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Autore: Dicembre    11/06/2008    3 recensioni
Inghilterra, 1347.
Di ritorno dalla battaglia di Crécy, un gruppo di sette mercenari è costretto a chiedere ospitalità ed aiuto a Lord Thurlow, noto per le sue abilità mediche. Qui si conoscono il Nero, capo dei mercenari, e Lord Aaron. Gravati da un passato che vorrebbero diverso, i due uomini s'avvicinano l'uno all'altro senza esserne consapevoli. Ne nasce un amore disperato che però non può sbocciare, nonostante Maria sia dalla loro parte. Un tradimento e una conseguente maledizione li poterà lontani, ma loro si ricorreranno nel tempo, fino ad approdare ai giorni nostri, dove però la maledizione non è ancora stata sconfitta. E' Lucifero infatti, a garantirne la validità, bramoso di avere nel suo regno l'anima di Aaron, un prescelto di Dio. Ma nulla avrebbe avuto inizio se non fosse esistita la gelosia di un mortale. E nulla avrebbe fine se la Madonna e Lucifero fossero davvero così diversi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In effetti avrei dovuto postare il capitolo molto prima. Giuro, ero davvero intenzionata a farlo. Ma poi i giorni mi sono letteralmente sfuggiti di mano ;_; Uno fa due cosine, si gira, si volta e sono già passati giorni, senza capire dove siano andati. Bah ^_^

Ovviamente amo tutti coloro che recensiscono. Quelli che hanno già recensito, poi, ancor di più. Grazie mille *_*

 

Capitolo Otto

 - Restare -
 





Si fermò alla finestra a guardarlo, stando attento a non essere scoperto a fissare così spudoratamente qualcuno. Fissare era maleducazione e lui lo sapeva, tuttavia non riusciva a fare a meno di guardare e studiare il suo nuovo ospite, dall’alto della sua camera. Aveva i capelli abbastanza corti, mossi sulla fronte e sulla nuca, il vento del pomeriggio glieli scompigliava di continuo, ma ogni volta sembravano tornare perfettamente a posto. Ciocca dopo ciocca, l’aria li disfaceva, fili d’ebano che fluttuavano leggeri, e poi si riassestavano, in compagnia degli altri, come se niente fosse.

Le linee del volto erano perfette, così regolari che sembravano scolpite nel marmo greco. Aaron sorrise, non c’era certo da stupirsi se la notizia di quel viso aveva già raggiunto tutte le case dei paesi circostanti e se tutte le donne, giovani o meno, non vedevano l’ora di partecipare al matrimonio di Rebecca per vedere finalmente l’oggetto di tanto parlare. Ma erano i suoi occhi che Aaron prediligeva più di ogni altra cosa: enormi e color della notte, leggermente allungati sui lati. Sembravano nascondere profondi segreti fra i quali c’era il rischio di perdersi. Le ciglia erano lunghe, fitte e li circondavano aggiungendo mistero a ciò che non poteva parlare, ma che in realtà, pareva essere più eloquente delle parole. Quegli occhi gli avevano trasmesso sicurezza sin dal primo giorno, quando i cavalieri fradici avevano varcato la soglia di casa sua. C’era una voce, forse un istinto, fondo alla sua mente, che non gli aveva mai detto il falso. Aaron non sapeva dire se quella voce gli proveniva dall’alito di Dio o semplicemente da un sesto senso particole sviluppato, ma aveva subito sentito che da quegli occhi non si sarebbe mai dovuto difendere.

Ad Aaron quegli occhi sembravano una notte d’estate, cupi e solitari, ma incredibilmente caldi e limpidi.

La linea della bocca, poi, morbida, pareva dipinta d’ambra, in contrasto con la pelle chiara.

La sua andatura, le spalle larghe e l’altezza, la sua figura nel complesso, emanavano un’autorità che era difficile non percepire. Lo stesso Aaron, che di rango era superiore, provava una certa soggezione di fronte all’ospite.

Natalie, Margaret e tutte le donne che aveva sentito parlare da qualche giorno a quella parte avevano ragione: era bellissimo.

Aaron si soffermò un attimo di troppo su questo pensiero, poi di scatto, si voltò e si allontanò dalla finestra, barcollando leggermente, preoccupatissimo per un pensiero così poco appropriato. Aveva il respiro accelerato e un’agitazione intensa, causata da un inconscio molto più sincero della sua mente.

Prese un piccolo sacchetto che aveva riposto nel cassetto vicino al suo letto e uscì velocemente dalla stanza, deciso ad occuparsi di faccende più serie e a dimenticare quanto appena accaduto.





Il giorno prima aveva piovuto ininterrottamente, ma fortunatamente di notte aveva smesso e i lavori nell’ala Est del castello erano ripresi a pieno ritmo. Aaron volle andare di persona a controllare che tutto stesse proseguendo tranquillamente. Il capomastro lo aggiornò sui problemi e sulle eventuali risoluzioni.

“Mi fido della vostra esperienza, tuttavia sapete che a breve questa casa ospiterà diversi membri di famiglia e…sarà presa d’assalto da alcuni in particolare”
Il capomastro spalancò gli occhi “I vostri nipoti?”
”Non solo, anche i miei cugini hanno mandato a dire che quest’anno passeranno il Natale qui, e con loro le loro spose e figli relativi”
”Oh cielo” esclamò Natalie raggiungendo i due “ Questo farà almeno dieci bambini!”
”Infatti, perciò avremmo proprio bisogno che quest’ala fosse in piedi e a posto nel giro di poco tempo.”
”Ma non potrebbero trovare sistemazione nell’ala Sud?”
”Se possibile, vorrei evitarlo. Questa parte del castello è di più facile gestione, per la servitù. Senza contare che la maggior parte dei cottage e della dependance esterne sono più facilmente raggiungibili da qui”
”Quindi mi state dicendo che volete tenere lontani i marmocchi dalle sale principali del castello?” Natalie non aveva peli sulla lingua, da anni a capo della servitù femminile del castello, era diretta e schietta.

Aaron sorrise, conosceva la domestica sin da quando era bambino ed era stata l’unica a riuscire a domare il temperamento astioso di suo padre, quindi il giovane vedeva di buon occhio quella lingua affilata che molti altri, invece, avrebbero visto come irriverente.

“Se vengono tutti quelli che hanno dato notizia, i bambini saranno quattordici, le famiglie quattro, e sicuramente porteranno qualche servitore. Avere l’ala Est da adibire per loro, con i cottage esterni, sarebbe più pratico. So inoltre che non tutti i cavalieri rimarranno qui…”

“Ah beh, loro non sono certo un problema, tranne uno che è un po’ spocchioso! Ma tanto lo faccio rigare dritto io” disse Natalie agitando il dito indice in alto “gli altri sono molto a modo.”.

“Penso che, a meno di altri acquazzoni, qui dovremmo finire per l’arrivo degli ospiti!”
”Bene, fatemi sapere se avete bisogno di qualcosa”
”La ringrazio signore” concluse il capomastro inchinandosi mentre Aaron se ne stava andando.
Il Lord vide Cencio e Luppolo insieme ad un gruppo di muratori più lontano, rimase ad osservali un istante. Distratto a guardare lontano, Aaron non si accorse che anche Chiaro e Nero erano nelle vicinanze, per cui quando la voce di quest’ultimo lo salutò, ebbe un leggero sussulto.

“Scusatemi, ma non vi avevo proprio visto”. Per un istante ripensò all’immagine osservata poco prima dalla finestra, ma di nuovo la cacciò con forza dalla mente.

Non capiva esattamente di che avesse paura e cosa lo infastidisse così tanto, forse i suoi pensieri sul Nero? Forse l’essersi fermati ad ammirarlo ed esserne affascinato? Non lo sapeva, ma abbassò gli occhi e non volle incrociare quelli del suo interlocutore, nel timore che questi potesse leggere in essi la sua profonda confusione.

“Ho sentito che i lavori nell’ala Est proseguono velocemente”
Aaron annuì cortesemente e guardò nella direzione dei muratori, non osando ancora incrociare il proprio sguardo con quello di Nero.

“Posso disturbarvi per un attimo? Avrei delle faccende di cui parlarvi”

“Certo”rispose Aaron di nuovo padrone di sé, potete venire con me a…” cercò le parole più adatte “dare aiuto ad un amico” disse infine non trovando migliore definizione. “Potremo parlare nel tragitto”.





S’incamminarono per un viottolo ben curato, fatto di ciottoli bianchi. La stradina percorreva il fianco del castello prima e dopo sembrava essere sola, in mezzo al prato, per poi scomparire in un fitto degli alberi.

“Dove porta?” Chiese Nero che guardava con curiosità quel viottolo.

“Porta esattamente dove sembra: in mezzo al bosco”

Nero aggrottò le sopracciglia “Una strada battuta e ricoperta di sasso che porta in mezzo al bosco?”
”Avrete notato che il castello è ben poco protetto dagli attacchi nemici, non ci sono mura intorno, solo il fossato che non è molto profondo…”

Il Nero annuì, sin dalla prima sera lì, aveva trovato strana quella scarsità di difese

“Le mura di questo lato sono composte dal bosco. Può sembrare strano, me ne rendo ben conto, ma con la mia capacità di comunicare con gli animali e capirli, m’è stato possibile stringere un patto con loro. Loro proteggono questo lato della mia abitazione; mi avvisano se ci sono dei cambiamenti repentini di clima, cosicché io possa tutelare i raccolti; mi dicono se degli sconosciuti cercano di attraversare il bosco, o mi avvisano se qualche malintenzionato lo visita senza che sia stato invitato”
Il Nero pareva esterrefatto “Ma se arrivasse un esercito? Contereste comunque su di loro?”
Aaron sorrise di gusto “Siete proprio un militare! “ lo prese in giro “Sì, conterei comunque su di loro perché in realtà sono alleati formidabili: veloci, estremamente esperti dei luoghi, imprevedibili e che non temono l’oscurità o la pioggia” Nero annuì, cominciava a capire.

“E questa stradina che porta all’interno del bosco...?”

“Gli animali sono miei amici e miei alleati, di certo non miei sudditi o servi, il nostro rapporto si basa sullo scambio equo di favori” Sorrise “Penso che questo faccia di me, in qualche modo, un mercante abbastanza innovativo” Ironizzò su se stesso, ma poi riprese a spiegare “Non ho modo di ricompensarli dei molti servigi che mi offrono, ma grazie alle mie conoscenze mediche ed umane, posso aiutarli nella malattia e riesco a tutelarli contro i cacciatori, che spesso si rivelano essere i loro peggiori nemici”
”Mi stupite” Ammise Nero “Devo essere sincero, io riesco a comunicare con gli animali, anche se credo non in modo approfondito come fate voi, ma non avrei mai pensato potesse esserci un’applicazione tanto pratica di questo dono…”
”Questo è perché voi siete un guerriero e potete avere una spada che vi difende ed un cavallo che vi porta in groppa, io no, purtroppo il mio bastone non incute molto timore” disse cercando di stemperare la situazione Aaron, ma il Nero percepì la malinconia e rimpianto nella voce, che subito però vennero nascosto. “Quindi ho cercato di usare al meglio le risorse che m’erano state date”
”Non sottovalutate il vostro animo, penso che pochi farebbero un così buon uso del vostro dono”

“Questo non lo so, è un dono che non ho chiesto, me l’hanno imposto e io l’ho accettato ma…” Aaron s’interruppe. Non voleva iniziare a parlare, né tanto meno pensare a quella notte, a William e al bacio sulla sua nuca. Non voleva viziare quella conversazione con rimpianti inutili di un passato che non poteva essere cambiato.

Nero s’accorse che il discorso era stato bruscamente interrotto a metà ma non disse niente. Rispettò la reticenza del suo interlocutore ma si chiese che cosa questa nascondesse.

“Volevo ringraziarvi della vostra ospitalità” cambiò quindi discorso “Ho parlato coi miei uomini ieri e alcuni di loro torneranno dalle loro famiglie e dalle loro donne, Cencio e Luppolo rimarranno qui”
“Sono molto contento che rimangano. Cencio ormai è sotto l’ala protettrice di Coriliss, la cuoca. Dice che da lui riceve particolari gratificazioni”.
Nero rise “Non faccio fatica a crederlo! Non ho mai visto nessuno mangiare con l’appetito di quel ragazzo”
”E voi, rimarrete?” il tono di Aaron lasciò trapelare una piccola speranza che in realtà nascondeva quella intensa che albergava in lui.

“Sì, e devo dire che sono molto contento del vostro invito. Il luogo è incantevole e l’idea di tornare a Londra non mi allettava di certo”
”Tornare a Londra? Non pensavo foste di quelle parti”

Il Nero sorrise “avete un orecchio molto fine per gli accenti noto. E’ vero, non sono di lì, ma quello è il luogo dove torno quando siamo in Inghilterra e siamo, per così dire, disoccupati”
Aaron rise “Considerate il vostro un lavoro?”
”Non potrei considerarlo altrimenti. Veniamo pagati per impugnare le armi, non facciamo nulla per la gloria”
”Eppure la vostra fama è giunta alle mie orecchie ben prima di voi. E dubito che servireste altri se non Re Edoardo”

Nero guardò Aaron meravigliato “Non guardatemi così e ditemi se mi sbaglio. Il mio istinto non è infallibile”

“No, avete perfettamente ragione” scosse la testa il Nero “mi chiedevo solamente se davvero fosse così palese”

“Lo dite come se fosse una cosa negativa”

“No, non lo penso. Tuttavia, il lavorare per Re Edoardo è, per me, l’unico modo per mantenere un qualche legame con l’Inghilterra…”

Aaron non capì e aggrottò le sopracciglia “Come l’unico. E la vostra casa? La vostra famiglia..?”

I lineamenti di Nero s’irrigidirono per un istante e non rispose immediatamente. I suoi occhi si persero un attimo nell’orizzonte e Aaron non capì esattamente cosa vi lottasse al loro interno. Malinconia, forse rabbia. E solitudine.

Il silenzio che s’era venuto a creare era carico di indecisione che Aaron interpretò anche come sconforto. Voleva dare una via di fuga a Nero, e tentò di cambiare completamente discorso, dispiaciuto di aver messo il suo ospite in un tale imbarazzo, ma Nero riprese a parlare interrompendolo sul nascere.

“Sono andato via di casa quindici anni fa e da allora non vi ho più fatto ritorno. E di certo non ho intenzione di cambiare la mia decisione” poi aggiunse fra se e se “Anche se Chiaro vorrebbe tutt’altro”
”Chiaro?”

“Lui è figlio dei nobili coi quali sono cresciuto. Mio fratello, in un certo senso, il mio fratellastro più probabilmente. Vorrebbe che tornassi, insiste ogni volta che ne ha l’occasione, ma io non ho intenzione di farlo…”

Fece una pausa, per permettere ad Aaron di parlare, magari nel tentativo di persuaderlo a tornare a casa oppure per chiedergli il perché.

Ma dalla bocca dell’altro non uscì una parola.

Poi pensò al loro dialogo sul balcone, qualche giorno prima e all’intensa solitudine che avevano condiviso, ebbe allora la sensazione che l’uomo che gli era davanti capiva. Cercò la conferma gli occhi dell’altro e una voce dentro di lui gli bisbigliò che non c’era condanna in quelle iridi turchesi. Il Nero non poté fare altro che sorridere e un ondata di calore gli pervase il corpo.

“Avevo quindici anni quando lasciai casa. Me ne andai, senza una parola e senza preavviso. Presi un cavallo, la mia spada e poco altro. L’unica persona che ebbi il coraggio di salutare fu il mio maestro d’arme che non cercò neanche di convincermi a rimanere. Non l’ho mai ringraziato per quel suo gesto, ma in realtà m’ha dato una fiducia in me stesso che porto ancora dentro…”
”E’ lui che v’ha insegnato l’arte della guerra?”
”Sì, devo tutto a lui. Le mie capacità si sono affinate molto, successivamente, e ho incontrato guerrieri e persone che hanno arricchito la mia tempra e le mie capacità. Ma mai nessuno è riuscito a trasmettermi così tanto”
”E’ stato un ottimo maestro”
Nero aggrottò la fronte e guardò Aaron. Come poteva saperlo?
Il biondo sorrise all’aria interrogativa del cavaliere. “Vi mostro una cosa” e così dicendo prese la mano di Nero fra e sue e dolcemente tracciò una linea sottile al lato del suo palmo “Vedete questa linea? Viene chiamato il callo di Marte e compare solo a chi impugna la spada in un determinato modo. Si dice sia il modo più efficace di impugnare qualunque arma bianca, se ne guadagna in forza e precisione”

“Il callo di Marte?”
”Sì, secondo il mito questo callo veniva a tutti i suoi discepoli e da allora ne ha preso il nome”
Nero guardò stupito la sua mano e quella linea di pelle indurita che gli percorreva il palmo. Poi passò gli occhi sulle braccia di Aaron, poi sulle spalle ed infine sul viso.

Rimasero così, nessuno dei due lasciò le mani dall’altro. Da quel contatto percepivano un calore intenso dal quale nessuno dei due voleva separarsi. Era un contatto così personale che persino il vento sembrò fermarsi, per non intromettersi.

Durò tutto un attimo, poi Aaron riprese il suo cammino e Nero fece di conseguenza.

Il biondo si accarezzò il palmo della mano col pollice, senza farsi notare, per ricordarsi bene quel tocco. Quel contatto, come le parole scambiate qualche giorno prima sul balcone dell’ala Sud, gli aveva lasciato una lieve sensazione di armonia che da tempo gli mancava e non voleva dimenticarlo, non voleva lasciare che svanisse insieme a quell’istante.



Sorrise, il sentiero era terminato e si fermò, battendo il suo bastone due volte sul terreno.

“Saranno molto diffidenti, all’inizio, ma metterò una buona parola” disse a Nero che intuiva cosa lo avrebbe aspettato e che si ritrovò ad essere impaziente.
 

***

Stateira: Sono felice che i personaggi di cosiddetto "contorno" ti piacciano. Dico cosiddetto perchè avranno comunque un ruolo importante (Liberaci dal Male non è un racconto corale, strettamente parlando, ma ha personaggi accessori che mi hanno preso molto, sia di pianificazione delle loro vite, sia affettivamente XD). L'opposizione Chiaro/Nero volevo che fosse evidente, del resto sarà un'opposizione destinata a protrarsi nel racconto. A questo punto ci tengo che mi dica se ti piacerà come evolve il rapporto, quel che c'è dietro ecc. E Luppolo, beh, non dico niente, però se ti accosti, te lo svelo nell' orecchio: potevo mai lasciarlo in balia del nostro italianuncolo da strapazzo? In balia mia mi sa che è messo ancora peggio ahahah Bacio

Michan_Valentine: Ciao ^_^/ sìsì, felicissima di risentirti. Nero è forse il personaggio che più di altri si rivela pian piano, ci sono stralci di personalità qua e là, ma non posso rivelare tutto e subito. Come vedi, anche solo il suo aspetto fisico, è spiegato più in dettaglio all'ottavo capitolo piuttosto che quando entra in scena. La personalità di Nero è parte del perno di Liberaci dal Male, va presa a piccole dosi (oddio, detta così sembra una minaccia XDD). Nero devo centellinarlo (non puoi immaginare i fogli buttati via nella pianificazione di personalità, storia, intrecci, reazioni, credenze.... di Nero. Frecce, , cancellature, ri-frecce. Sembravo una pazza XD). E sulla questione del macho...ehm. prometto che riprenderò la questione più avanti. Ora farei solo spoiler inutili (scusami se continuo a rimandare discorsi. Ma è la struttura del racconto a farmi essere cauta. Temo di rovinare e dare anticipazioni dilungandomi troppo. '^_^). Fai benissimo a cosigliarmi qualcosa riguardo le ambientazioni. Nonostante le adori, a volte sono un po' parca nei movimenti XD Sopratutto per metà Liberaci dal Male. Il castello è un luogo sicuro, ma intorno non c'è tanto... (In nuovi racconti sono e sarò più dinamica). Ti mando un bacione.

lili1741: AHHHHHHHHHHHHHHHHHH (<- sfogo di Dicembre. L'ora è tarda, chiedo venia °_°). La punteggiatura. Mi viene da piangere ;_; Quando ho scritto liberaci dal male (2/3 anni fa) non mettevo i punti in fondo ai dialoghi (per ragioni ignote) e mettevo le virgole *sempre* fra soggetto e verbo. Nel rileggere i vari capitoli (di volta in volta), cercavo di correggere questi scempi. Con l'andare della storia sono migliorata, ma all'inizio mi volevo prendere a badilate in testa. Credimi. In trans da "racconto", non badavo alla forma, per poi ritornarci su in un secondo momento. Con la benedetta virgola casuale ;_; (scusa lo sfogo, ma più passano i capitoli, più le virgole prendono i loro posti.XD). Per quanto riguarda Chiaro e Nero, sì, il loro rapporto sarà spiegato piano piano, lungo tutta la storia. Così come gli intrecci di amicizia, sentimentali e quant'altro.  La storia è una storia ad incastro, ecco perchè ho sviluppato tutto "lentamente". Baci

BiGi: Cavolo! Luppolo e Cencio hanno davvero successo *_* Sìsì, no worries, ad ognuno il suo spazio, non temere XD Grazie ancora tanto per le tue recensioni ^_^
 

  
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