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Autore: _Sparks_    02/02/2014    8 recensioni
–Rimani.- Sussurrai ancora. Mi guardò per un instante poi portò le mani dietro alla mia nuca avvicinando le sue labbra alle mie e baciandomi con foga. Anche se c’era la trapunta a separarci potei sentire il calore che emanava il suo corpo. Per un momento mi lasciai trasportare da lui, che mi adagiò piano sul letto baciandomi con dolcezza ma anche con passione. L’intensità di ogni suo singolo bacio, di ogni sua carezza mi fece perdere completamente il controllo ed in poco tempo la mia maglia volò a terra e mi lasciai baciare, sulle labbra, sul collo, sul petto. Lo baciai con dolcezza e lasciai scorrere le mie mani sotto la sua maglietta. Poi riacquistai il controllo e mi allontanai da lui per controllare la porta. –Non ti preoccupare.- Mi disse riprendendo a baciarmi ed il giro ricominciò, mi lasciai trasportare ancora dal calore dei suoi baci. Lanciai un’altra occhiata e lui si fermò e mi sorrise. –Sono sempre io, ricordi? Se entrano sparisco e ritorno cinque minuti prima.- Il suo sorriso diventò malizioso. –Non lo sapranno mai.-
TRAILER:http://www.youtube.com/watch?v=rMMMIJfs1LI&feature=youtu.be
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre correvo, la cintura di neoprene era allacciata  stretta alla vita, la musica rimbombava nelle mie orecchie a tutto volume, le scarpe lasciavano piccole impronte sulla sabbia umida. Mi voltai appena per vedere il sole che saliva rapido all’orizzonte e poi continuai a guardare, seguii la linea che divideva la baia turchese dal cielo arancione. Non riuscivo ancora a credere di essere lì.
Volevo solo che ci fosse anche lui. Cambiare aria mi aveva fatto bene, ma soffrivo ancora per la sua assenza, cercavo il suo viso tra gli sconosciuti che incontravo per strada e pensavo a lui ogni volta che passavo davanti a uno delle centinaia di espositori di cartoline sparsi per quella città turistica. E sebbene sia soprattutto di Louis che sentivo la mancanza, sapevo che avrei rimpianto quella sensazione allo stomaco che mi dava la nausea, ma che mi faceva sentire viva.
Più avanti vidi le rocce alte e la scogliera frastagliata che segnalava la fine della spiaggia e sentii che le mie braccia si muovevano vigorosamente su e giù e mi spingevano in quella direzione.
Fissai lo sguardo sullo scoglio più vicino all’acqua e feci uno scatto finale con tutta l’energia che  avevo in corpo, mi fermai solo quando arrivai a toccarla con la punta delle dita. Scrollai le braccia e le gambe camminando lungo la spiaggia per sciogliere i muscoli. Quando il respiro ritornò normale, trovai un punto asciutto sulla sabbia e mi appoggiai all’indietro sui gomiti per ammirare il panorama. Poi mi stesi al sole. Chiusi gli occhi e per molto tempo non pensai ad atro se non alla sensazione del sole sul mio viso e al ritmo delle onde sul bagno asciuga.
Ogni mattina, da quando ero arrivata lì, con il permesso della mia famiglia ospitante, prendevo un autobus e venivo in questa piccola spiaggetta a correre, mi dava libertà.  La testa cadde giù pigramente su un lato ed espirai mentre aprii gli occhi, ma, invece degli scogli che segnavano la fine della spiaggia mi ritrovai a fissare una foto col profilo di San Francisco. Il mio cuore prese a battere in fretta, forse anche più di quando avevo corso. Mi voltai su un fianco, allungai la mano per prendere la cartolina e la fissai. La girai.
“Non hai preso la tua cartolina.”
Volevo guardare dietro di me. Ma avevo la sensazione che lui fosse lì, chiusi fortemente gli occhi, perché se li aprissi e scrutassi la spiaggia e la troverei deserta sono sicura che non riuscirei a sopportarlo. Ma la cartolina che avevo tra le mani era reale e tangibile, così decisi di sedermi e di guardarmi alle spalle.
Louis Tomlinson era seduto sulla sabbia a pochi centimetri da me. Lo studiai attentamente: i capelli scompigliati, la T-Shirt in tinta unica, i jeans e le infradito. Lo fissai, le labbra strette, scuotendo leggermente la testa. Non poteva essere vero.
-Hei.-
Sentii le lacrime che mi scivolavano sulle guance e forse dissi. –Ciao.- ma non aveva importanza perché nel giro di pochi istanti lui era lì accanto a me, e la sola cosa che sentii erano le sue mani sulla mia nuca. I suoi baci che si posavano ovunque, sulle guance umide, sulla fronte, sulle palpebre, sul collo e finalmente sulla bocca, ci stringemmo senza lasciare il più piccolo spazio tra i nostri corpi.
-Mi sei mancata così tanto.- mi sussurrò fra i capelli, e volevo dirglielo anche io, ma non ci riuscivo. Avvicinò il pollice al mio viso e mi asciugò le lacrime, poi finalmente trovai le parole. –Sei davvero qui.- lui annuii e mi baciò ancora.
-Si.- disse.-Sono davvero qui.-
Non potei fare a meno di sorridergli. –Non pensavo ti avrei più..- le parole mi si bloccarono in gola, ma non c’era motivo di finire la frase. Lui era qui e volevo solo ricordare cosa provavo quando non sapevo di non poterlo perdere. Nascosi il viso nel suo collo, riscaldato dal sole e salato per il sudore e rimasi così, per un istante, a respirare il suo profumo. –Mi sei mancato.- Quella volta lo dissi ad alta voce e quando le mani trovarono di nuovo i suoi capelli , lasciai che le dita si ci perdessero dentro, poi mi allontanai per guardarlo. Era bellissimo, baciato dal sole e così…presente.
Si coricò accanto a me e ci mettemmo l’uno di fronte all’altra appoggiati su un gomito, e d’un tratto era come se fossimo di nuovo nella spiaggia di Kao Tao, sdraiati sulla spiaggia, con l’imbarazzo e la voglia di abbracciarci e di baciarci.
Ma sembrava proprio, che questa volta sapevamo benissimo cosa fare e quando ci baciammo ancora la mia mano andò dritta a toccare la striscia di pelle che spuntava tra la t-shirt e i jeans. Gli afferrai la vita sentendo la curva del suo fianco sotto le dita della mia mano. Quando mi abbracciò, provai una sensazione di sollievo, perché, pur essendo così vicini, mi sembrava ancora impossibile che fosse vero. Alla fine ci allontanammo, ma solo un poco, e gli passai le dita nella frangia scura e scompigliata e le lasciai lì, mentre guardavo il suo volto, illuminato dal solo del mattino ma acceso di qualcosa di completamente diverso.
-Sembri così sorpresa di vedermi.- Disse.
Risi sottovoce. –Come mai sei qui, adesso?-
-Te l’ho detto che avrei continuato a tornare fino a quando ti saresti stancata di me.- Gli angoli della sua bocca si incurvarono in un piccolo sorriso. –Che c’è?- Chiese. –Non credevi che l’avrei fatto?-
Scossi la testa –Non sapevo cosa credere.- Non ero sicura, ma in quel momento volevo solo sapere se sarebbe scomparso da un momento all’altro . Appoggiai la fronte alla sua. –Sei tornato per sempre?-
-Si.- Disse mentre gli si illuminarono gli occhi. –Sono tornato.-
-Come sai che non…- Louis mi interruppe guardandomi serio. –Ero qui ieri.- Il suo sguardo si spostò dietro di noi, verso il boschetto in fondo alla spiaggia e lo seguii.
-Volevo essere sicuro di avere di nuovo il controllo prima di…- Gli si smorzò la voce per un attimo e poi fece un respiro pesante. –Ho cercato di starti lontano…ti stavo guardando e, per un istante ho pensato che forse sarebbe stato meglio se…non lo so…sembravi così felice.-
-Lo ero, ma sono più felice adesso.- 
Sorrise. –Ne sei sicura?-
-Si, senza alcun dubbio.-
-Oxford eh?-
-Ed dove senno?- Ripensai ai complicati itinerari dei nostri programmi di viaggio, a come si incrociavano solo in un punto. Potai di nuovo la mano sulla sua vita, e tracciai piccoli cerchi sulla sua pelle nuda. –Raccontami tutto.- Dissi. –Dove sei stato? Cosa mi sono persa?- Si protese verso di me e mi baciò la punta del naso.
-Non ti sei persa molto. Ho passato l’ultimo mese e mezzo a guardarti.-
-A guardarmi?- Mi tirai indietro scrutandolo in faccia.
-Avevi ragione, quella mattina, nella palestra, io ero là. Solo che non avevo ancora capito.- Tese il braccio oltre la mia spalla e afferrò una ciocca dei miei capelli, per poi attorcigliarsela al dito.
-Dalla sera in cui sei stata rispedita indietro io sono rimasto bloccato a San Francisco. Ho provato ad andare indietro nel tempo, ma qualsiasi data scegliessi ritornavo sempre in quella maledetta palestra. Era come essere nel film ‘ricomincio da capo’. Risuscivo a rimanere lì per qualche minuto e poi venivo rispedito di nuovo a casa. Eppure quello era l’unico posto in cui riuscivo ad atterrare, così era lì che andavo.-
-Lo sapevo che eri tu.- Sapevo che non ero pazza. Mi lanciò un mezzo sorriso e poi ricominciò a parlare.- Per qualche ragione, all’inizio di questo mese, qualcosa è cambiato. Anziché atterrare in palestra atterravo in un altro posto e tu già mi conoscevi. E da allora ogni cosa ha cominciato a tornare gradualmente alla normalità. Ogni giorno riuscivo a viaggiare sempre più lontano e riuscivo a stare sempre di più. Ma non riuscivo ancora a tornare da te o qui. Fino a ieri.-
-Che cos’è cambiato?-
-Non lo so, ma scommetto che tu lo sai. Cosa hai fatto di diverso?-
Ripensai all’inizio del mese e in un lampo  mi tornò tutto in mente. “Sa che giorno è, signorina? E’ il primo giugno professore.” Era stato il giorno in cui  avevo deciso che non avrei passato l’estate a casa come un anima in pena ad aspettare il ritorno di Louis. Il giorno in cui avevo ascoltato il consiglio di Abby e avevo preso l’altra via: quella che volevo seguire davvero.
-Ho deciso di venire qui.- Dissi. –Tu non tornavi. Quando il professore mi ha parlato di questo viaggio, sapevo solo che volevo venire qui.-
-Senza di me.- Mi guardò con un sorriso triste e io annuii, e per un po’ rimanemmo in silenzio. –Avrei dovuto parlarti della lettera.-
-Si, avresti dovuto.-Portai le dita sulla sua guancia e quando i suoi occhi incontrarono i miei , gli sorrisi, così da poter capire che l’avevo perdonato. Anche lui mi sorrise, però intuivo che stesse pensando a qualcosa. Mi chiesi se non desiderasse tornare indietro per rifare tutto da capo, ma avevo la sensazione che abbia già ripristinato tutte le sue regole una volta per tutte e non abbia nessuna intenzione di cambiare di nuovo la storia. –Non c’è altro che devo sapere, giusto?-
Fece una risata e mi guardò. –No, ti ho raccontato tutto quello che è successo. Non ho assolutamente idea di cosa accadrà da qui in poi.-
-Bene.- Lo guardai, pensai che improvvisamente il mio futuro sarebbe cambiato di nuovo. Sarei tornata a provare quella spiacevole sensazione allo stomaco, infilare puntine sulla carta geografica, a baciarlo in paesini romantici e bere latte macchiato in bar appartati
-Sai cosa devi assolutamente vedere? .- Chiese ed io scossi la testa. –Parigi.-
Ricordai che mentre camminavamo in un sentiero a Chicago, Louis era eccitato all’idea di insegnarmi a scalare, mentre io desideravo che fossimo in un bar parigino. Si fermò e sul suo volto comparve un sorriso malizioso.
-Ti va di fare colazione=.-
-Colazione?- Risi e diedi un occhiata alla spiaggia deserta. –Adesso?- Voleva portarmi a fare colazione. A parigi. In quel momento. Abbassai lo sguardo sui miei vestiti per la corsa, tutti appiccicati alla pelle.
-Perché no?- Si alzò e mi tese la mano.
Guardai di nuovo i miei vestiti, ma nel giro di pochi secondi decisi che non mi importava, perché, dopo tutto, si tratta di fare colazione a Parigi. Lasciai che mi aiutasse ad alzarmi.
Eravamo sulla spiaggia ed io misi le mani nelle sue. Sorrise e vidi che era entusiasta all’idea di mostrarmi qualcosa di nuovo. –Sei pronta?-
Stavo per dire si. Ma poi mi trattenni. Diedi un occhiata all’acqua, alle rocce, alla scogliera e alle montagne che facevano sfondo. E ad un tratto non volevo essere a Parigi. Non volevo essere in nessun atro posto se non qui. Lasciai andare una delle sue pani, impedendo quel viaggio nel tempo, poi mi strinsi tra le sue braccia e mi appoggiai indietro al suo petto.
-Vedi quell’ombrellone giallo laggiù?- Indicai l’altro capo della stanza e guardai Louis.
Strizzò gli occhi e mentre mi fissò si allontana. –Si.- Mi fissò con un sorriso confuso.
-Quel posto fa il miglior caffè inglese della zona.- Capii e la sua espressione si addolcii. –Dici davvero?-
Annuii, come se fossi esperta della zona. E lo ero. Almeno rispetto a lui. –Certo.- Louis porta una mano sul mio viso e mi bacia come se non ci fosse altro posto che questo. Intrecciai le mie dita alle sue e poi mi chinai per raccogliere la mia cartolina di San Francisco dalla sabbia e la sventolai in aria.
-Forza.- Dissi mentre ci incamminammo verso l’ombrellone. –Oggi offro io.-
Mi spinse scherzosamente con il fianco. Gli risposi allo stesso modo e poi percorremmo la spiaggia verso qualcosa che lui non aveva mai visto.
 
 
 

 
 
 *Angolo autrice*
Non ci credo...è finita, non del tutto ma è finita...
Almeno sapete già che Louis e Abby, sono finiti...
Non so che dire...siete state delle lettrici fantastiche e non pensavo di arrivare ad un totale di quasi 200 recensioni con questa storia...è un grande passo per me, mi avete sempre resa felice, con qulsiasi recensione. All'inizio sbagliavo molte più cose di quelli che faccio adesso e questo è solo grazie a voi e ai vostri consigli.
Quindi grazie a tutti, a chi la segue dall'inizio, a chi ha cominciato a seguirla a metà storia, a chi la leggerà in futuro.
GRAZIE.
Vi terrò aggiornate per quanto riguarda il sequel.


Dite arrivederci a Looooouis.


Dite addio ad Abigail (Abby-Abs) Thompson.

Adesso vado...prima di scoppiare in lacrime...
A presto _Sparks_

 
  
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