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Autore: Nanek    01/02/2014    8 recensioni
Tratto dalla storia
«Mi sono divertito a giocare con te Nialler, non vedo l’ora sia domani» dice sincero, volgendogli lo sguardo, sorridendo dolce.
Il bambino arrossisce appena «Sei simpatico anche tu, solo che non capisco: sei simpatico perché lo sei davvero o perché devi fare bella figura?» e il biondo scoppia a ridere; il piccolo Horan è intelligente, è sveglio, solo lui può pensare certe cose, ad un altro bambino non sarebbe mai venuto questo dubbio: per i bambini comuni, l’importante è divertirsi, poco importa se una persona finge o meno.
«Sono simpatico davvero con le persone speciali» sorride.
«E io sono speciale?» gli occhi di Niall cercano l’ombra di incertezza in quelli di Luke, invano.
«Sì, lo sei, lo giuro» si porta la mano sul cuore.
AU !kids
Storia proposta per il Contest “Winter is coming” della pagina “Una Direzione: fanfiction”
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

I'm too young to understand 
 
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Guided by a beating heart 
I can't tell where the journey will end 
But I know where it starts 
They tell me I'm too young to understand 
 

“Mullingar, 3 Dicembre 2005
 
Caro Babbo Natale,
mi chiamo Niall James Horan, ho sette anni e abito a Mullingar, in Irlanda, con mia mamma Maura e mia sorella più grande Iris.
Ti scrivo questa lettera perché Natale si avvicina e non voglio farla arrivare troppo tardi: la formica dei denti non mi ha portato quello che speravo, forse per lei era troppo pesante e quando ho compiuto gli anni, le candeline non mi hanno ascoltato, per favore Babbo Natale, ascoltami tu.
Sono stato bravo, buono e ubbidiente tutto l’anno, ho sempre fatto i compiti e aiutato Iris a pulire i piatti, non ho mai pianto o fatto i capricci e non mi sono lamentato quando mamma si è dimenticata di venire a prendermi a scuola, sono sicuro che il mio nome sia nella tua lista dei buoni.
Caro Babbo Natale, non voglio regali, non voglio vestiti, vorrei una persona qui a casa, vorrei riavere il mio papà.
Iris mi ha detto, un anno fa, che papà si è perso e che non si sa quando torna, perché... il perché non me l’ha spiegato, ma il mio papà si è perso e io sono triste.
Il mio papà ha gli occhi azzurri come i miei, ha sempre il naso rosso e anche le guance, per il freddo; ha i capelli marroni, ed è alto e si chiama Bobby; è un soldato ed è andato con i suoi amici ad aiutare delle persone, in un posto che non so come si scrive, è troppo complicato, non riesco neanche a pronunciarlo.
Però il mio papà adesso si è perso e non torna più a casa, la mamma è triste, resta sempre chiusa in camera e non sorride più; Iris le dice sempre parole, le urla dietro e la mamma piange e io non voglio, non si merita tutto questo.
Iris però non è cattiva, è triste anche lei, perché anche lei vuole il papà a casa, ne sono sicuro, perché l’ho vista piangere in bagno, mentre si guardava allo specchio.
Caro Babbo Natale, vogliamo tutti che il mio papà torni a casa, ci manca tanto e se per piacere lo vedi, puoi portarlo qui da noi?
Ti lascio il nostro indirizzo, così non sbagli, casa nostra è quella con la porta blu, la macchina della mamma è sempre fuori ed è rossa, non puoi sbagliare, ma te lo scrivo lo stesso, per sicurezza: Delvin Road 15, Mullingar, Irlanda.
Fai buon viaggio e buon lavoro; quando passi per casa mia, ti aspetta un po’ di latte con i biscotti al cioccolato, spero ti piacciano.
Grazie Babbo Natale, sei tanto buono.
Niall James Horan”

 
Iris Horan sorride, mentre legge la letterina del fratellino, che la fissa con occhi agitati: spera di non aver fatto errori, spera di aver scritto bene e di non aver scarabocchiato troppo: cosa che gli capita spesso, dato che scrive con la mano sinistra e i suoi quaderni sono dei disastri.
Ma fortunatamente, quel pezzo di carta, non contiene niente di sbagliato e Niall lo capisce non appena sua sorella gli volge lo sguardo.
«Sicuro di averla scritta tu così bene? Guarda che Babbo Natale non porta niente e nessuno ai furbi» dice sorridendo, dato che sa benissimo che suo fratello non farebbe mai una cosa del genere; ma il piccolo si spaventa, spalanca gli occhi, il cuore batte forte e si prepara a reclamare.
«No! L’ho scritta io! L’ho fatto io, giuro!» e porta una mano sul cuore, le guance diventano rosse velocemente, la paura di non essere creduto è tanta: lui non è un bugiardo, lui sta dicendo la verità, Babbo Natale deve credergli, deve ascoltarlo, lui vuole davvero tanto quel regalo, vuole davvero il suo papà.
«Ti credo Niall, ti credo, stavo scherzando» gli tocca i capelli castani, accarezzandolo delicatamente, per poi volgere lo sguardo ai loro cappotti: devono andare a spedire la lettera.
 
Fuori è già buio, fuori la neve è padrona del tutto: le strade sono deserte e bianche, tutto è bianco per la via, il vento è freddo e fa lacrimare gli occhi del piccolo Horan, gli provoca brividi lungo tutta la schiena, quasi taglia la sua pelle, la pelle delle sue guance e il suo naso, nonostante sua sorella abbia tentato di coprirlo con la sciarpa.
Camminano l’uno accanto all’altra, senza parlare, con i denti che battono appena; camminano e si guardano attorno, l’aria natalizia comincia a farsi sentire: incrociano le prime case con le luci accese, attaccate sui tetti, sui cancelli, sono di tutti i colori, sono gialle, sono rosse, sono blu, sono verdi e tutte si riflettono nelle iridi di Niall, che le guarda emozionato come non mai; sulle porte, si notano già le prime ghirlande, i primi addobbi con Babbo Natale e i suoi elfi, e ovviamente, non possono mancare i primi alberi natalizi a rendere tutto ancora più magico: alcuni alti, alcuni più piccini, alcuni troppo spogli, altri semplicemente perfetti, sono meravigliosi da vedere, e con la neve, è tutto ancora più bello.
Finalmente trovano quel cilindro dove spedire la preziosa lettera di Niall: è completamente innevato, ma con la fessura pronta ad accogliere la busta.
«Dai, inseriscila qui» dice Iris, mentre il fratellino si alza in punta di piedi e compie quel gesto, pregando, nella sua mente, che Babbo Natale lo ascolti.
 
Prende la mano di sua sorella, quando si incamminano verso casa e, con voce flebile, chiede quello che tiene nascosto.
«Babbo Natale mi ascolterà?» balbetta, con la paura che lo avvolge.
«Speriamo di sì, gli hai pure descritto il papà, magari lo trova» lo rassicura lei, ma Niall mira ad altro.
«Il papà non torna perché è arrabbiato? Non ci vuole più bene?» e trattiene le lacrime, stringendo la presa sulle dita di Iris: quel pensiero è troppo brutto.
«Papà non è arrabbiato, ci vuole un bene dell’anima, Niall» risponde duramente la ragazza, con un misto di stupore e quasi rabbia: come può pensare una cosa del genere?
«E allora perché non torna?» insiste ancora, mettendo lei in difficoltà: come può spiegare, ad un bambino così piccolo, che il papà è scomparso in guerra? Che una bomba è esplosa nel villaggio dove lui stava tentando di aiutare delle persone? Come può spiegare che il corpo del loro papà non è stato ritrovato?
«È complicato Niall» riesce a rispondere, cercando di soffocare un pianto.
«Io voglio sapere, non mi dici mai niente!» Iris si innervosisce.
«Sei troppo piccolo per certe cose Niall e, fidati, è meglio così» sospira, cercando di non arrabbiarsi, lui non merita di essere rimproverato, lui è solo troppo curioso, è solo troppo preoccupato.
Niall tace e non risponde più: riconosce di essere troppo piccolo e non osa chiedere altro, ma dentro di lui, c’è ancora ansia, c’è ancora tristezza, c’è ancora una brutta sensazione.
Sua sorella si ferma e si inginocchia per guardarlo negli occhi.
Il piccolino l’avvolge in un abbraccio, appoggiando la testa sulla spalla di lei e inspirando quel profumo tanto buono, che lo rassicura un po’.
Iris ricambia quel gesto e tenendolo stretto, si alza un po’ a fatica, per riprendere il loro cammino verso casa.
«Non mi piace vederti piangere in bagno» frigna il bambino, facendo sorridere la ragazza, che tenta di rassicurarlo con qualche bacio sulla testa.
«Non piangerò più allora» gli promette, cercando ancora una volta di far indietreggiare le lacrime «Però, tu promettimi che non penserai più una cosa del genere su papà. Ci vuole bene Nialler, fidati di me»
«Lo giuri?» e lei alza gli occhi al cielo: Niall non crede a nulla se non si giura.
«Lo giuro su tutte le cose più care che ho, compreso il mio fratellino tanto bravo» e lo stringe ancora di più, ricevendo in risposta un lamento da parte del piccolo, che nonostante un po’ di dolore, comincia a ridere, travolgendola con la sua risata speciale, che scalda il cuore anche agli animi più tormentati.
 
Una volta rientrati in casa, Niall corre in camera, deve mettersi il pigiama e dormire: domani deve andare a scuola e non una giornata qualunque, domani ha pure una verifica, deve dormire, o prenderà sonno sul banco.
Si rifugia sotto le coperte con il suo orsetto Oscar, la luce sul comodino ancora accesa: sua sorella deve passare a dargli la buona notte, e se vuole, deve raccontargli una storia, per rendere il tutto più piacevole.
Lei non tarda ad arrivare, ed eccola entrare in camera con il suo bel pigiama rosa con delle oche disegnate, i capelli biondi e sciolti, talmente lunghi che Niall li vorrebbe tagliare per usarli come fune, gli occhiali indossati e il viso rosso, stanco, un’altra dura giornata si è conclusa.
Sua sorella è sempre troppo stanca e, secondo Niall, dovrebbe riposarsi un po’: buttarsi sul divano e fissare il vuoto, semplicemente rilassarsi, divertirsi; ma lei non può fermarsi, ci sono sempre tante cose da fare: al mattino lavora in un negozio di abbigliamento, al pomeriggio deve badare a lui e fare tutti i lavori di casa, alla sera deve cucinare, e sistemare ancora, è peggio di Cenerentola.
 
Tempo prima, era la mamma a cucinare, a lavare, a curare la casa, e sua sorella si limitava a studiare; ma poi, dal nulla, la mamma ha cominciato a stare chiusa in camera: non si muove da lì, passa i giorni segregata in quel letto, senza rivolgere la parola a nessuno, come se avesse deciso di lasciare tutti i suoi incarichi a Iris; ma Niall sa benissimo il motivo di tale comportamento, perché sua sorella, una volta, gli ha spiegato tutta la situazione; la sua mamma soffre di “Nostalcuta”: nostalgia acuta, nostalgia per il suo papà, una strana nostalgia che non ti dà la forza di uscire dal letto, perché sei troppo triste e l’unica cosa che fai è pensare alla persona che ti manca.
Povera mamma, se solo potessi curarti. Pensa nella sua testolina, sospirando appena, e cercando di non farsi contagiare da quella strana malattia.
 
«A cosa pensi Nialler?» lo distrae la sorella, sedendosi vicino a lui, accarezzandogli il capo.
«Sei sempre così stanca...» sussurra, ma non osa parlare di Maura: Iris si arrabbierebbe come una matta, parlare con lei della mamma provoca solo danni.
«A lavoro ho tanto da fare, ma non preoccuparti. Devo dirti una cosa!» gli occhi azzurri di Niall puntano ai suoi.
«Domani pomeriggio devo fare delle commissioni noiose, non posso portarti con me. E dato che qui in casa nessuno può badare a te, ho deciso di fare un nuovo acquisto» fa l’occhiolino, sorridendo «Ho trovato un baby sitter per te» conclude, mentre il fratellino inarca il sopracciglio.
«È un ragazzo, ha ventidue anni, ama tutte le cose che piacciono a voi maschi. Ti divertirai con lui, ne sono sicura» gli accarezza la guancia.
«Un baby sitter maschio? Mi prendi in giro? Questo non è un lavoro da maschi» sentenzia, continuando a guardare serio la sorella, non le crede per niente.
«È un maschio fidati, ho parlato con lui al telefono, ha la voce da orso polare» scherza, facendolo sorridere.
«Domani lo conoscerai, veniamo a prenderti insieme, poi io corro a fare le mie cose, sperando di non arrivare tardi» gli si avvicina, lasciandogli un bacio sulla fronte «Ora dormi, vedrai, ti piacerà»
«E se non mi piacesse?» chiede timido.
«Ne troveremo un altro, ma... non sarà necessario» Iris fa ancora l’occhiolino e spegnendo la luce, si avvia verso camera sua.
 
Niall resta sveglio ancora un po’, con i suoi pensieri che balzano da una parte all’altra: la letterina, il suo papà, la verifica di domani e ora questo, un baby sitter maschio.
La cosa non gli ispira, c’è qualcosa che non quadra: un ragazzo che lavora come baby sitter? No, non ci crede, non è possibile: i ragazzi fanno i calciatori, i meccanici, i soldati, i piloti, non i baby sitter, Iris è tutta matta, forse ha capito male.
La cosa lo incuriosisce, vuole che sia già domani, vuole aver già finito la verifica, vuole che sia pomeriggio per scoprirlo: si gira sul lato, chiude gli occhi, sospira a fondo e comincia a contare le pecore velocemente, con un ultimo pensiero in testa.
Se domani viene davvero un ragazzo, prometto che ricomincio a mangiare le carote.
 

 

Note di Nanek
Perchè sono qui? perchè sono una folle che vuole gestire 3 long su un colpo solo LOL
La verità è che... questa storia è ambientata a quasi Natale e noi siamo ormai a Febbraio, ci tenevo a postarla, ci tenevo proporla al popolo di EFP :)
Questa storia ha partecipato ad un contest, come scritto nella trama, "Winter is coming" e... si è classificata al primo posto, lasciandomi senza parole da dire, una grande sorpresa ai miei occhi :)
Ci tenevo a farvela vedere, questa mini long è piccina, ha solo 5 capitoli, ma spero che siano 5 capitoli che vi piacciano e che vi facciano emozionare un po' :)
Il nostro Niall non è il 20enne che conosciamo, e Greg,... si è evoluto in una fanciulla di nome Iris :D ahahah XD Niall qui è piccino piccino, non a caso l'AU è kids ;) 
Come primo capitolo non c'è troppo da dire, è una situazione un pochino malinconica, un po' triste, ma spero di avervi incuriosito almeno un po' ;)
Qualche idea su chi sarà il baby sitter? ;) se avete voglia di scriverlo, io leggerò con gioia le vostre parole :)
Spero davvero che questa storia vi piaccia, spero di trovare qualche recensione :)
Un grazie sin d'ora anche solo per aver letto, lo apprezzo molto, e come dice Niall "Lo giuro" ;)
Aggiornerò ogni sabato, niente ritardi lo prometto ;)
A presto <3
Nanek
 
 
  
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