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Autore: Frayx9    31/01/2014    2 recensioni
Dal PRIMO CAPITOLO:
"Sbuffo. “Che cosa ti è saltato in mente? Rapirmi?!”
Rotea gli occhi. “Non fare la melodrammatica. Un giorno al mare non ha mai ucciso nessuno.”
Lo fisso. “…M…Mare?”
Fa un suo solito mezzo sorriso. “Già. Mare.”
“Non…ci vado da quando…” la voce si rompe.
Diventa serio. “Da quando sono i morti i tuoi genitori?”
Sospiro e muovo il capo in cenno di assenso."
Inspired Fan Fiction DELENA.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena, Katherine/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi soffermo sul portico della pensione per quel che a me sembra un’eternità. Non riesco ancora a capacitarmi di quel che è successo.
Stefan finalmente ritorna dopo mesi di lontananza, e io ci parlo come se ormai non mi importasse più molto di lui.
Dopo tutto quello che siamo stati insieme..
Dopo tutto il tempo in cui siamo stati insieme..
In tutta la durata della nostra relazione non sono mai riuscita ad esprimere i miei pensieri in questo modo. Alla base del nostro rapporto c’è sempre stato il rispetto reciproco: se fosse successo qualcosa non avremmo dovuto vergognarci di dirlo l’uno all’altra, perché nessuno dei due avrebbe giudicato l’altro; eppure ci sono cose che non ho mai detto a Stefan per paura del suo (non) giudizio, e che ho sempre rivelato a suo fratello.
…Damon…
 I due Salvatore sono così diversi. Il più giovane è tutta dolcezza, apertura di cuore e sentimenti; il mi…il moro “no”. “ Lui se ne frega degli altri”, o almeno è così che è sempre stato definito da tutti. Da tutti, certo, da tutti tranne che me. In mia presenza è sempre vulnerabile, aperto, timoroso di essere ferito, anche nei suoi più grandi momenti di baldanza; riesco a cogliere quel particolare luccichio in quei suoi meravigliosi occhi che mi fa stringere lo stomaco, quei sorrisi enigmatici che rivolge a tutti non sono niente in confronto al sorriso che mostra quando è veramente divertito. Certo, perché quello che le persone non sanno è che Damon ha sorrisi diversi: uno quando con eleganza cerca di dimostrare interesse verso un altro, anche quando quest’ultimo è la persona più irritante del mondo; un altro quando cerca di mascherare la sua sofferenza; uno che usa per avere tutte le donne ai suoi piedi e poi c’è il mio preferito, quello che riserva solo per me, che gli apre il viso in un modo che oserei definire angelico, dove il suo viso si rilassa, i denti davanti non si tramutano in canini avvelenati, e dimostra il suo lato più umano. Ma lui è l’egoista, il fratello cattivo, il senza cuore. In realtà ho sentito più cose vere con lui che con il mio ipotetico (ma ora a tutti gli effetti) ex ragazzo. Tutta la dolcezza di Stefan e il suo volermi proteggere sempre, come se ad ogni incrocio della strada spuntasse un serial killer con l intento di uccidermi, mi avevano sempre causato problemi, e suscitato molte domande. A volte mi sembrava costretto, quasi scocciato, ma ogni volta che agivo di testa mia andava in escandescenza. Non volevo sempre ricorrere a missioni kamikaze per dimostrargli che io non ero fragile. Avevo imparato a cavarmela da sola da quando i miei genitori erano morti. Lo dovevo a me e a Jeremy; se mio fratello non avesse trovato conforto in sua sorella, allora cosa sarebbe diventato? Dovevo essere forte abbastanza per entrambi, per riuscire a superare tutte le avversità a cui siamo andati incontro successivamente. Scoprire i miei genitori biologici, la morte di Jenna, la morte della mia vera madre, la morte del mio vero padre,veder cambiare i miei amici per me; non ero io a dover essere protetta. Damon questo lo aveva sempre capito, forse perché crescere all’ombra del figlio perfetto gli aveva fatto provare lo stesso sentimento di smarrimento e di inquietudine nel passato, quando ancora suo fratello non lo aveva persuaso a trasformarsi in vampiro, dopo esser stato ammaliato a nutrirsi del sangue di quella stessa malefica donna che lo aveva illuso di poter essere qualcosa per lei, più di un semplice ragazzo da compagnia diciamo, anche se lei era innamorata solo di Stefan. Altrimenti come si spiegherebbe la voglia improvvisa di partire con il mio ex ragazzo, ma nel momento in cui noi eravamo ancora “innamorati” e soprattutto insieme? Forse avrei dovuto riversare tutti questi pensieri che mi stanno vorticando in testa senza ordine, in completa confusione, sui diretti interessati. Se lo avessi fatto nei confronti del ragazzo alto, atletico, muscoloso e dagli occhi verdi, ora non sarebbe tornato, e non avrei tutti questi sensi di colpa. Se lo avessi fatto in passato, nei confronti del ragazzo moro dagli occhi blu grandi, così espressivi da potercisi perdere dentro,  forse da tempo ora starei con lui, e non lo avrei mai considerato come un piccolo, insulso sassolino nella scarpa di cui avrei potuto benissimo liberarmene. Già, avrei potuto –ma non l’ho fatto. Prima che l’altro partisse, ero già completamente in balia di lui, ma non volevo darlo a vedere agli altri, ma soprattutto a me stessa. Non che mi vergognassi, ero solo troppo indecisa. Un passo che facevo in direzione di Damon si trasformava in due passi indietro, e un passo indietro che facevo con Stefan si trasformava in un passo recuperato sulla strada del fratello.  E’ incredibile come ora non potrei vedere un futuro senza di lui, che è la mia ancora, la mia forza, la mia anima. Quante volte mi sono svegliata in piena notte pensando a quanto fossimo diversi, a quanto fosse completamente contorto e senza senso il nostro rapporto, ma a quanto avrei voluto averlo lì, nella mia stanza, nel mio letto, per potermi semplicemente stringere al suo petto, dimenticarmi di tutto e lasciare fuori il mondo mandando all’aria tutti i miei buoni propositi di lasciarlo perdere, per stare bene e senza incubi per quella sola dannatissima parte del giorno rischiarata dalle stelle. Quante volte ho pensato a noi due soli, seduti ad un tavolo, a toccarci le mani come una normale coppia a parlare di quanto fosse andato bene quel compito di trigonometria, mentre mi guardava in quel modo che solo lui riesce a usare con me. Quante volte ho pensato alle conseguenze, al rischio di buttare via una relazione stabile per camminare sul filo del rasoio per provare soltanto angoscia per il rischio di non poter esser ricambiata, a tutti i tipi di dolore che avrei potuto provare se solo ciò potesse accadere, ma il vero dolore inaccettabile è non potergli dire tutto questo, il non sapere la sua risposta; l’attesa ci ha già distrutti abbastanza. Se lui una notte partisse per non so qual motivo, non potrei mai immaginare la sofferenza che potrebbe insidiarsi dentro di me. Perché so che pur di sapermi al sicuro, rinuncerebbe ad avermi al suo fianco per potersi assicurare un mio futuro calmo e la mia felicità pacata, che non sarebbe mai completa senza di egli, non sarebbe completa già da molto tempo ormai. Con Damon è sempre così: non capisci quanto tenga a te finché non vedi tutto ciò che sarebbe disposto a fare per avere anche solo un senso di riconoscenza. Si dice che sei innamorata di una persona quando ogni canzone te la ricorda, quando ogni parola ha senso solo perché gliela attribuisci, quando ogni singola banalità ti sembra di estrema importanza per avere il pretesto di parlare con l’altro. Ha tutto senso, quando sei innamorato. Anche questa pioggia che non ha nessuna intenzione di smettere.
Guardo le gocce cadere sull’asfalto, raggiunte da altre subito dopo, annegando a volte nelle pozzanghere. Già, anche questa pioggia ha un senso. Inalo l’aria pulita rinfrescandomi la mente. So benissimo cosa devo fare ora: devo trovarlo. Sento il cuore perdere un battito per poi ripartire più veloce di prima a martellare nel petto; solo il pensiero del suo nome mi fa questo effetto. Faccio un passo avanti e un altro ancora, uno più veloce dell’altro, fino ad iniziare una corsa sotto quello sfogo di nuvole che riversano le loro lacrime sul pianeta terra. E le sue si mischiano alle mie mentre cerco di capire il posto in cui possa trovarsi il mio Damon.
 
Ho cercato ovunque: al bar, per le strade della città, davanti alla scuola, nel palazzo del comune, ma niente. Sono esattamente due ore che corro avanti e indietro per tutta questa insulsa cittadina, ma non lo trovo. Cerco di non farmi sopraffare dalla stanchezza, dalla tristezza, dall’angoscia che potrei provare se scoprissi che se n’è andato per sempre.
Sto attraversando il ponte, quello da cui la macchina dei miei genitori usci fuori per riversarsi nel fiume. Se Stefan non fosse arrivato in tempo probabilmente sarei morta, e per questo gli sono eternamente riconoscente, ma non riesco in quel momento a dedicare parole di devozione, poiché la mia mente è occupata dall’immagine di due occhi blu che non riuscirò mai più a mandare via.
Ed è proprio nel momento in cui la disperazione mi sta dissolvendo che lo trovo.
E lì, seduto sulla transenna intento a guardare verso l’orizzonte, e il mio cuore trova finalmente un senso di pace. Faccio un passo avanti respirando con calma. Non mi importa del malanno che potrò avere il giorno dopo, io sono qui per lui, per farlo diventare mio e non accetterò un no come risposta. Quando sono a pochi metri da lui sembra accorgersi di me, e mi rivolge uno dei suoi sorrisi: è quello sofferente.
“…Damon…”
“Ciao Elena.”
“Ti… ti ho cercato ovunque.”
“Davvero e perché mai?”
Il suo tono è freddo, distaccato, sta sicuramente soffrendo. L’arrivo di Stefan gli ha recato quel senso di insicurezza che lo porta a chiudersi a riccio innalzando una barriera per proteggersi. Ma io so come abbatterla, dopo anni di conoscenza.
Gli sfioro la spalla con tutto il sentimento che provo, ma sembra non accorgersene. “Avresti potuto comunque risparmiartelo. Sarai contenta di sapere che…”
“Che Stefan è tornato Damon? Lo so gia.” La sua fronte si aggrotta non appena lo interrompo appoggiando un dito sulle sue labbra, ad ispirargli il silenzio. “Ci ho parlato Damon, e possiamo dire in un certo senso di… di aver chiarito.” Il cuore mi è salito in gola e ho l’impressione che stia per scoppiare da un momento all’altro. Non so da dove mi esca tutto quel coraggio, ma mi soffermo un attimo sulle mie parole per lasciargli intendere il seguito.
Sembra aver capito male in un certo istante, dopo aver buttato qualcosa nell’acqua di fronte a noi. In un primo momento non me ne curo più di tanto e cerco di girarlo verso di me, ma quando incontro il suo viso la voce mi muore in gola vedendo il suo viso trasformato, con gli occhi iniettati di sangue e le vene sotto la palpebra inferiore gonfiarsi. Cerco di controllarmi e di non impormi di scappare, d’altronde è sempre lo stesso uomo di cui sono innamorata. Gli accarezzo con delicatezza il viso, sfiorando con le nocche i suoi zigomi. Non può farmi del male. “…Damon… Stefan ed io non siamo tornati insieme. Io… Io non potrei mai più stare con lui.” Con voce titubante e passo incerto, mi avvicino ancora di più a lui, cercando uno stretto incontro tra i nostri occhi: se lui mi guardasse, capirebbe benissimo il perché. E lo fa. Specchiandosi nei miei occhi i suoi cambiano tornando normali. E’ il momento.
“Damon io… io ti…”
Non riesco a finire la frase che un urlo di dolore esce dal suo petto, forte e pauroso. Allontanandomi di pochi centimetri dal suo volto percepisco la sua pelle quasi ustionata, i suoi occhi serrati dalla sofferenza. Non me ne sono nemmeno accorta, ma ormai la pioggia è  man mano diminuita ed è uscito il sole. Senza capire il perché il suo corpo stia andando a fuoco, lo sguardo mi cade sulla sua mano sinistra che si è portato sul volto per ripararsi dai raggi.
Il suo dito medio non porta l’anello.
“D-Damon l’anello! Dov’è?!” esclamo più impaurita di lui. L’ansia si impossessa del mio corpo ma devo rimanere lucida, perché soltanto così riesco a ricordarmi del suo gesto di poco prima.
Aveva buttato l’anello nel fiume.
Senza pensarci due volte cerco di spingerlo con tutte le forze all’indietro e riuscendoci, mi aggrappo a lui e insieme cadiamo in quel fiume.
L’incontro della mia pelle con l’acqua mi riporta delle immagini che il mio subconscio rivela di non aver mai dimenticato; ma mi devo far forza: non posso morire per la seconda volta lì dentro. Apro gli occhi sperando di riuscire a vedere qualcosa sul fondale e in effetti lo vedo: il corpo di Damon sta andando a fondo, ha perso i sensi. La paura di non poter risalire in superficie mi fa tremendamente rabbrividire, creando della pelle d’oca sulle mie braccia. Mi guardo intorno, qualche vegetazione verde ci ha visti cadere e sono le uniche testimoni di quel che è accaduto. Serro di nuovo gli occhi, mentre sento l’adrenalina scorrermi nelle vene. Non avrei mai immaginato di potermi trovare in quella situazione. Non so cosa fare, sono paralizzata. Sento i polmoni sul punto di perdere il controllo e spunto per un istante fuori dall’acqua riprendendo dell’aria. Il mio respiro è accelerato, fin troppo, la mia insicurezza porta il mio corpo a non stare più a galla, o almeno è così che i miei sensi mi ingannano. Devo tornare giù. Devo riuscirci. Non posso lasciare stare tutto per la mia semplice paura e non salvare l’uomo che amo. Ormai è come se fosse diventato una parte di me. Mi è entrato dentro, si è impossessato del mio cuore, e non posso lasciare il mio cuore sul fondale di quel fiume. Cerco di resistere la corrente che non è grazie a Dio travolgente e prendendo un ultimo profondo respiro mi immergo in profondità, verso l’oscurità regna. Riesco a ritrovare Damon quasi nella stessa posizione in cui l’avevo lasciato e, agganciando il mio braccio sinistro intorno al suo petto con tutta la forza che potevo trovare dentro di me nuoto verso la superficie, con movimenti esagerati di gambe e braccia. E ci riesco; riesco ad arrivare di nuovo sul filo dell’acqua. Senza perdere altro tempo nuoto verso riva trascinandomi dietro il corpo del ragazzo, che appoggio sul terreno erboso. Lo faccio strisciare fino ad incontrare il tronco del primo albero che trovo. Stando all’ombra riuscirò a mantenerlo in vita e avrò il tempo necessario per recuperare quel dannato anello. Gli salgo in grembo e inizio a chiamarlo schiaffeggiandolo leggermente. E’ un vampiro, so che si riprenderà, ma non avrei mai immaginato quanto fosse pericoloso il sole per i vampiri.
“Damon, Damon! Svegliati dannazione!” capisco immediatamente che la posizione è scorretta e allontanando il suo busto dalla corteccia lo faccio stendere delicatamente ma allo stesso tempo velocemente senza scendere dalle sue gambe e di conseguenza, cadendo su di lui, ma non me ne curo. In quel momento mi dimentico di quale creatura soprannaturale egli sia e mi agito cercando di fargli riprendere conoscenza. Compio delle leggere e pesanti pressioni alternate sul suo sterno e poi, tappandogli il naso poso le labbra sulle sue, trasmettendogli la mia stessa aria. Ripeto l’operazione esattamente come l’avevo vista a quel corso di primo soccorso a scuola, quando annoiata guardavo quella donna eseguire alla perfezione la respirazione bocca a bocca. Ripeto e ripeto, più e più volte, senza perdere le speranze, finché non lo sento gemere e reagire alle mie azioni espellendo dalla bocca l’acqua che aveva bevuto. Mi stendo per poco tempo ancora sul suo petto rincuorata. Ma dovevo ancora fare una cosa.
Gli lascio poi un altro breve bacio sulla guancia, per rigettarmi nelle oscure acque gelide che grazie a lui sono riuscita a vincere.
 
 
  
Il sole entra caldo dalle tende e si espande per tutta la stanza, scottando le pareti e il pavimento, mentre due persone sul letto al centro della stanza sembrerebbero dormire. Ma la ragazza non sta dormendo in realtà. Si lascia aggrovigliare dalle gambe e braccia del ragazzo e guardandolo con occhi adoranti, capisce di non avere più scampo: è completamente innamorata di quel groviglio di capelli neri corvini che si ritrova sul ventre. Quelle due persone siamo Damon ed io.
Per l’ennesima volta passo le dita a sfiorare la sua colonna vertebrale, a vagare per le spalle forti del mio amato, a disegnare cerchi astratti sui suoi bicipiti. Sono ore che dorme e non si è ancora risvegliato. La posizione è scomoda ma non mi lamento. Farei di tutto pur di averlo lì, attaccato a me come se fossi l’unica cosa che veramente gli importi. Il suo respiro e le sue mani roventi sono centrate sul mio fianco sinistro, le sue gambe hanno intrappolato le mie, legandosele ai ginocchi. Siamo ancora due amanti che non si sono detti ti amo, che cercano di sfruttare ogni momento a loro concesso dal fato per stare nello stesso spazio, che cercano silenziosamente di godere della vicinanza dell’altro.
Nessuno aveva mai varcato le mie coperte, nessuno si era accucciato lì sotto con me, nemmeno Stefan.
Damon è l’unico.
Lui è l’unico in tutto. Con lui è come se vivessi tutto in prima persona.
Mi muovo leggermente sotto di lui per migliorare la posizione e finalmente si sveglia.
“Ehi.” Lo saluto passando una mano tra i suoi capelli, lisciandoli, mentre un sorriso si dipinge sulle mie labbra. Le tocco con la mano libera ricordando il contatto con le sue che purtroppo non mi ero goduta appieno.
“ehi.” Risponde strofinandosi gli occhi, ancora intorpidito dal sonno, tirandosi su leggermente ma mantenendo i nostri armi inferiori intrecciati.
“Come ti senti?” chiedo premurosa ricordando gli eventi del giorno prima.
“Mi sento… bene.” Risponde con voce incerta. Poi un lampo attraversa i suoi occhi: sta rivivendo l’accaduto.
Lo vedo guardarmi con occhi spalancati. “Tu…”
“Io…”
Mi hai salvato” esclama con voce piena di stupore, mentre riprende il contatto. Vedo i suoi occhi trasformarsi dallo stupore alla meraviglia alla devozione. Dio, quanto amo i suoi occhi. Sono un libro a perto per me.
“Io ti ho salvato…sì.”
“Perché?” chiede con un filo di speranza nella voce. E’ giunto il momento. Prendo un respiro e mi concentro mettendo i capelli dietro ad un orecchio. Sono quasi certa che le mie gote stiano andando a fuoco.
“Io semplicemente dovevo Damon.”
“Sì, ma perché? Cos’eri venuta a dirmi ieri prima del mio attacco di pazzia?” sorrido leggermente alle sue parole, poi mi faccio forza e lo guardo di nuovo. Siamo occhi negli occhi, anima nell’anima, corpo contro corpo. Devo dirgli come tutte queste cose mi fanno sentire.
E finalmente dopo due anni di sentimenti repressi, ci riesco. “L’ho fatto Damon perché tu sei me. Non siamo Damon ed Elena: siamo due anime che si sono concatenate tanto tempo fa e io sono una codarda. Dio solo sa quanto lo sia perché avrei dovuto pronunciare queste parole sin dal principio. Senza farci soffrire a vicenda. Io.. io ti amo, Damon Salvatore. Ti amo da quando le nostre mani si sono incontrate per la prima volta, da quando ho capito che tu guardi con lo sguardo che hai in questo momento soltanto me, da quando mi hai sorriso per la prima volta. Da quando mi hai salvata per la prima volta. Io ti amo.. da sempre. Non posso concepire l’idea di essere separata da te. Di non essere io la donna con cui ti sveglierai ogni mattino per tutta l’eternità. Voglio essere io, sempre. E non mi stuferò mai di te, mio caro senza autostima Damon. Perché io ti amo. Il mio cuore è tuo.” Ovviamente non ho finito, avrei così tanti sentimenti da effondere verso di lui, ma avrei quasi paura che a causa di essi possa scappare a gambe levate.
Ma il concetto più importante gliel’ho trasmesso.
 Io lo amo.
Damon mi guarda ammutolito, stupito, ma anche con quel luccichio che un bambino ha quando si trova davanti ai regali, la mattina di Natale; solo ora mi viene in mente una citazione: Non t’ ama chi amor ti dice, ma t’ama chi ti guarda e tace.
Elena…” pronuncia il mio nome con urgenza affondando le sue mani nei miei capelli, appoggiando la sua fronte alla mia, così emotivo che lo sento carico come una bomba che è in procinto di esplodere.
“…Damon…”
Non ci parliamo più, lasciamo cercare i nostri corpi, le nostre mani, quel che hanno bramato tanto. E dopo un attimo che mi sembra un’eternità le nostre labbra si uniscono, suggellando per sempre i nostri sentimenti. Appoggio una mano sulla sua, invitandolo a continuare perché in questo momento, questa è la cosa che il mio cuore approva. Lo lascio approfondire il bacio dischiudendo le labbra e lasciandolo scivolare sopra di me, senza smettere di baciarmi.
 Come un uomo avido di sete. Come un cieco che vede la luce per la prima volta. Mi sento così in questo momento. Damon interrompe il contatto per un istante e mi guarda con occhi sognanti mentre una lacrima veloce sfugge al suo controllo. “Ti amo Elena. Ti amo così tanto
E tutte le mie paure svaniscono: ora anche lui è con me.
E mi ama.
E, per la prima volta in tutta la mia vita, mi sento felice in un angolo di paradiso.  
 
  
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