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Autore: Lady Viviana    01/02/2014    1 recensioni
Un blogger e il suo amico sociopatico (o meglio “sociopatico ad alta funzionalità”, come ama autodefinirsi) che corrono per le strade di Londra alla ricerca di assassini e terroristi. Ma anche John e Sherlock, due uomini come tanti che hanno deciso di condividere un appartamento. Questa raccolta di dieci one-shot celebra appunto loro due e la vita quotidiana al 221B di Baker St. Perché è anche questo che li rende così speciali.
Spoiler-free (ma possibili riferimenti alle prime due serie)
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: OOC, Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Illness Strikes at 221B
by Witty Maid

 
Link alla storia originale: https://www.fanfiction.net/s/10035498/1/Illness-Strikes-221B
Link al profilo dell'autrice originale (Witty Maid): https://www.fanfiction.net/u/5467143/Witty-Maid
 

John
Sherlock
Lestrade

 
Sherlock
 
Quella mattina Sherlock si sentiva a pezzi. Aveva freddo, anche se di solito era abituato a quella temperatura e la testa gli pulsava (e non a causa del suo cervello perennemente attivo) e ogni cosa gli sembrava soltanto una distrazione. Si sdraiò sul divano, provando ad associarlo al fatto che era stato sveglio tutta la notte. Sherlock scosse la testa: era ridicolo, non gli era mai capitato prima. Gemette e iniziò a singhiozzare: si era reso conto di essere malato.
 
“John!” chiamò debolmente, afferrandosi la fronte pulsante. John arrivò e vide che era più pallido del solito
Cosa c’è, Sherlock?
 
Sherlock, con rabbia, si buttò giù dal divano e fissò l’altro che, a bocca aperta, fece un passo indietro. Poi, Sherlock sentì il sangue che scorreva troppo in fretta nelle sue vene e si rimise sdraiato.
Lo so, sei malato. Ho appena detto a Lestrade che oggi non lo potrai aiutare con i casi” disse John.
 
Sherlock rise e si alzò dal divano, improvvisamente così confortevole “No, andrò. E’ soltanto un po’ di – provò a improvvisare – stanchezza. Mancanza di sonno”
Sherlock, tu non sei mai stanco” disse John e l’altro mormorò qualcosa senza senso, mentre si metteva il cappotto e la sciarpa. Anche con quelli, continuava ad avere freddo, nonostante fosse ancora all’interno dell’appartamento.
 
Quando raggiunse la scena del crimine stava diluviando. Lestrade arrivò, vide che Sherlock si appoggiava leggermente a John per stare in piedi e iniziò a ridere “E questo cosa significa?
“Sto male – inizò Sherlock – non hai mai visto nessuno ammalato, prima?”
 
Prima che potesse mettere piede sulla scena del crimine, Lestrade spinse indietro Sherlock e questi, che normalmente è più forte di quanto appaia, indietreggiò e starnutì “Yeah, mi dispiace, Sherlock, ma non voglio che la tua influenza contamini la scena del crimine
“Stai scherzando? Perché?” chiese Sherlock
Forse dovremmo andare” sussurrò John, trascinando l’altro verso il taxi che era ancora lì ad aspettarli.
 
Tornati al 221B, Sherlock fece qualcosa che difficilmente accadeva raramente. Dormì  senza lamentarsi.
 

 
John
 
Alla fine della giornata, John era esausto. La mattina aveva lavorato con Sarah all’ambulatorio e nel pomeriggio aveva aiutato Sherlock con un caso difficile che gli aveva preso quasi una settimana. Quando finì di aggiornare il suo blog, la testa iniziò a martellargli; si sfregò gli occhi e la testa e chiuse lo schermo del computer. Dopo, ci appoggiò sopra la testa, mormorando “Solo cinque minuti” e si addormentò immediatamente.
 
La mattina dopo, Sherlock vide John addormentato vicino al computer, ma, invece di svegliarlo, come avrebbe fatto una persona normale (e nessuno avrebbe descritto Sherlock come “normale”), si mise a studiarlo. Dopo che notò il suo colorito cereo, gli misurò la temperatura: era abbastanza alta per dire che John aveva la febbre. Pensò che sarebbe stato divertente curarlo, così prese un campione di DNA e uno di sangue di John e alcune medicine trovate nella dispensa e si mise al lavoro. Mescolandoli, creò la medicina e cercò negli armadietti un flacone da utilizzare. Quando lo trovò, svuotò il suo contenuto nel lavandino, ci mise la “medicina” per John e lo svegliò.
 
John si alzò lentamente, rabbrividì, gemette e aprì gli occhi. Sembrava che la sua testa fosse costantemente colpita con una pietra, aveva il naso chiuso e non riusciva a respirare e gli sembrava che il tavolo fosse un soffice cuscino. *Devo stare davvero male*, pensò.
Il suo stomaco si agitò e iniziò a sentire la nausea: afferrò il cestino più vicino e vomitò.
Sherlock era ancora lì con un sorriso sul volto “Cosa c’è, Sherlock?” disse John,  alzandosi.
“Ho notato che non stavi bene”
E?
“Ero già sveglio, così ho deciso di lasciarti dormire. Nel frattempo, ho preparato una medicina apposta per te” e sorrise, consegnando la medicina a John che sospirò e prese la bottiglietta. Non si sentiva bene e voleva soltanto sdraiarsi e dimenticare di dover prendere qualche medicina. Dopo aver bevuto quel liquido sgradevole, tossì.
E’ terribile!
“Ti senti meglio?” chiese Sherlock
NO!” urlò l’altro, lasciando la stanza.
“Aspetta e vedrai” ridacchiò Sherlock.
 
Nel corso della giornata, John iniziò a sentirsi meglio; la sera, si sentì molto meglio: era come se non fosse più malato.  Vide Sherlock che cercava il suo computer, ma non ci fece caso
Come funzionava la medicina?
“Affascinante”
“Vedi che te l’avevo detto?”
Grazie” poi realizzò che Sherlock stava usando il suo computer “Hey!
“Sì?” chiese Sherlock, fissandolo e staccando gli occhi dallo schermo
Per cosa stai usando il mio computer?
“Ero annoiato, così ho deciso di leggere le tue mail”
  
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