Clove sbuffò quando Cato gli presentò i suoi amici.
Clove sbuffò quando suo padre le impose di andare a vivere con Cato, anche se non erano ancora sposati.
Clove sbuffò quando suo padre le disse che tutto questo era solo per il suo bene, e andare a vivere con lui sarebbe stato un'occasione in più per conoscersi meglio.
Ma lei già sapeva tutto quello che gli serviva; era egocentrico, spavaldo, decisamente viziato e non voleva passare la sua vita con lui.
Clove andò fuori di testa, soprattutto, quando Cato le chiese che potevano provare almeno a diventare amici.
Lei non voleva e non poteva diventare amica di quel verme.
Si odiavano, e le cose dovevano rimanere così.
Era frustrante il fatto di dover dormire a qualche cm di distanza da lui, di dover mangiare con lui, di doversi baciare anche.
Già, non solo dovevano fingere di amarsi, ma dovevano anche baciarsi in pubblico.
E come se non bastasse tutto questo, avevano sentito i loro genitori pronunciare la parola 'erede'.
Non poteva essere vero.
Non DOVEVA essere vero.
Pochi mesi dopo, le madri di entrambi erano diventate amiche, e discutevano sempre sul futuro dei figli.
Nel frattempo, Glimmer si era sposata con un bel ragazzo di nome Marvel.
Clove e Marvel andavano d'accordo e quando la ragazza era frustrata o demotivata lui c'era sempre per consolarla.
''E' davvero una cosa così brutta, per te?'' le disse un giorno Cato.
''Cosa, il fatto di dovermi sposare con uno sconosciuto? Oh si.''
''Non potremmo provarci? Provare ad andare d'accordo, a conoscerci, veramente, però.''
Clove, in quell'istante, si ricredette.
Forse Cato non era così male come credeva.
''Bhe.. si.. potremmo provarci.''
Il ragazzo sorrise e lei, in quel momento, si rese conto di tutto ciò che aveva sprecato negli ultimi mesi.