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Autore: irishdance    01/02/2014    0 recensioni
"Solo un vampiro può amare per sempre"
It's Zarry bitches
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Holmes Chapel è una cittadina dell’Inghilterra centrale, situata nella contea del Cheshire, a circa 30 chilometri a sud di Manchester.

Un villaggio immerso nel verde di un tipico paesaggio inglese costituito da casette di mattoni, giardini ordinati e numerosi spazi aperti.

Non essendo molto abitata, qui, tutti sanno tutto di tutti e una faccia nuova come la mia non passa di certo inosservata.

Guidai la mia range rover sulla London Road rallentando davanti alla casa bianca vicino al boschetto, alla fine della strada.

Un bambino di circa tre anni, capelli castano chiaro, frangetta e occhi verdi, giocava nel giardino con un piccolo pallone rosso.

Era lui. Lo guardai attentamente: le gote e il naso arrossati per il freddo, mentre si affannava a rincorrere il suo pallone, in un giubbotto di una o due taglie più grandi, di colore blu scuro.

Proseguii per un’altra via, fino a raggiungere un piccolo hotel nel centro. Parcheggiai il mio fuori strada sul retro e caricato in spalla il mio borsone entrai nell’edificio.

‘Buongiorno, come posso aiutarla?’ mi sorrise la donna sulla trentina dietro il bancone.

‘Salve, avevo prenotato una stanza qui’ ricambiai il sorriso, anche se un po’ tirato.

‘Oh, lei deve essere Mr. Malik è un piacere conoscerla’ mi porse la mano e io gliela strinsi prontamente.

‘Prego mi segua, l’accompagno al piano di sopra’ Betty così si chiamava, mi lasciò nella mia stanza. Poggiai il borsone ai piedi del letto, chiusi a chiave la porta della stanza e mi buttai sotto la doccia.

 
* * *
 
Quando fuori fu buio, uscii in paese. Le strade erano deserte, qua e la illuminate da un lampione, a rendere il paesaggio meno tetro.

Mi incamminai verso la casa alla quale mi ero fermato quel pomeriggio appena arrivato a Holmes Chapel.

 L’unica luce accesa era quella nella camera affacciata al boschetto: la camera del bambino.

Sua madre gli stava leggendo un libro per farlo addormentare, era troppo presto e io avevo fame.

Mi addentrai in fretta nella boscaglia, arrampicandomi con facilità su di un arbusto abbastanza alto per avere una vista migliore del paesaggio avvolto nell’oscurità.

Attesi. Ancora qualche secondo. Ed eccolo. Un cervo, giovane e maschio, doveva essersi perso.

 Meglio di niente pensai, prima di fiondar mici sopra. Lo addentai al collo, sentendomi rinvigorire da quel liquido caldo e rosso che scendeva lungo la gola.

Una volta sazio e soddisfatto lasciai l’animale a terra, ormai privo di vita.

Non mi ero sporcato, nemmeno una goccia di sangue sul maglione chiaro.

Tornai verso la casa, la madre del piccolo se n’era andata e potevo sentire il respiro calmo e regolare del bambino.

Mi arrampicai senza alcuna fatica alla griglia di legno ricoperta d’edera che arrivava fino alla piccola finestra. Entrai nella camera parzialmente illuminata, una piccola luce notturna per bambini illuminava il viso angelico del piccolo.

Mi sedetti accanto a lui guardandolo dormire con la bocca semi aperta e i capelli scompigliati sparsi sul cuscino.

Gli accarezzai lentamente una guancia ‘Harry’ sussurrai più a me stesso che a lui ‘cresci in fretta ti prego.’

Per il resto della notte vegliai su di lui, guardarlo dormire mi faceva sentire più tranquillo. Lui era lì vicino a me, stava bene ed era vivo.

All’alba gli lasciai un leggero bacio sulla fronte con la promessa che sarei tornato da lui più tardi, uscii e tornai in hotel prima che Betty si accorgesse della mia assenza.

 
* * *
 
‘Degli escursionisti hanno chiamato la polizia questa mattina. Hanno trovato degli animali morti’ mi raccontò Betty mentre ripuliva il bancone.

 ‘Quanti animali?’ chiesi con nonchalance.

‘Cervi, ma anche alci. Credono che si aggirino degli animali feroci in zona, non è consigliato addentrarsi nei boschi e uscire soprattutto di notte, capito?’  si raccomandò riordinando alcune scartoffie.

‘Tranquilla, farò attenzione’ la rassicurai prima di prendere il cappotto e uscire. Ero lì da ormai due settimane e Betty si era già affezionata a me, ‘mi ricordi tanto mio figlio’ diceva spesso.

Tornai alla casa sulla London Road, nascosto tra il fogliame guardavo Harry giocare con il suo pallone.

Sentivo sua madre parlare al telefono, con un’amica probabilmente, era preoccupata per la storia dell’animale feroce che aveva messo in allerta l’intera cittadina. E soprattutto per il suo Harry.

Il piccolo, infatti, aveva la brutta abitudine di addentrarsi nel bosco per giocare, con la scusa di andare a riprendere il pallone.

Come stava facendo in questo momento, lanciandolo sempre più lontano e sempre più vicino al mio nascondiglio.

Il pallone mi arrivò proprio davanti alle gambe incrociate, e il bimbo si stava già avvicinando per mettersi a cercarlo, colto dal panico glielo rilanciai facendolo rotolare fino ai suoi piedi.

Lui guardò prima la palla poi la parete di arbusti e fogliame che mi nascondeva da lui spaesato e sorpreso allo stesso tempo.

Calciò  il pallone, che tornò di nuovo ai miei piedi, glielo rilanciai. Lo guardò rotolare di nuovo davanti a lui ridendo e creando sbuffi condensati con il fiato.

Sorrisi, era un bambino adorabile.

‘Harry! Harry!’ Anne comparve dalla porta, il bambino si girò verso di lei ‘Vieni dentro, fa freddo’ lo pregò stringendosi di più la giacca addosso.

‘Arrivo mamma!’ prese il pallone sottobraccio dando un’ultima occhiata al cespuglio dietro cui ero seduto, prima di raggiungere sua madre. Per un attimo pensai che potesse vedermi, ma no. Certo che non poteva.

‘Ti preparo della cioccolata calda’ sorrise richiudendo la porta dietro di loro, una volta che furono entrati.
  
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