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Autore: Nanek    08/02/2014    7 recensioni
Tratto dalla storia
«Mi sono divertito a giocare con te Nialler, non vedo l’ora sia domani» dice sincero, volgendogli lo sguardo, sorridendo dolce.
Il bambino arrossisce appena «Sei simpatico anche tu, solo che non capisco: sei simpatico perché lo sei davvero o perché devi fare bella figura?» e il biondo scoppia a ridere; il piccolo Horan è intelligente, è sveglio, solo lui può pensare certe cose, ad un altro bambino non sarebbe mai venuto questo dubbio: per i bambini comuni, l’importante è divertirsi, poco importa se una persona finge o meno.
«Sono simpatico davvero con le persone speciali» sorride.
«E io sono speciale?» gli occhi di Niall cercano l’ombra di incertezza in quelli di Luke, invano.
«Sì, lo sei, lo giuro» si porta la mano sul cuore.
AU !kids
Storia proposta per il Contest “Winter is coming” della pagina “Una Direzione: fanfiction”
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2

I'm caught up in a dream 

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They say I'm caught up in a dream 
Well life will pass me by if I don't open up my eyes 
Well that's fine by me 
 
 
4 Dicembre 2005.


«Hai rovinato questa famiglia, hai rovinato tuo padre, hai rovinato tutti noi con la tua dannata dipendenza per il gioco d’azzardo Luke! Ma ti rendi conto che arriviamo a stento a fine mese? Ma ti rendi conto di quello che hai fatto con i nostri soldi? Ma non ti vergogni Luke? Mi spieghi cosa ti è venuto in mente? Dimmelo Luke, dimmi perché! Cosa ti abbiamo fatto per meritarci questo?»
 
Non avete fatto nulla mamma...
 
«E non startene in silenzio dannazione!»
 
Non urlare mamma...
 
«Non puoi continuare così, noi... non possiamo più permetterci di mantenere i tuoi casini, i tuoi problemi»
 
Non piangere mamma…
 
«Devi andartene Luke, devi andare via da questa casa, devi imparare a cavartela da solo»
 
Mamma, perché non capisci che lo faccio per Tommy? Perché?
 
«Vattene via Luke, hai quasi ventidue anni, puoi iniziare a vivere senza di noi»
 
Mia mamma sempre più lontana.
Le mani sul viso.
Una porta che si chiude.
Una strada sfocata.
Il grigio a circondarmi.
La valigia che pesa.
Uno strano rumore che mi spacca i timpani.
Insiste questo rumore.
 
Ma che cos’è?
 

 
«Sveglia di merda!» la mano di Luke colpisce l’oggetto con prepotenza, lo fa cadere, il rumore del metallo che cade rimbomba tra le pareti di quella piccola stanza.
Il ragazzo cerca di riprendere fiato, il cuore batte all’impazzata, quel sogno lo perseguita, quell’incubo che lo assilla troppe volte, il ricordo di sua madre che, esattamente nove mesi prima, lo ha buttato fuori casa, lo ha cacciato, senza troppi giri di parole: lo ha abbandonato in mezzo alla strada, con pochi soldi, per permettersi appena due mesi di affitto, per il resto, «Devi cavartela da solo» così gli ha detto.
E Luke ha provato a cavarsela, rimboccandosi le maniche, trovando quella topaia in cui vive, cercando di accontentarsi, cercando di non lamentarsi e ringraziando di non essere ancora arrivato a stare a digiuno per la mancanza di soldi: ringrazia il cielo di avere almeno un diploma, di avere delle qualità nascoste che emergono quando servono; ha lavorato come operaio, in tutti quei mesi, ha lavorato in fabbrica, poi in ufficio, si è adattato ad orari orribili, si è adattato alle regole che gli hanno imposto, ma poi, quando il limite della sopportazione è stato passato, ha rinunciato.
È dura, quella vita: lo ha distrutto, gli ha impedito di vivere, lui è troppo giovane per essere condannato alla schiavitù della fabbrica e questi motivi, lo hanno portato a licenziarsi.
 
La Fortuna, vuole bene a Luke, lo protegge di continuo, la Fortuna ha un debole per il bel ragazzo dai capelli biondi, gli occhi azzurri e il fisico perfetto e, sempre lei, ha aiutato Luke a trovare due nuovi lavori, che lui può gestire benissimo in tutta la giornata: all’alba, aiuta a scaricare le casse al mercato, poi dorme fino alle tre di pomeriggio e conclude la giornata come baby sitter.
Gli piace quest’ultimo lavoro, fare il babysitter, è una cosa che lo attrae, che lo rende felice, che lo fa sentire ancora bambino: giocare ai Supereroi, guardare i cartoni, bere latte con i cereali come merenda delle cinque, tutte cose che Luke non vuole perdere, cose che Luke non vuole dimenticare, non vuole sorpassarle, vuole restare fermo alla sua infanzia, quando mamma e papà, lo volevano ancora in casa insieme.
Quando il gioco d’azzardo, ancora, non era entrato nella sua vita.
Con i pochi soldi che prende, non osa neanche pensare a quella sua ossessione, non è proprio il momento adatto per farlo, dato che la sua vita è sempre sul filo del rasoio: il gioco d’azzardo, può distruggerlo, può ridurlo a una vita senza cibo e lui non può permetterselo, lui non ha più mamma e papà pronti ad aiutarlo, lui deve vincere da solo contro la tentazione.
 
Si alza dal letto, stiracchiandosi un poco: la sveglia ha scoccato le due e mezza di pomeriggio, lui deve prepararsi per uscire, non può fare tardi e, sotto sotto, è impaziente di conoscere il bambino con cui dovrà passare molti pomeriggi.
La sua colazione è pure un pranzo, si cucina le uova all’occhio di bue, l’immancabile bacon, i pomodori comprati quella stessa mattina al mercato, ha particolarmente fame, e decide di concedersi pure una salsiccia, la sua pancia esploderà, ne è certo, ma deve badare ad un bambino di sette anni, e lui sa benissimo che significa: giochi, giochi e ancora giochi e quindi fatica, fatica e ancora fatica.
Dopo aver finito la sua colazione, comincia a prepararsi, guardandosi allo specchio, spaventandosi per le borse nere che si ritrova sotto gli occhi, si spaventa della sua immagine, che lo ritrae stanco e consumato, sicuramente non pronto a un pomeriggio impegnativo: ma il suo sguardo, cade su una foto, l’unica che ha in quel posto.
Ritrae un Luke piuttosto immaturo, un Luke ancora adolescente, con l’acne che domina le sue guance; non è solo in questa foto, perché tra le sue braccia c’è un bambino, dagli occhi blu e i capelli rossi, le lentiggini che abbelliscono i suoi lineamenti dolci, entrambi sorridono all’obiettivo, le loro mani si tengono strette come a non voler perdersi mai, i loro occhi brillano, pieni di felicità.
Luke fissa quella foto, sospira profondamente, come se quell’immagine gli avesse appena ricordato il motivo per il quale deve lavorare sodo, e senza ulteriori pensieri, si mette la sciarpa attorno al collo, il cappello blu che gli porta fortuna messo per bene, cerca le chiavi di casa: sono le tre e mezza, deve avviarsi verso la scuola elementare di Mullingar.
 
Cerca con lo sguardo una ragazza, dai capelli biondi e il cappello giallo, o almeno così lei gli ha detto di cercare.
Sono le quattro e dieci, i bambini escono tra cinque minuti esatti, e lui non ha ancora trovato la tipa in questione, c’è troppa gente, troppe donne, troppe mamme, lui sembra l’unico maschio in questo posto.
«Luke Hemmings?» lo chiama una voce dietro di lui, facendolo sobbalzare un po’.
Si gira, e davanti ai suoi occhi, ecco un cappello giallo, dei capelli biondi, mossi, che scendono su un cappotto grigio, occhi azzurri che lo fissano incerti, occhiali da vista marroni e grandi che gli ricordano quelli delle secchione, un viso dalla pelle bianca, macchiato appena dal rossore delle guance.
«Iris Horan, immagino» sorride, porgendole la mano, che lei stringe a sua volta, ricambiando quel sorriso gentile.
«Colpa mia, sono arrivata ora, scusami, a lavoro abbiamo mille casini. John, il papà della mia amica, mi ha detto che sei un gran lavoratore» dice lei, alludendo alla persona che le ha parlato di lui, con l’entusiasmo alle stelle; il suono della campanella, strilla la fine delle lezioni.
«Sei arrivata in tempo, e comunque John esagera, ci troviamo bene però a lavoro» risponde lui, portando la mano nella tasca del giaccone e avviandosi con lei verso l’entrata.
 
«Quello lì è Niall» indica la ragazza, puntando l’indice contro un bambino castano, che volge lo sguardo ad un altro compagno, parlano tra di loro, chissà di cosa, ha un giubbotto marrone scuro, lo zaino verde, delle tartarughe Ninja, il grembiulino blu gli arriva al ginocchio.
Alza lo sguardo quando la sorella lo chiama, sventolando un po’ la mano per farsi vedere e Luke nota la somiglianza tra i due: gli stessi occhi.
Il bambino si avvicina, quasi corre, e si butta di peso sulle gambe della ragazza.
«La verifica era facilissima!» esclama, raggiante, mentre lei gli accarezza i capelli e gli fa mille complimenti.
Luke sorride a quell’immagine, continua a restare in silenzio, come se non sapesse che fare.
È Iris, infatti, a far notare al fratello la presenza di un’altra persona.
«Niall, lui è Luke, il tuo baby sitter maschio» dice ridacchiando appena, mentre il bambino arrossisce e comincia a scrutare il ragazzo davanti a lui, che gli sta porgendo la mano.
«Piacere Niall» la voce di Luke quasi trema, è imbarazzato da quegli occhi chiari, si sente quasi a disagio, sotto pressione, come se quel bambino lo stesse valutando.
«Piacere Luke» borbotta, stringendo la mano, non distogliendo lo sguardo.
«Niall non credeva fossi un ragazzo, si aspettava una ragazza, non voleva credermi!» interviene Iris, come se avesse capito il leggero disagio da parte del biondo.
«Mia sorella ha detto che hai la voce da orso polare, prova a parlare di nuovo» lo istiga Niall e la ragazza spalanca gli occhi, resta a bocca aperta, quasi sbianca d’improvviso.
Luke ride, le volge lo sguardo «Un orso polare?» domanda divertito, ma non riceve risposta: Iris balbetta qualcosa e si congeda con un saluto veloce, pizzicando appena il braccio al fratellino, come piccola punizione per la figuraccia, indietreggiando velocemente verso la sua macchina.
«Mi sa che quando siete soli ti uccide, campione» sentenzia Luke, guardandola allontanarsi.
«Probabile, ma è divertente» ridacchia Niall.
Luke si offre di portargli lo zaino pesante, dato che è arrivato a piedi: il piccolo accetta,  chiede cos’hanno in programma per il pomeriggio.
«Quello che vuoi, basta non andare a casa tua...» dice Luke, e Niall lo sguarda stranito: perché non possono andare a casa sua?
Il ragazzo biondo sorride e, abbassando il tono di voce, svela «Tua sorella si è pure dimenticata di darmi le chiavi, la mia voce da orso fa strani effetti» ed entrambi scoppiano a ridere.
«Andiamo al parco? Ci sono le altalene e tanti alberi» propone il più piccolo, quasi esita.
«Sì! Dai andiamo a giocare alle scimmie ti prego!» esclama il più grande, con un entusiasmo sincero, che sbalordisce il piccolo Horan: un bambino con le sembianze di un adulto, questo è il suo baby sitter.
«Dai facciamo una corsa! L’ultimo che arriva mangia i broccoli!» urla ancora Luke.
«A me piacciono i broccoli» e a questa risposta, Luke inorridisce.
«Bleah, che schifo! Io li odio! Cosa odi tu?»
«Le carote, che schifo» la faccia disgustata di Niall fa ridere.
«Bene, l’ultimo che arriva mangia le carote! O i broccoli» e il biondo non riesce a finire di parlare, che il bambino parte a correre come una scheggia.
«Non vale così Horan!» gli urla, cominciando a seguirlo.
«Non hai parlato di regole!» si giustifica l’altro, e ridendo, si avviano verso il parco.
 
Alle sette e mezza, Niall e Luke sono fuori casa Horan, da circa una ventina di minuti: siedono sul marciapiede e aspettano il ritorno di Iris.
«Sai quando torna?» chiede il più piccolo, Luke scuote la testa.
«Mi spiace farti aspettare, ma se suoniamo la mamma non ci apre» conclude sospirando Niall, mentre l’altro inarca il sopracciglio.
«Ma… c’è davvero qualcuno in casa? E non ci apre?» è sbalordito da quelle parole.
«C’è la mia mamma, ma è chiusa in camera, non viene ad aprire» dice a bassa voce, come se si vergognasse, il più grande capisce di non dover approfondire l’argomento: è troppo presto per prendere così tanta confidenza.
«Mi sono divertito a giocare con te Nialler, non vedo l’ora sia domani» dice sincero, volgendogli lo sguardo, sorridendo dolce.
Il bambino arrossisce appena «Sei simpatico anche tu, solo che non capisco: sei simpatico perché lo sei davvero o perché devi fare bella figura?» e il biondo scoppia a ridere; il piccolo Horan è intelligente, è sveglio, solo lui può pensare certe cose, ad un altro bambino non sarebbe mai venuto questo dubbio: per i bambini comuni, l’importante è divertirsi, poco importa se una persona finge o meno.
«Sono simpatico davvero con le persone speciali» sorride.
«E io sono speciale?» gli occhi di Niall cercano l’ombra di incertezza in quelli di Luke, invano.
«Sì, lo sei, lo giuro» si porta la mano sul cuore.
E il bambino sta per chiedere il perché di tale convinzione, ma l’arrivo della macchina rossa, che parcheggia davanti casa, interrompe la loro conversazione.
Iris scende dall’auto, ha diverse borse della spesa da scaricare, ha un viso stanco e perso nel nulla, quasi non si rende conto che i due la stanno osservando.
Niall le corre incontro, abbracciandole le gambe, chiamandola “addormentata”: lei arrossisce e quando lui spiega della sua dimenticanza, si porta una mano sulla fronte.
«Sono una sbadata» si giustifica, cominciando a chiedere scusa.
Anche Luke la raggiunge, si offre per aiutarla, lei accetta, sorridendo a quel ragazzo, e gli propone di cenare con loro, come modo per farsi perdonare.
«Sì dai Luke resta! Così le raccontiamo» insiste Niall e il ragazzo non oppone resistenza a quell’invito: a casa nessuno lo aspetta, se non una foto.
 
Sono già le dieci e mezza, quando Niall saluta i due giovani per andare a dormire: Iris si assenta per cinque minuti per accompagnarlo, per augurargli la buona notte, per poi tornare a tener compagnia a Luke, che durante la sua assenza, si è messo a sparecchiare la tavola.
«Giù le mani, sei un ospite» lo rimprovera la ragazza.
Ma lei non può sapere, lei non può capire quanto gli manchi sparecchiare una tavola per più persone, lei non può sapere quanto gli manchi lavare più di un piatto, più di un bicchiere, lei non può sapere che sono passati nove mesi dall’ultima volta che ha cenato in compagnia.
«Mi piace dare una mano e tranquilla, non voglio soldi extra» la rassicura lui, ma lei sembra testarda.
«Mi fai sentire in colpa» sbuffa, ma lui la invita a sedersi, a parlare con lui, lasciandolo libero di sistemare.
Quella casa gli ricorda così tanto la sua, l’arredamento così vecchio stampo, principalmente in legno, quelle pareti dai colori un po’ spenti, ma che sanno di famiglia, pareti dove rimbombano i ricordi degli anni passati, quel calore che avvolge quel posto gli mette pace, e una nostalgia pesante.
«Lo hai fatto innamorare sappilo, sei il suo nuovo mito» dice Iris, parlando del fratellino, cominciando a dire che i suoi occhi brillano come non mai, che lo ha trovato davvero felice e soddisfatto.
«Certo, Niall è sempre così, è un bambino simpatico, ma di solito ci impiega un po’ a farsi piacere qualcuno. Avanti svelami il segreto» lo istiga, sperando di ricevere qualche riposta geniale.
«Sono peggio dei bambini, è come se avessi otto anni, non ventidue» dice sincero, facendola ridacchiare.
«Beato te che vivi così, a me sembra di avere ottant’anni, non ventidue» sospira, togliendosi gli occhiali e stropicciandosi un po’ di occhi.
Luke sorride, mette via le ultime cose, mentre Iris lo guarda, lo fissa, senza aprire bocca: a primo impatto gli è sembrata una ragazza dalle mille parole, non una timidona, o forse, è solamente troppo stanca per parlare.
Ma quel silenzio non lo disturba, non è il silenzio che invade casa sua, un silenzio tombale dove solo il suo respiro lo sporca: il silenzio che c’è in questa cucina è diverso, non è così male, è insolito, è piacevole, non lo fa sentire solo.
La guarda mentre prende il portafoglio dalla borsa, ed estrae le banconote, appoggiandole sul tavolo.
«Spero davvero che Niall ti faccia restare con noi per un po’, non sai quanto mi sei d’aiuto per il pomeriggio e dato che a lui piaci, sarebbe triste se te ne andassi presto» confessa lei, facendolo sorridere.
«Basta che non vi stanchiate voi di me, io ci sarò sempre, anche a me tuo fratello sta simpatico, mi ricorda qualcuno a me caro» confessa, senza approfondire il discorso, per poi volgere lo sguardo all’orologio: decisamente ora di andare a casa, una lunga camminata lo aspetta.
«Meglio avviarsi, o domani mattina al mercato faccio casini» sorride ancora, lei chiede se vuole un passaggio, che lui però, rifiuta gentilmente «Devi dormire Iris, io sarò un orso polare, ma se tu non dormi, mi sa che diventi un panda, senza offesa» ridacchia, facendola arrossire brutalmente.
Lei gli porge le chiavi di casa, per il giorno dopo e lo saluta con una stretta di mano.
«A domani, buona notte Luke» sussurra.
«Buona notte Iris» ricambia lui, avviandosi fuori, dove il vento freddo si affretta ad avvolgerlo.
 
Ma se fuori domina il gelo, dentro di lui c’è calore: è bastato un pomeriggio con quel bambino a farlo sentire così bene, a farlo sentire nuovamente così vivo.
Quel bambino, Niall, è davvero speciale.
Riesce a tirare fuori il meglio di lui, riesce a renderlo felice, riesce a fargli dimenticare i casini della sua vita, quel bambino, in un solo pomeriggio, gli ha ridato un po’ di vita che ha perso per strada.
Niall è come Tommy, ne è certo.
Con la sola differenza che Luke, quando sta con lui, non teme mai di poterlo perdere.
 


Note di Nanek
Sono puntuale, credo sia un miracolo!! No dai, l’avevo detto che sarei arrivata sempre giusta, almeno per questa storia ;)
Ciao a tutte =)
Posso solo dire che vi adoro già?
6 recensioni al primo capitolo: volete farmi morire? Sono davvero felice di vedervi così entusiaste per questa storia ;)
Molte di voi hanno pensato a Louis…. Mi spiace deludervi: ma è il nostro Lucas il baby sitter tanto misterioso ;) un baby sitter pieno di inquietudini, pieno di segreti che ancora non si capiscono tanto bene ma che avranno una loro spiegazione, ve l’assicuro!
Che ne pensate allora di questo capitolo 2? Vi piace? Spero di sì =)
Passiamo a ringraziarvi <3
 
Grazie a voi per aver messo la storia tra le preferite <3  Imlovinit  luce_ghiaccio   Nerhs TheBlueRose vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le ricordate <3  cassiecas Marty1DFire vi adoro <3
Grazie a voi per aver messo la storia tra le seguite <3  fight_till_its_over  Grehoran93 HoransCoffee Marty1DFire She loves writing vi adoro <3
Grazie a voi per aver recensito <3 TheBlueRose fight_till_its_over Nerhs luce_ghiaccio She loves writing Marty1DFire vi adoro <3
 
Grazie davvero per aver dato una possibilità a questa storia <3 spero di non deludervi =)
Aspetto le vostre recensioni <3
Al prossimo sabato <3
Nanek
  
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