Fanfic su artisti musicali > Mika
Segui la storia  |       
Autore: Stephenie    01/02/2014    2 recensioni
"S…sono nato a Bei…Beirut – e qui sento qualcuno chiedere “Bei che?!?”. Sto per ripetere il nome della mia città natale, quando sento qualcun altro farlo per me… “Beirut, idiota”, dice una voce femminile che proviene da una ragazza accostata alla porta, che mi guarda e mi strizza l’occhio."
Questa storia parla di un Mika adolescente, alle prime prese con l'amore, e di una ragazza, Emily (nome non scelto a caso u.u), che lo aiuterà a capire la sua identità e ad accettare sè stesso.
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Elle Me Dit


 
12.30
Entro in mensa dopo il suono della campanella. Non so bene dove andare, quindi seguo la massa. Emily è davanti a me e vorrei chiederle se potessimo sederci insieme, visto che molto probabilmente, nessuno mi vorrà, ma lei sparisce prima che riesca a raggiungerla. Una volta arrivato nella mensa, prendo il mio vassoio e mi metto in fila, ignorando i vari soprannomi che mi affibbiano. Lo riempio tutto, e alla fine mi volto a guardare i tavoli. Non appena qualcuno capisce che mi sto avvicinando per sedermi al posto vuoto accanto a lui, subito lo occupano con delle borse, e una ragazza prende persino il suo fidanzato per il colletto, tirandolo verso di lei e urlandogli “No, non la far sedere qui.”, il ragazzo a  testa bassa mi dice “mi dispiace, il posto è già occupato”, mentre la fidanzata mi guarda con aria di approvazione e orgoglio verso il suo ragazzo, alzando un sopracciglio, come per dire “non hai speranza contro di me”. Mi volto senza dire una parola, mi accantono alla porta e mi rendo conto che mi rimangono solo due opzioni: la prima consiste nel gettare il mio vassoio e ritornare in classe, la seconda invece nel rinchiudermi in uno dei bagni maschili e pranzare da solo, come il tipico sfigato nei film, che alla fine diventa il figo della situazione, ammirato da file e file di gente, cosa che a me non accadrà mai. Mentre scelgo sul da farsi, qualcuno pensa già a darmi la risposta, gettandomi il vassoio per terra con una mano all’improvviso, e dopo aver raccolto il piatto di purea, stranamente ancora intatto, me lo butta sulla testa con un colpo sonoro, mentre tutta la mensa sbatte le proprie mani sul tavolo, urlando in coro “checca”. Non resisto più, e corro via, rifugiandomi nel bagno. Lì, con della carta riesco a togliere via il purea dai miei capelli, e dopo aver soffocato qualche lacrima, esco fuori a testa bassa coprendomi con il cappuccio, e arrivato in cortile sorprendo Emily a fumare. Lei mi vede arrivare e mi soffia una boccata di fumo in faccia, mentre mi dice “Non saresti dovuto andare in mensa, tesoro”, io la guardo senza sapere bene cosa dirle, riesco soltanto a mormorare un “già” soffocato dalle lacrime che bruciano nella mia gola. Non devo essere un bravo attore, perché lei se ne accorge, si mette davanti a me, e alzandosi in punta di piedi mi sfila il cappuccio e con la sua mano con le dita screpolate, piene di pellicine e tinte di nero, mi sfiora i riccioli e appoggia la sua testa sulla mia spalla. “Niente paura – dice – sweetheart, non sei più solo adesso” restiamo così per almeno un altro paio di minuti, fino a quando il suono della campanella ci fa sobbalzare, lei si allontana velocemente, ma rimane abbastanza vicina da attaccare il suo braccio al mio, mentre dice “adesso abbiamo matematica, è l’ultima ora, dopo, se ti va, puoi venire a casa mia per fare i compiti”, prendo un po’ di coraggio, e dico “senza offesa, ma non sembri la tipa che spende tempo a fare i compiti”, devo aver fatto un buon lavoro, perché la sento ridere di gusto, mentre mi da delle pacche sulla spalla “Okay, Mr. Know it all”.
Ci avviamo insieme in classe, e il professore ci squadra con uno sguardo di disapprovazione, facendoci capire che siamo in ritardo. Non appena raggiungiamo i posti, ci guardiamo con uno sguardo d’intesa, non importa quanto possa essere stata difficile questa giornata, o quante altre brutte giornate dovrò attraversare: “non sei più solo, adesso”, sono queste le parole che lei mi ha detto e che continuano a risuonare nella mia testa, fino alla fine dell’ora. Non appena la campanella suona, ci alziamo tutti in piedi e ci catapultiamo fuori dalla scuola. Emily mi prende per mano e mi trascina correndo, mentre una decina di macchine stanno per investirmi. Solitamente non mi piace correre in mezzo al traffico, ma non posso negare che tutto questo non mi faccia ridere. In effetti, è la prima volta che mi diverto davvero. All’improvviso mi tira a sedere su una panchina accanto a lei, in un parco che non avevo mai visto prima e dopo qualche minuto di totale silenzio, involontariamente le dico:
-Come facevi a sapere il mio soprannome?-
-Perché dopo aver sentito che vieni da Beirut, ho detto l’unica parola che conosco della tua lingua- mi risponde mentre accende un’altra sigaretta.
-Hai indovinato, è proprio il mio soprannome.-
-Un caso curioso che ti chiamino “sacchetto di plastica”-
-Lo fanno anche perché va bene con “Michael”-
-Ti piace?-
-Sì, molto-
-E allora va bene così, Mika-
-Sei sempre così sfrontata?-
-Al diavolo tutte queste stronzate, perché non ci facciamo domande come “qual è il tuo colore preferito” e cose del genere?-
-In effetti nessuno me l’ha mai chiesto.-
-Beh, non credo che tu abbia mai avuto un amico, prima di me-
-Hai ragione, e comunque, il mio colore preferito è il blu. Ma mi piacciono tutti.-
-Il mio invece è il giallo, come i tuoi pantaloni.-
-Cibo preferito?-
-Mi piacciono molto i pancakes, e a te?-
-Tutto. Mangio di tutto.-
Mentre parliamo, per sbaglio inizio a leggere con gli occhi il cartellone davanti a noi, e quando mi rendo conto che dice “Proprietà privata, vietato l’ingresso”, mi giro di scatto verso Emily, e le chiedo
-E’ casa tua?- lei mi fissa per un momento e poi risponde
-Mi piacerebbe…-
-Quindi stiamo violando questa proprietà?!? Oh mio dio.-
-Se la vuoi mettere così… Non ti preoccupare, non ci viene mai ness…-
All’improvviso sentiamo una voce “VOI DUE! FUORI DI QUI!”
Lei mi guarda e dice “Oh, cazzo”. Iniziamo a correre e scavalchiamo il muretto vicino. Continuiamo a correre velocemente, e improvvisamente mi fermo e urlo “Devo tornare a casa!”, “Okay” mi dice lei avvicinandosi e dandomi un bacio sulla guancia, dopo mi fa l’occhiolino e continua a correre. Io mi giro come un ebete, e inizio a camminare verso casa.

 
 

 Note Autrici:
E rieccoci! Grazie ragazzi per aver letto anche questo capitolo, e soprattutto per averlo aspettato. Torneremo presto, e lasciate recensioni (positive o negative), perchè per noi potranno essere un punto di riferimento. Detto questo: ciaaauuuu, alla prossima! :*

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Mika / Vai alla pagina dell'autore: Stephenie