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Autore: amu hinamori    03/02/2014    2 recensioni
http://www.youtube.com/watch?v=Ot8YliH-Lfc&feature=youtu.be
Dal capitolo 1:
-Certo che se non fosse stato per te, non saprei come sarebbe andata a finire questa volta- constatò lui con voce incolore mentre si puliva il vestito dalla terra e l’erba. Amu stracciò i contratti e li fece volare via attraverso il vento che aveva iniziato a soffiare.
-Tieni- disse poi, consegnando al ragazzo un fazzoletto di seta bianca.
-Per cosa?- chiese lui non capendo il gesto.
-Sei ancora carico di adrenalina che non vedi le ferite che ti ritrovi- affermò lei. Lui prese il fazzoletto dalla delicata mano della ragazza e se lo portò sopra una ferita.
-Beh allora ci si vede- disse lei iniziando a camminare verso la strada che portava al palazzo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Atto II: Acqua e sangue, combinazione vincente

Fece come le aveva detto Utau e così arrivò al piano terra in pochi minuti, davanti alla porta sulla sinistra, Amu non sapeva se bussare o entrare semplicemente. Così, senza pensarci troppo, bussò. Le venne ad aprire un ragazzo un pochino più alto di lei con i capelli color castano chiaro e gli occhi simili a due smeraldi.
-Vostra altezza- disse facendola entrare nella stanza dove c’erano gli altri.
-Kukai ti ho detto di non chiamarla così- affermò la voce di Utau dietro di lui. Amu entro nella stanza chiudendo la porta dietro di se. Nella stanza c’erano Utau, il ragazzo che le aveva aperto la porta, uno alto con i capelli scuri e gli occhi color argento, uno con i capelli biondi e gli occhi azzurri e uno seduto sul divano con i capelli color blu notte.
-Vi volevo ringraziare per il vostro aiuto- affermò Amu guardandoli.
-Non abbiamo fatto niente di speciale- esordì il ragazzo con gli occhi color argento.
-Potrei almeno sapere i vostri nomi- chiese Amu.
-Io sono Kukai- disse il ragazzo che le aveva aperto la porta, -il ragazzo con gli occhi color argento è Shin, il biondo è Sulfus, e il ragazzo seduto sul divano è il fratello di Utau, si chiama Ikuto- continuò facendo le presentazioni.
-Piacere di conoscerti Amu- disse Sulfus sorridendo.
-Il piacere è mio- affermò Amu contraccambiando il sorriso.
-Beh sarà un onore per noi avere in casa la principessa del regno- esclamò Shin.
-Shin- lo richiamò il ragazzo seduto sul divano, -ti ricordo che ormai non è più la principessa, visto quello che è successo- continuò lui.
-Cosa sarebbe successo?- chiese Amu non capendo il filo del discorso.
-Semplicemente che in molti ti credono morta, qualcuno ha preso il potere e si è autoproclamato re, ha fatto cadere nella miseria il paese, ed eccetera- raccontò lui come se non gli importasse di quello che stesse dicendo. Ad Amu diede su i nervi quel comportamento così superficiale del ragazzo che se ne stava li, comodo comodo, seduto su quel divano.
-Ne parli come se non ti importasse nulla- affermò la rosa.
-Infatti, come non me ne importa niente di te- ribatté lui. Questo era troppo, per Amu quel ragazzo aveva superato il limite della stronzaggine.
-Se non ti dispiace potresti almeno guardarmi in faccia quando mi rivolgi la parola- esordì Amu cercando di contenere la sua rabbia.
-E perché? A proposito se mi dici quando te ne vai mi fai anche un grande piacere, così almeno so quando riavrò la mia camera- disse lui egoisticamente alzandosi e girandosi verso la ragazza. Amu lo fissò bene negli occhi, le ricordava qualcuno che aveva già visto.
-Ma io ti ho già visto da qualche parte- affermò lei continuandolo a fissare.
-Magari nei tuoi sogni- affermò lui ridendo.
-Io non faccio certi incubi- ribatté lei senza pensarci.
-Peccato- rispose lui.
-Aspetta, ma tu sei… il Gatto nero- affermò Amu fissandolo bene.
Su i visi dei ragazzi si dipinse uno sguardo spaventato, com’era possibile che quella ragazza lo avesse riconosciuto?
-Come? Non credo proprio- affermò Ikuto cercando di evitare di farsi scoprire.
-Già,  hai proprio ragione- concluse Amu.
-In che senso?- chiese Utau.
-Nel senso che un montato come lui non può essere quel moderno Robin Hood, che increscioso sbaglio che ho fatto!- disse lei sarcasticamente, -quando incontrerò il Gatto Nero gli chiederò scusa- disse lei.
-E per cosa?- domandò Shin.
-Per averlo scambiato per questa sottospecie di scemo- rispose lei con ovvietà.
-Come scusa?- chiese Ikuto avvicinandosi alla ragazza.
-Sei pure sordo oltre ad essere scemo- constatò lei.
-Ma come ti permetti?- esclamò Ikuto.
-Mi permetto quello che voglio- rispose la ragazza.
-Io non credo proprio, questa è casa mia ed esigo che mi si porti rispetto visto che ti ospito- disse lui autoritario.
-Di certo io non sono qui di mia volontà o mi sbaglio- affermò la ragazza.
-Prego?- domandò lui incavolato, quella ragazza la conosceva da appena cinque minuti e già gli aveva fatto saltare i nervi.
-Chi è quella “brava” persona che mi ha portata qui?- chiese Amu retorica.
-Questo è il ringraziamento per averti salvata?- esclamò Ikuto.
-Sì se chi mi ha salvata tratta con tanta superficialità quello che è accaduto- affermò lei, -e poi se ci tieni così tanto che sparisca da qui basta solo chiedere- concluse lei lasciando la stanza sbattendo la porta con violenza.
-Che caratterino- affermò a bassa voce Shin.
-Ehy ti ha dato del filo da torcere- esclamò Kukai.
-Lo ammetto: non credevo che quella ragazza, che io non ho mai visto prima, sia riuscita a riconoscermi, per quella storia li, s’intende- affermò Ikuto.
-Sarà… ma non vorrai mica farla andare via, dove potrebbe andare?- chiese Utau al fratello.
-Sarà una rompiscatole, ma non sono così cattivo- rispose uscendo dalla stanza
Amu stava guardando fuori dalla finestra l’acqua che cadeva copiosamente sul terreno, il tempo non accennava a smettere quel lungo temporale. Se c’era qualcosa che Amu non sopportava era la pioggia, troppo triste per lei. Nella sua mente vagavano pensieri come: “I miei genitori non ci sono più”, “hanno ucciso tutta la gente che conoscevo e di cui mi fidato”, “il paese è caduto in miseria”…
Le stava scoppiando la testa, voleva poter cancellare tutto, ma era impossibile. Quella scena, quel liquido sparso sulle piastrelle rosee, quelle spade impregniate del sangue dei suoi genitori, tutto le passava davanti come un film senza fine. I suoi pensieri vennero fermati dallo sbattere di una porta, si voltò dietro di se e vide Ikuto davanti a lei.
-Non ti hanno insegnato a bussare?- chiese lei con tono incolore e freddo.
-Questa è la mia stanza, te lo ricordi?- domandò lui retorico.
-Ah, sì…giusto- sibilò lei continuando a guardare fuori.
-Cosa pensi di fare…per il regno?- chiese poi lui con tono calmo e pacato.
-Cosa vuoi che faccia? Non ho mica la bacchetta magica!- rispose lei sarcastica, non ne poteva più di quei pensieri.
-Comunque tu non te ne puoi andare- constatò Ikuto appoggiandosi alla parete, di fianco alla ragazza.
-E perché no?- chiese lei.
-Pensa alla gente che ha fatto quella strage, cercherà di ucciderti in tutti i modi possibili di questo mondo- rispose lui sicuro di quello che stava dicendo.
-E tu che cosa proponi di fare?- domandò lei curiosa.
-Non saprei- affermò lui pensieroso.
-Visto: neanche tu sai cosa fare- disse Amu voltandosi dall’altra parte.
-Sì, ma… potresti guardarmi in faccia quando ti parlo- esclamò lui.
-Di certo non voglio vedere una brutta faccia in questo momento, quindi…direi che non mi volto- affermò lei dando poca importanza al ragazzo che aveva dietro.
-Principessa Amu Reiko Isabella Angelica Hinamori potresti girarti- le ordinò lui, sentendo il suo nome completo la ragazza si voltò di scatto.
-Come fai a conoscere il mio vero nome?- chiese lei.
-Semplicemente perché sei l’unica che ci può aiutare, e perciò un po’ di cose su di te le conosco- spiegò lui.
-In che cosa vi posso aiutare?- domandò di nuovo lei.
-La collana che porti al collo, dove l’hai trovata?- domandò lui.
-In un fiume, perché?- se prima Amu ci capiva poco di quel ragazzo, ora non ci capiva più niente.
-Secondo te è stata una semplice coincidenza? I cristalli incastonati nel lucchetto sono in realtà Pietre-ghiaccio- disse lui.
-Pietre-ghiaccio? Cosa sono?- chiese Amu guardandolo dritta negli occhi.
-Pietre speciali che fanno reazione con le persone- spiegò Ikuto.
-Continuo a non capire- affermò Amu con lo sguardo perso nel vuoto.
-Pietre che reagiscono con le persone, tu le tocchi e si colorano di un certo colore per identificare un elemento, solo persone speciali possono possedere una di queste pietre, o più- rispose Ikuto sedendosi accanto a lei.
-Speciali come?- domandò Amu, più guardava quel ragazzo più lo associava al Gatto Nero, possibile che quel presuntuoso assomigliasse così tanto a quel Robin Hood moderno?
-Persone che sanno usare ciò che gli circonda a proprio piacere, sono le pietre che scelgono i portatori non il contrario, tu hai trovato quel lucchetto perché era il lucchetto che voleva te- le raccontò Ikuto, Amu non credeva a nessuna parola di Ikuto.
-Tu scherzi, vero?- chiese Amu.
-Se scherzassi potrei fare questo- detto questo Ikuto puntò la mano verso la caraffa d’acqua sulla scrivania e fece uscire il liquido al muovere della mano, portò l’acqua vicino a se per far vedere ad Amu che non era un trucco di magia.
-Ma cosa?- disse Amu toccando l’agglomerato di acqua che fluttuava davanti a lei. –Come hai fatto?- chiese guardandolo stupita.
-Pietre-ghiaccio, io ne possiedo più di una come te- spiegò lui guardandola negli occhi.
-Quindi anche io possiedo un potere del genere?- domandò Amu.
-Sì, anche Utau, Shin, Kukai e Sulfus ne possiedono. Utau possiede il controllo della natura e il controllo della seta, Shin il dominio della terra, Kukai possiede l’abilità della agilità e Sulfus possiede il dominio del fuoco. Sono tutti poteri che servono in qualche modo nella vita di tutti i giorni. Più pietre ti cercano più poteri possiedi, tu hai quattro pietre quindi quattro poteri- spiego Ikuto indicando il ciondolo.
-Come si fa a capire il potere che si possiede?- domandò Amu togliendosi il ciondolo.
-Mettendo il dito indice della mano destra, pensando ai proprio sentimenti più profondi e sinceri, la pietra si colorerà a seconda del tuo potere- spiegò Ikuto.
Amu lentamente posò il suo dito indice sul cuore si destra e si concentrò, sentì una strana sensazione nel toccare il cristallo come di liquido e freddo, una lieve luce blu scaturì dal cristallo e poi svanì, intanto il cristallo era diventato blu scuro.
-Che cosa vuol dire il blu scuro?- domandò Amu guardando Ikuto.
-Il blu scuro è il colore dell’…acqua- affermò Ikuto.
-Acqua? Quindi il tuo stesso dominio- disse Amu.
-Esattamente- rispose Ikuto.
-In che modo posso esservi utile?- chiese Amu.
-Le persone che hanno ucciso i tuoi genitori non erano persone normali, erano schiere e schiere di portatori dell’abilità del combattimento, la tua famiglia ha sempre protetto un potere immenso chiamato Ice. L’Ice è il potere di tutte le Pietre-ghiaccio, se s’impadroniscono di quel potere, tutti i poteri di questo mondo saranno nelle loro mani- raccontò Ikuto, Amu non poteva credere che quel potere fosse stato proprio sotto il naso.
-Cosa possiamo fare?- domandò lei.
-Ora niente, tu non hai nemmeno la più pallida di come si tiene in mano una spada, prima ti alleni e acquisisci i tuoi poteri ed impari ad usarli, poi entreremo in azione- disse Ikuto alzandosi, -forza, andiamo da Utau e gli altri, vediamo di metterti a posto, sei ridicola con quel abito- concluse Ikuto uscendo dalla stanza. Solo dopo qualche secondo, Amu realizzò quello che le aveva detto: -Mi ha detto che sono ridicola? Adesso vedi come lo faccio nero- affermò lei alzandosi.
Arrivata al pian terreno raggiunse Ikuto che parlava con gli altri.
-Ikuto- lo chiamò lei incavolata.
-Bene Utau, dalle qualcosa per allenarsi e poi venite in sala allenamento- ordinò Ikuto tacendo Amu che lo stava per rimproverare.
-Amu vieni con me- affermò Utau trascinandola con se nella sua camera.
Era una semplice stanza, con un semplice letto, con una semplice scrivania e una semplice camera-armadio… altro che semplice camera-armadio! Sembrava una stanza da quando era grande e non si vedeva neanche un buco per mettere nuovi abiti. Utau prese un paio di pantaloni attillati e una camicia bianca. Fece indossare gli abiti ad Amu e poi le porse un paio di scarpe con il tacco da 8 centimetri.
-Perché devo portare i tacchi per allenarmi? Poi con tacchi così alti! Non ne ho mai portate di così alte- esclamò infilandosi quelle scarpe.
-Punto primo, se ci attaccano durante un ballo o un ricevimento avrai sempre a dosso questo tipo di scarpe; punto secondo, c’è una prima volta per tutti; punto terzo, non ho altre scarpe da darti- concluse Utau.
-Ok…- disse Amu specchiandosi.
-Guarda che stai bene, vieni qua che ti faccio una coda, non puoi portare i capelli sciolti quando fai gli allenamenti perché non sai come potrebbe andare a finire- affermò Utau legando i capelli della ragazza con un nastro rosso scuro.
La portò nella sala dove i ragazzi facevano gli allenamenti, una stanza grande tanto quando a un salone per i ricevimenti. La principessa entrò un po’ titubante nella stanza, vide Ikuto in mezzo alla stanza.
-Bene ora ti lascio, vado a preparare la cena. Non avere paura di Ikuto anche se può sembrare rude, è un bravo ragazzo- affermò Utau lasciando la stanza chiudendo la porta.
Chissà perché questi elogi nei suoi confronti non mi rassicurano per niente.
-Vedo che Utau ha trovato un abbigliamento adatto- constatò lui malizioso.
-Stendiamo un velo pietoso su questo argomento. Ora dimmi come mi vuoi uccidere- affermò Amu ironica.
-Oggi diciamo che non troverò il modo di ucciderti, devi imparare al più presto a dominare l’acqua- disse lui serio, anche se questa serietà Amu la vedeva come una semplice maschera per nascondere le sue vere intenzioni, come, ad esempio: “Adesso vedi come ti faccio patire le pene del inferno” oppure, “Ora vedi che bella doccia ti fai, magari anche con l’acqua fredda”. Ad Amu vennero i brividi al solo pensiero di quello che le stava per succedere.
-Bene, allora, devi capire un concetto di base su questo tipo di dominio: l’acqua è dappertutto, nel suolo, nelle piante, e anche nei corpi degli esseri umani. Quindi con l’acqua puoi avere diversi vantaggi in combattimento- disse Ikuto.
-Ok- rispose Amu.
-Ora proviamo a fare una prova- disse Ikuto andando a prendere una caraffa piena d’acqua, -il tuo obbiettivo è quello di far uscire l’acqua dalla caraffa- affermò lui mettendo la caraffa per terra davanti a lei.
-E come dovrei fare?- chiese Amu guardandolo.
-Basta concentrarsi. È come dare un ordine al liquido, ma questo lo devi fare con il pensiero, e con le mani dai la forma e fai muovere l’acqua- spiegò Ikuto.
-Bene. Non prometto niente- disse Amu voltandosi verso l’acqua. Portò la mano destra avanti, chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi il più possibile cancellando tutto ciò che era attorno a sé. Iniziò a muovere lentamente la mano verso l’alto. Non sentiva niente. Si chiedeva se questo silenzio era un bene o un male.
Lentamente, mentre la mano si muoveva, l’acqua iniziava ad alzarsi dal recipiente, gli occhi di Ikuto iniziarono a brillare al vedere l’acqua muoversi sotto il controllo della ragazza, in pochi possiedono il potere dell’acqua, e sempre in pochi riescono al primo tentativo a far spostare l’acqua. Amu aprì gli occhi e vide che tutta l’acqua che era dentro alla caraffa era fuori a formare un grande agglomerato di acqua.
-Ce l’ho fatta- sibilò Amu stupida dei suoi progressi.
-Per essere la prima volta te la cavi piuttosto bene- disse Ikuto fissandola. Amu fece rientrare l’acqua nella caraffa senza tralasciare neanche una goccia.
-Bene ora ti insegno come modellarla a due mani- esordì Ikuto mettendosi accanto a lei. Lui in pochi secondi fece uscire il liquido.
-Ora stai molto attenta, ricordati, l’acqua può nuocere. Se sbagli un movimento o se ti deconcentri, l’acqua ti potrebbe anche ferire gravemente- le raccomandò Ikuto serio.
-Tu ti sei mai fatto male? Con l’acqua, intendo- disse Amu.
-No, non mi sono mai fatto male. Ora guarda,- rispose lui iniziando a muovere le mani, -ogni movimento che fai con le mani, l’acqua lo riflette. Se vuoi mandarla verso destra, devi spostare entrambe le mani, prima la destra poi la sinistra, verso destra; per la sinistra è uguale, fai gli stessi movimenti ma verso sinistra, solo che viene prima la mano sinistra e poi la destra.- Ikuto le fece vedere i movimenti che le aveva appena spiegato.
-Per far andare l’acqua in avanti basta solo che sposti la mano in modo orizzontale rispetto al tuo campo visivo. Invece per farla andare indietro, tu ti devi girare e portarti l’acqua davanti a te, così ciò che avevi dietro ce l’avrai davanti. Ricorda: per dominare l’acqua devi avere l’obbiettivo che vuoi colpire davanti ai tuoi occhi. La lunghezza del getto dell’acqua dipende da quanta forza ci metti nei movimenti, e la velocità è essenziale con questo dominio- disse Ikuto, -domande?-
-Nessuna- rispose Amu.
-Bene ora prova tu- disse Ikuto facendo rientrare l’acqua nella caraffa. Amu fece gli stessi movimenti di prima per far uscire l’acqua, iniziò a spostarla da destra verso sinistra senza avere molti problemi. Fece spostare l’acqua in avanti e indietro. Rimaneva concentrata, cercava di pensare a niente, solo all’acqua.
-Però, devo ammettere che sei abbastanza portata- disse Ikuto guardando i movimenti della ragazza.
-Grazie- ringraziò la ragazza allibita per quello che stava facendo.
-Sei sicura di non avere mai dominato l’acqua prima?- domandò Ikuto curioso e allo stesso tempo stupito.
-Questa è la prima volta che faccio una cosa del genere- affermò Amu.
-Ora aspettami qui, vado a chiamare Shin- disse Ikuto uscendo dalla stanza.
Ma come ci sono riuscita? E come mai Ikuto ripone tante speranze in me? Prima, quando ci siamo incontrati, mi trattava come una bambinetta. Chissà quali sono le sue intenzioni?
Amu vide entrare Ikuto seguito da Shin. Shin andò a posizionarsi dall’altra parte della stanza, Ikuto invece si mise contro il muro di sinistra.
-Allora, Amu ora Shin farà di tutto per poter farti del male attraverso il suo dominio, tu ti devi difendere con l’acqua e se puoi cerca di ferirlo. Non risparmiarti contro di lui- disse Ikuto rivolgendosi ad Amu, -Shin- disse rivolgendosi al ragazzo, -non ti risparmiare neanche tu- ora Amu iniziava ad avere paura.
Shin fece apparire dei grandi massi di roccia attorno a lui, uno di essi lo scagliò contro Amu ad una velocità strabiliante, fortuna vuole che Amu riuscì a schivarlo gettandosi per terra. Ne scagliò ancora un altro verso la ragazza che si rialzò velocemente però venne colpita dal masso che la fece volare in aria e cadere sul pavimento pesantemente. La ragazza emise un gemito di dolore, cercò di alzarsi, ci riuscì a fatica ma ci riuscì. Aveva il braccio che le sanguinava vistosamente. In quel momento entrarono Kukai, Sulfus e Utau nella stanza, spaventati dal gran rumore e videro le condizioni di Amu.
-Ikuto, Shin. Non credete di esagerare nel farla combattere appena dopo che ha imparato il dominio- urlò Utau.
-Glielo ho detto anch’io ma non mi vuole ascoltare- rispose Shin.
-Ikuto è un esagerazione- esclamò Kukai vedendo Amu che respirava affannosamente. Ikuto non rispose, continuava a guardare Amu.
-Forza, so che ce la puoi fare- sibilò a bassissima voce senza che gli altri lo sentissero. Amu sollevò il capo verso Shin, liberò la sua mente dal dolore per la ferita e si concentrò. Cadde il silenzio. Shin ricominciò a scagliare i massi verso di lei. Alla vista di Amu iniziò tutto ad andare a rallentatore, con uno scatto felino evitò i massi, si spostò verso destra. Shin continuava a scagliarle contro una miriade di massi giganteschi che lei evitava abilmente, cercava di far stancare Shin, correva come un gatto per la stanza. Ad un certo punto però venne di nuovo colpita da un masso ma quando cadde, riuscì ad rialzarsi subito.
L’acqua è dappertutto, anche negli esseri umani.
A quel pensiero Amu si guardò il sangue che le fuoriusciva dalla ferita, non era poco. Senza pensarci due volte iniziò a correre verso Shin. Era qualche metro da lui che con la mano sinistra mosse il sangue  in grande quantità e lo lanciò a mezz’aria, era come un diversivo per Shin, la ragazza fece in modo da nascondersi dietro il suo sangue. Shin non vide più niente, quando il sangue finì per terra non vide più Amu, si guardò a destra e a sinistra ma non la vide. Alzò lo sguardo e vide la ragazza sospesa a mezz’aria con una grande massa d’acqua attorno a lei.
-Sei finito!- urlò lei scagliandogli contro l’acqua con tutta la forza possibile. Il ragazzo non ebbe neanche il tempo di contrattaccare che venne sbaragliato contro il muro dall’acqua. Amu ritornò per terra e guardò ciò che aveva fatto, dire che era stupita era poco. Si rialzò e andò verso Shin a passo spedito, arrivata davanti a lui gli chiese: -Stai bene?
-Il vantaggio del dominio della terra è che si è solidi come una roccia, ma credo che mi sia venuto il mal di schiena per la botta- rispose Shin mentre si rialzava. Amu si voltò verso i ragazzi che avevano gli occhi sgranati per quello che avevano visto, si voltò verso Ikuto che aveva lo stesso sguardo che aveva prima: strafottente.
Amu si avvicinò a lui e gli chiese: -Andava bene?
-Che cosa?- domandò lui.
-La prova- disse lei.
-Passabile- disse lui con tono poco entusiasta e menefreghista.
-Passabile?- chiese Amu allibita.
-Sì, ti ritrovi con una bella ferita sul braccio, dovevi evitare ogni tipo di ferita o ostacolo, e poi c’era poca decisione- disse lui.
Ma guarda sto’ stronzo…
Amu fece muovere l’acqua verso Ikuto e senza che lui se ne accorgesse gli fece finire l’acqua addosso.
-Questo è per il “passabile”- disse lei, e poi gli tirò un calcio in piena pancia e gli disse: -Il calcio era abbastanza deciso?- lui s’inginocchiò per il dolore.
-Allora?- chiese lei.
-Decisissimo, mamma mia che dolore- disse Ikuto massaggiandosi la pancia. Amu sorrise vittoriosa e tutti gli altri si misero a ridere.
 

 
  
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