La squadra investigativa era riunita al gran completo nella
sala principale del distretto.
«Scusa, Beckett, puoi ripetere?» domandò Esposito.
«Nemmeno io ho capito bene» aggiunse Ryan.
«Castle, prova a spiegarlo tu.»
«È semplice ragazzi. Questa ragazza che abbiamo sul tavolo
in obitorio ha lo stesso identico DNA di una donna morta vent’anni fa di nome
Mary Ellen O’Neill.»
«È impossibile.»
«Ci deve essere un errore.»
«Nessun errore. Lanie ha fatto ripetere gli esami due volte»
replicò Beckett.
Ryan ed Esposito si consultarono con lo sguardo. Non riuscivano
a darsi nessuna spiegazione.
«Per cosa è morta, questa ragazza?»
«Lanie continua a non saperlo. Non ci sono ferite sul corpo,
dovrà procedere con l’autopsia, poi ci aggiornerà.»
«Questo caso è sempre più strano. Beckett, noi cosa
facciamo, nel frattempo?»
Kate rifletté per un momento.
«Ryan, tu cerca di scoprire chi ha lasciato la ragazza nel
vicolo. Metti a frutto i campioni e le tracce che abbiamo rilevato.»
«D’accordo.»
«Esposito, a te spetta una ricerca tra le persone scomparse.
Questa ragazza doveva avere una famiglia, dei genitori, dei fratelli. Cerca di
scoprire chi sono.»
«E io, Beckett? Io cosa faccio?»
«Tu, Castle? Beh, tu potresti cercare il fascicolo di Mary
Ellen O’Neill e scoprire qualcosa su di lei.»
Lo scrittore abbassò gli occhi.
«Ti aspettavi un compito più entusiasmante? Un arresto, una
perquisizione?»
«In effetti…»
«È questo il vero lavoro dei poliziotti, Castle. Chiudersi
negli archivi e annegare nelle scartoffie. Scrivilo, nel tuo prossimo romanzo.»
Beckett aveva parlato con tono ruvido. Gli voltò le spalle e
si allontanò. Senza darlo a vedere, sorrideva.