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Autore: Stellina556    01/02/2014    1 recensioni
"Non incontrerò mai i miei idoli!" pensi.
E se invece un giorno tutti i tuoi sogni diventassero realtà? E se la vita decidesse di renderti felice? E se tutto quello che sogni diventasse la tua vita reale?
Beh... alla fine basta solo crederci!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da leggere ascoltando la canzone delle "Artic" cioè questa, mi raccomando, ascoltatela subito: http://www.youtube.com/watch?v=L5iVxTrxI0U  


*Niall*
 
Le ragazze si sedettero sul tappeto e noi sul divano difronte. Maria impugnava il manico della sua chitarra mentre cercava di accordarla. Quanto era bella… perfino quando faceva una cosa normalissima come accordare una chitarra.
“Che cantate?” chiese Zayn.
“Let it go di Demi Lovato” rispose Ludovica.
Maria cominciò a suonare e Ludovica attaccò con la prima strofa. Cazzo se non erano brave… ci superavano. Cantavano tranquille con le loro voci angeliche, avevano un talento che invidiavano le stelle.
Lanciai un’occhiata ai ragazzi. Ascoltavano a bocca aperta… anche loro erano sorpresi. Quando terminarono di cantare noi non applaudimmo, non ne avevamo la forza. Ci brillavano gli occhi per aver scovato un nuovo talento musicale. Un silenzio di tomba crollò nella stanza, e alla fine fu Liam a rompere il silenzio.
“Ragazze… siete… cioè non esiste termine per descrivervi… cioè volevo dire… cazzo chiamate Paul, la modest, insomma qualcuno! Dovete per forza emergere! Regalerete milioni di sorrisi a tanti fan! Harry muovi il culo e prendi il telefono!”
Manco a farlo apposta, in quel momento squillò il telefono di Maria. Lei rispose con la sua voce allegra. Ad un tratto il suo volto si incupì. Cominciò a parlare in italiano, senza farmi capire niente. Riuscì a captare solo una frase e a tradurla.
“Lasciami in pace.” disse Maria. La MIA Maria. Chi era questo stronzo che si permetteva di ferirla? Sentivo una tale rabbia dentro che avrei eliminato quella persona dalla faccia della Terra.
A quel punto, prima che tutti potessero rispondere, successe una cosa stranissima. Maria cominciò a piangere.
“Maria… amore che hai?” sussurrai mentre la abbracciavo preoccupato. Le ragazze le tolsero il cellulare dalle mani e Ludovica chiuse la chiamata.
“Chi era?” domandò preoccupata Linda.
“La… la…” Maria singhiozzava fra le lacrime. Nove ragazzi erano sul tappeto intorno a lei cercando di capire cosa stesse succedendo alla mia ragazza che versava lacrime fra le mie braccia.
“La? Maria parla!” urlò Vanessa.
“LA PROFESSORESSA DI CHITARRA!” Maria iniziò a piangere ancora più forte stringendosi al mio petto. Chi era quella donna? Cosa le aveva fatto?
“Ancora quella troia?! Che ha detto? Calmati e racconta!” disse Benedetta indignata.
Maria tirò su col naso e iniziò a raccontare con le lacrime che le solcavano il viso.
“Mi ha detto che ha visto le foto con “il mio nuovo ragazzo” ma che io resterò sempre una pazza bugiarda… ha detto che sono una persona orribile, che non mi merito tutto questo. E poi… poi ha detto che se spero di avere una carriera come cantante devo abbandonare il mio sogno, perché sono sempre stata stonata. Ha detto che sono più brutta di quanto ero alle medie e che sto usando il “mio nuovo ragazzo” solo per i soldi… e poi… ha detto che sono una stupida illusa. Io le ho detto di lasciarmi stare e…”
Linda non la fece finire di parlare che diventò rossa e urlò
“Quella puttana! E’ passato un sacco di tempo e ancora ce l’ha con te! Io la ammazzo!”
“Ma si può sapere chi è questa stronza?” Strillai indignato. Chiunque fosse stata questa donna, l’avrebbe pagata cara. Molto cara.
“Allora, quando frequentavamo le scuole medie, facevamo parte del corso musicale, cioè imparavamo uno strumento e avevamo due rientri pomeridiani. Maria e Linda studiavano chitarra, Vanessa flauto, Ludovica pianoforte e io violino. Maria era un anno più piccola di noi ma siamo sempre state migliori amiche. La professoressa di Linda e Maria era l’unica donna e per tutta la prima media adorò Maria. La trattava come se fosse stata figlia sua e Maria adorava lei. In seconda media, ci fu un progetto sui diritti dei ragazzi a cui doveva partecipare la classe di Maria facendo qualcosa. Decisero di organizzare la parodia di una canzone e lavorarono tutta la mattina. Alla fine il progetto fu pronto in un giorno e la professoressa di lettere chiese a Maria di trovare gli accordi della canzone e di accompagnare la canzone con tutta la classe di chitarra. Il pomeriggio si incontrò tutta la classe a scuola con la professoressa di lettere ma quando fu il momento di andarsene alle quattro, la professoressa di chitarra andò su tutte le furie dicendo che non avrebbe mandato via i suoi allievi prima delle sette, nonostante i ragazzi stessero a scuola da due ore. Cominciò ad urlare per tutta la scuola e contro alla professoressa di lettere. Era impazzita. Minacciò di abbassare i voti di condotta a tutti. Alla fine vinse lei e i ragazzi restarono fino alle sette. Da quel giorno la professoressa di chitarra se la prese con Maria sostenendo che aveva avuto “un abuso di potere” trovando gli accordi con la professoressa di lettere e che le era mancata di rispetto. Da quel momento cominciò a torturarla. La voleva far rimanere senza amici. Cominciò a inventare cose che Maria non aveva mai detto, facendo credere ai suoi compagni che lei era una bugiarda. La chiamava pazza bugiarda. Le diceva che i professori pensavano che lei fosse stonatissima, quando era lei a pensarlo, solo per toccarla in punti deboli. Lei sapeva che Maria viveva per cantare, e voleva indurla a non farlo più. Le parlava male di suo padre che cercava di proteggerla. La cosa brutta era che ogni volta che Maria si sfogava con qualcuno, automaticamente la professoressa di chitarra smentiva di aver detto quelle cose, dandole della bugiarda. In classe tutti la isolavano, tranne i suoi compagni di turno di chitarra (la classe di chitarra era divisa in due turni) che sapevano tutta la storia ed erano stati presenti a molti battibecchi fra la professoressa e Maria, le poche volte che lei cercava di difendersi. Questa storia continuò fino alla fine della terza media. Maria era sempre più distrutta e non ce la faceva più. Quando lei si iscrisse al Liceo Classico era troppo contenta di lasciarsi tutta questa storia alle spalle. Ma non era finita, ogni tanto, quando meno se l’aspettava, la professoressa la chiamava sul cellulare e le ricordava di quanto fosse inutile, pazza e bugiarda e la minacciava che se avesse detto a qualcuno delle telefonate, gliel’avrebbe fatta pagare. Per tutto il primo superiore continuò questa storia ma poi decidemmo di registrare una telefonata e portarla alla preside. Da quel giorno la professoressa fu allontanata dalla scuola e denunciata. Era lei la pazza bugiarda. Il secondo superiore passò tranquillo ma ora… ora è ritornata. Pensavamo di esserci liberate di lei ma… rieccola. Lei ce l’ha a morte con Maria per averle fatto perdere il lavoro e le sue ultime parole furono “la pagherai”. Mi verrebbe da impiccarla.” Benedetta finì di raccontare sotto i nostri volti sconvolti. Maria piangeva con la faccia sul mio petto. Non sarebbe stata la MIA Maria a pagarla, ma quella spregevole donna che non meritava nemmeno di stare sulla faccia della Terra.
“Se solo ti chiama un’altra volta, tu prenota un biglietto per l’Italia che le rompo il naso. Deve morire! E’ una strega! Maria amore mio perché non me l’hai detto?” dissi io in preda alla rabbia.
“Io… non avevo più ricevuto telefonate! E poi… mi vergognavo. Ma io… sono davvero stonata?” Maria riprese a bagnarmi la maglietta con le sue lacrime. Aveva paura. Ma non doveva averla. Avrei sistemato una volta per tutte quella persona. In un carcere.
“Maria. Maria. Maria. La tua vita è su un palco. Con un microfono in mano. Con la tua band. Con le tue migliori amiche. Hai una voce bellissima. Quella donna si pentirà di esser venuta al mondo, credimi.” Le accarezzai una guancia e la baciai dolcemente.
“Che ne dite di un abbraccio di gruppo?” propose Louis.
Annuimmo e ci stringemmo.
“Maria noi ti vogliamo bene. Tanto.” Disse Liam.
Ad un tratto il campanello suonò. Era Paul, che era stato chiamato da Harry.
“Ecco le nuove star, da come mi ha descritto Harry! Chi è la ragazza del nostro Hazza?” disse ridendo Paul.
“Io!!!” rispose Ludovica abbracciando Harry che automaticamente la baciò.
“Vi ho chiesto chi era la ragazza di Harry, non di farmi vedere come limonate! Ma andiamo al sodo. Harry mi ha parlato ed era entusiasta di voi. Non sono qui per interrogarvi o giudicarvi, dovete solo suonarmi un pezzo di una canzone che vi piace. So che siete bravissime, quindi non abbiate paura. Forza ragazze, tocca a voi!” parlò Paul. Io baciai Maria.
“Nessuno ti deve toccare. Nessuno.” Dissi stringendola a me.
“Solo tu. Grazie di esistere.” Rispose dolcemente.
“Ti proteggerò.” La baciai.
 
*Maria*
 
“Ti proteggerò.” Disse Niall.
Erano le parole più belle che lui potesse dirmi. Mi sentivo sotto protezione del ragazzo che amavo. Né la professoressa, né nessun altro mi avrebbe fatto del male. Lo amavo con tutta me stessa e mi sentivo immersa nella sua dolcezza, nella sua protezione ed era una cosa stupenda.
In quel momento toccava a noi, però. Era il nostro momento, la nostra possibilità per diventare qualcuno.
La mia mano si muoveva sulle corde della mia chitarra in una danza di melodiosi accordi, mentre accompagnavo le voci delle mie migliori amiche e la mia.
Perché quando cantavamo, eravamo solo noi cinque. Noi cinque nel nostro mondo, insieme alla mia chitarra e a volte con il pianoforte di Ludovica. Ma eravamo comunque noi cinque insieme, in un prato verde di note.
Quando terminammo la nostra esibizione, Paul ci guardò intensamente. Aprì la bocca. La chiuse. La riaprì. La richiuse. Al quinto tentativo riuscì a far uscire la voce.
“Fate le valigie, ragazze. Sono i vostri ultimi giorni da normali adolescenti. Il tempo di comporre le canzoni e assaporerete il gusto di essere gli idoli di milioni di persone.”
Noi ci guardammo. Spalancammo gli occhi. Saltai in braccio a Benedetta e le altre ci strinsero fortissimo da dietro. I nostri ragazzi ci abbracciarono. Eccoci stretti in un abbraccio collettivo. Eccoci stretti in un sogno realizzato.
 
























Visto che sorpresa? Cosa ne dite? Vi piacciono le Artic come ragazze? Ascoltate la canzone!
  
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