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Autore: irishdance    01/02/2014    0 recensioni
"Solo un vampiro può amare per sempre"
It's Zarry bitches
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati tre anni, non potevo fermarmi più a lungo o la gente avrebbe cominciato ad accorgersi che non invecchiavo.

‘Più il tempo passa più diventi bello, ce l’hai la ragazza?’ mi chiese Betty pizzicandomi una guancia.

‘No, ma in un certo senso sono impegnato’ sorrisi, ripensando alla visione.

‘Oh e lei è una bella ragazza mh?’ continuò curiosa dandomi delle leggere gomitate al fianco facendomi ridere.

‘Un ragazzo’ precisai ‘Sì, un bel ragazzo’ sarà un bel ragazzo, aggiunsi mentalmente.

Mi passai una mano tra i capelli ‘Betty io parto domani mattina per Manchester’ lei smise di sistemare i centro tavola della sala da pranzo.

‘Oh, mi ero talmente tanto abituata ad averti qui, mi dispiace che te ne vai’ disse tristemente prima di abbracciarmi.

‘Mi mancherai Betty’ sussurrai stringendola.

‘Non dirlo a me’ disse lei, sbattendo velocemente le palpebre nel tentativo di impedire alle lacrime di uscire, aveva gli occhi già lucidi.

Non avevo mentito,  me ne sarei andato a Manchester, in modo da poter tornare e accertarmi che Harry stesse bene e che fosse felice.
 
* * *
 
Era la sera del ballo di fine anno, Harry aveva quindici anni e frequentava il quarto anno alla Holmes Chapel Comprehensive School.

Il riccio se ne stava seduto sui gradini all’entrata dell’edificio scosso dai singhiozzi, avrei voluto abbracciarlo e farlo smettere di piangere, ma non potevo. Non era il momento.

Stan Evans. Il ragazzo più bello e popolare della scuola, non poteva non essere quello di cui il mio Harry si sarebbe innamorato e quello che gli avrebbe spezzato il cuore. Per di più proprio la sera del ballo.

Harry aveva passato tutta la mattinata a scegliere che cosa indossare, Stan l’aveva invitato al ballo ed era così felice. Nonostante fossi geloso e triste allo stesso tempo, la sua felicità era anche la mia.

Poi quell’idiota si è presentato a scuola accompagnato dalla sgualdrina di turno, e adesso il mio riccio era in lacrime e con il cuore a pezzi.

Non potevo andare lì e tirarlo su di morale, ma a quello gliel’avrei fatta pagare. Cercai con lo sguardo l’auto di Evans nel parcheggio, quando la trovai iniziai a strisciarla con le chiavi della mia auto.

Adesso un Sono Frocio era ben leggibile a caratteri cubitali sulla fiancata, quando sentii delle voci avvicinarsi al parcheggio tornai a nascondermi sul mio albero dal quale potevo tener d’occhio anche Harry.

Stava togliendo i petali al fiore bianco che prima era nella tasca superiore del suo smoking, vederlo così mi faceva male.

Qualche ragazzo ubriaco uscì dal retro. Avevano corretto il punch. Tipico, scossi la testa.

Il gruppetto si fermò davanti all’auto di Stan scoppiando a ridere completamente andati, prima di sgonfiargli anche le ruote, riempirla di rotoli di cartai genica e altre scritte con bombolette spray. Bella pensata, sorrisi immaginandomi la reazione dello stronzo una volta vista com’era ridotta la sua auto.

‘Mamma’ Harry stava chiamando sua madre ‘Sì, va tutto bene. Sono solo stanco e vorrei tornare a casa, puoi venirmi a prendere ora?’

Aveva ancora la voce roca e alterata dal pianto, mi distruggeva sapere di non poter far nulla per farlo stare meglio.

Quando fui sicuro che Harry fosse in macchina con sua madre, andai a casa loro prima che arrivassero.

Il riccio entrò in camera sua asciugandosi le guance rigate dalle lacrime con i palmi delle mani, trovando sul letto una rosa bianca, come quella che aveva messo nella tasca del suo smoking per quella sera.

Una rosa bianca come il suo fiore preferito, la accarezzò un po’ titubante e confuso. Ovviamente non era stato lui a mettercela sul letto, e nemmeno Stan, questo lo sapeva anche lui.

Si addormentò sul letto con la rosa, senza spine, tra le mani e un sorriso sulle labbra.

Alla fine ero riuscito a farlo stare meglio.

Lo guardai dormire seduto vicino a lui, come un angelo custode qualcuno avrebbe detto, e il pensiero mi faceva sorridere.

Peccato che di angelico non avessi proprio nulla.

Guardai le spine della rosa che ancora tenevo in un pugno, prima di lasciarle cadere tra il fogliame del bosco. Niente e nessuno doveva più ferirlo in quel modo.
 
* * *
 
Adesso Harry era finalmente maggiorenne ed emozionato per il suo primo giorno alla University College, a Londra.

‘Hai tutto?’ potevo sentire sua madre riempirlo di domande dentro l’auto, allarmata ed agitata quanto Harry.

‘Sì, mamma. E’ la terza volta che me lo chiedi’ alzò gli occhi al cielo, sorrisi portandomi una sigaretta alle labbra.

‘Chiamami appena ti sei sistemato, okay?’ si raccomandò Anne prima di lasciargli un veloce bacio sulla guancia. Harry scese dall’auto con i suoi bagagli e quella nuvola informe di ricci che adoravo.

‘Hazza!’ un ragazzo dagli occhi azzurri e i capelli scuri scombinati gli si lanciò addosso, stringendolo in un abbraccio.

‘Lou! Mi sei mancato’ sorrise Harry, un sorriso tutto denti e fossette.

‘Ho un sacco di cose da raccontarti! Tu che cos’hai fatto tutta l’estate?’ iniziò allegro Louis Tomlinson aiutandolo con le borse che aveva al collo.

Louis era amico di lunga data di Harry, non era male, lo faceva ridere e il mio riccio adorava la sua compagnia, tanto da definirlo il suo migliore amico.

Più di una volta mi era capitato di pensare che forse tra lui e Harry ci sarebbe potuto essere qualcosa in più dell’amicizia e la cosa non mi faceva stare tranquillo.

Ma la visione non aveva predetto questo.

I due mi passarono accanto, mentre io appoggiato al muretto, ray ban scuri a coprirmi gli occhi neri per la fame, fumavo una sigaretta per rilassare i nervi.

Harry era incantato a fissarmi, la cosa mi fece sorridere, non era indifferente a me, un passo in avanti.
‘Mi stai ascoltando?’ chiese ad un certo punto il ragazzo più basso vicino a lui.

‘S-si certo, dicevi? Tu e Niall in campeggio, il pesce gatto e il barbecue poi?’ balbettò colto in fragrante quando volutamente mi voltai verso di lui.

‘Era una trota non un pesce gatto’ scosse la testa l’altro.

Proseguirono verso l’entrata, potevo ancora sentire la scia del profumo dolce che aveva Harry mescolato a quello del suo sangue.

Dovevo mangiare.
  
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