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Autore: Black Mariah    03/02/2014    5 recensioni
-Klaroline-
Riguardò di nuovo l’ibrido di fronte a lei. Il suo petto si alzava e si abbassava lentamente.
Klaus la stava guardando con uno sguardo strano, in attesa che lei dicesse qualcosa e fu in quel momento che lei capì, che vide una luce strana dentro gli occhi blu dell’ibrido. Come era potuto succedere?
-Sei umano…- disse a bassa voce, mentre sia i suoi occhi che quelli di Klaus si riempirono di lacrime.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il cacciatore
 
Il cacciatore lasciò cadere a terra il corpo dell’ibrido il quale, scontrandosi con il pavimento emise un tonfo sordo.  L’uomo, con le mani ancora sporche di sangue, si guardò attorno, come a voler cercare qualcuno, e piano iniziò a scrutare tutte le persone nella stanza.
Caroline rimase immobile. Non sapeva cosa fare. Non aveva idea di chi fosse quell’uomo di colore e cosa stesse cercando. Un brivido le attraversò la schiena e quando cercò di muoversi, Klaus la prese per un polso.
Era una situazione estremamente difficile.
L’ibrido originario non avrebbe potuto fare praticamente nulla nei confronti di quel cacciatore, e non avrebbe mai permesso a Caroline né di fare qualcosa di avventato, né di affrontare a viso aperto l’uomo. D’altro canto Caroline sapeva di essere l’unica in grado davvero di poter fronteggiare il cacciatore, l’unica che disponesse i poteri e i mezzi per farlo.
La bionda guardò confusa Klaus, che continuava ancora a stringerle il braccio, e poi si girò di scatto a guardare Matt.
La situazione sembrava il più confusa del previsto. In circa cinque secondi tutti i clienti del locale iniziarono ad urlare, a nascondersi sotto i tavoli e a cercare di fuggire da qualsiasi apertura praticabile.
La bionda fece cenno a Matt di uscire e il ragazzo interpretando lo sguardo preoccupato dell’amica, benché con riluttanza, uscì dalle cucine confondendosi con il resto dei camerieri che scappava e urlava.
Connor iniziò a guardarsi attorno insistentemente, come se stesse cercando qualcuno in particolare, e quando lo ebbe trovato, non potè fare a meno di sorridere beffardo.
L’Originale si trovava proprio davanti a lui, seduto accanto ad una ragazza bionda che teneva per mano.
Quando Klaus incontrò gli occhi di Connor mantenne fisso lo sguardo davanti a sé, facendo finta di non essere intimorito, fiero come solo lui sapeva essere.
In realtà tutta quella situazione aveva fatto crescere dentro di lui un sentimento che forse, nella sua lunga esistenza, non aveva mai provato: la paura.
Un brivido, quasi fastidioso, gli percorse la spina dorsale e il suo battito cardiaco prese ad accelerare improvvisamente.
Caroline spostò lentamente i suoi occhi celesti dallo sguardo assassino dell’uomo di colore, a quello di ghiaccio dell’umano, e quasi si spaventò nel sentire il cuore di Klaus martellare nel petto.
-Ci è voluto un po’- disse all’improvviso il cacciatore, tenendo ancora lo sguardo fisso su Klaus. –Ma alla fine ti ho trovato…E devo ammettere che è stata una piacevole sorpresa-
Klaus sembrò rimanere immobile. In realtà Caroline riuscì a notare un quasi impercettibile movimento della mascella che portò in tensione tutto il viso dell’ibrido.
-Ricordami…Chi dovresti essere?- disse gelido l’Originale per guadagnare tempo.
Connor sorrise. Lentamente si avvicinò al bancone e sporgendosi un po’, prese uno straccio usato dai camerieri per pulire i tavoli, e si strofinò le mani cercando di togliere via il sangue dell’ibrido assassinato.
Nel Mystic Grill erano rimasti solo in tre ormai: lui, Klaus e Caroline.
In quell’esatto momento, anche la ragazza ebbe paura. Solo allora sembrò realizzare il fatto che fosse l’unica creatura in quel locale a poter fare davvero qualcosa contro quell’uomo. Guardando Klaus con quella sua calma e con il suo solito fare di sfida, si era quasi dimenticata della sua condizione umana. Quella volta l’ibrido non avrebbe potuto fare nulla, e solo a lei spettava il compito di proteggere il suo nuovo accompagnatore.
Dopo essersi versato del liquore nel bicchiere, Connor parlò di nuovo, ignorando la domanda di Klaus.
-In questa città ci sono troppi vampiri, e credo che iniziare a fare pulizia dalla famiglia Mikaelson sia un’idea corretta-
-Che cosa cerchi, cacciatore?- chiese allora Klaus, scrutando con il suo solito sguardo da predatore l’uomo di fronte.
Caroline rimase quasi impressionata dal coraggio dell’ibrido. Se lei non fosse stata a conoscenza dell’incantesimo che Bonnie gli aveva inferto, non avrebbe mai detto che Klaus in quel momento fosse umano. Il suo sguardo addirittura era di ghiaccio, ancora più profondo del solito.
Klaus deglutì piano. Il suo battito cardiaco sembrava essersi regolarizzato, o per lo meno il suo cuore non batteva più così forte da fargli male nel petto.
-Mi è giunta voce che qualche vampiro si stia impegnando a cercare una cura…Io sono ben intenzionato a fermarlo- rispose Connor sicuro di sé.
Sfilò un paletto di legno dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni e iniziò a rigirarselo tra le mani.
-E cosa dovrebbe centrare la famiglia Mikealson in tutto ciò?- chiese ancora Klaus per guadagnare tempo. Il cacciatore si stava ancora girando il paletto tra le mani e sembrava particolarmente attratto dalla punta legnosa.
-Chissà, magari sei tu a cercarla…- controbattè Connor annoiato. Era evidente che quel dialogo era privo di senso. Al cacciatore non interessava minimamente chi volesse davvero la cura, avrebbe voluto solo uccidere un po’ di vampiri.
-*E dovrei rinunciare così ad essere la creatura più potente sulla terra?- chiese retoricamente l’ibrido accennando anche un sorriso. –No, grazie-
“Se solo sapesse la verità” pensò Caroline in quel momento preoccupata. Sperava con tutta se stessa che uscendo Matt fosse andato ad avvisare Elena e Stefan di cosa stesse succedendo nel locale.
-A proposito- continuò Klaus scandendo in maniera impeccabile le parole, con quel suo accento così particolare. –Sai che quello non mi ucciderà?- terminò indicando con lo sguardo il paletto di legno.
-Spero che ti faccia male, allora- rispose velenoso Connor.
In meno di cinque secondi il cacciatore prese più saldamente il paletto, e senza nemmeno prendere la mira, lo scagliò contro l’ibrido.
Furono i secondi più lunghi dell’intera esistenza di Klaus.
Dopo qualche attimo si aspettava di sentire il paletto attraversargli il petto, squarciargli la pelle e penetrargli gli organi ma quando, senza nemmeno accorgersene, aprì gli occhi, vide di fronte a sé ferma e tesa la mano di Caroline che impugnava il legno a pochi centimetri dal suo sterno.
Senza aggiungere altro Caroline agì d’istinto. Scaraventò Klaus a terra, senza preoccuparsi di essere molto delicata, e trasformandosi in vampiro si gettò contro Connor.
Klaus urlò di fermarsi, ma la botta alla schiena fu troppo forte e rimase quasi immobile sul terreno.
La ragazza non si curò delle urla dell’uomo, ma carica di adrenalina iniziò a combattere contro il cacciatore, mettendo in ogni colpo il massimo della forza.
I combattenti caddero a terra, rompendo un tavolo del Mystic Grill, e continuarono il loro scontro tra calci e pugni.
-Niente male per una ragazza- esclamò beffardo Connor quando con un colpo secco fece crollare Caroline sulle ginocchia.
La vampira, con gli occhi iniettati di sangue, cercò di rispondere ma l’uomo fu più veloce. Estrasse dalla manica una sorta di bomba alla verbena e la gettò in pieno volto
dell’avversaria. Il viso di Caroline si riempi di bolle e corrosioni e la ragazza emise un grido di dolore.
Barcollò e perdendo l’equilibrio si ritrovò inginocchiata, ancora stordita per la verbena in circolo.
Connor decise di approfittare della situazione: da una sorta di macchinario disposto attorno l’avambraccio, estrasse un altro paletto di legno, questa volta più lungo e più appuntito del primo, e cercò di ficcarlo nel petto della ragazza.
Contemporaneamente Klaus riuscì ad alzarsi e prendendo una bottiglia dal bancone, si avvicinò il più velocemente e il più silenziosamente possibile al cacciatore.
Mai come fino ad allora stava odiando la sua condizione. Se fosse stato un vampiro avrebbe potuto mettere al tappeto il cacciatore in meno di dieci secondi.
Cercando di sferrare il colpo con tutta la forza da umano che gli restava, Klaus colpì la testa di Connor con la bottiglia, la quale andò in frantumi.
Il cacciatore rimase sorpreso da quel colpo, ma non si lasciò cogliere di sorpresa. Tra le mani aveva ancora il paletto e con un movimento molto veloce, che né Klaus né Caroline riuscirono a prevedere, si girò e colpì l’ibrido in pieno addome.
Fu un dolore strano, diverso da quello che Klaus ebbe provato con il tagliacarte. Forse fu dovuto al diverso diametro del paletto, o al fatto che sentiva gli organi interni sfregare con la superficie ruvida del legno; ciononostante fu così intenso che gli si mozzò il fiato. Emise un gemito di dolore e cadde sulle proprie ginocchia.
Caroline sgranò gli occhi, maledicendo la sua distrazione. Senza nemmeno battere ciglio, con la sua velocità da vampiro si alzò in piedi e si avvicinò al cacciatore.
Fu tutto molto breve.
Caroline si ritrovò dietro Connor, il quale teneva ancora in mano il paletto sporco di sangue, e incontrò velocemente gli occhi di Klaus.
L’ibridò capì cosa la ragazza stava per fare e cercò di fermarla, urlando con tutte le sue forze ma non riuscendosi a muovere.
-No, Caroline! NO!- urlò, ma fu troppo tardi.
La vampira prese il volto di Connor tra le mani e con un colpo secco e deciso, spezzò il collo del cacciatore, che cadde a terra con un tonfo sordo.
Caroline rimase qualche secondo immobile, con gli occhi sgranati, quasi sotto shock.
Aveva appena ucciso un uomo. Lei, la bionda maniaca del controllo, la vampira perfetta che si nutriva solo con sacche di sangue, aveva ucciso a mani nude quell’uomo.
Guardò il corpo di Connor esanime e il respiro le si fermò. Sembrò riprendersi solamente quando sentì il corpo di Klaus cadere a terra e quando lo vide giacere in una pozza di sangue.
Si gettò su di lui recidendosi le vene del polso e gli portò il braccio alla bocca. L’uomo sembrava svenuto dal dolore e dalla gravità della ferita. Improvvisamente la ragazza sentì gli occhi farsi gonfi e pesanti e riempirsi di lacrime.
Connor era privo di vita a pochi passi da lei, con ancora gli occhi aperti. Avrebbe voluto urlare. Non era stata sua intenzione ucciderlo, avrebbe solo voluto metterlo fuori combattimento; eppure la situazione le era scivolata di mano, Klaus era stato colpito e lei ustionata con una bomba alla verbena: di certo il cacciatore non aveva intenzione di risparmiarli.
Dopo qualche secondo Klaus strinse un po’ il polso della vampira con una mano e la ragazza lasciò la presa. Con gli occhi ancora arrossati, chinò la testa e si accorse che la ferita all’addome era ancora aperta.
L’ibrido era disteso a terra, con la testa sulle ginocchia di Caroline. Si sporse un po’ e vide anche lui il corpo di Connor a terra, allora guardò la ragazza e si accorse della sua disperazione.
-Grazie- sussurrò quasi, dopo aver finito di ingerire un altro po’ di sangue. Fu un ringraziamento sincero, non come quello dell’ultima volta quando volle essere malizioso.
Caroline non rispose, rimase con lo sguardo fisso di fronte a sé, persa nei suoi pensieri.
-Ho ucciso un uomo- disse a bassa voce.
Klaus si tirò su con quel poco di forze che aveva e cercò di starle vicino.
-Ho ucciso un uomo- ripetè con più forza Caroline, questa volta singhiozzando.
-Ehi, ehi- le fece l’ibrido cercando di asciugarle le lacrime con le mani.
-Sono un’assassina- continuò a dire, ricordandosi dell’ultima volta che ebbe stroncato una vita umana.  Credeva che non avrebbe mai più dovuto provare una sensazione del genere, che non avrebbe mai più ucciso.
-Caroline, ci avrebbe uccisi, tutti e due. Lo sai- cercò di dirle Klaus, prendendole il viso tra le mani e facendo incrociare i loro sguardi. Aveva ancora fastidio allo stomaco e alla ferita, e il sangue stava agendo molto lentamente, ma non riusciva a sopportare gli occhi di Caroline arrossati per il pianto, né che lei soffrisse.
La ragazza emise quasi un gridolino. Quella situazione era completamente assurda, e la cosa più assurda era farsi consolare da Klaus che tentava di asciugarle le lacrime con le maniche della maglia.
Tirò su con il naso e cercò di sistemarsi rimettendosi in piedi.
Quasi inaspettatamente nel locale entrarono Stefan, Damon ed Elena, che in quegli ultimi giorni sembravano indivisibili, malgrado i vari battibecchi.
Il trio rimase leggermente sbalordito dallo spettacolo che gli si mostrava davanti: una buona parte dei tavoli del locale era in frantumi e c’erano due uomini distesi a terra.
Elena si catapultò dall’amica che teneva ancora la testa di Klaus appoggiata sulle ginocchia.
-O mio Dio- esclamò la mora, quando vide la profonda ferita all’addome di Klaus.
-Credo che il vostro piccolo incantesimo si sia ritorto contro di voi- commentò l’Originale cercandosi di rimettersi almeno seduto, spostando uno sguardo alquanto eloquente da Elena al corpo del cacciatore.
-Ehi, amico. Quante diavolo di persone ti vogliono morto?- esclamò Damon.
Klaus sorrise quasi divertito e si sporse di più per vedere in che stato si trovasse la ferita. Con suo immenso piacere si era quasi rimarginata.
Tutti sembrarono non accorgersi dello stato catatonico di Caroline che continuava a guardare prima il corpo di Connor e poi un punto indefinito nella stanza. Klaus reclinò leggermente il capo e potè incontrare i suoi occhi celesti.
-Chi è quest’uomo?- domandò Stefan notando il corpo a terra e tutte quelle armi di assalto. Cos’era davvero successo in quel locale?
-E’ un cacciatore- rispose Klaus. –Stava per ucciderci e Caroline ci ha salvato, ad entrambi- disse, cercando con quelle parole di far sentire meno in colpa la ragazza.
I tre vampiri di fronte a loro guardarono Caroline e solo allora sembrarono accorgersi dello stato in cui si trovava la ragazza.
-Oh, Care!- esclamò Elena gettandosi al collo di quest’ultima che non ricambiò. –Stai bene? Andiamo a casa, Damon e Stefan sistemeranno tutto- aggiunse sollevando l’amica e prendendosela sotto braccio.
Klaus guardò silenzioso la scena e seguì Caroline con gli occhi, fino a quando lei ed Elena non uscirono dal Grill.
-Allora, adesso ci spieghi che diavolo è accaduto qui- disse Stefan serio e minaccioso rivolto all’ibrido.
Klaus si alzò con un po’ di fatica, ma senza pensarci due volte si portò davanti il vampiro e lo sfidò con lo sguardo, non curante della sua posizione in netta inferiorità nei confronti dei due fratelli.
-Non è successo proprio niente, né tanto meno io ho fatto qualcosa per far capitare tutto ciò. E’ un cacciatore, voleva ucciderci, voleva uccidere me perché credeva che io stessi cercando la cura- fece Klaus.
Sia Stefan che Damon lo guardarono di sottecchi, titubanti se credergli o meno.
-Io non mi preoccuperei per ciò che è successo qui, comunque- aggiunse l’ibrido. –Ma di quello che succederà dopo…a Caroline-
Stefan lo guardò preoccupato. Nel corso della sua lunga vita non aveva mai incontrato un cacciatore, ma ne aveva solo sentito parlare, ed era totalmente ignaro di tutte le storie ad esso connesse.
-A Caroline?- chiese preoccupato il più piccolo dei Salvatore.
-Che c’entra la Barbie in tutto ciò?- fece anche Damon che voleva decisamente vederci chiaro.
L’ibrido girò lentamente la testa, fulminando Damon con lo sguardo. Non tollerava che si prendesse gioco di Caroline in quel modo. In condizioni normali gli avrebbe già fracassato il cranio, ma data la sua misera situazione attuale, si limitò a fucilarlo con gli occhi.
Damon rispose allo sguardo minaccioso di Klaus con lo stesso sguardo di ghiaccio, accompagnando le sue due perle di ghiaccio con un sorrisino malizioso di soddisfazione per aver infastidito l’ibrido.
-Allora?!- fece Stefan con più insistenza riportando l’attenzione di Klaus su di sé piuttosto che sul fratello.
Il vampiro studiò l’espressione dell’Originale e riuscì ad intravedere una leggera smorfia sulle sue labbra. Stava iniziando a preoccuparsi.
-Lo vedrete quando inizieranno le allucinazioni- commentò solo Klaus, dirigendosi verso l’uscita.
 
 
Caroline non riusciva a smettere di correre, avrebbe voluto urlare, prendere a pugni o calci qualcosa. Aveva ucciso un uomo, un dannatissimo uomo!
Non riusciva quasi a respirare e questa era una cosa strana, perché in teoria a lei non serviva respirare, ma il suo petto sembrava stesse scoppiando, mentre il cuore le stava martellando nel petto.
-Caroline!- urlò Elena cercando disperatamente di trovare l’amica tra i boschi. –Caroline!- ripetè con più forza per farsi sentire meglio.
La vampira bionda si fermò improvvisamente e inciampò in una radice che le fece perdere l’equilibrio. L’impatto con il terreno fu più forte del previsto e nello scivolare si raschiò anche un po’ le mani per attutire lo schianto.
La terra umida a contatto con il suo viso le stava dando una sensazione strana, tra il piacevole e il fastidioso. Si girò su se stessa, poggiandosi a terra con la schiena e rimase qualche secondo a guardare il cielo, nascosto dai rami degli alberi e dalle foglie ricadenti.
Chiuse un attimo gli occhi, immaginandosi che tutto quello non fosse mai accaduto: Klaus umano, il loro incontro nel locale, il cacciatore, il combattimento. Non riusciva ancora a crederci, lei, miss perfezione, la ragazza più dolce di Mystic Falls aveva appena spezzato il collo ad un uomo armato di paletti e verbena fino al collo: non sapeva che diavolo provare. Rimorso? Paura? Angioscia? O forse semplicemente aveva fatto quello che andava fatto? Avrebbe tanto voluto che Klaus non fosse ritornato umano: in quel modo sarebbe stato lui a fare il lavoro sporco, lui avrebbe ucciso prudentemente il cacciatore senza nessun rimpianto. L’Originale era sicuramente abituato più di lei a quel genere di cose. Chissà se anche lui dopo ogni omicidio, dopo ogni morte insensata che aveva provocato solo per raggiungere i suoi scopi, si sentiva così frastornato, così perso. Poteva un essere come lui provare quelle cose?
Avrebbe dovuto chiamare sua madre, forse avrebbe dovuto avvisare Liz di quello che era successo. Avrebbero dovuto motivare prima o poi tutto quel caos e scempio al Mystic Grill e forse la morte di Connor non poteva essere insabbiata. Fece un lungo respiro e poi aprì gli occhi, ma ciò che si ritrovò davanti fu incredibile.
Connor la stava guardando dall’alto, con gli occhi spalancati e iniettati di sangue. Senza darle nemmeno il tempo di reagire le mise una mano alla gola e la sollevò senza sforzo, facendo molta pressione sulla carotide della ragazza. Caroline gemette per il dolore, non riusciva a respirare e la mano del cacciatore era più salda e ferma del previsto.
-Ma com’è possibile?- riuscì a dire la vampira con voce strozzata –Tu sei…-
-Morto?!- concluse il nero stringendo ancora di più. –E lo sono- aggiunse con cattiveria, sbattendo Caroline contro il tronco di un albero.
-Tu mi hai ucciso a mani nude- le urlò contro il cacciatore. –Mi hai spezzato il collo senza nessuna esitazione! Per difendere quella feccia!- continuò ad urlare.
Il legno contro la schiena di Caroline iniziò a far male. La bionda cercò di liberarsi ma Connor non desistette.
-Elena!- urlò allora Caroline per chiedere aiuto all’amica. Il cacciatore le aveva sferrato un calcio nello stomaco che l’aveva fatta cadere sulle sue ginocchia.
-Non verrà nessuno ad aiutarti, puttana!- le gridò l’uomo spezzando un ramo più basso dall’albero e conficcandolo in pieno petto della vampira.
Caroline si sentì morire. Riuscì a sentire il legno nella sua carne, tra i suoi polmoni, vicino il suo cuore. Respirare le faceva male, l’aria le bruciava nell’esofago e sentì le forze abbandonarla. Chiuse gli occhi, temendo il peggio, ma quando li riaprì di nuovo si ritrovò sola, nel bel mezzo della foresta, con la schiena appoggiata ad un albero. Istintivamente si portò le mani al petto per cercare di estrarre il ramo, ma con suo immenso stupore notò che non c’era nessun ramo conficcato nel petto. Si guardò intorno stupita e confusa e non vide nessuno, si controllò la maglia e vide che non c’era nulla. Anche respirare non le faceva più male ma le ritornò ad essere naturale.
-Caroline!- esclamò Elena dopo che l’ebbe intravista tra gli alberi. A velocità vampiresca la ragazza si catapultò dall’amica e l’aiutò ad alzarsi.
-Stai bene?- continuò la mora spostandole i capelli dal viso.
Caroline si ritrasse spaventata appoggiandosi all’albero. –Io…non lo so- disse a voce bassa, continuando a guardarsi attorno alla ricerca di Connor. Come diavolo era potuto succedere? Era un’allucinazione? Eppure le era sembrata così vera.
Si portò le mani tra i capelli e se li spostò dal viso. Quella situazione non esisteva né in cielo né in terra.
-Caroline, ti senti bene?- le domandò con più insistenza Elena guardando la brutta c’era dell’amica. Le prese un polso per aiutarla, ma la mente della bionda elaborò un’altra scena.
Caroline vide Elena stringerle di forza un polso e trasformarsi in vampiro, anche lei le aveva messo le mani alla gola e stava continuando ad urlare contro.
-Sei un’assassina! Un’assassina! Esattamente come lui! Esattamente come Klaus!- urlò ancora con i canini digrignati.
-Non è vero!- disse Caroline scoppiando a piangere –Non sono come lui! Ci stava per ammazzare, dovevo difendermi!- continuò, cadendo sulle ginocchia e prendendosi il viso tra le mani nascondendo le lacrime. –Non sono un’assassina…- continuò a dire tra un singhiozzo e l’altro.
-Caroline! Guardami Caroline!- le fece Elena dandole uno scossone. -Hai fatto la cosa necessaria, vi avrebbe ucciso! Entrambi!-
La bionda alzò il viso a guardare l’amica. Che diavolo le stava succedendo? Stava impazzendo? Un momento prima Elena le stava urlando contro e ora la stava giustificando?
Improvvisamente si sentì uno squillo di cellulare. Elena sentì la tasca vibrare e si alzò un attimo a rispondere.
-Stefan ho trovato Caroline!- fu la prima cosa che disse.
-Ascoltami bene Elena, sta’ lontano da lei. Stiamo arrivando-
-Cosa?- chiese incredula alle parole del vampiro.
-Sì, hai capito bene. E’ una faccenda seria, Elena. E’ pericoloso-
-Stefan, vuoi dirmi che diavolo succede?- fece con più insistenza la ragazza che iniziava a spaventarsi. Caroline era di fronte a lei ancora inginocchiata a terra e poteva chiaramente sentirla piangere.
-Esiste una maledizione per chi uccide un cacciatore. Caroline avrà delle allucinazioni fino a quando Connor non verrà sostituito con un altro. Devi stare lontano da lei, ok? Stiamo arrivando.-
-Stefan, io non la lascio qui da sola, è in uno stato pessimo!- ribattè Elena dando un attimo le spalle a Caroline.
-Oh, va bene. Ma stai attenta!-
Elena chiuse la chiamata e si girò di nuovo per far rialzare Caroline, ma quando guardò nel punto in cui la ragazza avrebbe dovuto trovarsi, le si gelò il sangue. La vampira era sparita.
 
 
Caroline aveva continuato a correre e si era addentrata maggiormente nel bosco. Era riuscita a seminare Elena e adesso si trovava in mezzo agli alberi, completamente sola, con la luce del sole che leggera filtrava dagli spazi creati dai rami e dalle foglie.
Sentì una voce familiare alle sue spalle, una voce che desiderava sentire sempre nei momenti di difficoltà.
-Mamma!- esclamò gettandosi tra le sue braccia, senza chiedersi al momento cosa ci facesse Liz Forbes in mezzo ai boschi, così all’improvviso.
-Oh, Care, che diavolo hai combinato?- le disse rimproverandola lo sceriffo, scrollandosela di dosso.
-Mi dispiace! Mi dispiace!- continuò a dire Caroline tra le lacrime, ormai sull’orlo di una crisi isterica.
-Andrai in prigione, lo sai? Non posso insabbiare un’altra morte causata da te e dai tuoi amichetti! Caroline, che cosa sei diventata? Sei un mostro!- commentò con cattiveria la donna, che ora aveva messo una mano alla cintura d’armi e aveva impugnato la pistola.
Caroline la guardò con gli occhi spalancati: sua madre le stava palesemente puntando una pistola contro.
-Mamma che stai facendo? Sono io! Tua figlia!- le urlò la bionda. Non poteva essere vero. Era un incubo, un bruttissimo incubo. Sua madre non poteva ritornare a dirle le cattiverie degli anni passati quando scoprì della sua condizione sovrannaturale, non poteva farla sentire di nuovo in quella maniera, maledettamente insicura e inadatta, sporca e soprattutto, come lei stessa l’aveva definita, un mostro.
-Mi spiace Caroline, ma la mia bambina è morta tanto tempo fa- ribattè Liz e senza battere ciglio, premette innumerevoli volte il grilletto.
La vampira venne trapassata da cinque proiettili e ritornò a sentire il bruciore delle ferite d’arma da fuoco, così penetranti e lancinanti.
-Mamma, basta ti prego!- urlò allora Caroline portandosi con le mani avanti, per convincere sua madre a gettare via la pistola.
Improvvisamente Liz Forbes si accasciò a terra emettendo un tondo sordo.
Caroline guardò il corpo di sua madre giacere a terra con gli occhi sgranati e non riuscì a trattenere un urlo di disperazione. Connor era riapparso e senza nemmeno  battere ciglio, senza il minimo risentimento, aveva spezzato il collo allo sceriffo che allora guardava la figlia con occhi spalancati, ma senza vita.
-No!- urlò la ragazza, gettandosi a terra, cercando di combattere contro se stessa, cercando di non pensare ai proiettili che aveva nel corpo.
-E’ così che mi hai ucciso! E’ esattamente così!- le urlò contro Connor prendendola per le spalle e sbattendola a terra. –E adesso io ti torturerò, ti entrerò nella testa, fino a quando non ne potrai più e l’unica via d’uscita che vedrai, sarà quella di ficcarti un paletto nel cuore tu stessa, o peggio, di strapparti il cuore con le tue stesse mani- le sussurrò con cattiveria inquietante il cacciatore.
Caroline trattenne un gemito di dolore. Sentì penetrare dentro una ferita d’arma da fuoco il pollice di Connor, il quale  lentamente stava facendo scivolare il suo dito dentro di lei, torturandola sadicamente.
Quando il pollice penetrò così a fondo da riuscire a toccarle un organo interno, la vampira non riuscì a trattenere più il dolore.
-Basta! Basta! Ti prego!- urlò piangendo.
-Oh, tesoro, abbiamo appena cominciato!- esclamò Connor con gli occhi che brillavano per l’eccitazione di quella tortura. –Fammi vedere quanto resisti- aggiunse con voce roca, togliendo il dito da dentro la ferita di Caroline.
La vampira sospirò per il dolore. Avrebbe voluto reagire, ma era letteralmente bloccata da chissà quale forza.
-Non è vero. E’ solo un’allucinazione- iniziò a ripetersi per farsi forza e non cedere al dolore. Al diavolo che non era vero, pensò. Faceva male da morire.
-Tu credi?- domandò meschino Connor sentendola. –Vediamo questo quanto ti sembra un’allucinazione!-
Il cacciatore premette con così tanta forza sullo sterno della ragazza, che quest’ultima sentì le ossa fracassarsi sotto il suo peso. Le urla le si mozzarono in gola, tanto era il dolore. Connor si stava dimostrando un vero e proprio sadico psicopatico e per finire in bellezza il lavoro che aveva iniziato, uscì dalla tasca un coltellino, e senza essere troppo gentile, lo fece affondare al centro del petto della ragazza. Con un movimento lento e subdolo, introdusse una mano nell’apertura e iniziò a vagare tra i suoi organi alla ricerca del cuore.
Caroline non aveva mai provato tanto dolore, era così forte che le sembrava  sentire il petto in fiamme. Le faceva male la testa, il petto era indolenzito e i polmoni le bruciarono, ma quando credette di aver provato l’apice del dolore che una creatura vivente potesse mai provare, Connor, limitato dalle sue costole e dai suoi organi interni, trovò il suo cuore.
La ragazza smise di respirare. Il cacciatore le teneva stretto il cuore tra la mano e non faceva che stringere la presa, facendola collassare.
-Avanti, supplicami- le sussurrò Connor all’orecchio, eccitato da quella situazione.
Caroline non riusciva a parlare, il suo corpo stava lentamente cedendo. Sentiva la mano di Connor avvolta al suo cuore, sentiva le fiamme dentro il petto e il sangue iniziare a confluire lentamente verso il resto del suo corpo.
-Supplicami!- Urlò Connor con una rabbia quasi fierina.
-Uccidimi- riuscì a dire Caroline. –Uccidimi- ripetè ripensando alla sua breve vita, alla sua famiglia, ai suoi amici, a sua madre morta a pochi passi da lei. Ripensò a Tyler, ripensò anche a Klaus, magari lui poteva essere redento se solo avesse voluto.
Il cacciatore incurvò le labbra in un sorriso che alla vista offuscata della vampira, sembrò solo un ghigno inquietante.
-Come desideri- disse soddisfatto, stringendo maggiormente il cuore della ragazza e strappandoglielo fuori dal petto. 

 
***
Ed eccomi ritornata anche con questa storia, lo so non ho giustificazioni per i lunghi mesi di assenza, ma l'università riesce a succhiarti tutto il tempo libero D: 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, è un po' sadico lo so, ma TVD ci piace anche per questo!
Recensite e fatemi sapere che ne pensate!!!
p.s. ringrazio la MAREA di gente che ha inserito la storia tre le preferite e le seguite, siete tantissimi! A proposito, correte a leggere la mia nuova fan fiction Klaroline appena pubblicata!
   
 
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