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Autore: Nana Kudo    02/02/2014    2 recensioni
Un sogno. È cominciato tutto così: come un sogno.
Ma poi qualcosa è cambiata, gli ingranaggi di quel orologio chiamato destino hanno deciso di andare avanti a muoversi lo stesso senza prendere minimamente in considerazione l'idea di ritornare indietro all'ora esatta. No. Hanno deciso di non farlo.
Ed ora l'unica cosa che posso fare io invece, per far sì che quel filo rosso che mi lega ancora a tutto ciò che non voglio assolutamente perdere, Ran, e ciò che ancora voglio ottenere, non si spezzi, è cercare in tutti i modi un raggio di luce in questo buio che vuole sembrare perenne, cercare in tutti i modi i Corvi e riuscire finalmente a liberare il cielo dalle loro piume scure e tetre.
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OAV 9. The stranger of ten years afters.
Abbiamo creduto tutti che fosse solo un sogno. Ma in realtà ci sbagliavamo.
Perché? Per saperlo non vi rimane altro che leggere.
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kogoro Mori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo Venticinque
La Busta
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Occhi glaciali, piume nere, versi inquietanti e agghiaccianti li sorvegliavano poggiati sui cavi telefonici in quella fredda notte di fine primavera.
Fresche folate di vento si scontravano con le loro figure di tanto in tanto, scombinandogli i capelli e causandogli scariche di adrenalina per tutto il corpo.
 
“La busta!” esclamò Shinichi, attirando l’attenzione di entrambi gli scienziati.
“Intendi la busta che Vermouth ha dato a Ran?” domandò Ai, inarcando un sopracciglio sorpresa. “Non hai detto che aveva delle foto di Conan e Shinichi dentro?”
“C’era altro.. era questo il piano” sorrise spavaldo il detective. “La busta contiene altre informazioni che ci serviranno per sterminare l’organizzazione”*

 
L’ultima sigaretta lasciata cadere su quel prato ormai morto, morto come quel posto stesso, lugubre e privo di qualsiasi forma di vita.
Occhi che furtivi scrutavano ogni singolo centimetro di quel vicolo…
Labbra che arroganti si curvavano al solo pensiero di ciò che da lì a poco avrebbero vissuto.
 
Respiri affannati, battiti cardiaci che come martelli pneumatici assillavano i loro cuori, e occhi che non riuscivano a staccarsi da quella semplicissima busta di carta tra le mani del ventisettenne.
Casa Kudo, in quel momento, aveva perso tutta l’ironia di qualche istante prima trasformandola in pura ansia; ansia che si rispecchiava negli occhi dei due detective, come in quelli dei due scienziati e l’ex idol.
Con le dita cominciò a schiudere la busta, estraendone parecchi fogli da essa, che divise con gli altri presenti così da riuscire a studiarli meglio.
I primi due, foto raffiguranti i volti di Conan Edogawa e Shinichi Kudo furono scartati fin da subito, così come tutti quei documenti collegati sempre alla doppia identità del detective.
La ricerca non durò a lungo, poiché dopo pochi minuti, tra le mani di Shinichi capitò una minima quantità di fogli uniti da una graffetta.
Non molto le pagine stesse, ma piuttosto la fotografia nascosta tra di quelle, attirò fin da subito la sua attenzione.
“Ora capisco perché Akai…”

 
Il suono di pistole appena caricate riecheggiò nel buio della notte, così come le voci sussurrate dei tre, che si scambiavano le ultime parole prima di dare il via ad una tempesta. Una quiete che nemmeno se cercata o voluta si trova facilmente.
In fondo com’è che si dice? C’è sempre un attimo di quiete prima di una tempesta.
 
La risata della donna lasciò interdetto il ragazzo del Kansai.
“Fidati”provò a dire, tra una risata e l’altra. “L’ultima cosa che farebbe Akai è chiamare il Federal Bureau”

 
“Kuroba?” domandò Akai, dando fine a quella catena di sussurri tra i tre.
“E’ già pronto” disse di rimando il ragazzo dalle iridi cobalto. “Aspetta solo che gli danno l’ok”
 
“Noi prepariamo tutto dall’interno, così potrete infiltrarvi senza alcun intralcio”
 
Le nuvole cominciarono a coprire quella luna a metà che brillava alta nel cielo, assieme a tutte le piccole stelle che come un quadro la incorniciavano, lasciando i tre con la sola compagnia di quegli uccelli dal piumaggio corvino.
Brr.. Brr..
Un telefono che vibrò.
Un sorriso che inevitabile si disegnò sui loro volti.
È giunto il momento.
 
***
 
Un tonfo sordo rimbombò tra le mura di quel corridoio.
L’infiltrata della CIA si piegò, continuando a svolgere quel compito che ormai aveva cominciato con una maestria tale da poter fare invidia al più bravo dei criminali.
“Però..” pronunciò, rompendo quel silenzio che si era creato. “Mai avrei detto che mettere fuori gioco i membri di un’organizzazione criminale sarebbe stata un’impresa tanto semplice” sorrise, legando gli arti dell’uomo appena colpito con della corda.
“Tre quarti di questi tizi non saprebbe difendersi nemmeno da un bambino” ribatté seccato il biondo, che da dietro di lei si avvicinava lentamente con una pistola tra le mani. Si fermò a un paio di passi dal corpo inerme di quell’individuo che la compagna di crimini stava legando. “In fondo sono solo reclute o persone ricattate di cui Ano Kata** si libererà non appena compiuta la missione”
Hidemi tornò in posizione eretta, pulendosi le mani dalla polvere e l’eccesso di corda rimasta sulla pelle.
“E anche questa è fatta” sospirò, per poi voltarsi in direzione di Amuro che si limitò ad annuire.
“Non ci rimane più nessuno su questo lato del piano, ormai” proferì l’uomo, controllando per l’ultima volta quel corridoio buio e piuttosto malandato. “Possiamo dare il via libera agli altri a questo punto”
“In fondo, al resto ci penserà lei” disse con fare spavaldo la donna, prima di inviare un messaggio dal suo cellulare.
 
***
 
“Forse è arrivata l’ora dell’ultimo furto per Kaitou Kid”
 
Da sopra la terrazza di quell’alta palazzina nella prefettura di Tottori, l’illusionista dava gli ultimi ritocchi e controlli a tutti i trucchi e accessori che quella sera l’avrebbero accompagnato nell’ennesimo dei suoi spettacoli.
 
“Hai familiarità col termine “poker face”, Kaito?” chiese l’uomo completamente vestito di bianco al bambino seduto sulle sue gambe.
“Poker face?” incuriosito dalle parole del padre, il piccolo dagli occhi color cielo si voltò verso di lui che, con un atteggiamento indecifrabile, teneva quattro carte tra le mani.
“Nel poker, non importa quanto bello o brutto sia il tuo mazzo” cominciò a spiegare. “Non puoi manifestarlo nella tua espressione”
“Eh?” 
“Lo stesso vale anche con la magia: a volte, un trucco può fallire”
-Poker face- il termine, così come il discorso del mago, affascinò Kaito, che con sguardo deciso osservava il mazzo di fronte a sé.
“Ma non dovresti mai portarlo all’attenzione dei tuoi spettatori” 
“Call” aggiunse dopo qualche secondo, mostrando finalmente le sue carte agli altri giocatori.**
 
Finito di abbottonare la camicia, prese la parrucca posta nel sacchetto a pochi centimetri da lui, girandola e rigirandola fra le sue dita, prima di voltarsi verso quella luna che, quella notte come le precedenti, vegliava su di lui –lo accompagnava in quella sua ennesima impresa, seppur nascosta da un fitto strato di nuvole color cenere.
 
“Tu…” si volto il finto Kid, sorpreso, quasi incredulo, verso quella figura bianca che aveva appena smascherato il suo trucco. “Non può essere… Master Toichi?”
“Eh..?” 
L’anziano corse verso di lui, che a bocca aperta e immobile, lo osservava ancora stupito per ciò che aveva appena detto.
“E’  ancora vivo!” s’inginocchiò, stringendo il candido mantello bianco del giovane tra i guanti. “Ho sentito molto la sua mancanza!”
-Perché ha appena detto il nome di mio padre?- si chiese Kaito, continuando a non capire a cosa alludeva l’uomo inchinato di fronte a lui. –E dove ho già visto quest’anziano signore?-
Ma non dovette aspettare molto prima di trovare finalmente una risposta alle sue domande, poiché, poco dopo, quell’uomo misterioso si levò il cilindro dal capo rivelando la sua identità, ponendolo poi dinanzi al petto. 
“Sono io, il suo fidato servitore, Jii, al suo servizio!” dichiarò, con le lacrime agli occhi dalla felicità di rivedere il suo maestro. “Sono passati solo otto anni, non mi riconosce più?”
-Jii-chan?!- rimase spiazzato, il liceale, non appena ebbe riconosciuto quell’uomo che con tanta foga e felicità gli si era precipitato addosso, convinto in realtà fosse il padre.
“Ho sempre creduto fosse stato ucciso otto anni fa durante quello spettacolo!” ammise al ragazzo che innanzi a lui, continuava a guardarlo incredulo. “Per otto anni, ho continuato a serbare rancore.. quando ho finalmente deciso d’indossare il costume del suo alter ego –Kaitou Kid, nel tentativo di attirare coloro che l’hanno uccisa, Master Toichi” 
“Che hai detto?” l’espressione sul volto del più giovane cambiò radicalmente. Quella curiosità che fino a qualche attimo prima era dipinta sul suo viso, nell’udire quelle ultime frasi, mutò in stizza, agitazione. “Papà fu assassinato?!” afferrò l’assistente di suo padre per le spalle, cominciando a scuoterlo e ad urlargli con la speranza di trovare risposta a tutte quelle domande che si fecero spazio nella sua testa. “Da chi? Chi l’ha ucciso?!”
“G-giovane Master Kuroba.. perché tu..?” rimase spiazzato Jii, nel scoprire che la persona che aveva di fronte a sé e che credeva essere il famosissimo illusionista Kuroba Toichi, non era altri che il figlio di quest’ultimo. 
Un silenzio breve ma intenso, regnò tra i due che lo sfruttarono per riordinare un po’ le idee e realizzare l’accaduto.
“Un’ultima domanda” spezzò quell’attimo di quiete, Kaito, calmandosi e abbassando il tono di voce. “Ti prego sii sincero, Jii-chan..” il sessantunenne gli rivolse uno sguardo spaesato, molto probabilmente ancora scosso della presenza del ragazzo lì, su quella terrazza, proprio quella sera. “Lui era.. un ladro?” chiese, chinando la testa come intimorito dalla risposta che, seppur conoscesse già, si aspettava dall’altro. “Papà era davvero.. Kaitou Kid?” **
 
Diede una veloce occhiata allo smoking ed al cilindro bianco poggiati sul muretto della terrazza, sorridendo al ricordo della prima occasione in cui, insieme, portarono a termine un furto sotto identità del famosissimo ladro Kid.
 
“È finita, non puoi più scappare, Kid!” urlò l’ispettore Nakamori, con quel solito modo arrogante che, ogni qualvolta una situazione del genere si presentava, aveva la meglio su di lui.
Il ladro, con le labbra leggermente curvate in un sorriso spavaldo, si voltò verso di lui, per poi stendere le braccia senza mai proferire parola.
“C-Che stai facendo?” sorpreso, l’uomo rimase immobile a guardarlo come se aspettasse una risposta da quello. Risposta che non arrivò mai.
Al suo posto, il ladro dal cielo d’argento si lasciò andare verso il basso, scivolando giù dinanzi agli occhi spiazzati della polizia.
Un tasto. 
Gli bastò premere un tasto senza farsi notare dalla sua audience, che appena scivolato dai bordi della terrazza di quell’edificio, il suo corpo librò nel cielo lasciando tutti a bocca aperta.
Fu un attimo, un battito di ciglia, che la figura bianca scomparse nella notte lasciando come ricordo una fiamma che si spense in un paio di secondi. **
 
Un brivido percorse la gamba del mago, distogliendolo dai suoi pensieri.
Istintivamente, mise una mano nella tasca dei pantaloni, estraendone un cellulare che senza sosta, continuava ad emanare vibrazioni.
Un sorriso dapprima malinconico si fece spazio su quel viso, per poi essere sostituito da uno scaltro e astuto.
“Sarà anche la mia ultima apparizione” disse, dando le spalle a quella luna che ormai sembrava essersi nascosta tra le nuvole, come fungessero da maschera. “Ma vi assicurò che difficilmente la scorderete”
“It’s show time”
 
***
 
Passi.
L’eco di passi era l’unico rumore che in quel momento regnava in quel corridoio; corridoio lungo e nero come la pece, privo di anche un unico e fioco raggio di luce.
Le pareti piuttosto malandate cominciarono ad impregnarsi di fumo, che ripetutamente usciva dalle sue labbra.
“Mi stupisce capo” l’individuo dai lunghi capelli color platino ruppe quell’atmosfera che si era creata. “Non avrei mai creduto che sarebbe venuto lo stesso, poiché era stato proprio lei a confermarmi che la sua presenza oggi le sembrava fuori luogo” ammise, rubando un mezzo sorriso all’uomo poco più avanti a sé.
Sorriso che svanì nel giro di pochi istanti, quando dalle sue labbra si liberò una nube di fumo grigiastro.
“Volevo solo accertarmi di alcune cose” si limitò a rispondere con voce bassa e roca, riportando il pregiato sigaro alla bocca.
L’uomo alle sue spalle curvò le labbra.
“E’ ancora scettico riguardo alla spiegazione ricevuta per la morte di Chianti?”
“Io non lo definirei scetticismo” rispose prontamente il più importante dei due, per poi abbandonarsi nuovamente entrambi al silenzio.
Non aggiunse più altro, e nessuno dei due proferì più parola per il resto del tragitto lungo quel corridoio, fino a raggiungere una vecchia porta di legno scuro.
Senza indugiare oltre, la aprirono, scortando sin da subito la figura di una donna dal corpo sensuale e la lunga chioma dorata poggiata ad  un pannello nella stanza, accompagnata da altri due criminali, Kir e Bourbon.
Un sorriso nacque spontaneo sul suo viso.
“Qui non sembra esserci più nessuno, capo” disse Vermouth, incrociando le braccia al petto. “A quanto pare hanno rispettato i patti”
“Meglio per loro” enunciò il diretto interessato, sorpassando colei che veniva definita come la sua preferita, con le mani congiunte dietro la schiena. “Questo significa che se continueranno a mantenerli fino all’ultimo potrei pensare di farlo anch’io e risparmiarli” quell’ultima frase fuoriuscì dalle sue labbra con un tono piuttosto sarcastico, consapevole che non avrebbe mai davvero mantenuto quell’affermazione.
“Peccato” ammise la bionda. “Mi aveva promesso che li avrei potuti freddare io.. it’s been a while since I last used this little gem” inscenò un broncio, giocando con  l’arma che tra quelle dita affusolate continuava a girare.
“Da tanto?” s’intromise Gin. “L’ultima volta se non sbaglio sei stata te a fare fuori.. come si chiamava quel tizio? Ah sì, Ooba” disse, con quel suo solito sorriso spavaldo e dalle note sadiche dipinto sul suo viso, rubando una risatina ai compagni di crimine, eccetto l’ex attrice statunitense che mantenne quel suo solito atteggiamento arrogante e freddo.
“Non sarà che sei geloso?” lo schernì. Nonostante fosse consapevole del fatto che il vero omicida di Ooba non era lei, ma Bourbon*** -che in silenzio assisteva alla scena assieme all’infiltrata della CIA, non poteva farsi scappare l’occasione di divertirsi un po’ con quell’uomo che tutto mostrava, meno che simpatia nei suoi confronti.
“Geloso? Non ne vedo il motivo” fece spallucce, allontanandosi da lei.
“Beh, if I’m not wrong, a differenza della sottoscritta, te lo sei fatto scappare” continuò la donna. “E poi non eri tu quello che ha insistito tanto per sbarazzarti del corpo yourself without a proper reason?” si avvicinò a lui, raggiungendolo in un battito di ciglia e avvicinandosi con fare seducente al suo orecchio “o forse hai bisogno che ti rinfreschi la memoria?”
“Tornando a questioni serie” spezzò quel momento la Hondou, conquistandosi fin da subito l’attenzione dei presenti, compreso il loro boss. “Quando dovrebbe presentarsi il nostro cliente?” domandò, marcando di proposito le ultime parole. “E in che modo vuole procedere?”
L’uomo gettò a terra il sigaro ormai consumato, schiacciandolo con le scarpe, ed estraendone una nuova dalla tasca della giacca.
“Se rispetterà i patti, dovrebbe essere qui a momenti” rispose con nonchalance, accendendo il tabacco con un accendino ornato di pietre costose. “Per il resto, procederemo come da piano”
I quattro si limitarono ad annuire, senza proferire parola.
 
Dalla sua bocca si liberò una grossa nube grigia, che, come le precedenti, si andò a cospargere per quella stanza.
“Voi, invece, avete fatto ciò che vi avevo chiesto?”
“Sì, non si preoccupi” disse di rimando Tooru.
Si voltò poi verso la sua preferita, verso quella donna che senza alcun bisogno di parole, captò il significato di quello sguardo, rispondendogli con un semplice sorriso spavaldo.
-Now, he’s the only one left-



*Capitolo 24, "Passi"
**Magic Kaito ep 1, file 1.
***Capitoli 16/17
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Nana's Corner:
Konbanwa! :D
Come va?
Come promesso, rieccomi qui dopo sei giorni dall'ultimo aggiornamento; ma quanto sono brava? u.u
Oggi abbiamo un capitolo piuttosto confuso, neh? Ma tranquilli, la cosa è voluta ;)
Sapremo -o meglio, saprete dei piani e tutto il resto nel prossimo ^^
Quindi... finalmente abbiamo la prima apparizione del Boss! :D
Perché non ho mai citato alcun nome per tutto il capitolo? Semplice: perché lo scoprirete tra un paio di chap; perché rovinarvi la sorpresa, a questo punto? u.u
Va beh, non credo ci sia molto da dire se non che spero i personaggi non siano OOC, che il chap vi sia piaciuto e.. che ora c'è il tanto atteso Metantei's Corner" :DD
1- qual'è il piano dei nostri protagonisti?
2- qual'è il contenuto della busta?

3- questa è di un colore diverso perché è una special ^^ Dunque, nel capitolo ho lasciato qualche indizio su qualcosa che accadrà più tardi.. vi sfido a trovarli e intuire a cosa alludono ^^

Bene, e il Metantei's Corner è finito.
Sperando che non tocchi ancora qualche tasto e chiudo la pagina per la seconda volta -.- , ringrazio chi ha recensito e letto lo scorso chap.
Arigatou Gozzaimasu! ^^
Spero il chap vi sia piaciuto e.. ci vediamo settimana prossima col ventiseiesimo! :')
Sì, settimana prossima, visto che d'ora in poi dovrei -se ci riesco- aggiornare ogni domenica o lunedì :)
Va beh, alla prossima e grazie per aver letto!! ^^

xxx,
Nana Kudo.
   
 
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