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Autore: StarGazer86    02/02/2014    0 recensioni
Qualcosa sta turbando la quiete e l'armonia di Equestria. Sommosse, agitazioni, istinti animaleschi imperversano sempre di più. Twilight e le sue amiche sono chiamate d'urgenza dalla Principessa Celestia al castello di Canterlot, nella speranza di risolvere questa crisi sul nascere.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Twilight Sparkle, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo I

In un nuovo, vecchio mondo


Il cambiamento: a volte si insinua lentamente, a volte ti colpisce sulla testa. E a volte giri l'angolo e scopri che sei diversa in una piccola cosa e il mondo non ti sembra più come prima.

(Being Erica)



 

Non so quanto passò dopo il lancio dell’incantesimo. Ero viva, ma lo scorrere del tempo era … strano. Mi sentivo intrappolata, persa in un cunicolo senza fine, sospinta in direzioni a me sconosciute. Provai a gridare, solo per scoprire che ero senza voce. Provai a scalpitare, solo per scoprire che ero senza zampe. Dopo un tempo che sarebbe potuto essere un secondo come mille anni, mi arresi a quell’impotenza e mi lasciai trasportare verso chissà dove. Mi abbandonai a un sogno senza sogni …

 

… almeno finchè non fui risvegliata da un urlo. L’urlo di Rarity. Seguito dalle urla delle mie amiche. Pinkie Pie invece si distinse per la sua risata sonora.

«Ma che cavolo …?»

«E’ spaventoso!!!»

«Non … può … essere …»

«Ma è ridicolo!»

«Quindi è così che vorrebbe essere? Hihihi!»

Che stava succedendo?

Come se già la situazione non fosse bizzarra, anche il mio corpo lo sentivo strano … più lungo, con qualche pezzo in più e qualcuno in meno, e sentivo freddo.

Aprii gli occhi per capirne di più …

La prima cosa che vidi fu erba, cespugli e alberi … diversi. I colori erano diversi, meno accesi, e anche i profumi non erano normali.

Ma ciò che più mi scioccò fu quando provai ad alzarmi senza trovare l’equilibrio. Mi guardai gli zoccoli per vedere cosa stava ….

«Aaah!!!»

Dov’erano finiti gli zoccoli? Cos’erano queste … cose che avevo al loro posto? Sembravano gli artigli di Spike, ma molto meno affilati.

Ma non era finita. Non avevo più pelo, e tutte le zampe (era il termine corretto?) e il corpo erano … nude, di un colore simile al rosa spento. Il cutie mark era poco più in alto di dove doveva essere, su entrambi i fianchi sopra la cosce, all’altezza dello stomaco (sempre che in quella forma avessi ancora uno stomaco). Dove c’erano gli zoccoli anteriori avevo questi strani artigli, mentre al posto degli zoccoli posteriori avevo qualcosa di simile ma più allungati. Inoltre sul petto avevo un paio di escrescenze morbide che terminavano con dei … capezzoli? Erano mammelle?

Ma … cosa era successo?

Toccandomi il volto sentii che anch’esso era cambiato, più piatto e sempre senza pelo. Le orecchie erano più piccole e impossibili da muovere. L’unica peluria era il punto in cui avevo la criniera, rimasta per fortuna come la conoscevo sia per colore che come aspetto, ma il pelo che vi cresceva era … diverso, più sottile. Con grande orrore mi accorsi che mancava il corno.

Cacciai un altro urlo. Questa proprio non ci voleva! Senza corno come saremmo tornate indietro? Senza la mia magia non potevo fare nulla! NULLA!

«Twilight … che sta succedendo?» chiese Applejack con voce rotta.

Avevo paura di girarmi verso le mie amiche, perché sapevo che avrei visto lo stesso cambiamento che era avvenuto in me.

Ma dovetti farlo … e quando lo feci sgranai gli occhi (che sentivo strani come il resto del corpo).

Avevano subito la mia stessa trasformazione: senza coda né pelo (tranne in una piccola zona tra le zampe posteriori e sulla testa), di un colore rosa pallido, con quegli artigli al posto degli zoccoli, le mammelle che in alcune di loro era più sviluppato che nelle altre. Rarity come me era senza corno, mentre Rainbow Dash e Fluttershy avevano perso le loro ali. L’unica cosa che era rimasta del loro aspetto e che mi permetteva di distinguerle era l’acconciatura e il colore della criniera (un’altra volta non ero sicura che fosse il termine esatto) e il cutie mark che come il mio si trovava sui fianchi.

Erano tutte a terra, e ogni volta che provavano ad alzarsi ricadevano sul soffice prato d’erba in cui eravamo state trasportate.

Diedi un’occhiata veloce attorno. Ci trovavamo in una piccola radura in mezzo a un bosco, contraddistinta da pietre scolpite che ne delimitavano l’area. Le sacche che avevamo portato con noi erano sparse sull’erba. Non sembrava esserci anima viva, e gli unici rumori che si sentivano, a parte le nostre urla di terrore, era quello degli uccelli e del vento tra le fronde … entrambi suonavano molto diversi da quelli a cui ero abituata.

«Non lo so …» fui solo capaci di dire a Applejack, usando una voce che era leggermente diversa ma perlomeno più familiare del resto di ciò che ero adesso. «La principessa non mi ha detto nulla su una trasformazione … ma in fondo mi aveva avvertito che poteva capitare di tutto.»

«Ma cosa siamo diventate?» chiese Rarity, che sembrava sul punto di svenire per l’orrore.

«Forse lo so io!» esclamò a sorpresa Pinkie Pie. Fu la prima ad alzarsi … su due zampe! Come Spike!

Questo era semplicemente ridicolo!

Ed era ancora più ridicola la scena di noi, nude (non che non lo fossimo state prima, ma adesso la sensazione era fortissima e strana, quasi imbarazzante), in attesa di una spiegazione da parte di Pinkie Pie!

«Vi ricordate di Lyra?»

«Come potrei dimenticarla?» commentò Rarity «L’ho vista sedersi in quella maniera incivile, per non parlare degli acquisti che fa.»

«Bè, essendo io amica di tutti a Ponyville sono ovviamente anche amica di Lyra, anzi amicissima, quasi quanto con voi. E mi ha fatto vedere qualche immagine in un libro bizzarro e pesantissimo che mi ha detto di aver recuperato da una carovana che proveniva da un paese fuori da Equestria. E le immagini che ho visto mostravano creature uguali a quelle che siamo ora, e che l’hanno sempre affascinata!»

«E che razza di creature sono?» sbottai, arrabbiata per essere stata battuta in conoscenza da nientemeno che Pinkie Pie. «In tutti i miei studi non ho visto nulla di simile … Queste strane zampe, la pelle nuda, la posizione eretta … la cosa che si avvicina di più sono i minotauri o degli animali che vivono nel luogo da cui proviene Zecora … mi pare si chiamino … scimmie …»

«No, ci si avvicinano …» disse Pinkie, facendo un sorriso che sul suo volto originale mi avrebbe messo allegria ma che ora sembrava … inquietante. «Il termine usato in quel libro è umani.»

«U-che?» esclamò Rainbow Dash, finalmente riuscita a mantenersi in un delicato equilibrio sulle zampe posteriori. Barcollava un po’ ma almeno era eretta al contrario di noi.

«Umani!» ripetè Pinkie Pie, ondeggiando come una puledra impaziente. E visto che si teneva in equilibrio su due sole zampe mi aspettavo che cadesse da un momento all’altro «Credo di averne anche visto qualcuno di tanto in tanto, ma non hanno mai risposto alle mie richieste di amicizia.»

«Cosa?» urlammo all’unisono.

«E quando? Dove?» chiesi.

«Tra un’avventura e un’altra.» rispose «A volte a Ponyville, a volte a Canterlot …»

«Cara.» disse Rarity, che insieme ad Applejack si era alzata dopo Rainbow Dash. «Se ad Equestria ci fossero delle creature come … queste.» continuò indicando noi «Non credi che le avremmo viste anche noi?»

«Sciocchina, mica possiamo vederli! Sono loro che ci guardano di continuo!»

Bene … questo era inquietante … ma da Pinkie Pie non bisogna mai prendere le cose troppo sul serio, quindi scossi la testa e mi concentrai sul come agire. Prima le priorità.

Punto primo: alzarsi.

Seguendo ciò che avevano fatto le altre appoggiai le zampe anteriori sul terreno e con la loro spinta usai le zampe posteriori per alzarmi. Spinsi troppo e caddi all’indietro.

Caduta abbastanza morbida perlomeno.

Ritentai e questa volta riuscii a mantenere un certo equilibrio. La distanza tra la testa e la terra era molto più grande che quando ero pony, e avevo un po’ di vertigini … ma era gestibile. Il nuovo corpo sembrava più abituato di me a questa situazione. Guardai le altre già più in equilibrio di me intente ad aiutare Fluttershy. Per la povera pegaso era più difficile che per noi, e si vedeva dalla rigidità con cui teneva le zampe. Finalmente riuscì a restare dov’ero e a non cadere per l’ennesima volta.

Bene … punto primo: fatto.

Secondo punto: con questa pelle nuda avevo freddo!

«Qualcuna di voi ha portato qualcosa con cui coprirci?»

Rarity spalancò gli occhi.

«E’ semplicemente terribile!» esclamò Rarity, resasi conto del problema. «Ho portato alcuni vestiti in caso ci fosse stato bisogno di un look favoloso, ma sono fatti per i pony non per … questo …» disse toccandosi la pelle di una zampa.

«Abbiamo sempre delle coperte, mi sembra.» disse Applejack. «Per tenerci al caldo dovrebbero bastare. Almeno per il momento.»

«Mi sembra l’unico modo.» convenni.

Andammo verso le nostre borse e le aprimmo con il morso (io e Rarity fummo costrette a farlo, visto che eravamo senza corno).

«Sciocchine, cosa fate?» disse Pinkie Pie. «Usate le mani e le dita!» Ci girammo verso di lei per vedere che usava quelle specie di artigli (Dita? Così si chiamavano?) per aprire le sacche, proprio come faceva Spike.

Giusto, come avevo fatto a non pensarci? Bastava far finta di essere Spike per riuscire a usare quel corpo.

Ci impiegai qualche istante a coordinare le … mani e le dita, ma una volta capito come fare era assai più semplice che prendere le cose con la bocca … non così facile come con il corno, ma almeno per me era la prima nota positiva di questa strana esperienza.

Ben altra cosa fu usare la penna, l’inchiostro e la pergamena per scrivere l’elenco delle cose che ci eravamo portate dietro. Provai a buttare giù qualche parola, ma venivano fuori scarabocchi illeggibili quindi rinunciai. Ero costretta a fare tutto a mente.

Per fortuna avevo buona memoria.

«Ecco qua.» disse infine Applejack tenendo tra le mani (che termine strano da pensare, figurarsi a pronunciarlo) le coperte raccolte. «Con queste dovremmo poterci coprire a sufficienza»

Ne prendemmo una ciascuna. Per fortuna ne avevamo a sufficienza, ma non erano abbastanza grandi per coprirci del tutto. Restavano fuori al freddo le zampe anteriori e posteriori, ma era meglio di niente.

E anche il punto due era sistemato.

Punto tre: trovare un posto sicuro.

«E adesso che facciamo?» disse Fluttershy che fin dall’inizio di questa disavventura era rossa paonazza in volto un po’ per la vergogna un po’ per la paura. Anche nella sua forma umana faceva tenerezza.

«Almeno non ci sono creature sporche.» disse Applejack, ridacchiando in direzione di Rarity.

«Non è il momento, Applejack.» sibilò Rarity, impettita. «Siamo in un luogo sconosciuto con corpi sconosciuti, senza ali nè corni.»

«Come faremo senza ali e corni?» esclamò Applejack con tono canzonatorio.

«Ridi pure» sbottò Rainbow Dash «ma con le ali in questo momento avrei potuto sorvolare la zona e vedere se c’erano pericoli. Ora non lo possiamo sapere con certezza.»

Fluttershy gemette. «Pericoli? Dite che ci possono essere pericoli?»

Rarity la sorresse evitando di farla cadere a terra per l’ennesima volta.

«Non lo possiamo sapere se non esploriamo.» dissi, con un po’ di coraggio ritrovato. «Prendete le vostre sacche, mettetevele in spalla e andiamo.»

«E come ci difendiamo in caso ci fossero pericoli?» chiese Rarity.

Rainbow Dash osservò le proprie mani. «Mmm, immagino che queste … cose chiuse a pugno non facciano male come uno zoccolo, ma potrebbero comunque servire.»

Si avvicinò a un albero. Chiuse le dita formando un pugno, e colpì la corteccia.

L’albero a malapena si mosse, mentre Rainbow Dash trattenne a stento un urlo di dolore.

Tornò da noi nascondendo la mano e fingendo un’aria stoica.

«Se non troviamo creature più dure del legno dovremmo farcela.» concluse.

«D’accordo» dissi meno convinta di prima. «Per il momento l’unico vantaggio che abbiamo è che siamo tutte insieme. Forza, si parte!»

Diedi uno sguardo fugace a una delle pietre scolpite che si trovavano al confine della radura e mi inoltrai tra gli alberi.

 

Il bosco per fortuna sembrava tutto tranne che pericoloso. La minaccia maggiore in quel momento era morire per la vergogna di non avere alcun vestito indosso (cosa strana visto che mai ne avevamo sentito il bisogno) se avessimo incontrato qualche pony … o qualche umano, visto in cosa ci eravamo trasformate.

Andare al passo con queste nuove zampe era … bizzarro. Con gli zoccoli l’erba non era così ruvida e fastidiosa. Avevo sempre la sensazione di calpestare qualcosa che non dovevo calpestare. Ma ci feci rapidamente l’abitudine.

Fluttershy riuscì a calmarsi dopo qualche minuto osservando la natura che, per quanto diversa da come ce la ricordavamo, era bene o male la stessa. Notai però che gli animali erano molto più schivi delle loro controparti equestriane.

Avevano paura del nostro aspetto? Se era così, era davvero saggio andare incontro ad altri umani?

Non ero preparata per questo. La nudità del mio corpo era nulla in confronto alla mancanza della magia del mio corno. Le uniche cose che non avevo perso di me stessa era la criniera, il cutie mark e le mie conoscenze …

Dovevo puntare su queste ultime se volevo passare questa “prova”.

«Pinkie?» domandai nel silenzio imbarazzante che si era creato mentre passeggiavamo mezze nude in mezzo a un bosco sconosciuto.

«Sì, Twilight?» rispose lei, sorridendo malgrado la situazione. Rendeva sempre onore al suo Elemento, dovevo dargliene atto.

«Cos’altro mi sai dire su questi … umani? Per adesso sei la più informata di noi sull’argomento.»

Un’espressione di meraviglia le attraversò il volto. «Sono diventata la testa d’uovo del gruppo? Evviva!»

«Sì.» le risposi a denti stretti, non so se per invidia o per l’appellativo testa d’uovo. «Ad esempio: potresti illuminarmi sui termini tecnici di questi nuovi corpi? Prima hai accennato alle mani …»

«Oh, sì! Queste!» disse alzandone una e osservandola da entrambe le parti facendo ondeggiare le dita. A guardarle mi venne la nausea. Mi sembrava di vedere un polpo.

«Se Lyra potesse vederci morirebbe di invidia.» rise tra sé. «Queste sono le mani e queste sono le dita. Mi sembra che ognuna di loro ha un loro nome, ma non mi vengono in mente.»

Puntò lo sguardo verso il basso.

«Questi invece sono i piedi. Sono simili alle mani ma servono solo a camminare.»

«Ca … cosa?» borbottò Rainbow Dash.

«Oh, sì, scordatevi di andare al passo, trottare o galoppare. Con questi si cammina o si corre, punto.»

«E adesso stiamo quindi ca…mminando?» chiesi.

Pinkie annuì con la testa. «Se invece si va più veloce, tipo così …»

Iniziò a fare passi più ampi e rapidi, e in poco tempo fu molto davanti a noi.

«… si chiama corsa!» urlò.

«Fantastico!» esclamò Rainbow Dash, che scommettevo stava già pensando a provare a cimentarsi in quella “corsa”.

Quando la raggiungemmo ci sorrise e si affiancò nuovamente a noi.

«E la criniera?» chiesi. Ero sicura che aveva un altro termine.

«Si chiamano capelli.»

Appunto.

«E le zampe?»

«Quelle di sopra braccia, quelle di sotto gambe.»

Rimuginai un po’ su quei nuovi termini, così strani ora che si applicavano a me.

«Altro che dovremmo sapere?»

«No, a parte che sono strani e curiosi come specie, almeno d’aspetto. Te l’ho detto, non sono ancora riuscita a farmene amico nessuno.»

Sì, Pinkie Pie, questo punto inquietante ce l’avevi già accennato …

Almeno adesso ne sapevo un po’ di più … non tanto, ma era meglio di niente.

«Credi che incontreremo altre di queste creature, Twilie?» chiese Applejack, che non aveva smesso di guardarsi intorno alla ricerca di pericoli.

«Visto che ormai è ovvio che non ci troviamo più a Equestria e che siamo state trasformate così, non lo escludo.»

«Dobbiamo subito trovare qualcosa di più adatto per vestirci.» si lamentò Rarity «La mia dignità non può sopportare oltre questo oltraggio.» aggiunse risistemandosi la coperta nella maniera meno degradante possibile.

Per una volta non potevo darle torto. All’inizio la nudità non mi aveva dato troppo fastidio, ma adesso stava diventando quasi insopportabile. E non avevo alcuna idea del perché. Forse era una caratteristica degli umani doversi vestire per non sentirsi così?

Se era così stavamo diventando umane non solo fuori ma anche dentro?

Scacciai quel pensiero perché non portava a nulla di buono.

«Sbrighiamoci.» dissi, aumentando il passo.

La prima cosa da fare era trovare un segno di civiltà e, speravo, dei vestiti.

 

Da quel che filtrava tra le fronde degli alberi intuii che fosse mezzogiorno quando finalmente iniziammo a sentire qualcosa che non fossero fronde spostate dal vento o canti di uccelli.

«Ferme qui!» sussurrai, appena percepii quello strano rumore. Veniva da oltre un’altura del bosco, quindi mi era impossibile vedere di che si trattava.

Non avevo mai sentito nulla del genere. Rivangando nella memoria la cosa più simile era il rumore di quella macchina fabbrica-sidro dei fratelli Flim-Flam. Ma solo vagamente. Era molto più silenzioso.

«C’è qualcuno?» sussurrò Rainbow Dash, che notai aveva stretto la mano a pugno.

«Forse è un drago.» disse Fluttershy al limite dell’udibile.

«Fluttershy, sei davvero ossessionata dai draghi.» commentò ridacchiando Rainbow Dash.

«Ho la sensazione che si tratti di qualche macchina creata dagli abitanti di questa dimensione.» dissi a bassa voce. «Ma sembra che si stia allontanando.»

«Vuoi che vada in esplorazione?» chiese Rainbow Dash, per nulla spaventata dalla prospettiva.

«Credo sia il caso.» dissi a malincuore.

«Vengo con te.» propose Applejack.

«Posso farcela da sola!» esclamò stizzita la pegaso.

«Prima di venire qui, forse, ma adesso non hai la possibilità di volare via se dovesse capitare qualcosa.» spiegò Applejack fissandola «Avrai bisogno di qualcuno che ti protegga le spalle.»

Rainbow Dash sostenne il suo sguardo per un po’, poi annuì.

«Solo perché sei tu.» disse, alzandosi e salendo per la piccola altura, seguita a ruota da Applejack.

Pochi istanti dopo sparirono dall’altra parte.

Fluttershy tremava per la preoccupazione, così tanto che Rarity per pena si mise vicino a lei per consolarla come poteva.

«Sicura di non conoscere nient’altro su questi umani?» chiesi a Pinkie Pie.

«No.» rispose rapida «Lyra presa dall’euforia ha passato un’intero pomeriggio a spiegarmi un sacco di cose su di loro, ma stavo pensando alle prossime feste da organizzare e non ho fatto molto caso a ciò che mi diceva.»

Un classico. Brava Pinkie Pie: magari proprio in quel momento ti stava spiegando di come adorassero mangiare carne di pony arrostendoli su uno spiedo. Magnifico.

Evitai di mostrarmi preoccupata.

«Speriamo che trovino dei vestiti …» si lamentò Rarity a voce non abbastanza bassa mentre teneva stretta a sé Fluttershy.

Feci un sospiro di sollievo quando le vidi tornare una decina di minuti dopo con un’espressione trionfante.

«Abbiamo fatto il colpaccio!» esclamò Rainbow Dash trionfante.

«Più avanti c’è una casa in mezzo a una radura.» spiegò Applejack. «Sembra vuota … e fuori sono ci sono degli abiti stesi che dovrebbero andarci bene.»

«Di che misura?» esclamò raggiante Rarity. «Di che colore? Sono da interno o da esterno, fatti a zoccolo o a macchina? E…»

«Dovrebbero andarci bene.» la interruppe Applejack con una smorfia.

«Sicure di non aver visto nessuno?» chiesi.

«Non c’era nulla, né all’interno né all’esterno di quella casa. Ma non sembrava disabitata.»

«Visto il rumore di poco fa, probabilmente chi la abita si è allontanato.» conclusi.

Restare lì non era saggio. Ci conveniva muoverci e prendere quegli abiti finchè possibile. Poi avremmo affrontato chi abitava in quella casa … sperando non fosse l’umano divora-pony che mi ero immaginata.

«Andiamo.»

Rarity era così entusiasta di essere vicina a prendere degli abiti che fu la prima a raggiungere l’altura. Fui io quindi che dovetti aiutare Fluttershy a proseguire. La presi gentilmente e tenni il braccio attorno alle spalle.

«Forza Fluttershy. Abbiamo affrontato di peggio.» la incoraggiai.

Lei non rispose ma perlomeno annuì. Forse era una mia impressione, ma stava raggiungendo dei livelli di timidezza mai raggiunti prima.

Non ci feci caso e insieme superammo l’altura.

Non dovemmo fare molta strada (appena un minuto di camminata), e fummo tutte in grado di vedere la radura e la casa descritte da Rainbow Dash e Applejack.

La radura era circondata dagli alberi, tranne un pezzo in cui c’era una strada sterrata con i segni del passaggio di carri. Segni che mi lasciarono stupita: le ruote di quei carri erano assai strane.

Fu la casa però ad attirare la mia attenzione.

Se fino a quel momento avessi avuto ancora qualche dubbio sul fatto di essere ad Equestria, sarebbe svanito del tutto nel vedere quell’edificio. Sapevo bene che le case non erano fatte solo di legno, mattoni e paglia come a Ponyville ma quella casa non sembrava in pietra come gli edifici per esempio di Canterlot. Doveva essere fatta in qualche materiale speciale usato per esempio nell’edificazione di Manehattan. Cemento mi sembrava si chiamasse. Ma aveva comunque una forma … aliena.

La casa era su due piani, e ad occhio era abbastanza grande da poterci vivere tutte e sei comodamente. Era sul marroncino con le finestre e le imposte bianche. Attorno si estendeva un giardino di erba rasata alla perfezione, tranne vicino all’entrata dove si trovava un pezzo in ghiaia che si collegava alla strada sterrata. A base quasi rettangolare era semplice e modesta … fin troppo per i miei standard. Quasi ogni casa a Ponyville era più bella ed elaborata di quella.

Ma non ero venuta fin lì per giudicare le case del luogo.

Prima che potessi vederli fu Rarity ad adocchiare e a correre verso gli abiti stesi che tanto agognavamo.

«Miei!» disse cominciando a controllare il bottino come una mezza pazza.

Malgrado le frequenti discussioni con Rarity non me ne intendevo molto di moda, ma quegli abiti non sembravano nulla di che. E il suo sguardo affranto me lo confermò.

«E dovremmo indossare questi? Oh, che vergogna!»

«Puoi sempre tenerti la coperta.» la schernì Rainbow Dash, prendendo per prima uno degli abiti dando loro un’occhiata per capire come indossarli.

«Ma sono ancora bagnati!» si lamentò toccandoli.

Nessuna di noi replicò. A quel punto Rarity sbuffò e prese il vestito che sembrava più “elegante”.

Ognuna di noi fece lo stesso. Li strizzammo un po’ per togliere l’acqua residua e dopo diversi tentativi (e cadute imbarazzanti sull’erba morbida) riuscimmo a vestirci con qualcosa di decente. Sebbene fossero ancora umidi, fui più a mio agio. Sentivo ancora la necessità di mettere qualcosa a quelli che una volta erano i miei zoccoli posteriori. L’erba cominciava a darmi fastidio con questi piedi iper-sensibili. Non vedendo nulla di simile in giro mi feci forza e mi accontentai di aver soddisfatto il mio pudore.

Malgrado tutto ancora non avevo messo la spunta mentale al punto tre della mia lista immaginaria: trovare un posto sicuro.

«Adesso dove andiamo?» chiese Fluttershy, che stava di nuovo puntando lo sguardo al bosco. Essere in bella vista in una radura vicino ad una casa abitata da creature sconosciute evidentemente non le piaceva.

Non piaceva neanche a me, ma non potevamo rimanere in mezzo agli alberi per sempre. Per quanto mi riguardava, il posto sicuro della mia lista ce l’avevo proprio di fronte. Questa strana casa poteva essere un buon punto d’inizio per successive ricerche ed esplorazioni.

«Non so voi, ma mi sento in colpa per aver preso dei vestiti non nostri» commentò Applejack, risistemandosi gli abiti e strizzandoli per l’ennesima volta. «Vorrei prima aspettare chiunque abiti qui e chiedergli se possiamo prenderli in prestito.»

«Ma sei impazzita?» sbottò Rainbow Dash. «Non sappiamo nulla di questo posto e tu vorresti andare da uno dei suoi abitanti e chiedergli cortesemente se puoi prendere i suoi vestiti?»

«La cortesia è di casa dagli Apple.» replicò con aria fiera Applejack «Non ho intenzione di … imini … inami … rendermi nemico nessuno, tantomeno qualcuno che non conosciamo.»

«Applejack ha ragione!» esclamò Pinkie Pie. «Chiunque abiti qui ci deve conoscere! E se è un umano voglio accoglierlo per prima come amica!»

«Pinkie, cara, non stai correndo un po’ troppo?» domandò Rarity, che rabbrividiva di tanto in tanto per gli abiti umidi. «So che in quanto a fare amicizie sei un’eccellenza, ma non abbiamo alcuna idea di come siano questi umani. Potrebbero essere del tutto estranei al concetto di amicizia.»

Diede uno sguardo sdegnoso agli abiti che avevamo indosso e alla casa. «E a un primo sguardo direi che sono totalmente estranei al concetto di moda e di bellezza. Ugh.»

«Sono d’accordo con Rarity.» disse Rainbow Dash. «E’ meglio proseguire.»

«No, dobbiamo restare» insistette Applejack.

I loro sguardi iniziarono a sprizzare scintille.

La discussione stava degenerando. «Ehm, ragazze …»

«Lasciamo questo posto orribile.» mi interruppe Rarity, mettendosi al fianco di Rainbow Dash.

«No, no e no!» si aggiunse Pinkie Pie, mettendosi vicino ad Applejack. «Chi abita qui è sicuramente amichevole, me lo sento!»

«Non hai i tuoi famosi sensi qui.» replicò Rainbow Dash, con sorriso sardonico «Non hai nemmeno la coda!»

«E io ti dico che lo sento!»

«Dobbiamo andare!» ripetè Rarity.

«Dobbiamo restare!» ripetè Applejack

«Andare!»

«Restare!»

«Andare!»

«Restare!»

«Restare!»

«Andare!»

«Restare!»

«And … no aspetta, non imbrogliare!»

«Accidenti, per poco!»

«Restare!»

«Andare!»

Mi morsi le labbra osservando le mie amiche litigare con sempre più foga.

Stavo per intervenire, ma venni preceduta.

«Basta!» urlò Fluttershy, con una voce incredibilmente possente per una come lei.

Tutte le voci si zittirono. Persino i canti degli uccelli smisero per qualche istante.

Ci stava guardando con un’espressione a metà tra lo spaventato e l’arrabbiato. Metteva soggezione, quasi paura.

Non riuscirò mai ad abituarmi ai rari sbalzi d’umore di Fluttershy.

Quando capì di avere tutta la nostra attenzione, fece un sospiro profondo e tornò la calma, timida Fluttershy di sempre.

«Sono d’accordo con Rainbow Dash e con Rarity. Non sappiamo cosa ci dobbiamo aspettare da chi vive qui e preferirei tornare a nascondermi nel bosco. Ma sono anche d’accordo con Applejack e con Pinkie Pie. Se non ci facciamo degli amici qui, avremo poche possibilità di tornare a casa, non senza la magia di Twilight.»

Le feci un sorriso. Rimanere silenziosa non le impediva certo di ascoltare e pensare … e di avere terribilmente ragione.

La sua timidezza alla fine ebbe la meglio: strinse a sé le braccia, mordendosi le labbra.

«Però potete fare come volete … volevo solo dire la mia.»

Ci fu un attimo di silenzio imbarazzante. Decisi di romperlo subito.

«Hai ragione, Fluttershy. Dobbiamo farci degli amici.»

«Ma …»

«Ma dobbiamo essere cauti Rainbow.» continuai. «Proporrei quindi di nasconderci tra gli alberi, aspettare che chiunque abiti qui torni e vedere se è davvero quella minaccia tanto grave che crediamo. Se lo è proseguiremo sperando di trovare un altro luogo sicuro.»

Mi voltai a guardare la casa. Malgrado l’aspetto esteriore, l’interno sembrava accogliente.

Sospirai e tornai a fissare una ad una le mie amiche.

«Che ne dite?»

Applejack e Pinkie Pie furono le prime ad annuire, anche se restarono qualche istante a pensarci. Fluttershy seguì con un timido accenno. Rainbow Dash fu più restia, ma accettò il mio consiglio con un cenno del capo.

Rarity invece stava fissando gli alberi con astio.

«Quanto dovremo attendere?» chiese.

«Non lo so.» dissi. «Ma non credo che chi abita qui sia andato molto lontano.»

«Non avete idea di quanto mi senta male.» ammise Rarity, iniziando la sua famosa posa melodrammatica. «Spinta in luoghi oscuri e ignoti, in questa forma orribile, con questi vestiti bagnati e semplicemente mediocri, all’addiaccio in mezzo alle foglie e al fango.»

«Sì … terribile …» commentò Applejack scalciando l’erba ai suoi piedi.

Mi avvicinai a Rarity e le misi una mano sulla spalla. Queste nuove zampe avevano molta più sensibilità degli zoccoli, ma stavo iniziando ad abituarmi.

«Prometto che se per stasera non sarà venuto nessuno andremo via.»

Il volto di Rarity si rasserenò quasi del tutto.

Rainbow Dash restò pensierosa per un po’. «Oppure potremmo approfittarne per entrare dentro lo stesso e vedere cosa c’è.»

«Rainbow Dash!» esclamò Rarity. «Che maniere! Ammetto che non mi dispiacerebbe entrare lì dentro.» aggiunse, indicando la casa. «Anche se è assolutamente orribile. Ma se non siamo invitati, sarebbe a dir poco scortese entrare in casa d’altri senza il loro permesso.»

«Rarity, sai quanto me che Equestria è in pericolo! Non abbiamo il tempo di seguire le regole!»

«Calma ragazze!» le interruppi mettendomi in mezzo. Non volevo un’altra discussione. Non oggi almeno. «Aspettiamo fino a stasera e vediamo cosa succede.»

Per una volta fummo tutte d’accordo.

Prendemmo le nostre sacche e tornammo tra gli alberi, nascondendoci tra i cespugli in modo da non essere visibili dalla radura, ma dandoci modo di vedere chiunque si sarebbe avvicinato alla porta della casa.

Il mio timore non era tanto quello di incontrare qualcuno, quanto quello di non incontrarne.

Fluttershy, Applejack e Pinkie Pie avevano ragione. Chiunque abitasse lì dovevamo cercare di farcelo amico. A quel punto avremmo potuto chiedergli tutte le informazioni che cercavamo (o andarle a cercare per conto nostro) in un posto relativamente sicuro.

Sempre che questa dimensione non rivelasse altre sorprese sgradite.

In ogni caso dovevamo rischiare.

Per Equestria.

 
  
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