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Autore: Heilig__    01/02/2014    12 recensioni
Dodici giorni.
Dodici lunghissimi giorni di silenzio assoluto, impostogli dai medici dopo l'operazione.
Non poteva parlare, ridere, nemmeno sussurrare.
Ma ciò che più lo irritava - e spaventava - era il divieto assoluto di cantare
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Tokio Hotel non mi appartengono in alcun modo.
Tutto ciò che è qui scritto non è a scopo di lucro ed è frutto della mia fervida immaginazione, quindi ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale.
Peace x



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Bill voltò con aria annoiata la pagina dell'ultimo numero di Bravo che stava sfogliando ormai da qualche minuto.
Com'è venuto in mente a Tom di rifilarmi una roba simile?” pensò, assumendo un'espressione vagamente disgustata mentre i suoi occhi scorrevano velocemente sugli articoli, soffermandosi di tanto in tanto su qualche fotografia.
Dopo aver sfogliato qualche altra pagina, chiuse la rivista con un colpo secco, sospirando poi pesantemente.
Lanciò un'occhiata all'orologio appeso sul muro di fronte a lui: mancavano solo 10 minuti.
Si torturò le mani, in preda al nervosismo, mentre l'insistente ticchettio delle lancette iniziò a dargli tremendamente fastidio.
Tic tac. Tic tac. Tic Tac.
Ebbe un tremore, e si accorse di come il suo sangue freddo stesse venendo messo a dura prova in quella situazione.
Cercò di distrarsi, ed iniziò a guardarsi in giro: intorno a lui solo alte pareti dipinte con un tenue color pastello, tipico degli ospedali, rallegrate però da alcuni disegni che le fan gli avevano inviato in quelle settimane, e che lui aveva chiesto di fare appendere.
Voltò lo sguardo verso il comodino accanto al suo letto, e notò la piccola lavagnetta che i ragazzi gli avevano regalato qualche tempo prima, con pennarello annesso.
- Così potremo capirti senza che tu debba gesticolare come un pazzo- aveva detto Tom sorridendo, mentre glieli porgeva.
Bill aveva inclinato la testa, con aria dubbiosa: come se a lui e suo fratello servisse quell'arnese.
Sapevano entrambi che a Bill sarebbe stato sufficiente guardarlo o cambiare espressione per farsi capire da Tom.
Aveva però deciso di non protestare, e lasciare che il gemello, Georg e Gustav si divertissero nel vederlo intento a scarabocchiare, rosso in volto, qualche insulto o, nel migliore dei casi, qualche supplica.
A quel ricordo, le sue labbra s'incresparono in un sorriso che non durò però molto.
Il viso del cantante, infatti, s'incupì all'istante, al solo pensiero che quel piccolo oggetto sarebbe potuto essere l'unico modo attraverso il quale comunicare per il resto della sua vita.
Subito scosse il capo con veemenza, come a scacciare quelle brutte sensazioni dalla sua mente, per poi appoggiarlo al muro, sospirando sommessamente.
Dodici giorni.
Dodici lunghissimi giorni di silenzio assoluto, impostogli dai medici dopo l'operazione.
Non poteva parlare, ridere, nemmeno sussurrare.
Ma ciò che più lo irritava – e spaventava – era il divieto assoluto di cantare.
Non aveva potuto emettere nemmeno un solo la da quando era uscito dalla sala operatoria.
Guardò di nuovo l'orologio: 5 minuti.
5 minuti e poi alcuni uomini di mezz'età in camice bianco sarebbero entrati nella stanza, sedendosi sul bordo del suo letto, con un'espressione disgustosamente compassionevole in volto, incitandolo poi a dire qualcosa – una parola, una frase.
O il verso di una canzone.
Tic tac. Tic tac. Tic tac.
Nel migliore dei casi, Bill sarebbe ritornato a parlare con la sua solita voce.
Nel peggiore, avrebbe emesso solo un indistinto gracchiare, che avrebbe segnato definitivamente la fine del suo sogno più grande.
Niente più concerti, niente più dischi, niente più tour: sarebbe svanito tutto quanto.
Ciò che aveva costruito tassello dopo tassello era in bilico e la sua voce, la forza più grande in suo possesso – l'unica, a dirla tutta – era sufficiente a salvare ciò che aveva ottenuto con fatica o a distruggerlo completamente, lasciando che si sgretolasse in mille pezzi, senza possibilità di ricomporlo.
- Stai portando un peso molto grande- gli aveva detto una volta Georg, osservando la sua espressione malinconica – Forse troppo- aveva aggiunto.
Quella situazione, quella responsabilità troppo grande, quel silenzio imposto lo stavano divorando dall'interno, distruggendo con il passare del tempo le sue speranze.
La sua mente lavorava senza sosta, alla ricerca disperata di un piccolo appiglio a cui ancorarsi per non essere completamente travolto dall'ondata di paure che lo stava assalendo, mentre il rumore delle lancette si stava facendo sempre più insistente, marcando come il giovane stesse ormai per trovarsi di fronte alla sfida più grande.
Tic tac. Tic tac. Tic tac.
D'un tratto, però, il ticchettio fu messo a tacere dal rumore di alcuni passi e da voci maschili che si avvicinavano.
Bill volse lo sguardo verso la porta, mettendosi a sedere composto, mentre aspettava che questa si aprisse.
Le voci, intanto, si facevano sempre più distinte, e i passi più pesanti, e ad ogni secondo che passava, Bill sentiva il battito del suo cuore accelerare.
All'improvviso, i passi e le voci cessarono, lasciando spazio ad un breve silenzio, carico di tensione. Dopo poco però, Bill sentì qualche colpo leggero sulla porta, seguito dal rumore stridente della maniglia di ferro arrugginito che si abbassava.
Quando la porta si aprì, davanti agli occhi di Bill apparvero tre uomini alti e robusti, tra i quali Bill riconobbe il dottor Meier, il medico che gli aveva diagnosticato la ciste.
- Herr Kaulitz- disse questo, con voce profonda – E' arrivato il momento.










Spazio autrice:
Buonasera, mie care Aliens.
Ebbene sì, sono tornata a riempire EFP con i risultati di alcuni miei piccoli schizzi.
In questo caso si tratta molto semplicemente della descrizione degli ultimi minuti di silenzio di Bill prima che i dottori gli dessero il permesso di parlare.
Ho cercato d'immaginare la sua ansia, la sua paura, e anche quel piccolo barlume di speranza che l'ha spronato a credere nella sua completa guarigione.
Ho omesso la parte finale, perché sappiamo tutte com'è andata a finire!
Non so cosa sia uscito dal mix di queste emozioni, ma spero che abbiate apprezzato.
Fatemi sapere cosa ne pensate!

A presto!
Un bacione,
Heilig
   
 
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