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Autore: Tomoko_chan    02/02/2014    7 recensioni
Dopoguerra.
Hinata si sente disorientata e terribilmente sola. Ha perso Neji, ha visto la speranza di un Naruto tutto per sé sciogliersi come neve al sole. Finalmente vede tutto con chiarezza: il dolore provato fin dall'infanzia, la mancanza di amore, di qualcuno che avesse cura di lei. Si arrende alla sofferenza e cambia, diventando più cupa.
E se incontrasse un'anima altrettanto solitaria e cupa come lei?
Tratto dal testo:
-Spiegati meglio, poetessa. - disse lui, con quella solita aria strafottente.
-Credo che tu, fondamentalmente, sia una persona buona e pura. Ma… quello che ti è successo e il dolore che hai provato ti hanno reso una persona molto cupa.
-Allora anche tu sei una rosa blu.
Il modo in cui aveva affermato, in poche parole, che erano simili, le fece perdere un battito.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke, Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Non innamorarti di me.
 
Capitolo 10, Il giorno della verità.
 
“Ti amo,
perché hai posto la tua mano
sul mio cuore martellante,
senza badare alle stupide e inutili
cose che non puoi non notarvi,
e perché nei hai tratto fuori gli
elementi belli e luminosi
che nessun altro vi ha mai cercato e trovato”
  -Roy Croft
 
 
Stammi vicino anche se ti respingo,
cerca di capire ciò che non dico,
dammi quel gesto di cui ho bisogno.
 
 
Erano finalmente arrivati nel villaggio dell’Erba. Tsunade, accompagnata da Shikamaru, era già entrata nella sala riunioni che sarebbe stato il luogo della decisione. Si poteva già ipotizzare chi volesse la libertà o la morte di Sasuke: il Kazekage e l’Hokage da una parte, il Raikage e lo Tsuchikage dall’altra. Il Mizukage probabilmente avrebbe richiesto una via di mezzo. Dopo un più o meno breve consulto fra Kage, Sasuke sarebbe stato invitato ad entrare per farlo parlare e prendere l’ultima decisione. Poi, ancora un’altra riunione e alla fine la comunicazione della pena.
Hinata si sentiva molto agitata. Sicuramente molto più di Sasuke, che si dimostrava indifferente come al solito, seduto su una panchina proprio davanti alla porta sorvegliata della sala riunioni, gli occhi bendati e i polsi legati. Lei si torturava i pollici, nel suo modo usuale.
Lei lo guardava ed il vederlo così calmo e composto non faceva altro che renderla ancora più ansiosa. Si chiedeva come facesse a rimanere così freddo, così deciso ad essere impenetrabile, se davvero non gli importasse come sembrava. E allora cominciavano le domande serie, quelle a cui non vorresti mai rispondere perché non ti piacerebbe quello che sentiresti. Desidera morire?
Allora Hinata si agitava, desiderava solo smettere di pensare, smettere di preoccuparsi. L’amore anche se è bello è una gran rogna, si ritrovò a pensare, ormai sconfortata, ti fa decisamente soffrire il doppio.
  << Smettila di torturarti. >> le disse la sua ormai migliore amica da tempo immemore, TenTen << Di cosa ti preoccupi? >>
La ragazza non rispose. Lei non capiva, ma d’altronde come poteva? Nessuno era a conoscenza di quello che stava accadendo tra lei, erede del Clan Hyuga, e quello che in teoria avrebbe dovuto essere il suo più acerrimo nemico, Sasuke Uchiha, unico superstite del Clan Uchiha, prima Nunkenin, poi assassino, poi eroe. Non era nemmeno concepibile.
  << Hyuga. >> chiamò allora lui, che nonostante le sue labbra si muovessero per parlare, rimase immobile << Vieni. >>
Hinata obbedì lesta e si avvicinò a lui, piano gli si inginocchio davanti, per poter arrivare alla sua altezza.
  << Dimmi. >> sussurrò appena, riscoprendosi agitata e imbarazza per la persona che pian piano cominciava ad amare.
  << Davvero, smettila di agitarti, non c’è motivo. >>
La ragazza non perse nemmeno tempo a contraddirlo, ben capendo quanto fosse inutile ribadire sempre gli stessi concetti. Lo guardò, cercò di capire cosa pensasse, di captare il minimo accenno di ansia, che però non arrivò.
  << Sasuke >> chiamò allora lei, la voce timida << Posso cambiarti la benda? Tengo le mani occupate. >>
  << Come vuoi. >> rispose lui, totalmente indifferente.
Allora Hinata prese il kit medico, con le mani improvvisamente tremanti sfiorò appena le guance di Sasuke per arrivare a sciogliere la benda, e non poté non notare quanto la sua pelle fosse calda, in continua ebollizione. Lentamente, lo liberò dalla benda. Rivedere i suoi occhi, così scuri, opachi, privi di luce e di emozione, era sempre un tuffo al cuore. Erano così insensibili, nel senso stretto di non poter sentire o provare nulla, che ci si specchiava dentro, vedendo il proprio volto, gli occhi chiarissimi, tutto ciò che avrebbe dovuto vedere lui. Scosse il capo con vigore, per togliersi dalla mente quei pensieri, per poi sollevargli appena il viso e mettergli le gocce.
  << Ti manca, Sasuke? >> chiese all’improvviso, per poi aggiungere un secondo dopo, rendendosi conto di essere stata poco chiara << Ti manca non vedere? >>
  << Molto. >> ed era strano sentire quella parte di Sasuke, quella che ammetteva le proprie debolezze.
  << E cosa desideri vedere?>>
  << Ogni cosa. >> borbottò Sasuke, abbassando la voce di due o tre toni << Il tuo viso. >>
  << Vorresti vedere me? >> si stupì Hinata, arrossendo di colpo.
  << Sì, per vedere se sei cambiata dalla guerra. >> rispose lui << O per vedere se adesso sei rossa come un pomodoro. >> e stavolta fu canzonatorio.
Fu ovvio, la ragazza arrossì ancora di più, e quando per sbaglio gli sfiorò una mano, la sua schiena fu pervasa da scariche elettriche.
  << Se… se vuoi puoi… toccarmi. >> affermò Hinata, balbettando imbarazzata.
  << Come, scusa? >> chiese lui, che ovviamente non aveva capito nulla.
  << Puoi.. toccarmi. Per vedere com’è fatto il mio viso. Non è così che si fa, di solito?... si utilizzano gli altri sensi, giusto? >> la sua voce titubante, timida, imbarazzata.
Sasuke alzò per un attimo il sopracciglio, notevolmente stupito. Poi, senza mostrare esitazioni, avvicinò le sue mani a lei, toccandole i lunghi capelli. Con le dita le sfiorò le guance, seguì il contorno degli occhi, il naso definito, per poi sfiorarle appena le labbra piene. E lei non riuscì a fare a meno di chiudere gli occhi e di godere di quelle carezze calde, di quelle mani come fuoco, di quella dolcezza che mai si sarebbe aspettata dai tocchi semplici e crudi di lui. All’improvviso ritrasse le mani, come bruciato, e lei, aprendo gli occhi per vedere cosa stesse accadendo, vide il suo viso turbato e contratto, quasi arrabbiato.
  << Sasuke… che c’è? >> chiese titubante, il cuore in gola che pompava forte.
Vide il suo pomo d’Adamo scendere vorticosamente, e quando sentì la sua voce le parve dura e triste.
  << Hinata… tu sai cosa ho fatto, vero? Sai cosa sono? >>
Lei si stupì, spalancando gli occhi. << Che intendi? >> mormorò.
  << Con le mani che ti hanno appena toccato io ho ucciso tante persone per compiacere Orochimaru. Ho ucciso mio fratello per vendetta. Ho colpito e ferito più volte i miei stessi amici. Come fai a volere le mie mani su di te dopo aver saputo tutto questo? >>
Hinata per un attimo rimase bloccata, completamente scioccata. Sapeva già tutte quelle cose, ma non ci aveva mai riflettuto a fondo. Ma in fin dei conti, non aveva senso pensarci: la risposta sarebbe sempre stata la stessa.
  << Non importa Sasuke, tutti fanno degli errori e… >>
  << Non essere sciocca. >> la interruppe duramente lui << Dovresti scappare da me, più lontano possibile. >>
  << Io so cosa sei, Sasuke. >> un bellissimo sorriso, il primo dopo tanto tempo, si dipinse sul suo viso << Non sei né un assassino, né un traditore. Sei semplicemente una bellissima persona macchiata dal dolore e che ha commesso degli errori. >>
Lentamente, quasi avesse paura che quel contatto potesse infastidirlo, posò la mano sul suo petto, dove stava il cuore.
  << Io so che in fondo sei gentile e premuroso, a modo tuo. Sei una persona buona, anche se complessa, ma comunque capace d’amare. >>
Sasuke allora, anche se era stupito da quelle parole pronunciate con tanta dolcezza, cercò di fissare i propri occhi in quelli di lei. Fece uno sforzo immane per distinguere i suoi tratti, ma cercò comunque di vederla, per poter farle capire ciò che veramente voleva dire.
  << Non voglio che tu veda il disastro umano che sono. >> disse, la voce dura e roca, mentre ancora una volta ammetteva le sue debolezze << Non innamorarti di me, è inutile. Tempo perso. >>






 

Eccomi qui, con il decimo capitolo n.n
fatemi notare se ci sono errori, fatemi 
sapere se vi piace o se fa schifo u.u
Spero tanto che vi piaccia!
A presto,
Tomoko.

PS: Ho una nuova long: 
 
Elleboro - Forza e Rinascita.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2426253&i=1
   
 
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