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Autore: Sammi Hock    31/01/2014    4 recensioni
Juls è una ragazza sola e triste, combatte tutti i giorni con i suoi demoni interiori. Sarà costretta a cambiare scuola e città a causa del bullismo fatto nei suoi confronti. Nella nuova scuola incontrerà una ragazza molto simile a lei, non mancheranno i colpi di scena e situazioni drammatiche...
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Neon lights


Cosa ci faceva una ragazza così talentuosa tra questa gente?
Sarebbe dovuta partire in tour con la sua band e la sua bellissima voce,
invece era bloccata tra le sue quattro mura domestiche.
Per tutta la settimana a venire Demi non si presentò a scuola ed ero molto preoccupata,
non avevo modo di contattarla e non sapevo dove abitasse, mi limitavo ad aspettare impaziente,
ma niente, io restavo sola e tutto sembrava crollarmi addosso.
Era la mia unica amica ed ancora di salvezza.

Venerdì, al suono dell'ultima campanella, mentre mi dirigevo al mio armadietto per recuperare i libri,
avevo sentito due professoresse di un corso esterno parlare tra di loro, non mi importò molto.
Ad un certo punto una di loro, quella più bassa e tozza con gli occhiali disse:
"Povera ragazza, a casa non c'è nessuno ad aiutarla,
la madre non vuole saperne più niente, deve accudire da sola il padre. "
"Già, ne ha ormai per poco, è malato terminale, che Dio la benedica."
Dopo di che le due si salutarono e percorsero corridoi diversi.
Chissà di che ragazza stavano parlando, volevo convincermi del fatto che non fosse Demi,
mi avrebbe fatto troppo male.
Tornando a casa mi frullavano in testa troppi pensieri, avevo paura.
Finalmente ero arrivata a casa, feci per aprire la borsa per prendere le chiavi della porta di ingresso,
ma questa si spalancò prima che io potessi alzare il capo.
- Juls, ti avevo sentita arrivare, dobbiamo sbrigarci. - mamma era nervosa.
- Sbrigarci, per cosa? -
Entrai a casa lasciando lo zaino per terra, corsi in cucina.
- Dai, sbrigati a mangiare dobbiamo correre in ospedale. -
ero perplessa, tra un boccone ed un'altro di pasta, feci alcune domande a mamma.
- Perché in ospedale, da chi dobbiamo andare? -
- Stamattina mentre eri a scuola ho ricevuto una chiamata, era una ragazza,
una certa Demi, ha detto di essere una tua amica e mi ha spiegato che non
è stata a scuola per tutta la settimana per motivi di famiglia. -
Come aveva fatto ad avere il numero di mamma?
- Suo padre? - domandai certa che la risposta sarebbe stata "si".
- Si, suo padre, Patrick, è all'ospedale, ha il cancro e sta perdendo la sua battaglia,
quando Demi mi ha chiamata era in lacrime mi ha chiesto espressamente di portarti da lei. -
Una fitta al cuore, posai la forchetta e corsi a prendere la giacca, la indossai.

- Andiamo subito, ti prego. -
- Certo tesoro, lasciami prendere le chiavi. -

Salimmo in macchina, era una giornata piuttosto nuvolosa, da li a poco si sarebbe messo a piovere,
anche il cielo era triste, tutto intorno a me emanava tristezza.
Appena arrivammo al "Santa Monica Hospital" chiesi subito indicazioni ad una
delle infermiere che mi riferì il reparto e la camera.
Presi l'ascensore, mamma era rimasta sotto, in sala d'attesa.

Arrivata al 3° piano vidi di fronte a me un lungo corridoio grigio con alcune
luci al neon di un colore inusuale, l'odore era insopportabile,
era il tipico odore d'ospedale, carico di ricordi, dolore, ma anche felicità e speranza.
Vedevo una ragazza fuori, alla soglia della stanza 220,
seduta su una di quelle sedie di plastica blu, era Demi,
appena si accorse della mia presenza si alzò di scatto e corse verso di me.
Non sembrava nemmeno lei, il suo luminoso sorriso era spento,
il volto era solcato da occhiaie violacee e i suoi occhi assenti e gonfi di lacrime.
Mi abbracciò e scoppiammo tutte e due a piangere.
Ci sedemmo per terra, in mezzo al corridoio, intorno a noi regnava il silenzio,
eravamo avvolta da un'aura cupa, sembrava di essere in mezzo al nulla, il pavimento era gelido,
riuscivo a sentire chiaramente il frastuono dei fulmini provenire da fuori.

- I dottori, sono entrati, l'hanno portato via!! - urlava e piangeva nello stesso momento.
Le tenevo le braccia, erano ruvide, piene di tagli nuovi.
La abbracciai forte, ci alzammo da terra, sorreggevo Demi,
non aveva più le forze.
Entrammo dentro alla camera del padre, una classica camera d'ospedale,
dalle mura bianche e con quei letti singoli, molto grandi con le protezioni
laterali ed i bottoni per chiamare i dottori.
Nella stessa stanza c'era una donna sulla quarantina di anni, una bellissima donna a dire il vero,
magra ed esile, dai lunghi capelli neri e lisci, dormiva, non avevo idea del perché fosse li.

- Hai mangiato qualcosa oggi? - le chiesi preoccupata.
Dopo alcuni secondi mi rispose.
- Ho mangiato una mela. - non le importava più niente, figuriamoci mangiare.
- Vado a prenderti qualcosa, d'accordo? - stavo per alzarmi, Demi mi afferrò per un braccio.
- No! Ti prego resta con me! -
Ci sdraiammo sul letto del padre nell'attesa che qualche dottore ci desse delle risposte.
Presi Demetria tra le mie braccia e cercai di farla addormentarla,
proprio come si farebbe con un bambino.

*qualche ora dopo*

- Ragazze, svegliatevi, non potete occupare i letti per i pazienti! -
aprì gli occhi, Demi dormiva ancora.
Mi trovai davanti un uomo alto, visibilmente giovane.
-Sono il dottore, ragazze dovete togliervi da qui. -
- Si... Ci scusi, stavamo aspettando suo padre *indicando Demi*, avete notizie? -
la mia voce era ancora rauca, ero molto assonnata.
- Si, ci sono notizie, potrebbe seguirmi fuori? -
Uscimmo dalla stanza, eravamo in corridoio, più cupo di prima.
- Vede, preferisco dirlo prima e lei signorina, la figlia è qui da una settimana e non reggerebbe ad una notizia del genere. -
Patrick non c'era più, era volato in cielo, ci eravamo addormentati tutti e tre in contemporanea.
- Come farò a dirlo a Demi? Me lo spiega dottore? Non è una cosa semplice. -
non sono brava con le parole.
- Vedrà, troverà sicuramente parole più dolci delle nostre, per qualunque problema mi chiami. -
Si allontanò, facendo svolazzare il suo camice bianco,
mi era sembrato di parlare con un angelo piuttosto che con un dottore,
attorno a me adesso c'era un'aura leggera, sembrava di essere in paradiso.
Nel frattempo Demi si era svegliata, sembrava tranquilla,
mi avvicinai a lei per dirle tutto o almeno ci avrei provato.
- Demi... -
Mi bloccò immediatamente.
- Lo so, papà non c'è più, l'ho sognato, mi ha detto che adesso sta bene, è in paradiso, non soffre più... -
Non piangeva, al contrario, era serena.
- Si, adesso sta bene. -
Le sorrisi, lei ricambiò, il suo sorriso era diverso da quelli che conoscevo, ma altrettanto bello.

*Verso le 22:30*

Demi aveva preparato con cura tutti i vestiti del padre e i suoi in un borsone nero,
quella notte avrebbe dovuto lasciare l'ospedale.
La accompagnai giù per firmare delle cose.
Intanto mamma era seduta in sala d'attesa, dormiva.
Non ci credevo, mi aveva aspettato per tutto quel tempo?
Mi avvicinai a lei, la sveglia con delicatezza, Demi era assieme all’infermiera del turno notturno.

- Hey, Juls, che ore sono? – mamma si strofinò gli occhi, e si stiracchiò sbadigliando.
- Sono quasi le undici, il padre di Demi non ce l’ha fatta…-
- Mi dispiace tanto tesoro, adesso Demi dov’è? -  non l’avevo mai vista così interessata.
- Ecco sta arrivando…- le risposti frettolosamente.

- Salve signora, piacere di conoscerla, Juls, aspetto che mia madre venga a prendermi, grazie per tutto. -

- Figurati, se vuoi aspetto qui con te. – non volevo lasciarla da sola.
- No, vai pure, domani ti chiamo.- mi sorrise.

La salutai, io e mamma uscimmo dall’ospedale e tornammo a casa, non smettevo di pensare a lei, avevo un senso di protezione nei suoi confronti, quasi gelosamente.
Non sarebbe stata più sola, adesso c’ero io al suo fianco.


 
NOTE DELL'AUTRICE:
SCUSATE ANCORA PER LA LUNGHISSIMA ASSENZA, STO CERCANDO DI FARE DEL MIO MEGLIO, SAPPIATE CHE NON ABBANDONERO'
LA FF, USCIRANNO SEMPRE DEI NUOVI CAPITOLI. SE VOLETE SCRIVERMI PER SAPERNE DI PIU' POTETE CONTATTARMI SU TWITTER: @zMuchLoveHarryz

BUONA LETTURA! :)

SAM.
  
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