretta fra le braccia di Fred, non lo poteva sapere. Ma sarebbe arrivato.
Sarebbero arrivati vento, fiamme e legna da bruciare. Speranze, pretesti e coraggio.
 
 
 
 
 
 
 
Fred e George aspettavano Lee nella Stamberga Strillante. Quel finesettimana a Hogsmeade era stato annullato, ma non per loro. Riuscire a infilarsi nel passaggio segreto sotto al Platano Picchiatore senza essere notati era stata un’impresa. Lee era uscito dalla Stamberga per arrivare fino al villaggio. Fred e George erano braccati dagli uomini della Umbridge e anche dal Ministero. Essendo dei Weasley, erano automaticamente sospettati di cospirazione contro il Ministero e di essere alleati di Silente. Farsi vedere in giro a Hogsmeade, quando gli era stato espressamente vietato di andarci, non era saggio. Lee poteva passare inosservato e loro avevano assolutamente bisogno di una cosa che potevano trovare solo al villaggio.
- Che scusa hai usato con Hermione per sgattaiolare qui?- chiese George. Spazzò con la mano della polvere dallo scalino del primo piano della pericolante casa e poi si sedette.
Fred guardò il gemello con un ghigno. – Nessuna. Le ho detto la verità!-
- Scherzi?-
- Ok, una parte della verità!- ammise Fred, mimando il concetto con le mani.
George sospirò. – Ci uccideranno!-
- Sì...-
- Niente da dire in proposito?-
- Perché, tu hai qualcosa da dire?-
- No..solo che..- ma George non terminò la frase. Si grattò la fronte e alzò lo sguardo sul gemello. – Non abbiamo scelta!-
Fred annuì. – Capiranno!-
- Ne sei sicuro?-
- No – ammise Fred. – Ma possiamo sperare.. –
George sorrise e, in quel momento, Lee rientrò nella Stamberga. Aveva il mantello bagnato di pioggia e i capelli fradici. Sotto la stoffa scura e fredda del mantello, nascondeva un pacco quadrato ricoperto di carta e stretto con dello spago. Lo allungò a Fred, che lo sventolò e ringraziò Lee con un sorriso che il suo migliore amico non ricambiò. Lee, da giorni, era fin troppo serio. Vedere Lee incapace di ridere e scherzare era devastante. E la colpa era proprio di Fred e George. Da quando avevano condiviso con Lee il loro piano, il ragazzo era diventato triste e rassegnato. Stava per dire addio ai suoi migliori amici prima del previsto.
Meglio non pensare a come reagirà Hermione..
- Siete sicuri?- chiese Lee, per l’ennesima volta.
Fred e George annuirono.
- Funzionerà?-
Fred scosse le spalle. – Probabilmente sì!-
- E’ un po’ poco!- ironizzò Lee.
- E’ sufficiente!- replicò George, alzandosi. – Lee, davvero, grazie!-
- Ci dispiace davvero..- aggiunse Fred.
Lee annuì. – Non dico il contrario. Sono solo..be’, sono dalla vostra parte. Come sempre. Ma state attenti. E poi..-
Fred appoggiò una mano sulla spalla dell’amico. – Ascolta, sei sempre il nostro migliore amico!-
- Non volevo dire questo..- mentì Lee.
George sorrise e si avvicinò. – Devi prendere il nostro posto a Hogwarts!-
- Una gloria breve: due mesi di scuola! Potevate andarvene prima!- si lamentò Lee, con sincero rammarico e divertimento.
Vederlo scherzare, per Fred e George fu un sollievo. Sembrava essere tornato il vecchio Lee. Lo era in quel momento più di quanto lo fosse stato negli ultimi giorni.
- Cosa devo fare?- chiese Lee, seriamente.
- Pensare come noi!- rispose Fred.
- Ti è sempre riuscito bene!- aggiunse George.
- Inoltre hai le basi –
- Ti abbiamo lasciato tutto nel solito nascondiglio –
- Segui la regola Weasley: se pensi che sia troppo rischioso, non farlo. Se pensi che sia troppo facile, peggioralo!-
- Occhio a Malfoy. Quel verme schifoso sa come giocare sporco!-
- Faremo in modo di schierare tutti dalla tua parte –
- Devi solo portare avanti il gioco per noi!- concluse George.
Lee annuì. – Tutto questo è una passeggiata. Hermione e Angelina?-
Il silenzio che seguì quella domanda, fu per Lee una risposta molto chiara. Fred aveva sentito una morsa ghiacciata nel petto al suono di quel nome. Lo stesso valeva per George. Loro erano un problema che Lee non poteva risolvere.
- Ce la caveremo..- rispose George, dopo un po’. Fred annuì, ma non aggiunse altro.
Lo sguardo comprensivo e un po’ preoccupato di Lee gettò all’aria l’ottimismo dei gemelli. Li guardava come se fossero cuccioli feriti da accudire, come se gli facessero una gran pena.
- Lee, smettila!- sbottò George, con un mezzo sorriso.
- Rischi di convincerci che ti preoccupi davvero per noi!-
Lee sfoderò un ghigno poco convincente. – No, miei cari cervelli di Troll. È per quelle due che mi preoccupo!- mentì.
Fred e George presero insieme la stessa decisione senza nemmeno consultarsi con uno sguardo. Abbracciarono Lee, stringendolo in una morsa soffocante, ma di conforto al tempo stesso. Cercarono di infondergli lo stesso coraggio che loro avevano ritrovato in quella decisione. Cercarono di trasmettergli quella scintilla di speranza che avevano tutta l’intenzione di riaccendere nel mondo. Forse ci riuscirono. O forse Lee finse solo di asciugarsi una lacrima. Avevano condiviso sette splendidi anni insieme. Lee sapeva che non sarebbe finita lì. Quello non era un addio. Era solo l’inizio di un’avventura più grande. Potevano cambiare il mondo, insieme. Infondo, erano i gemelli Weasley. Erano abituati a lottare e sognare. Li aspettava una sfida molto dura. Anzi, li aspetta una serie di sfide difficili e pericolose.
La prima di queste era affrontare le uniche persone al mondo che avrebbero protetto a costo della loro stessa vita. 
 
 
 
 
 
 
 
Hermione strinse le dita nelle tasche del mantello. Nonostante i guanti e la stoffa pesante del mantello, le sue mani stavano congelando. La Foresta ondeggiava silenziosa. Il vento gelido aveva spazzato via le nuvole dal cielo, ma non aveva permesso al sole di scaldare l’aria. Hermione sbatté i piedi un paio di volte per aiutare il sangue a circolare di nuovo correttamente. Era davvero freddo, per essere quasi maggio. E con tutti i posti riparati, caldi e pieni di fuochi accoglienti presenti nel castello, Fred le aveva chiesto di venire ai limiti della Foresta Proibita, a un centinaio di metri dalla capanna di Hagrid. Le aveva dato appuntamento di fuori, al freddo, in una giornata ventosa. Ed era pure in ritardo! A volte si chiedeva perché lo amasse. Poi però evitava di rispondere: implicava riflessioni troppo contorte e che l’avrebbero comunque portata a sottolineare il fatto che, per lei, era impossibile non amarlo! Era quello il punto cruciale.
Sbuffando, Hermione scalciò un sasso e lo spedì nel fitto della foresta.
- Granger, non prendertela con chi non può reagire!- esclamò Fred alle sue spalle.
Hermione si voltò di scatto. Fred camminava sorridendo, il vento scompigliava i suoi capelli rossi, che si agitavano nell’aria come fiamme vive. Hermione provò un senso di calore nel guardarli. Forse era quella somiglianza con le fiamme, a scaldarla, o forse era Fred in generale! Evitò di porsi il dilemma.
- Lo sai che dentro al castello abbiamo un posto chiamato Sala Comune, dove c’è un camino e dove fa caldo, vero?- sbottò Hermione.
Fred si avvicinò e le accarezzò una guancia gelida con la mano ricoperta dal guanto. – Sì, ma qui è più sicuro!-
Qualcosa in quelle parole e nell’espressione di Fred, allarmò Hermione. Fred sorrideva, ma non era nemmeno paragonabile al sorriso che solitamente le rivolgeva. Sembrava distante e preoccupato, come se avesse paura di qualcosa. Di dire qualcosa.
- Che succede?- chiese lei seria.
- Non ti sfugge niente, eh!-
- Ormai ti conosco troppo bene –
- Vieni..- disse Fred, prendendola per mano.
In silenzio, si addentrarono nella foresta. Il vento cessò di tormentare i capelli e il viso di Hermione. Tra gli alberi riuscirono a trovare un po’ di riparo, ma il freddo rimase comunque pungente. Camminarono fino alla vecchia radura recintata dove Hagrid aveva mostrato loro gli Ippogrifi. Hermione pensò a Fierobecco e quel pensiero la rimandò quasi subito alla stanza nella soffitta di Grimmauld Place. Qualcosa si contorse nervosamente nel suo stomaco. Quel pensiero venne sostituito dall’espressione distratta di Fred. Non le piaceva per niente.
Si avvicinarono al muretto di pietra ormai quasi distrutto dalle intemperie. Fred sedette e Hermione rimase in piedi davanti a lui. Le loro mani rimasero unite.
- Che succede?- ripeté Hermione.
- Comincerò con un fatto molto importante – annunciò Fred, un po’ serio un po’ divertito.
- Ok, ti ascolto!- commentò Hermione.
- E devi farmi una promessa: tienilo a mente fino alla fine, ogni volta che sentirai il bisogno di prendere la bacchetta e uccidermi, aggrappati a questo pensiero. Siamo d’accordo?-
Hermione fu tentata di rispondere no. – Sì..- mormorò, alla fine.
Fred le sorrise, un sorriso autentico. – Fingerò di crederci..-
- Quale sarebbe questo fatto?- chiese lei.
- Ti amo – disse Fred.
Hermione rimase immobile, aspettandosi che aggiungesse altro. Quelle parole la spaventarono. Un discorso iniziato in quel modo non avrebbe portato a nulla di buono. Se lo sentiva dentro.
- Ti amo anche io – rispose, azzardando un sorriso.
- Bene, allora tieni a mente anche questo!- scherzò Fred.
Suo malgrado, Hermione sorrise di nuovo. – Parla..- lo incitò.
Fred prese un lungo sospiro. – Scegli tu: parto con le spiegazioni e arrivo alla conclusione, o parto dalla conclusione e poi aggiungo le spiegazioni?-
- Weasley, questo tuo continuo tergiversare mi sta mandando in paranoia!- sbottò Hermione.
- Questo è il classico esempio di un momento in cui dovresti aggrapparti alle parole di prima!- puntualizzò Fred.
Hermione chiuse gli occhi sospirando, concentrandosi realmente su quella promessa fatta. Poi li riaprì e alzò una mano. – Ci sono! Parti con la conclusione –
- Sicura?-
- Sì –
Di nuovo, Hermione avrebbe voluto dire no. Ma lo tenne per sé.
Fred la guardò intensamente. Poi le sue labbra si aprirono. – Io e George stiamo per andarcene –
Un soffio di vento riuscì a penetrare dal folto degli alberi. Gli aghi di pino si mossero attorno alle gambe di Hermione e i suoi capelli si spostarono di lato. Un odore forte di pece le arrivò alle narici. Hermione lo aveva sempre trovato buono, selvaggio. Sapeva di natura. Ma in quel momento non catturò i suoi sensi.
Le parole di Fred volteggiarono nell’aria, spazzate via dal vento. Hermione le immaginò scivolare nella Foresta Proibita, lontane, trasportate dal vento. Un sussurro nella foresta. Invisibili. Distanti. Eppure reali.
- Cosa?- mormorò Hermione. Nonostante nella sua mente stesse sorgendo una guerra imperiosa fra tante sensazioni contrastanti, il suo viso rimase immobile e impassibile.
Fred piegò la bocca in un mezzo sorriso privo di qualunque tipo di allegria. – Io e George stiamo per lasciare Hogwarts – ripeté.
Questa volta, le parole non volarono via. Non c’era più vento. Erano costrette a rimanere immobili, esattamente lì, fra lei e Fred. Sospese in un attimo fra tempo e spazio, immutabili. Erano parole così difficili da capire. Era una frase priva di ogni logica. E Hermione odiava non capire.
- In che senso “lasciare”?- chiese, sempre immobile come una statua di cera.
- Abbiamo un piano ed è piuttosto sicuro. Abbiamo deciso di non finire la scuola e di tornare a casa. Mamma ci ucciderà, ma il negozio è pronto –
Hermione lo sapeva. Fred glielo aveva detto una settimana prima. Era un dettaglio che rientrava nell’elenco dei fatti di cui era conoscenza.
Hermione sospirò e aprì la bocca, poi la richiuse. Non sapeva cosa dire. Non ancora. Fred la osservò per un momento, ma non aggiunse niente. Aspettò che lei assorbisse quella confessione. Hermione fu più veloce del previsto. Milioni di immagini si riversarono nella sua mente.
Passato. Presente. Futuro. Arrivarono tutti insieme. Lei e Fred, le cose che avevano vissuto fino a quel momento, dal momento più semplice a quello più indimenticabile. Lei e Fred immobili e silenziosi in una foresta fredda. Lei e un castello senza Fred. Lei senza lui.
- No!- esclamò Hermione all’improvviso.
Fred sospirò. – Mi aspettavo questa risposta..-
- Bene, allora ritira quello che hai detto!- disse lei.
Fred allungò una mano per accarezzarle la guancia e Hermione si ritrasse. Non aveva nemmeno pensato di farlo. Agì e basta. Nello sguardo di Fred non lesse la delusione. Solo una bruciante e triste consapevolezza. Aveva previsto anche quello. Aveva previsto ogni cosa. E, seppure dolorosamente, lo stava accettando.
- Non ho scelta!- disse Fred.
Hermione sbuffò e la sua mano sfuggì da quella di Fred. – Sì, ce l’hai!-
- Non capisci..-
- Non c’è niente da capire, Fred!- esclamò lei, interrompendolo.
- Hermione, se potessi fare diversamente, lo farei! Te lo giuro..- rispose lui, lo sguardo serio, ma sereno. Troppo sereno.
Quella consapevolezza piovve su Hermione come acqua gelata. Non le stava confessando tutto per chiedere il suo aiuto. Non stava condividendo il suo piano per rifletterci con lei e chiedere consiglio. No. Era molto peggio. La stava preparando. Le stava semplicemente dando il tempo di accettarlo, di farsene una ragione.
- Non cambierai idea – mormorò Hermione, mentre la sua voce si incrinava. Non era una domanda, Fred lo sapeva.
Lui annuì e Hermione fu investita da una rabbia così logorante che quasi le fermò il cuore. Non poteva andarsene. Non poteva lasciarla. Il sangue ribollì nelle sue vene. Qualcosa nei suoi occhi si incrinò. Come una crepa su un vetro. E improvvisamente vide il mondo attraverso quella crepa. I ricordi di momenti felici si spezzarono. Quella felicità era destinata a scomparire? Che ne sarebbe stato di loro? Attraverso la crepa, il mondo era gelido. Le fiamme erano lontane. Il vetro si sarebbe rotto o avrebbe resistito?
Fred allungò la mano. Questa volta, Hermione non si ritrasse. Rimase immobile, gli occhi fissi in quelli di Fred. Lasciò che le sue dita sfiorassero la sua pelle. Quel contatto, seppur labile, ebbe l’effetto di un balsamo. Per un momento, Hermione scordò la rabbia.
Quel contatto..
Quando sentirai di nuovo le sue dita sfiorarti?
E la rabbia tornò. Fred sembrò leggere quel lampo d’ira nei suoi occhi. Cercò il suo sguardo e le rivolse un sorriso, sicuro, fiero e così profondo che Hermione si chiese cosa stesse per dirle.
- E’ il momento..aggrappati a quel pensiero!- sussurrò Fred.
Hermione chiuse gli occhi. Lo amava. Lui amava lei. Strinse i pensieri attorno a quella realtà. Nodi stretti, difficili da sciogliere. Ma la rabbia tornò, di nuovo. Fu come Ardemonio. Non sciolse i nodi, li bruciò. Arse ogni cosa, implacabile. Non poteva aggrapparsi. Non aveva niente da afferrare..
- Non posso..tu non puoi andartene!- esclamò, riaprendo gli occhi. – Che cosa ne sarà della scuola, della tua famiglia, di me?-
Alzò la voce su quell’ultima domanda, indicandosi.
- Non cambierà niente!- esclamò lui, la voce sicura.
Hermione si scostò bruscamente, indietreggiando. – Perciò cosa farete? Uscirete dalla porta, salutando tutti con la mano?- sbottò sarcastica. Più quella discussione andava avanti, più la sua voce si alzava.
- No, abbiamo un piano, ma non posso dirtelo. Meno sai meglio è..non voglio che la Umbridge se la prenda con te!-
- Una preoccupazione alquanto ipocrita, visto che stai per abbandonarmi qui tra le sue grinfie!-
Quelle parole le sputò fuori come veleno dal sapore amaro e acre. Sentì la bile invaderle la gola. Era così arrabbiata da non controllare nemmeno il ritmo del suo respiro.
Per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare, vide negli occhi di Fred un dolore che sembrava il riflesso del suo. Stava per andarsene. Hermione sapeva quanto avesse sofferto per prendere quella decisione. Ma l’aveva presa. Questo non placava la sua ira.
- Sai che mi preoccupo per te. Sei solo troppo arrabbiata per accettarlo adesso!-
- Oh, giusto..- sbottò lei con sarcasmo. – Perché sono io quella che ti sta voltando le spalle!-
- Non è a te che sto voltando le spalle!-
- Però stai per andartene, questo non cambia le cose!-
- Le cambia, invece!- esclamò Fred. – Non sto scappando da te!-
- Perché non me l’hai detto prima?- chiese Hermione, cercando di controllare il suo tono di voce.
Fred sospirò con espressione ovvia, indicando entrambi. – Per questo. Avresti fatto di tutto per impedirmelo!-
- Cosa ti fa pensare che non lo farò anche ora?-
- Non puoi farlo. Ho già scelto..non ti sto abbandonando!- aggiunse, alzandosi dal muretto e avvicinandosi a lei.
Di nuovo, il corpo di Hermione reagì prima ancora che lei potesse dare un ordine. Indietreggiò di un altro passo, allontanandosi da lui. Fred rimase immobile, e le rivolse un mezzo sorriso. Perché era così tranquillo? Perché non capiva la rabbia di Hermione? Perché non cambiava idea? Questo la fece infuriare ancora di più.
- Te la caverai. Mancano solo due mesi alla fine della scuola. Due mesi, e poi tornerai a casa. Tornerai da me!- disse.
- Appunto, mancano due mesi!- sbottò Hermione. – Che senso ha andarsene ora? Cercate di resistere fino alla fine, se solo..- ma si interruppe, prendendosi il viso fra le mani e passandole fra i capelli.
- Aspettare non ha senso. Abbiamo trovato la nostra strada, il negozio è pronto. Non possiamo rimanere. L’unica ragione per cui vorrei restare, sei tu!-
- Allora rimani!- gridò lei, sforzandosi con tutta se stessa di non lasciar trasparire la supplica che le pulsava nel cuore.
- Non posso..- mormorò lui.
In quelle parole, Hermione sentì di nuovo il dolore che lo stava logorando. Aveva preso quella decisione, ma quanto gli era costata? Quanto avrebbe sofferto ad andarsene? Per un momento, la furia di Hermione sfociò in una corrente molto più impetuosa: quella del dolore. Lei avrebbe sofferto, e lui? Sì, anche Fred sarebbe stato male. Quella fuga aveva un caro prezzo da pagare. Ma allora perché Hermione era così egoista? Perché stava pensando solo a se stessa?
Egoista. Ma innocente. Un’innocente egoista. Non era lei quella che stava scappando. Era lui. Mentre quei pensieri la tormentavano, la voce di Fred arrivò a farsi largo nella tempesta che aveva nella sua mente.
- Questo sarebbe comunque stato il nostro ultimo anno insieme – disse Fred, calmo. – Dovremo farci l’abitudine. Hai ancora due anni da trascorrere qui, e io non ci sarò. Saremo distanti, ma non per questo le cose cambieranno. Io ti amo! E questa è una cosa che non cambierà, mai!-
Dolore. Un’onda così potente da infrangersi su ogni fibra del suo essere.
Abbandono. Perché se ne stava andando.
Rabbia. Perché era stato lui a volerlo.
Hermione strinse le braccia al petto con forza. Sentì le costole dolere sotto la sua stretta, ma non si decise a rilassare la presa. Il suo cuore perse un battito, mentre immagini, suoni e sensazioni si mescolavano nella sua mente, in un vortice impetuoso, la cui estremità sembrava precipitare in un’oscurità così profonda e lontana da spaventarla. Aveva paura di soffocare, aveva paura di non riuscire a riemergere. Aveva paura.
Ma Fred aveva ragione. Due anni. Due anni lontana da lui. Tanto valeva cominciare a fare i conti con quella prova da superare. Però no, no era troppo presto! Avevano ancora due mesi da trascorrere insieme a Hogwarts! Non poteva portarle via anche questo. Non poteva. Sentì una lacrima scorrerle sulla guancia. Alzò lo sguardo, nel silenzio più assoluti. E vide i suoi occhi. Erano carichi di quello stesso dolore che la stava uccidendo. Eppure erano profondi, sinceri. Sicuri. Lui sapeva. Sapeva che le cose non sarebbero cambiate. L’amore che condividevano non sarebbe scomparso.
Ma lei aveva paura. Aveva troppa paura.
Hermione aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono. Le era stato portato via tutto. La forza di pensare. Il coraggio di agire. La voce per piangere e gridare. Tutto, ogni singola cosa. Eppure quegli occhi erano ancora lì. Fred era lì. Per quanto ci sarebbe stato? Un giorno? Due? Una settimana? Una vita intera? Che differenza avrebbe fatto salutarlo ora o salutarlo fra due mesi? Era una cosa così stupida..eppure così dolorosa.
Accadde in un secondo. Non seppe mai se fosse stata lei a muoversi per prima, o lui, ma Hermione si ritrovò improvvisamente fra le sue braccia. E tutto crollò. Ritrovò la forza di piangere. Senza grida, senza singhiozzi, un pianto silenzioso. In quel silenzio giaceva una disperazione che non sarebbe mai riuscita a gridare a voce alta. Si rifugiò fra le braccia di Fred, afferrò con le mani il suo maglione e lo strinse. Il suo unico appiglio. Contorse la stoffa fra le dita, come se bastasse a fermarlo, come se se ne stesse andando proprio in quel momento. Le lacrime scorrevano rapide sul suo viso, salate e bagnate, traditrici di un dolore che le stava bruciando le vene. Non era pronta. Non era pronta a lottare senza di lui. E questo era solo l’inizio, lei lo sapeva. E se fosse arrivata la guerra? Cosa avrebbe fatto? Cosa sarebbe successo il prossimo anno? E quello dopo ancora?
Aveva bisogno di tempo. Adesso come non mai.
Fred le accarezzò dolcemente i capelli. Sotto l’orecchio di Hermione, il cuore di Fred batteva rapido. Aveva il fiato corto. Quanto gli era costato, tutto questo? Quanto stava soffrendo?
Hermione decise di abbattere il muro del suo egoismo e sollevò lo sguardo, smettendo di piangere. Alcune lacrime leggere scivolarono fuori dai suoi occhi. Incontrò lo sguardo di Fred e lo vide sorridere. Non era un sorriso luminoso. Era un sorriso triste. Bagnato. Vedere quelle lacrime fu come ricevere un pugnale in pieno cuore.
- Mi hai fatto una promessa..- sussurrò Fred, passando un dito sulla sua guancia.
Era vero. Aveva promesso di aggrapparsi a quelle parole. Ti amo.
Hermione annuì. – Lo so..- mormorò, la voce roca.
- Non dimenticarlo. Mai. Sono solo due mesi..-
- Sono troppi..-
- Sono nulla in confronto al resto! Abbiamo tutta la vita davanti!-
- Non puoi saperlo!- esclamò lei.
- Lo so, invece. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo, te lo prometto!-
- Come fai a esserne sicuro? Come fai a prometterlo?- chiese lei, mentre nuove lacrime lasciavano i suoi occhi.
Fred le sorrise. – Perché ti amo. Perché è questa la vera promessa..- sussurrò.
- Vorrei poterti fermare..- mormorò Hermione.
- Non lo farai?-
- No..- rispose lei. – Sono ancora arrabbia!- precisò subito, facendo sorridere Fred. – Ma non ti fermerò..-
Fred le sorrise, accarezzandole la guancia. – Ho un paio di indicazioni da lasciarti e qualche avvertenza. Ma se non te la senti ne parliamo più tardi!-
- No, dimmelo ora!- ribatté lei, annuendo.
- Diciamo fra un minuto..prima devo fare una cosa- sussurrò lui.
E poi la baciò. Per Hermione, fu come crollare a terra esausta e ritrovare forza allo stesso tempo. Le sue gambe cedettero a quella debolezza, ma le sue braccia corsero ad aggrapparsi alle sue spalle, desiderose di sostenersi, forti abbastanza da resistere. Fred la strinse fra le braccia. Il bacio diventava infuocato ogni secondo di più. Il corpo di Hermione non sapeva ancora se crollare o rigenerarsi. Era spaccata a metà fra il dolore e la rabbia ancora presenti, anche se labili, e la consapevolezza di quella promessa le cui fiamme si erano riaccese con le labbra di Fred. Le dita di Hermione risalirono verso l’alto e si persero fra le spire infuocate dei suoi capelli. Il corpo di Hermione scelse la forza. Scelse le fiamme. Le sue gambe tornarono dritte e di nuovo stabili. Ricambiò il bacio, prendendone il controllo. Intrecciò la lingua a quella di Fred, assaporando la sua bocca, lasciando che il profumo di cannella le sfiorasse i sensi. Per due mesi non avrebbe potuto più baciarlo. Per due mesi non avrebbe più potuto cercare il suo sguardo e vedere il suo sorriso. Una prigionia di due mesi. Poteva sopravvivere. Eccome se poteva! Era Hermione Granger. Era abbastanza forte da lottare e vincere. Amava Fred abbastanza da sapere di poterli superare e uscirne vittoriosa.
Le loro labbra si univano e si allontanavano, in una danza incessante e ardente. Nessuno dei due riusciva a interrompere quel gioco, nessuno dei due riusciva a resistere alla tentazione di catturare le labbra dell’altro, di nuovo. La sua bocca era ossigeno. Hermione non si preoccupò di respirare. Tutto ciò di cui aveva bisogno era Fred. Non le serviva altro. Voleva congelare il tempo, fermarlo lì, in quella foresta, mentre il sole cominciava a scendere oltre le montagne, senza essere visto, perché i suoi raggi non potevano oltrepassare i fitti rami degli alberi. Erano isolati, in uno spazio così immobile da sembrare sospeso nel tempo. Hermione avrebbe voluto fermarlo veramente. Rimanere in quello spazio eterno, sospeso fra il tramonto e la notte, sembrava la soluzione migliore del mondo. Ma dovevano andare avanti.
Hermione allontanò la bocca da quella di Fred, per incontrare i suoi occhi. Il dolore sembrava svanito dalle iridi di entrambi. Erano scivolati nell’oblio, quello che apparteneva a loro soltanto, quell’oblio di fiamme rosse e azzurre.
- Ti stavo dicendo che..- mormorò Fred, la voce roca.
Hermione lasciò scorrere le mani sulle sue spalle e arrivò al laccio del mantello. Con un gesto rapido lo sganciò e il mantello di Fred cadde sul muschio e sulla terra fredda della foresta, sollevando gli aghi di pino lì intorno.
- Magari te lo dico più tardi..- si corresse Fred.
Hermione sorrise. – Buona idea, Weasley..-
Nel silenzio della foresta, solo gli alberi erano testimoni di quel momento. Hermione lo afferrò per il maglione e lo trascinò sul soffice manto di muschio e aghi. La terra era fredda, ma a lei non importava. Fra le braccia di Fred c’era quella promessa, quel calore che solo lui poteva mantenere in vita. C’era la promessa che si erano fatti. C’erano loro. Insieme. Hermione lo sapeva. Era troppo debole per ammetterlo, in quel momento, ma sapeva benissimo che sarebbe sempre stato così. Vicini o distanti, non aveva importanza. Sarebbero stati insieme. In un modo o nell’altro, sarebbero riusciti ad aggrapparsi a quella promessa. Hermione avrebbe usato tutta la sua forza e tutto il suo coraggio.
Avrebbe cercato le sue braccia, consapevole che le avrebbe sempre trovate.
 
 
 
- E resta fuori dai guai!- esclamò Fred, per l’ennesima volta.
Hermione sbuffò. – Quello è un consiglio che dovresti dare a te stesso!-
Con la mano, Hermione scosse i suoi ricci e un’altra cascata di aghi di pino cadde sul muschio. Fred allungò una mano e ne tolse uno incastrato in un boccolo. Erano seduti uno di fronte all’altra, Hermione aveva le gambe su quelle di Fred, e stavano cercando di liberarsi di terra, aghi di pino e foglie. Fred le dava istruzioni da quasi venti minuti.
- Lee ha tutti i mezzi per creare un po’ di caos..ci saranno sicuramente studenti che lo seguiranno! Tu..-
- Resto fuori dai guai..sì papà..- borbottò Hermione.
Fred le sorrise. – A meno che tu non voglia trasformare la cena di Goyle in un viscido insieme di insetti!-
Hermione rimase a bocca aperta. – C-osa? Come..-
- Me l’ha detto George!-
- Che bastardo..-
- E’ il mio gemello, cosa ti aspettavi?-
Hermione alzò gli occhi al cielo e spazzò un po’ di terriccio dalle calze.
- E se la Umbridge fa domande?- chiese Fred, puntandole un dito contro.
- Io fingo di non sapere nulla!- rispose Hermione, diligente.
- E se Malfoy ti da fastidio?-
- Lo costringo a ingoiare una lumaca!-
- E se McLaggen ti chiede di uscire?-
- Gli regalo una scatola di Pasticche Vomitose, ma solo dopo aver tolto la metà che serve a guarire!- aggiunse lei, con un sorriso.
- Mi piace questa idea, Granger!- commentò Fred, sporgendosi per sfiorarle le labbra.
- Ogni tanto posso essere malvagia!- rispose lei.
Fred le sorrise e poi tornò serio. – Meglio che tenga i suoi occhi viscidi lontano da te!-
- La tua gelosia mi commuove, Weasley!- mormorò Hermione, prendendolo in giro.
- Odierei chiunque provasse a portarti via da me, aggiungici che detesto McLaggen da sempre. Il risultato è che deve solo provare ad avvicinarsi a te! Ne va della sua vita..o del suo bel visino da sbruffone!- commentò acido.
Hermione scosse la testa con un sorriso. – C’è una soluzione molto più semplice!-
- E sarebbe?-
- Resta qui a tenerlo d’occhio!-
Fred sospirò con un sorriso. – Per quanto dovrò subire queste frecciatine?-
- Per il resto dei tuoi giorni, Weasley!-
Hermione scherzava. Più o meno. La battuta era gratuita e dovuta. Dietro lo scherzo si nascondeva un fondo di verità. Una verità che le pesava ancora sul cuore, ma che era riuscita a nascondere dietro un muro fatto di promesse e coraggio.
- Quindi è fatta!- esclamò Fred allegro.
- Cosa?- chiese lei perplessa.
- Se dovrai tormentarmi con questa storia per il resto dei miei giorni, questo vuol dire che dovrai passare il resto della tua vita con me! Quindi possiamo, anzi dobbiamo, sposarci!- concluse, con un sorriso.
Hermione sollevò un sopracciglio. – Non c’è bisogno di sposarsi, ti manderò un gufo regolarmente!-
- La voce ferisce più di una lettera!-
- Riserverò le battute migliori per quando ci incontreremo!- ribatté lei.
Fred scosse la testa con un sorriso. – Un giorno ti arrenderai..-
- Sicuramente, dopo di te però!- replicò lei, prima di baciarlo. – Forza, torniamo al castello. Mi sto congelando!-
Ridendo, Fred la aiutò ad alzarsi. Mano nella mano, tornarono al castello. Una volta varcato il portone di quercia, l’argomento “Fuga” fu interrotto. Non potevano permettersi il lusso di parlarne nella scuola. Chiunque poteva sentirli. Una volta in Sala Comune, Hermione e Fred si unirono agli amici seduti davanti al fuoco.
Fred aveva fatto giurare a Hermione di non dire niente a nessuno. Ginny compresa. Trattenere quel segreto era una grossa impresa, ma Hermione sapeva di poterci riuscire. Infondo, mancavano solo due giorni.
Due giorni. Hermione evitò di pensarci. Fred e George sarebbero scappati lunedì, dopo le lezioni. Hermione non conosceva i dettagli del piano, ma sapeva che sarebbero scappati dall’entrata principale, sotto gli occhi di tutti. Quel pensiero la spaventò. E se non ce l’avessero fatta? E se la Umbridge li avesse fermati e avesse convinto il Ministro ad arrestarli?
Sospirando, Hermione si sedette sul divano accanto a Ginny, che le sorrise.
- Dov’è George?- chiese Fred.
- Con Angelina – rispose Harry.
Hermione e Fred si guardarono, pensando esattamente la stessa cosa. Hermione si chiese quanto la reazione di Angelina potesse assomigliare alla sua. Però, non ci fu bisogno di spendere tanti pensieri. In quel momento, il ritratto si aprì e Angelina e George entrarono nella Sala Comune. Nessuno li degnò della stessa esitante attenzione che gli dedicarono Fred e Hermione.
Si tenevano per mano. Buon segno. Angelina aveva gli occhi gonfi e le labbra strette. Cattivo segno. George sorrideva, ma rivolgeva continue occhiate alla sua ragazza. Cattivo segno.
- Ciao!- li salutò Fred.
Angelina lo fulminò con lo sguardo, e rispose con un borbottio. Poi si girò verso George e gli diede un bacio, dolce, sincero, ma quasi triste.
- Dove vai?- le chiese Katie, quando la vide allontanarsi.
Angelina indietreggiò verso le scale. – Pozioni. Voglio finire il tema di Piton!-
George la seguì con lo sguardo fino a che Angelina non voltò l’angolo della scala a chiocciola, poi si lasciò crollare sulla poltrona accanto a quella di Fred.
- Avete litigato?- chiese Harry, perplesso.
George scosse la testa. – No, è solo un po’ stressata!- rispose, sorridendo.
Harry annuì e tornò a concentrarsi sul suo libro. Ginny scrutò il viso del fratello, in cerca dei segni di una bugia. Se anche li trovò, non chiese spiegazioni. Dopo un po’, Hermione si alzò e disse che andava in camera a studiare, aggiungendo come scusa il fatto che la Sala Comune fosse troppo chiassosa. Il che, era vero!
Prima di salire di sopra, Hermione rivolse uno sguardo di intesa a Fred, che annuì impercettibilmente. Raggiunto il dormitorio delle ragazze, Hermione oltrepassò la sua stanza e arrivò dritta a quella del settimo anno. Bussò piano e Angelina mormorò: - Avanti –
Hermione aprì la porta e entrò. – Posso?- chiese timida.
Angelina annuì. Era seduta sul letto, le gambe incrociate e gomiti sulle ginocchia. Una lacrima silenziosa le scivolò sulla guancia. Hermione cedette per un attimo alla tristezza. Aveva sempre considerato Angelina una specie di eroina senza paura, forte e coraggiosa, dal carattere indomabile e indistruttibile. Dolce, buona, ma letale e fiera. La ragazza che ora stava davanti a lei non era Angelina. Era una sua versione più debole, distrutta e straziata. Come se qualcuno le avesse strappato il suo coraggio. Hermione pensò a quanto dovesse essere simile a quella di Angelina la sua espressione di un’ora prima..
Hermione si avvicinò lentamente al letto, seguita dallo sguardo rassegnato di Angelina. Sedette di fronte a lei e rimase in silenzio a guardarla.
- Lo sai anche tu?- chiese Angelina.
Hermione annuì.
Angelina sorrise senza nessuna allegria. – Infondo sono solo due mesi..-
- Almeno tu non passerai altri due anni qui senza di lui..- mormorò Hermione, prima di potersi tappare la bocca.
Con sua sorpresa, Angelina le sorrise, un sorriso vero, e allungò la mano per accarezzare quella di Hermione.
Hermione continuò. – Fra due mesi potrete stare di nuovo insieme, e probabilmente non vi saluterete più!-
- Non è detto. Se riesco a passare i provini per qualche squadra, probabilmente sarò costretta a partire!-
- Non ci avevo pensato..- mormorò Hermione, sentendosi quasi stupida.
- La cosa che mi innervosisce di più è che ci stiamo deprimendo per colpa loro!- sbottò Angelina, sospirando.
Hermione la guardò e poi insieme scoppiarono a ridere.
- Credi che siamo vittime di un incantesimo?- scherzò Hermione.
- Conoscendoli, è molto probabile. Ormai è troppo tardi, comunque!- ammise, con un sorriso sconfitto.
- Sono solo due mesi!- ripeté Hermione, cercando di consolare Angelina e se stessa contemporaneamente.
Angelina annuì. – Solo due mesi. Poi tutto tornerà come prima. Ci arrabbieremo di nuovo..-
-..dovremo resistere di nuovo alla tentazione di ucciderli..-
-..dovremo tornare a essere pazienti e comprensive..-
-..a sopportare discorsi senza senso..-
-..e battute orribili..-
Hermione sorrise. – Saranno due mesi meravigliosi!- esclamò.
Angelina scoppiò a ridere. – Due mesi senza di loro! È come una vacanza!-
Dopo un’altra risata, le due ragazze rimasero in silenzio. Hermione prese la mano di Angelina e la strinse. Erano ognuna immersa nei propri pensieri. Nascondevano un po’ di quel dolore rimasto dietro la voglia di scherzare. In questo, assomigliavano parecchio alle due fonti scatenanti di tutti i loro problemi!
Fu Hermione a rompere quel silenzio.
- Mi mancherà..- ammise.
Angelina annuì. – Sì..anche a me. Ma possiamo farcela!-
- Aspetta un momento!- esclamò Hermione, scattando all’improvviso e spaventando Angelina.
- Cosa c’è?-
- Il Quidditch! Come farete con la squadra?- chiese Hermione, inspiegabilmente nel panico.
Angelina sospirò, rilassandosi. – Abbiamo già praticamente vinto. Siamo in testa alla classifica. Perderemmo solo se Serpeverde battesse Corvonero 250-0, e se Tassorosso vincesse su Serpeverde 300-0. Numeri impossibili, perché poi Serpeverde, o Tassorosso, dovrebbe battere noi con un margine di almeno trecento punti. Ho due Battitori di scorta, non sono bravi come loro, ma resta solo una partita da giocare!-
Hermione sospirò di sollievo. Poi, qualcosa nello sguardo di Angelina la invitò a riflettere sul discorso appena affrontato.
Hermione sgranò gli occhi. – Oh santo Merlino..-
- Già..- commentò Angelina, annuendo.
- Come sono arrivata a preoccuparmi del Quidditch?- chiese Hermione allibita, passandosi una mano sulla fronte.
- Effetto collaterale. Prima o poi doveva succedere!- rispose Angelina con un sorriso.
- Non glielo dirai, vero?- chiese Hermione preoccupata.
- Il tuo segreto è al sicuro!- rispose lei, con un occhiolino.
Hermione sospirò di sollievo e sorrise. – Sono davvero spacciata..- mormorò.
Angelina rise piano. – Be’, Quidditch a parte, non sono messa meglio di te! Fidati..-
Si rivolsero uno sguardo comprensivo e solidale.
- Grazie..- mormorò Angelina.
Hermione le strinse la mano. – No, grazie a te..-
- E se finiamo per sposarli?- chiese Angelina, un po’ scherzando un po’ dicendo seriamente.
Hermione scosse le spalle. – Passeremo tanto tempo insieme, ci sosterremo a vicenda e convinceremo l’altra a non commettere un omicidio!-
Angelina annuì. – Potrebbe funzionare!-
- Forse. O forse no. Nessuno dei miei piani ha funzionato, finora!-
- Benvenuta nel pianeta dei gemelli Weasley..-
 
 
 
 
 
Dopo cena, Hermione e Fred rimasero insieme in Sala Comune. Hermione raccontò a Fred della chiacchierata con Angelina, omettendo particolari come quello sul Quidditch e tergiversando parecchio sulla parte in cui si erano divertite a elencare i loro difetti peggiori e i loro aspetti migliori.
Verso le undici, la Sala Comune si era svuotata. Fred era steso sul divano e Hermione aveva appoggiato la schiena sul suo petto, mentre lui giocherellava con i suoi capelli.
- Quindi anche lei ci ha perdonati?- chiese Fred, sorridendo.
- “Anche lei”?- ripeté Hermione. – Scusa, io quando ti avrei perdonato, esattamente?-
Alzando gli occhi al cielo, Fred le passò due dita sotto il mento e spinse la sua testa all’indietro, per avvicinare la bocca di Hermione alla sua.
- Ti dice niente la Foresta, la terra, gli aghi di pino..?- sussurrò Fred.
Hermione arrossì, ma scosse le spalle con espressione spavalda. – Era per farti stare zitto. Non mi sembra di aver accennato a qualcosa di simile al perdono!-
- Dovresti zittirmi più spesso, Granger!- commentò lui, con un sorriso beffardo.
- Se lo facessi veramente, passeremmo metà della nostra esistenza senza vestiti..- borbottò Hermione.
- E’ un’idea così orribile?-
- No, ma considerando che non ti rivedrò per due mesi..-
- Sai, penso che comincerò ad annotarmi queste battute indesiderate!- commentò Fred. – Giusto per tenere il conto!-
- Procurati una pergamena molto lunga!-
Ridendo, Fred la baciò di nuovo.
- Mi mancherai..- mormorò, dopo essersi separato dalle sue labbra.
Hermione sentì il cuore contorcersi. Era la prima volta che lo diceva.
- Anche tu mi mancherai..- rispose lei, la voce tremante.
- Due mesi. Poi arriveranno le vacanze e verrai a stare da noi. E saremo finalmente insieme!-
Hermione annuì e cercò le sue labbra. Preferiva non rispondere, non sapeva se avesse ancora la capacità di parlare. Meglio nascondere la voce e perdersi in un altro bacio. Un bacio che le sarebbe mancato. Per due mesi.
- Tanto per essere sicuri..- mormorò Fred, guardandola con espressione perplessa. – Abbiamo fatto pace, vero?-
Hermione sospirò, alzando gli occhi al cielo. – Non lo so, ci sto ancora pensando!-
Fred arricciò le labbra. – Be’, in ogni caso l’inizio di questa riappacificazione è stato molto promettente. Dovremmo litigare più spesso!-
- Sussiste sempre il problema del trascorrere metà del nostro tempo senza vestiti..-
- Possiamo sempre sorvolare su questo dettaglio..-
- Prima o poi smetterei di perdonarti, e comincerei a scagliare incantesimi per tentare di ucciderti!-
- Ehi, chi ti dice che sarò sempre io quello che dovrà farsi perdonare? -. Hermione sollevò un sopracciglio e Fred sfoderò un ghigno. – Mi rispondo da solo!- concluse.
- Ma bravo..- borbottò Hermione.
- Vuoi ripassare un’altra volta le regole di sopravvivenza per questi due mesi?-
Hermione sbuffò. – Devo proprio?-
- Un po’ più di entusiasmo, Granger. È come ripassare gli ingredienti per una pozione. Sei tu quella sempre dedita allo studio ossessivo!-
- Finiscila!-
- Regola numero uno?- insisté Fred.
Sospirando, Hermione rispose. – Resta fuori da guai..-
Fred annuì. – Regola numero due?-
- Non intrometterti se qualcuno, specialmente Lee, tenta di combinare qualche guaio!-
- Esatto. Regola numero tre?-
- Evita di innervosire la Umbridge e cerca di non finire in punizione..-
- Quattro?-
- Resta fuori dai guai!-
- Però Granger, che memoria! Cinque?-
Hermione sospirò. – Non uccidere Malfoy, a meno che non sia strettamente necessario!-
- Questa puoi anche dimenticarla..-
- Fred!-
- Scusa. Sei?- chiese con un sorriso.
- Non confiscare le Merendine Marinare!- sbottò, a denti stretti. – Che significa: ignora la tua spilla da Prefetto!- aggiunse di sua iniziativa.
- Le gerarchie di questa scuola sono cambiate, Granger! Regola numero sette?-
- Se sei in pericolo, scappa –
- E cosa significa pericolo?- la interrogò Fred.
Hermione alzò la mano e rispose contando i punti sulle dita: - Malfoy che tenta di uccidermi; la Umbridge che tenta di incastrarmi e darmi la colpa per qualcosa che non ho combinato; Piton che tenta di uccidermi; la Parkinson che prova a stregarmi; McLaggen che mi chiede di uscire!-
- A proposito del nostro amico: regola numero otto?-
- Evita McLaggen come se fosse affetto da Spruzzolosi!- rispose lei, sorridendo.
- Non sono geloso!- commentò Fred, vedendo il sorriso della ragazza.
- No, certo che no..- rispose lei con sarcasmo. – Però posso confessarti una cosa?-
- Sentiamo?-
Hermione sorrise e mormorò. – Diventi dannatamente attraente quando fingi di non essere geloso!-
Fred ricambiò il sorriso e la baciò a lungo, quasi fino a farle dimenticare che stessero ripassando le regole. Si allontanò dalle labbra di Hermione e le rivolse un sorriso vispo.
- Mancano due regole, Granger!-
Sbuffando, Hermione concluse: - Numero nove: resta fuori dai guai!; numero dieci: in caso di emergenza, al diavolo le regole!-
Fred annuì. – Casi di emergenza?-
- Proteggere qualcuno, specialmente Ginny, Harry, Ron..-
- Be’, Ron..-
- Fred!-
- Scusa, va avanti!- rispose lui, sorridendo.
- Angelina, Lee e tutti gli altri; salvare la pelle a qualcuno; stregare la Umbridge; colpire Malfoy, il che è un controsenso alla regola numero cinque!-
- Tieniti per te i commenti!- disse Fred, scacciando l’aria con la mano. – I casi di emergenza non comprendono..?-
- McLaggen..- borbottò Hermione.
- Eccellente, Granger!- esclamò Fred, arruffandole i capelli.
- Sono la studentessa più brillante della scuola!-
- Ma sei innamorata di me!-
- Non ricordarmelo..-
Si guardarono e poi scoppiarono a ridere. Quella notte, decisero di dormire insieme. Ormai Lee si era abituato alla presenza di Hermione nel dormitorio. George era sparito con Angelina nei corridoi silenziosi del castello, diretti ovunque volessero, perché Harry gli aveva prestato la Mappa del Malandrino.
Hermione si addormentò, ancora un po’ afflitta e preoccupata, ma piuttosto serena. Fred la strinse fra le sue braccia e lei scivolò in un sonno profondo e tranquillo. Nel buio dei suoi pensieri, volteggiava solo la speranza di una promessa.
 
 
 
 
 
 
 
Lunedì arrivò. Troppo in fretta, per i gusti di Hermione. Ma il tempo era scaduto. Decise che preferiva assistere. Tanto valeva assicurarsi che scappassero senza troppi intoppi.
Aveva salutato Fred alle quattro. Separarsi dalle sue labbra era stato difficile, ma non impossibile. Era più determinata dei giorni precedenti. Più tranquilla. Sapeva di poter essere forte.
Alle cinque, scese le scalinate di marmo dell’ingresso, assieme a Ginny, Harry e Ron. Gli studenti erano arrivati di corsa, sentendo dei rumori.
Il primo atto iniziava. Hermione rimase sbalordita da tanta ingegnosità.
Fuochi Forsennati. I migliori di Fred e George. Scoppiarono ovunque, con un gran fracasso. Inondarono l’ingresso di luce e illuminarono la Sala Grande. Uno spaventò Malfoy, che, per scappare, rotolò giù dalle scale. Un altro diede quasi fuoco ai capelli della Umbridge.
Fred e George erano al centro della Sala Grande, intenti ad accendere fuochi.
- Ma che diavolo stanno facendo?- chiese Ginny, allibita.
- Scappano..- mormorò Hermione, senza doversi più mordere la lingua.
Ginny si voltò di scatto, sgranando gli occhi. – Cosa?-
Per tutta risposta, Hermione le indicò l’Ingresso. La Umbridge si era appena solleva, brandendo la bacchetta.
- Voi due scoprirete molto presto che cosa succede a chi combina guai nella mia scuola!- gridò.
- Sa una cosa!- replicò Fred. – Credo proprio di no!-
Poi si voltò verso George, con un sorriso vispo.
- George, credo che abbiamo raggiunto l’età per interrompere la nostra carriera accademica!-
- Fred, condivido in pieno la tua opinione! È arrivato il momento di mettere alla prova il nostro talento nel mondo reale, non credi?-
- Assolutamente!-
Insieme sollevarono le bacchette e dissero all’unisono: - Accio scope!-
Risuonò uno schianto fragoroso dai piani di sopra. Harry afferrò Ginny e Hermione e le costrinse ad abbassarsi, mentre le scope di Fred e George sfrecciavano dalla scalinata di marmo in direzione dei loro proprietari. Insieme, Fred e George inforcarono il manico e si sollevarono in aria. La Umbridge gridò qualcosa, ma la sue parole furono risucchiate dall’esplosione di un’altra serie di fuochi d’artificio.
Sovrastando il rumore delle esplosioni e degli applausi, Fred gridò: - Se a qualcuno servissero dei Fuochi Forsennati, si presenti al numero novantatre di Diagon Alley..Tiri Vispi Weasley: la nostra nuova sede!-
- Sconti speciali a tutti gli studenti di Hogwarts che giureranno di usare i nostri prodotti per sbarazzarsi di quella megera!- aggiunse George, accennando alla Umbridge.
Quest’ultima gridò: - Fermateli!-
Ma era troppo tanto. Con una virata, i gemelli salirono di quota. Fred si fermò davanti a Pix e disse: - Falle vedere i sorci verdi anche per noi, Pix!-
Con sommo stupore di tutta la folla di studenti e professori, Pix improvvisò un saluto militare, togliendosi il cappello. Nessuno lo aveva mai visto obbedire a qualcuno.
- Tu lo sapevi?- chiese Ginny, sorridendo e applaudendo.
Hermione annuì. – L’ho saputo due giorni fa..- mormorò.
- Stai bene?- chiese Ginny seria, accarezzandole una spalla.
Hermione guardò verso l’alto. Fred si voltò a cercarla con lo sguardo. si scambiarono uno sguardo veloce e un sorriso. Poi Fred e George sfrecciarono fuori dal portone, verso il tramonto radioso.
Hermione sorrise. – Sì. Andrà tutto bene!-
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
 
La Tana era silenziosa. Il vento delicato faceva ondeggiare l’erba alta attorno alla proprietà della famiglia Weasley. I polli e le galline beccavano il terreno attorno alla porta sul retro. La portafinestra era aperta, ma nessuno si preoccupò di richiuderla. Era strano quel silenzio. Surreale. Durante l’anno scolastico, Molly e Arthur dividevano quella casa da soli. Per loro era difficile, all’inizio, abituarsi all’assenza di voci, risate e urla.
Il silenzio di quel giorno, però, era diverso. Era un silenzio teso, immobile come una corda troppo tirata, che rischiava di spezzarsi da un momento all’altro. Molly e Arthur erano rientrati alla Tana solo da due mesi. Grimmauld Place era popolata dai membri dell’Ordine che continuavano a darsi il cambio e a uscire ed entrare dalla casa. Molly si sentiva sempre d’impiccio, e Arthur poteva gestire il suo lavoro per l’Ordine anche dalla Tana. Così erano tornati. E quel pomeriggio, quando Molly aveva sentito aprire la porta di casa, il tranquillo silenzio della Tana era stato sovrastato da sgomento, sorpresa e rabbia.
Aveva urlato. Tantissimo. Fred e George avevano rischiato parecchie volte di essere affatturati dalla madre. Arthur aveva provato a mettersi in mezzo per calmarla, ma con scarsi risultati. Molly era davvero arrabbiata. I suoi figli avevano lasciato Hogwarts a due mesi dal diploma, e volevano..cosa? Avevano comprato un negozio a Diagon Alley! Com’era possibile? Dove avevano trovato i soldi?
Dopo due piatti distrutti, un vaso e le gambe di una sedia, la lite era terminata. Molly era uscita dal salotto e si era rintanata in cucina, sbattendo la porta talmente forte da staccarla quasi dai cardini. Fred e George si erano rifugiati nella loro stanza e Arthur era rimasto seduto sulla sua vecchia poltrona, con la testa fra le mani.
E la Tana era piombata nel silenzio.
 
 
 
Fred e George erano seduti sul letto, muti come pesci. George giocherellava con l’orlo della sua maglietta e Fred rigirava fra le dita la bacchetta.
- Forse se la prendiamo da parte, uno alla volta..- iniziò George.
Fred rifletté un attimo. – Cominci tu?-
Il gemello arricciò il viso in una smorfia. – Devo proprio?-
Fred annuì. – A te non ha tirato un piatto..-
- Eri il più vicino!-
- Può darsi, ma non fa molta differenza!-
- Potrei fingermi te..-
- Prenderla in giro adesso non mi sembra una buona idea..-
George annuì poi scattò in piedi. – Ti ho voluto davvero bene!-
Fred lo salutò con la mano senza aggiungere niente, poi crollò disteso sul letto appena George scomparve dalla stanza. Sospirando, Fred rimase in attesa. La madre avrebbe ricominciato ad urlare? Può darsi..
Nonostante la sfuriata avesse intaccato il loro buonumore, Fred non riusciva a non pensare alla fuga. Era stato epico! Hogwarts lo avrebbe ricordato per sempre. Erano tutti presenti. L’intera scuola li aveva visti scappare. Avrebbero parlato di loro per giorni interi, settimane, mesi. E la faccia della Umbridge..Fred avrebbe conservato quel ricordo per sempre!
Il ricordo di un altro viso, però, sgretolò il suo senso di vittoria.
Hermione.
Aveva sorriso tutto il tempo. Eppure per Fred era stato come ricevere una pugnalata al cuore. L’ultima volta che la vedeva sorridere. L’ultima volta che avrebbe visto quegli occhi nocciola così dolci, vividi e fieri. Per due mesi. Due lunghissimi mesi. Quella fuga gli era costata parecchio. Non che per George fosse da meno. Ma ormai avevano intrapreso quella strada. Scatenare una ribellione nella scuola era solo uno degli obiettivi di quella fuga. E George aveva aggiunto un commento piuttosto intelligente: l’amore supera le avversità. Due mesi erano lunghi. Molto lunghi. Ma non poi così eterni!
Sorridendo al soffitto, Fred ripensò allo sguardo fiero e sorridente di Hermione. Sapeva che stava soffrendo. Sapeva che, nel profondo, era ancora arrabbiata con lui. Ma non si era mostrata debole. Lo aveva salutato con il suo solito cipiglio spavaldo e beffardo. Non era da lei lasciar trapelare le sue debolezze. Lei era la fiera leonessa pronta a combattere. Era una delle cose che più amava di lei.
Fred si riscosse dai suoi pensieri, quando sentì bussare piano alla sua porta. Ora che ci faceva caso, dal piano disotto non provenivano urla. Buon segno. O forse George era stato assassinato..
- Sì?-
La testa di suo padre fece capolino. – Posso?-
Fred annuì e si drizzò a sedere. Arthur camminò lentamente, guardando il pavimento. Poi si lasciò cadere accanto al figlio.
- Tutto bene?- chiese.
Fred sollevò un sopracciglio. – Domanda un po’ strana –
Arthur annuì sorridendo. – Ti va di fare due passi?-
Ancora un po’ spaesato, Fred annuì. Scesero insieme le scale fino all’ingresso. Fred si guardò intorno in cerca del gemello, e lo vide uscire dalla cucina, sorridente. Alzò un pollice in direzione del gemello e Fred si rilassò. Mamma aveva smesso di urlare. Forse li avrebbe addirittura perdonati.
- Dov’è la mamma?- chiese Fred.
George alzò un braccio per indicare la cucina, ma Arthur scosse la testa e fece cenno a entrambi di seguirlo. Incuriositi, i gemelli uscirono silenziosamente da casa assieme al padre.
I tre si diressero verso un’alta collina che sovrastava la proprietà dei Weasley. Era la stessa collina che i ragazzi usavano per giocare a Quidditch durante l’estate. Camminarono in silenzio, mentre il vento finalmente caldo di maggio muoveva l’erba attorno a loro. Quando furono quasi in cima, Arthur si fermò e si sedette sul manto erboso. Fred si lasciò cadere accanto al padre e lo guardò. George si sistemò dall’altra parte e gli rivolse uno sguardo identico a quello del gemello.
- Vi abbiamo delusi, vero?- chiese Fred
Arthur sorrise. – Ho portato Bill, Charlie e..Percy, quassù. Dopo il loro diploma. È una specie di tradizione della famiglia Weasley. Be’, voi non vi siete diplomati: perciò ci accontenteremo di questa giornata per rispettare la tradizione! Oh, a proposito, manca una cosa!- esclamò allegro.
Prese la bacchetta dalla tasca interna della giacca e la sventolò in aria. Apparvero tre bicchieri di vetro spesso e una bottiglia di Whisky Incendiario. I gemelli guardarono il padre sorpresi, mentre lui apriva la bottiglia e versava il liquido ambrato nei bicchieri. Sorridendo, ne porse uno a Fred e uno a George, poi alzò il suo.
- Alla famiglia!- esclamò. – Benvenuti nel mondo degli adulti!-
Fecero tintinnare i bicchieri e bevvero tutti e tre un sorso. Fred continuava a guardare il padre come se fosse uscito improvvisamente di testa.
- Dove eravamo rimasti? Ah sì!- riprese Arthur. – La vostra fuga!-
Fred si prese il lusso di sentirsi un po’ in colpa. Guardando il gemello, capì che anche George stava provando quella sensazione.
- Da giovane, durante il mio ultimo anno, progettai una fuga simile alla vostra!- confessò Arthur.
Fred rimase a bocca aperta. – Dici davvero?-
- Sì..- rispose lui, con un sorriso. – Volevamo scappare, io e un paio di amici. A pensarci bene, era un piano davvero assurdo. Non avrebbe mai funzionato!-
- Perché ci avete rinunciato?- chiese George.
Arthur scosse le spalle. – Uno dei ragazzi se l’era lasciato scappare in una lettera che aveva scritto alla madre. Credo sia rimasto in punizione per tutta l’estate, dopo il diploma. Un altro ha perso fiducia nel piano, saggiamente. Io avevo una ragione per restare..-
Fred sentì una morsa ghiacciata serrargli il petto, ma chiese: - E quale?-
Arthur li guardò entrambi con un sorriso, poi rispose: - Vostra madre!-
Il pugnale si conficcò un po’ più a fondo nel petto di Fred. George aveva un’espressione nauseata. Per un momento, avevano pensato di assomigliare al padre. Ribelli, decisi a combattere o fare semplicemente qualcosa di stupido. Ma no. Lui non aveva abbandonato la donna che amava. Loro sì. Le avevano lasciate a Hogwarts. Erano scappati. Potevano sentirsi peggio di così? Fred avvertì una spiacevole sensazione alle gambe e per un momento pensò seriamente di essersi trasformato in un Vermicolo viscido, ma poi si rese conto che era solo l’effetto di due lunghe sorsate di Whisky.
- Comunque – riprese Arthur – Non mi avete deluso. La mamma si calmerà. Capirà anche lei la vostra scelta. Io posso solo dire di essere orgoglioso di voi!-
Entrambi scattarono come se il padre li avesse punti con la bacchetta. Erano allibiti. Sconcertati. Assolutamente sorpresi.
- Cosa?- chiesero all’unisono.
Arthur sorrise. – Ragazzi avete fatto una scelta coraggiosa. Non la fuga, lasciate perdere gli effetti speciali!- disse, scacciando l’aria con la mano. – Voi avete scelto il vostro futuro. Avete guardato il vostro obiettivo senza farvi mettere i piedi in testa da nessuno, vostra madre compresa. Questo la dice lunga su chi siete oggi e su chi sarete un giorno! Ognuno dei miei figli ha dimostrato di essere coraggioso e audace. Pronto a fare le proprie scelte. Percy compreso, e non fate quelle facce!- li avvertì, puntando un dito contro entrambi. – Ha fatto le scelte sbagliate, ma è pur sempre l’assistente del Ministro della Magia! Non è uno stupido..-
- Papà, è un idiota di prima classe!- esclamò Fred.
George annuì. – Un Troll è un genio, in confronto a lui!-
Arthur sospirò, con un mezzo sorriso. – Ok, mi ha deluso. Lo ammetto. Ma scommetto che un giorno capirà. È questa la differenza fra noi e i Malfoy, o qualsiasi altra famiglia di Mangiamorte: noi abbiamo fatto le nostre scelte, con coraggio, consapevoli delle conseguenze. E siamo capaci di perdonare e di tornare sui nostri passi. Un giorno Percy tornerà, e noi saremo qui a perdonarlo. Voi siete scappati prima di potervi diplomare. Ma avete un’attività vostra. Quanti maghi di diciassette anni possono dire lo stesso? Siete artefici del vostro destino. Avete preso in mano le redini del vostro futuro, e questo, ragazzi, è il meglio che un genitore possa vedere in un figlio!-
Fred e George rischiarono di commuoversi. Era un evento raro per loro. Abbracciarono il padre, stringendolo fra loro come un bambino un po’ troppo cresciuto.
- Grazie papà..- mormorò George.
- Sì, grazie papà..- disse Fred.
- Sono fiero di voi, ragazzi!-
- E la mamma?- chiesero insieme.
Arthur sorrise ad entrambi. – Voi pensate a lavorare, alla mamma ci penso io!-
 
 
 
 
 
 
 
Quella sera, a cena, Molly fu piuttosto tranquilla. Il suo sorriso vacillava, di tanto in tanto, ma la bufera sembrava superata. Cenarono in tranquillità, ma Fred non riuscì a mangiare più di tanto. Si sentiva ancora un po’ in colpa. Il Whisky bevuto con il padre gli aveva tappato lo stomaco. E poi c’era ancora quella morsa ghiacciata attorno al suo cuore. George era più rilassato di lui, ma sotto quel sorriso, Fred vide la stessa preoccupazione. Erano dei mostri? Il padre era rimasto a scuola per la donna che amava. Loro no. Era davvero così orribile come sembrava?
Dopo cena, George si offrì volontario per aiutare la madre. Molly apprezzò quel gesto, anche se non si sbilanciò troppo. Fred si alzò per unirsi al gemello, ma Arthur gli passò una mano sulla spalla e lo invitò a uscire con lui.
- Ho bisogno di una mano per sistemare il capanno. Una bacchetta non basta!- disse.
Fred annuì e seguì il padre nel giardino pervaso dalla notte. La luna era così sottile da sembrare quasi un sorriso. Fred lo prese come un buon segno. Se anche la luna sorrideva..
- Allora, cosa devo fare?- chiese Fred.
Arthur indicò una pila traballante di assi di legno. – Guarda se ce n’è una ancora buona. Dobbiamo riparare la parete di fondo –
Annuendo, Fred cominciò a smistare le assi logore. Un paio erano ancora in buono stato. Le sollevò, tentò di sistemarle al meglio con un incantesimo e poi le passò al padre.
- Com’è successo?- chiese Fred, aggrottando la fronte.
Arthur sfoderò un’espressione colpevole. – Devo aver accidentalmente fatto esplodere un motore Babbano che avevo tentato di stregare..-
Fred scosse la testa. – Ora capisco da chi abbiamo preso..-
- Sicuramente non da vostra madre..-
Chiacchierarono per tutto il tempo che impiegarono a riparare la parete. Poi rimasero seduti a contemplare la loro opera. L’asse era un po’ storta, ma del buco non c’era più traccia. Il tutto senza magia. Per Fred era un traguardo, per il padre l’ennesimo spassoso momento Babbano.
- Sembra nuovo!- commentò Arthur, entusiasta.
Fred lanciò un’occhiata a una vite un po’ storta. – Diciamo che George se la sarebbe cavata peggio..-
Con un sospiro, Arthur chiese: - Fred, va tutto bene?-
Fred esitò. Strana domanda. Meglio andarci piano. – Sì, perché?-  rispose tranquillo.
- Be’, sei appena fuggito da Hogwarts. Mi sembra una domanda lecita!- rispose il padre, con un sorriso rilassato.
Lui annuì. – Era una prigione, papà. La Umbridge è davvero un incubo!-
- Immagino. Eppure c’è qualcosa che non va in te come se..- esitò, poi riprese. – come se avessi rinunciato a qualcosa..-
Suo malgrado, Fred rimase a bocca aperta. Prima di potersi fermare, esclamò . – Come lo sai?-
Arthur sorrise. – Sono tuo padre, Fred. Ti conosco troppo bene. Anche George mi sembrava un po’ strano oggi, ma tu sembri quello messo peggio!-
Fred scoppiò a ridere. – Di solito è il contrario..-
- Forse non ci ritenete le persone adatte, ma potete raccontarci tutto!- lo rassicurò Arthur.
Fred rifletté per un po’ su quelle parole, in silenzio. Poi, quasi senza esitare, alzò lo sguardo sul padre e disse: - Papà, mi sono innamorato!-
Arthur annuì. – Donne: c’entrano sempre!-
Fred sorrise. – Già..-
- Quanto innamorato?- chiese il padre.
- Abbastanza. Ok, molto..- ammise Fred, grattandosi il collo.
- E lei prova lo stesso?-
- Lei?- chiese Fred, sfoderando un’espressione confusa. Lo stupore negli occhi di suo padre lo fece ridere. – Scherzavo papà..-
Per tutta risposta, Arthur lo colpì sulla testa con un pezzo di giornale arrotolato. – E comunque lo avrei accettato in ogni caso!-
- Lo so, lo so..- rispose Fred, ridendo.
- Allora, ricambia o no?-
- Sì. L’ho incastrata ormai..- rispose, sogghignando al pensiero della faccia che avrebbe fatto Hermione, sentendo quella risposta.
- Ti manca?-
Fred annuì, serio. – Molto. Troppo. E mi sento in colpa!-
Arthur gli strinse la spalla. – Scommetto che capirà anche lei. Infondo la scuola è quasi finita. Presto vi rivedrete. Potremmo invitarla qui per la vacanze..- azzardò lui.
Fred scoppiò a ridere e il padre quasi si spaventò.
- Che ho detto di così divertente?-
- Niente è che..- esitò, scosso ancora da una risata. – E’ che lei è già sulla lista degli invitati da un po’!-
Arthur aggrottò la fronte senza capire  e scrutò il figlio con espressione spaesata. – In che senso?-
Tanto vale sputare il rospo del tutto!
- Papà, è Hermione!- disse Fred.
Per un momento, Arthur rimase immobile, la stessa espressione confusa di pochi minuti prima ancora impressa sul volto.
- Cosa ha fatto Hermione?- chiese, ancora confuso.
Fred sospirò. Infondo, se lo era aspettato.
- Papà, è lei! La ragazza di cui sono innamorato. È Hermione!- chiarì.
Suo padre rimase immobile ancora un istante, poi la sua bocca si spalancò. – Quella Hermione?-
- Quante ne conosci?-
- Per la barba di Merlino!- esclamò, picchiandosi la fronte con la mano. – Ma..io..ho sempre pensato che..-
Fred alzò gli occhi al cielo. – Che sarebbe finita insieme a Ron! Sì, l’ho già sentita questa!-
- Non fraintendere!- disse subito Arthur. – Non credo sarebbero stati bene insieme. Ma..diamine..sono..sorpreso!- concluse.
Fred sollevò un sopracciglio. – E?-
Arthur sorrise. – E sono felice per te, Fred. Per voi. È davvero una brava ragazza!-
Fred non riuscì a trattenere un sorriso. – E’ perfetta!-
Il padre gli strinse una spalla con un sorriso raggiante. – Sono molto fiero di te, davvero!-
- Grazie papà!- rispose Fred, con sentimento sincero. – Ora però vai a dire la stessa cosa a George, o farà il geloso!-
 
 
 
 
 
 
 
George puliva pentole da dieci minuti. Senza magia. Doveva conquistare il perdono di sua madre, perciò poteva essere un compromesso accettabile.
- George, passami quelle posate!- ordinò Molly con tono leggero.
George le allungò e poi rimase immobile a guardare la madre, mentre finiva di asciugarle. Forse Molly sentiva il suo sguardo su di sé, perché sollevò la testa e incontrò gli occhi del figlio così simili ai suoi.
- Cosa c’è?- chiese preoccupata.
George scosse la testa. – Niente. È solo che..mi dispiace. Davvero, mamma!-
Con un sorriso Molly, lo strinse in un abbraccio. – Me ne farò una ragione. Avrei preferito che vi diplomaste, ma va bene così. Insomma, non siete due idioti. Ve la caverete!-
George sorrise e la strinse forte. – Sei mitica mamma!-
- Sì va bene, ma allenta la presa!- sbottò lei, tossendo.
- Oh, scusa!-
- Come sta Angelina?- chiese sua madre, ricominciando ad asciugare le stoviglie.
- Bene..un po’ arrabbiata –
- Ti aspettavi una stretta di mano?-
- No, in effetti no! Se la caverà. È in gamba!-
- Magari le farà bene, non averti intorno per un paio di mesi!- mormorò Molly, con un mezzo sorriso. – So cosa si prova a sopportarvi tutto il giorno!-
- Grazie mamma..- borbottò lui con sarcasmo.
- Non c’è di che, tesoro!-
- E comunque mi ama!-
- Non lo metto in dubbio. Sai mi piace quella ragazza!- disse, all’improvviso.
- Davvero?- chiese George, con un sorriso allegro.
Molly annuì. – Molto determinata. Ha un carattere forte!-
- A volte troppo..- borbottò lui.
Sua madre sorrise. – Saprà prendersi cura di te. Cerca solo di non farla impazzire!-
- Ci proverò!-
Molly scosse la testa con espressione rassegnata. – Sei fuggito da Hogwarts, lasciandola lì da sola: non mi sembra un inizio promettente!-
- Ci perdoneranno, ma’, sta tranquilla!-  rispose lui.
Silenzio. Un momento. Cosa aveva appena detto?
Oh Santo Merlino..Fred mi ucciderà!
George rimase immobile, impassibile, una statua di ghiaccio. Magari lei non aveva sentito. Magari non aveva notato quel plurale. Forse era passato inosservato. Doveva solo stare calmo e fare finta di niente. Sarebbe andato tutto b..
- Ci perdoneranno?- ripeté Molly, voltandosi di scatto.
Ecco..appunto..
- Eh?- chiese George, fingendosi molto interessato allo sporco sul piatto.
- Ci perdoneranno, chi?- ripeté sua madre.
- Chi?-
- George!- sbottò lei e lui si spaventò, e lasciò scivolare il piatto nel lavandino. – Ci perdoneranno. Di chi stai parlando?-
- Angelina e..Lee. infondo, abbiamo abbandonato anche lui!- improvvisò George, con espressione seria. Molly continuava a guardarlo con le labbra strette e le sopracciglia inarcate. – Lee è una specie di cucciolo di Unicorno. Bisogna prendersi cura di lui, altrimenti inciampa e finisce nei guai, e..-
Non la stava convincendo. Nemmeno un po’. Ad ogni parola, il cipiglio di sua madre era peggiorato. Doveva cambiare strategia.
Sospirando, George sfoderò un’espressione triste e di rammarico. – Ok, basta scherzi. Scusa mamma, se non te l’ho detto. È che Fred e Lee hanno una storia e..-
Il mestolo di legno colpì così forte sulla sua testa che George pensò seriamente di averne perso un pezzo.
- George Weasley, smetti di fare l’idiota e rispondi seriamente alla mia domanda!- esclamò Molly, la voce più alta di un’ottava.
In quel momento, George vide Fred e suo padre entrare e optò per una rapida fuga. Corse verso il padre, lo afferrò per un braccio e gridò: - Chiedilo a lui, mamma!- indicando Fred.
George trascinò suo padre all’esterno nel cortile e, ansimando, si fermò a guardare il padre. Arthur lo fissava come se fosse diventato pazzo.
- Che buffa giornata!- commentò il padre, un po’ divertito un po’ confuso.
- Già..finirà con un omicidio!- mormorò George.
- Cosa?-
- Niente!-
- George, a proposito. Come sta Angelina?-
Oh no, non di nuovo!
 
 
 
 
 
 
 
Fred era immobile in cucina e guardava sua madre. Era rimasta con il braccio alzato e il mestolo per aria, e aveva un’espressione strana. Confusa e nervosa al tempo stesso. Probabilmente, ci mise un po’ a realizzare la presenza di Fred nella stanza. Scattò come una molla e gli puntò contro il mestolo.
- Cosa sta succedendo?- chiese seria.
Fred si guardò intorno, cercando di carpire il succo di quella domanda dall’ambiente attorno a sé. – Perché?-
Sospirando, la madre sventolò il mestolo. – Ho chiesto a George di Angelina. E lui mi ha risposto di stare tranquilla per le conseguenze di questa vostra..- esitò, di nuovo nervosa al solo pensiero di quella parola.
- Fuga?- suggerì lui.
- Fred Weasley, non sfidare la mia pazienza!- sbottò con rabbia.
- Scusa, mamma. Continua!-
- Comunque, George ha detto “Ci perdoneranno”. Cosa intendeva dire?- chiese sua madre, incrociando le braccia e fissandolo con sguardo severo.
Io ti uccido George..
- Non lo so, chiedilo a George!- rispose lui, sfoderando un sorriso spavaldo.
- Fine della commedia, Fred! Non sono nata ieri..- borbottò sua madre.
Fred sbuffò e sollevò le mani in segno di resa. – D’accordo. Parlava di Angelina e..di un’altra persona!-
- Chi?-
- Ehm..la mia ragazza!- confessò Fred.
Molly sollevò le sopracciglia. – La tua ragazza?-
- Sì..-
- Non Lee?-
- Mamma, ho detto “ragazza”- sbottò Fred. – E poi che diamine centra Lee?-
Molly scosse la testa e scacciò l’aria con la mano. – Lascia perdere. E chi è?-
Fred esitò. Perché era così difficile dirlo? Sua madre adorava Hermione. Insomma, perché preoccuparsi?
- Ehm..Hermione!- rispose.
Sua madre rimase seria. – Fred, smettila!-
- Guarda che dico sul serio!- replicò lui, offeso.
Molly assorbì la notizia. Fred vide ogni fase di quel processo attraverso gli occhi di sua madre: assimilazione, realizzazione, incredulità, incertezza, assimilazione, incredulità, stupore, dubbio, stupore, emozione,..felicità?
La velocità con cui sua madre lo afferrò fu sorprendente. Lo strinse talmente forte che Fred quasi soffocò.
- Mamma, non respiro...-
- Oh scusa tesoro!- trillò, sorridendo come una bambina, per nulla preoccupata di aver quasi ucciso suo figlio. Gli prese il viso fra le mani e lo guardò dritto negli occhi. – Oh, sono così felice! È una ragazza così meravigliosa, e dolce! Intelligente e coraggiosa! E..- poi la sua espressione cambiò improvvisamente. I suoi lineamenti divennero duri e il suo sguardo si assottigliò.
All’improvviso, colpì Fred sulla testa con il mestolo.
- Ahia! E questo perché?- si lamentò lui.
- Guai a te se la rovini, Frederick Weasley!- lo minacciò severa, puntandogli contro un indice. – E dato che ci sei potresti anche prendere esempio da lei!-
- Troppo tardi, la scuola l’ho lasciata!-
Fred fu molto veloce a schivare il mestolo. Guardò la madre con un sorriso e lei, dopo un po’, ricambiò.
- Sei felice?- chiese Molly.
- Sì. Mai stato così felice!- rispose Fred.
Sorridendo commossa, Molly accarezzò la guancia del figlio. – Sono fiera di te!-
- Grazie mamma!- rispose lui, posando la mano sopra quella della madre.
- Però la scuola potevi finirla..-
 
 
 
 
 
 
 
Nel silenzio notturno della Tana, Arthur aprì piano la porta della sua stanza, attento a non farla cigolare. Trovò Molly ancora sveglia. Era in piedi e guardava i campi bui oltre la finestra. Lentamente, si avvicinò a lei e la abbracciò.
- Abbiamo cresciuto dei figli meravigliosi!- le disse.
Molly sorrise. – Sono così fiera di loro..-
- Pensi che ce la faranno?-
- Hanno abbastanza fegato. E sono molto più furbi di tanti altri maghi!-
- E sono innamorati di due streghe piuttosto in gamba!-
Molly osservò il cielo trapuntato di stelle. – Povere ragazze..- scherzò.
Ridendo Arthur le prese la mano. – Sono fortunati, quei due. Questa fuga rischiava di avere un prezzo molto alto da pagare!-
Lentamente, Molly si voltò verso il marito. – Arthur?-
- Sì?-
- Se, alla fine, tu avessi deciso di scappare, io ti avrei perdonato!- ammise.
Arthur ricambiò il sorriso. – Lo so..-
 
 
 
 
 
 
 
- Quindi papà lo sapeva?- chiese George.
Fred annuì. – Sì, glielo avevo detto!-
- Giuro che mi è sfuggito prima che potessi pensarci!-
- Almeno mi sono tolto questo peso!-
- Secondo te quanto tempo passerà, prima che cominci a parlare di matrimonio?-
- Poco. Molto poco. Dille che ti sposi prima tu, così comincia a tormentare te..-
- Contaci, Freddie..-
- ‘Notte, George..-
- Buonanotte!-
Fred si girò su un fianco e aprì gli occhi. Tornare a casa era stato traumatico, ma era andata meglio del previsto. La madre non avrebbe mai smesso di tormentarli, ma andava bene così. Infondo, almeno un po’, se lo meritavano! Dalla posizione in cui era, riusciva a vedere un tratto di cielo. La luna a forma di sorriso brillava ancora nell’oscurità. Attorno a lei, le stelle sembravano punti luminosi e infiniti. Sorridendo, Fred pensò a Hermione. L’avrebbe portata a vedere le stelle, quell’estate. Chiuse gli occhi e si rilassò.
Due mesi..
Comincia il conto alla rovescia, Granger!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
‘Giooorno :)
Finalmente sono riuscita ad aggiornare. Annuncio importante: d’ora in poi, per questioni tecniche di tempo, aggiornerò una volta a settimana, o di giovedì o di venerdì!
Note: ho voluto dedicare una parte del capitolo anche a Molly e Arthur. Li trascuriamo troppo spesso! Santo Merlino, sono sopravvissuti a due guerre, hanno cresciuto sette figli, hanno accolto Harry come un figlio, hanno combattuto Voldemort, e Molly, signori e signore, ha ucciso Bellatrix! **si inchina**. Questa è una coppia senza rivali, gente! :D
Altra piccola nota: il prossimo capitolo è saltato fuori dal nulla! Nel progetto iniziale non c’era, ma l’ho aggiunto per dare un tocco di allegria! Sarà un capitolo leggero, una sorta di sospiro prima di iniziare il resto della storia, che vagherà su argomenti un po’ più seri!
Detto questo: grazie, grazie infinite per tutto! Siete veramente tutte meravigliose, dalla prima all’ultima! Grazie per le recensioni e per il sostegno, e per continuare a leggere questa storia! Grazie a voi sto davvero vivendo un’esperienza meravigliosa!
E ora: in alto le bacchette e recensite! Sono curiosa di sapere i vostri giudizi sul capitolo :)
Ancora grazie di cuore!
Baci di Mielandia :)
Amy  
  
Leggi le 30 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: RedMarauder