Capitolo
1- “Il
primo giorno”
Sul ponte
principale, oltre ai due gabbiani che adesso si stavano azzuffando per
l'ultima
briciola di pane, si trovava solo una ragazza, dai capelli castano
scuro,
lunghi fin sotto le scapole, lisci come la seta e un po’
spettinati dal vento.
Per colpa del vento, delle ciocche le erano finite davanti agli occhi.
La
giovane sbuffò scocciata e, con un gesto della mano, rimise
i capelli al loro
posto. Poi si affacciò annoiata dalla balaustra, sperando di
riuscire a vedere
qualcosa. Rimase qualche minuto in punta di piedi, scrutando
attentamente la
distesa liquida sottostante, ma non vide niente.
"In fondo
la nave sta viaggiando veloce... Anche se ho una buona vista, sarebbe
praticamente impossibile riuscire a vedere qualcosa. E anche se ci
fosse stato
qualche animale, il rumore della nave lo avrebbe spaventato di sicuro."
pensò la ragazza, allontanandosi delusa dal parapetto.
All'improvviso,
un brusio metallico si diffuse su tutto il ponte. La giovane
alzò lo sguardo verso
la fonte di quel rumore fastidioso: un altoparlante che si trovava
proprio
sopra la sua testa. Dall'apparecchio risuonò una voce
metallica.
-Siamo in arrivo
all'isola dell'Accademia. L'approdo è previsto fra dieci
minuti. I signori
passeggeri sono pregati di raccogliere i propri effetti personali e di
incamminarsi verso il gate principale per lo sbarco. Auguriamo a tutti
una
felice permanenza nell'Accademia del Duellante!
Così come era
iniziato, il brusio finì. La ragazza si affacciò
di nuovo al parapetto, questa
volta voltandosi verso la prua.
Davanti alla
nave, a circa sei o sette chilometri, si ergeva un'isola vulcanica. Si
trovava
nel bel mezzo del nulla ed essendo un’isola, la si poteva
raggiungere solo in
nave o in elicottero. Sembrava un paradiso tropicale, privo di
qualsiasi segno
di civilizzazione, tanto era verde e lussureggiante. La foresta
circondava il
cono del vulcano attivo, arrivando fin sotto le sue pendici. Gli
edifici
dell'istituto sorgevano proprio al centro dell’isola ed erano
circondati dalla
foresta, che arrivava quasi fin sulla spiaggia. Visti da lontano,
sembravano
dei piccoli funghi colorati, che spuntavano dal sottobosco. In
corrispondenza
delle strutture, spuntavano tre grosse cupole e altrettanti imponenti
obelischi. Sul lato sinistro dell’isola si scorgeva un
piccolo porto e una
pista d'atterraggio per gli elicotteri e gli aeroplani. La ragazza si
lasciò
scappare un gridolino di meraviglia.
"È
veramente un posto stupendo! Se l'isola è questa, allora non
sarà poi malaccio
frequentare questo posto..." pensò ritirandosi dalla
balaustra del ponte.
“Anche se sarebbe meglio se non ci fosse nessuno oltre a
me…”
Rientrò dentro
la nave giusto in tempo per raccogliere la sua borsa e dirigersi verso
l'uscita, già gremita di ragazzi chiassosi ed entusiasti per
la nuova vita che
li aspettava.
Erano trascorsi
diversi minuti, quando i passeggeri sentirono trafficare sul ponte
principale e
delle voci concitate che urlavano e imprecavano. Poi un rumore di corde
tirate
e di travi di acciaio lasciate cadere a terra con noncuranza ed,
infine, il
silenzio assoluto. Persino il motore della possente imbarcazione era
stato
spento. Dopo pochi secondi si aprì il portellone e un fascio
di luce bianca e
accecante invase l'interno. La giovane si coprì d'istinto i
grandi occhi color
ambra con la mano destra.
"Uffa! Oggi
la luce del sole è proprio fastidiosa!" pensò
leggermente irritata,
schiudendo.
Quando i suoi
occhi si furono abituati alla luce dell'esterno e quando
riuscì a mettere piede
fuori dal traghetto, rimase senza fiato alla vista dello spettacolo che
si
presentava ai suoi occhi. Si guardò stupita intorno. Vista
da vicino, l’isola
era ancora più bella! I suoi occhi si spostarono dal vulcano
in lontananza,
alla foresta che scorgeva appena sopra al promontorio, alla banchina
del
porticciolo, su cui si trovava il comitato di benvenuto.
"Quanta
gente... Sarà il comitato di benvenuto? Immagino
già che sarà una grossa
scocciatura..." pensò la giovane, mentre squadrava le
persone che si erano
riunite sulla banchina del porto e
scendeva dalla nave, per mettersi in fila davanti alla
commissione di
benvenuto, insieme agli altri nuovi studenti..
Erano circa una
ventina di persone, una parte vestite con delle divise blu, altri in
verde
scuro con tanto di baschi, altri ancora erano vestiti in giallo, mente
al
centro si trovava un uomo di mezza età, pelato, non molto
alto e leggermente
grassoccio, con una giacca rosso porpora lunga fino ai polpacci.
Accanto
all'uomo vestito di rosso, c'era una specie di essere umano, alto e
allampanato, con i capelli biondi, raccolti in una goffa coda di
cavallo. Aveva
una strana espressione in volto, quasi raccapricciante, come se gli si
fosse
paralizzata la faccia mentre stava facendo le smorfie allo specchio.
"Sembra un
brutto ritratto cubista… Spero che non sia un professore!
Sarebbe impossibile
prenderlo seriamente, con una faccia come quella... Poi, non capisco
nemmeno se
è un uomo o una donna. Qualsiasi cosa sia, fa quasi paura!"
pensò la
ragazza, osservando attentamente l'uomo biondo e
cercando di essere il più impassibile
possibile. L'ultima cosa che voleva era farlo arrabbiare.
Non appena tutti
i passeggeri furono scesi e si furono messi in fila sul molo, l'uomo
grassoccio
al centro si fece avanti, si schiarì la voce e
iniziò quello che sembrava
essere un lungo discorso e che, invece, fu molto breve e conciso.
-Benvenuti
all'Accademia del Duellante! Il mio nome è Sheppard e sono
il cancelliere di
questa scuola. Per me é un onore potervi dare personalmente
il benvenuto! Spero
con tutto il cuore che trascorriate dei momenti piacevoli, senza
però
dimenticare lo studio e senza tralasciare la vostra preparazione. Spero
che
riusciate a farvi degli amici, perchè sono dell'idea che
l'amicizia sia un bene
prezioso e una cosa fondamentale nella crescita di un individuo. Come
cancelliere di questa scuola, spero che riusciate ad imparare il modo
giusto di
vivere e che riusciate, con impegno e dedizione, a raggiungere gli
obiettivi
che vi siete prefissati. Vi ricordo che non è importante il
talento o
l'intelligenza, ma piuttosto l'impegno! Perciò impegnatevi
sempre, in qualsiasi
dormitorio siate stati divisi! Adesso, passo il testimone al
vice-cancelliere,
il dottor Crowler.
Dopo aver detto
questo, l'uomo si voltò e si incamminò verso
l'edificio principale. Al suo
posto, l'uomo alto e biondo si chiarì la voce e, con un tono
stridulo e
dall'accento chiaramente straniero, strillò:
-Bene, lasciate
che vi dica subito una cosa. Il cancelliere Sheppard è stato
anche fin troppo
tenero! Non crediate che sarà una passeggiata! Questa
è una scuola d'élite,
dove solo i migliori vengono ammessi. Ma state bene attenti, il fatto
che voi
siate qui non significa necessariamente che siate i migliori. Dovrete
impegnarvi! E molto! Anche se alcuni di voi è perfettamente
inutile che si
impegnino. Mi riferisco a quegli sciocchi che sono stati messi nel
dormitorio
Slifer. È inammissibile che siano stati ammessi in questa
scuola! Qualcuno mi
può spiegare perché ci ostiniamo ad accettare
anche elementi simili?!
-Suvvia, Crowler
si calmi. Non c'è alcun motivo di dire certe cose ai nuovi
studenti...- disse
un uomo alto, con i capelli neri e un gatto grassoccio in braccio.
-E invece
bisogna subito mettere bene in chiaro le cose!- rispose il
vice-cancelliere
voltandosi verso l'uomo. Poi, rivolgendosi di nuovo ai nuovi studenti,
disse:
-Che sia chiaro,
io detesto gli Slifer Rosso, perciò fate bene attenzione! E
adesso, seguiteci
fino all’edificio principale!
"Che
bellezza! Il vice-cancelliere ha praticamente dichiarato guerra al
dormitorio
rosso e a chi ne fa parte. Oltretutto, sembra proprio il re della
simpatia...
Bé, sarà il caso di abituarcisi dato che sono
anch'io una Slifer. Credo proprio
che sarò tra i suoi studenti preferiti da tartassare durante
le
lezioni..." pensò la giovane con sarcasmo, mentre seguiva
leggermente
contrariata il gruppo di studenti e professori verso l'edificio
principale.
Davanti
all'ingresso c'era molta gente, tutti studenti del secondo e terzo
anno,
accorsi per vedere le nuove matricole. La giovane notò
subito che la maggior
parte di loro erano maschi. Le ragazze rappresentavano decisamente la
minoranza
degli studenti; erano una ventina solo tra le matricole. E forse
raggiungevano
le sessanta persone contando anche le studentesse più grandi.
"Meglio
così... Non ho molta voglia di passare l'anno a litigare per
delle sciocchezze!
A proposito, chissà se c'è qualcuno che
conosco..." si chiese, guardandosi
un po' intorno. Così, a prima vista, non sembrava che ci
fosse qualcuno della
sua città, né tantomeno qualcuno che conosceva.
La cosa non la sorprese
particolarmente. Non aveva amici e la città da cui proveniva
era molto grande.
Le probabilità di conoscere qualcuno erano,
perciò, molto scarse. Tirò un
sospiro di sollievo.
“Menomale!
Sarebbe stata una rottura se ci fosse stato qualcuno della mia
città…”
La ragazza seguì
la fila delle matricole fin dentro l'edificio e ritirò la
divisa da una signora
grassottella e bassa di statura, che, da dietro gli occhialini calati
leggermente sul naso a patata, sorrideva imperturbata a chiunque si
trovasse
davanti.
"Questa sì
che è una strana signora... Mi chiedo perché
continui a sorridere come
un’idiota…" pensò sorridendo
meccanicamente alla donna. Per i suoi gusti
erano stati anche fin troppo amichevoli. Non le piacevano tutte quelle
smancerie e non vedeva l'ora di potersene restare da sola nella sua
stanza.
Odiava la compagnia delle altre persone e soprattutto odiava
l'ipocrisia. Non
sopportava quelle persone che si fingevano amici solo per il proprio
tornaconto. Questo era uno dei motivi per cui non stringeva amicizia
con
nessuno.
Yomi, questo il
suo nome, era sempre stata sola anche per sua scelta e la cosa non
l'aveva mai
turbata. Le piaceva rimanere sola, ed era certa che, finché
doveva pensare solo
a se stessa e ai propri interessi, niente le sarebbe andato storto. Il
suo era
un modo di pensare molto egoistico, ma era così che aveva
deciso di vivere ed
era sicura che così avrebbe sempre fatto.
"In fondo,
a cosa servono gli amici? Se sono sola, posso fare ciò che
voglio senza dover
preoccuparmi di nessuno..." pensò incamminandosi da sola
verso il
dormitorio femminile."Però… Ho promesso a mio
fratello che mi sarei fatta
degli amici... Sembrava così preoccupato per me, che l'ho
promesso senza
nemmeno pensarci. Che rottura… Non posso deluderlo di
nuovo…"
Era così assorta
nei suoi pensieri, che non si era nemmeno accorta di essere finalmente
arrivata
al dormitorio femminile.
Si trattava di
un edificio imponente, circondato su tre lati da una specie di fossato
che lo
isolava dal resto del complesso, per evitare che qualche impavido
guardone
potesse entrare e spiare. Il cancello in ferro battuto era aperto, per
permettere alle nuove e vecchie studentesse di entrare nell'edificio.
Yomi varcò
l'ingresso, attraversò velocemente il viale alberato ed
entrò nel dormitorio
femminile. Salì le scale in marmo e, seguendo le indicazioni
sul foglietto di
carta che le era stato consegnato con la divisa e i vari cartelli
appesi ogni
tanto alle pareti, raggiunse finalmente la sua nuova camera.
Girò la chiave
nella toppa ed aprì la porta, restando quasi senza fiato per
la seconda volta
in un giorno. Era una singola, grande quanto una doppia, se non di
più, con
tanto di bagno privato con doccia e un piccolo salottino con la
televisione e
il computer. Era molto spaziosa e profumata, la biancheria era stata
appena
cambiata ed era stata completamente tirata a lucido per l'arrivo della
nuova
inquilina. Sul letto rifatto c'era un foglio con il programma della
serata:
alle 8.30 cena-buffet di benvenuto nella sala da pranzo, con un breve
discorso della
professoressa responsabile e della rappresentante del dormitorio. Yomi
storse
il naso, leggermente contrariata. Non le piacevano i ricevimenti; c'era
sempre
troppa gente per i suoi gusti. Inoltre, aveva l'impressione che sarebbe
stata
una delle poche, se non l'unica ragazza, ad essere una Slifer. Ed aveva
il
presentimento che questa cosa non sarebbe passata inosservata.
-Forse non è
stata una grande idea accettare questa condizione... Non che avessi
altra
scelta, però… Possibile che
quell’idiota pensi sempre e solo a se
stesso!-sospirò, buttandosi a peso morto sul
letto.-Vabbè, meglio iniziare a
prepararsi, visto che non ho molto tempo prima della cena.
La ragazza fece
una doccia veloce e indossò la divisa del dormitorio: una
mini-gonna rosso
acceso e una giacca senza maniche bianca, con i bordi dello stesso
colore della
gonna. Le avevano dato anche le scarpe, un paio di stivaletti bassi con
il
tacco, sempre dello stesso colore della gonna.
Yomi si guardò
al grande specchio che si trovava di fronte al letto, accanto alla
scrivania,
cercando di capire se quel colore le donava o meno. Arrivando al
dormitorio
aveva notato alcune ragazze più grandi; la loro uniforme era
molto simile alla
sua, soltanto blu. E, purtroppo, la divisa blu era decisamente
più carina di
quella rossa, sebbene il rosso fuoco rispecchiasse parte del suo
carattere e
della sua personalità.
“La preferivo
blu… E’ decisamente più carina e
sobria!”
Dopo essersi
sistemata i lunghi capelli castani, uscì dalla stanza e,
cercando di orientarsi
nell'edificio, raggiunse la sala da pranzo.
All'ingresso
della stanza, grossa quanto una decina o forse più camere da
letto, era stato
appeso un grosso striscione con scritto "Benvenute!" in bella grafia.
Era stata addobbata tutta per la grande cena. Dal soffitto pendeva un
grande
lampadario di cristallo, in stile ottocentesco. Il corrimano delle
scala in
marmo, che portava al piano superiore, era decorato con arbusti di rose
rosse,
bianche e blu. Sulle scale, inoltre, era stato steso un lungo tappeto
rosso,
che proseguiva e attraversava tutta la stanza. Ai lati erano stati
disposti dei
lunghi tavoli, sui quali troneggiavano grossi vassoi con le pietanze
più
gustose e ricercate che Yomi avesse mai visto e che facevano invidia ai
ristoranti più rinomati della sua città. Di tanto
in tanto, tra i vassoi
spuntavano dei lunghi vasi di cristallo trasparente, dai quali facevano
capolino dei grossi mazzi di rose. Era tutto scintillante e sfarzoso,
tanto che
la ragazza rimase di nuovo senza fiato. Yomi non aveva mai visto niente
di
simile in tutta la sua vita e, a dirla tutta, si sentiva un po' a
disagio.
“Di sicuro hanno
buon gusto e sanno come comportarsi con le persone ricche e
importanti… Una
persona normale come me si sentirebbe fuori luogo.”
Nella sala si
trovavano già una ventina di ragazze, tutte in uniforme blu,
che parlottavano e
ridevano tra loro. Probabilmente erano studentesse del secondo o,
addirittura,
del terzo anno.
La ragazza
rimase ferma sulla porta per qualche secondo, ad osservarle, poi decise
di mettersi
in un angolo della sala e aspettare l'inizio della festa, senza dare
troppo
nell'occhio. Purtroppo, i suoi piani furono scombussolati proprio dalla
sua
divisa, decisamente appariscente e quasi fuori luogo. Infatti, come
fece
qualche passo all'interno della stanza, sentì gli sguardi
delle altre ragazze
puntati su di lei. Yomi fece finta di niente e continuò
imperterrita nel suo
piano originale. Passando a pochi metri di distanza da loro, le
sentì
bisbigliare e persino ridere.
-Ma dai...
Allora, quello che ha detto Noriko è vero!
-Una studentessa
del dormitorio Slifer... Mi chiedo cosa ci sia venuta a fare qui...
-Che vergogna!
Se fossi in lei non mi farei vedere nemmeno in giro...
-Piuttosto,
siamo noi a doverci vergognare! Pensate alla figura che facciamo nei
confronti
dei ragazzi! Siamo in minoranza, non possiamo permetterci di essere
anche delle
pessime duellanti!
-In effetti è
vero... Il dormitorio femminile ci perderà la faccia, se
questa qui rimane.
"Complimenti
Yomi! Sei riuscita a farti odiare dopo nemmeno tre ore che sei
arrivata. Credo
che questo sia un record mondiale!" pensò con sarcasmo,
cercando di
ignorare i brusii, che di certo sarebbero aumentati, non appena fossero
arrivate le altre studentesse del dormitorio.
"A questo
punto, credo che sia stata una pessima idea venire qui... Mi sarei
dovuta
opporre a qualsiasi costo. Però, a pensarci bene, non avevo
altre scelte. Gli
ordini del signor “iosonoilpadronedelmondo” sono
indiscutibili! Anche se mi
fossi opposta, non sarebbe cambiato niente. Perlomeno, posso essere
utile a mio
fratello, quando entrerà anche lui in Accademia…"
La stanza si
riempì molto velocemente. Le ragazze presenti erano circa
una cinquantina,
forse meno, tutte vestite con la divisa blu. Come Yomi si aspettava, i
brusii
non diminuirono, anzi si fecero più forti e con loro,
aumentarono anche le
risatine di scherno delle più giovani e gli sguardi gelidi
delle ragazze del
terzo anno. La giovane, suo malgrado, era al centro dell'attenzione
generale.
I bisbiglii
terminarono bruscamente non appena entrò una donna, di circa
venticinque anni,
con un abito rosa pastello e una giacca simile alla divisa femminile
del
dormitorio blu. Era la stessa donna che si trovava sulla banchina al
suo arrivo
qualche ora prima e Yomi ipotizzò che si trattasse della
professoressa
responsabile del dormitorio. E così, infatti, era.
-Bentornate e
benvenute! Sono la professoressa Fonda Fontaine e sono la responsabile
del
dormitorio femminile e dell'infermeria. Se avete qualche problema, di
qualsiasi
genere, non esitate a parlarmene. Sono qui per aiutarvi in qualsiasi
modo e per
qualsiasi cosa. Inoltre, vorrei auguravi di trascorrere un felice anno,
ricco
di emozioni. Per le matricole, auguro di ambientarsi presto alla vita
dell'Accademia e di fare nuove e preziose amicizie. Alle ragazze del
terzo anno
raccomando, invece, di studiare e di impegnarsi a fondo, visto che
quest'anno
vi diplomerete. Tuttavia, spero che trascorriate questo vostro ultimo
anno in
modo piacevole! A voi del secondo anno, auguro un periodo ricco di
nuove
esperienze. Mi raccomando, conto su di voi per prendervi cura delle
ragazze più
giovani. E non tralasciate lo studio, solo perché siete a
metà strada!
Ricordate di sostenervi sempre, perché l'amicizia
è molto importante, anche per
una duellante. E adesso, lascio brevemente la parola alla
rappresentante.-disse
la donna con un sorriso gioviale, lasciando il posto a una ragazza con
gli
occhiali e i capelli neri, corti fino alla nuca.
La studentessa,
dopo essersi schiarita la voce, disse:
-Benvenute
all'Accademia del Duellante! Spero che possiate trascorrere una bella
esperienza in questi tre anni che passerete qui. Sappiate che come
dormitorio
femminile abbiamo il dover di dare sempre il massimo, sia nei duelli,
sia nello
studio. Noi ragazze siamo la minoranza in questo istituto ed
è per questo che
dobbiamo impegnarci tutte, per fare in modo che il buon nome del
dormitorio
femminile non ne risenta. Dobbiamo farci rispettare dai ragazzi e
l'unico modo
è diventare delle ottime duellanti. Sappiate che le
fannullone non saranno
tollerate. E spero che chi pensava di venire qui solo per perdere
tempo, si
ricreda!-la ragazza si voltò verso Yomi con uno sguardo
freddo come il
ghiaccio. La Slifer sentì un brivido percorrerle la schiena.
Era chiaro che quel
discorso era riferito soprattutto a lei. Era l'unica del dormitorio
rosso.
L'accoglienza di poco fa delle ragazze e le parole della rappresentante
dimostravano che non era proprio la benvenuta in quel dormitorio.
Dopo aver detto
ciò, la rappresentante fece cenno di dare inizio alla festa
e le presenti si
diressero verso i tavoli del buffet per cenare.
Nonostante la
fredda accoglienza, la serata trascorse tranquilla. Verso le dieci la
sala
iniziò a svuotarsi. Le ragazze del primo anno, stanche per
il lungo viaggio, si
diressero nelle proprie stanze per riposare; quelle più
grandi si diressero
nella sala ricreativa per continuare a chiacchierare senza disturbare.
Yomi stava per
lasciare la stanza, quando si sentì tirare ad un braccio. Si
voltò parecchio
irritata e si trovò faccia a faccia con la professoressa
Fontaine.
-Professoressa!
-Yomi, posso
parlarti un attimo?
La ragazza la
guardò un po' confusa. Come faceva a sapere come si chiamava
se si erano appena
viste?
-Ok...
-Se hai qualche
problema, sentiti libera di parlarmene. So che può essere
difficile per te
ambientarti qui, dato che sei una Slifer, e so che le ragazze possono
essere
terrificanti quando ci si mettono. Ma non devi arrenderti! Sono a tua
disposizione per qualsiasi cosa. Soprattutto, considerando che il tuo
è un caso
un po' particolare.
-Lei è a
conoscenza di quella cosa?
-Certo! Tutti i
docenti sono stati informati della tua situazione, soprattutto io visto
che fai
parte di questo dormitorio.
-Non lo sapevo...
-Non ti devi
preoccupare…
-In realtà, la
cosa non mi preoccupa molto...
-Ah, giusto!
Domani mattina, prima delle lezioni, dovresti presentarti nell'ufficio
del
cancelliere.
-Dal
cancelliere? Perché?
-Non saprei. Mi
ha solo detto di riferirtelo. Adesso è meglio se vai a
riposarti... Deve essere
stata una giornata faticosa!
-D'accordo...
Allora, buonanotte professoressa.
-Buonanotte!-rispose
la donna con un largo sorriso.
Yomi fece un
breve inchino e uscì dalla sala da pranzo, dirigendosi verso
la sua stanza.
Entrando, però, trovò una brutta sorpresa ad
aspettarla. La porta era stata
aperta e la stanza era stata messa letteralmente sottosopra. La sua
valigia era
sfatta e le sue cose erano stese sul pavimento. Il suo deck era sparso
per
tutta la stanza e i suoi oggetti erano stati lanciati per terra. Il suo
specchio era stato rotto e una delle sue magliette era stata
addirittura
tagliata con le forbici.
La ragazza
sospirò annoiata. Era veramente una scocciatura; adesso
doveva pure perdere
tempo per rimettere tutto in ordine.
Raccattò
velocemente i suoi vestiti e li mise alla rinfusa nell'armadio. Poi
raccolse
quelle poche cose che si era portata appresso e le appoggiò
sulla scrivania.
Raccolse anche i frammenti dello specchio e li gettò nel
cestino, insieme a ciò
che era rimasto integro dell'oggetto. Poi iniziò a
raccogliere tutte le sue
carte, controllando bene che non ne avessero persa o presa qualcuna. Le
contò
più volte, per essere sicura che ci fossero tutte. Poi, dopo
averle rimesse nel
porta-deck e aver controllato di aver sistemato tutto il disordine, si
buttò
sul letto, addormentandosi di colpo.