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Autore: FuyukoKurono    03/02/2014    3 recensioni
Miranda è una ragazza un po' introversa che preferisce i videogiochi alla gente, dopo essersi assentata per diversi anni dalla sua città natale torna a viverci assieme a suo fratello. Lì rincontrerà una sua vecchia conoscenza, Jamie, che sembra essere diventato ancor peggiore di quanto non ricordasse... Ma sarà davvero un ragazzo così problematico e irrecuperabile?
Dal quarto capitolo:
"Ogni tanto il ragazzo la osservava con la coda dell'occhio, lei faceva tutto ciò che era in suo potere per fingere di non essere preoccupata, però era lampante che lo fissasse in maniera quasi maniacale mentre lo sguardo di lui era posato altrove. Non sapeva veramente spiegarsi perché i problemi di quel tipo la mandassero tanto su di giri, era veramente un mistero, ma non riusciva a smettere di pensare e ripensare al suo sguardo vuoto e triste."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Le due buste della spesa che Miranda portava in mano sembravano sul punto di strapparsi, la giovane imprecò mentalmente augurandosi che ciò non accadesse mentre ne poggiava una a terra intenzionata a frugare nella sua borsa nera alla ricerca della chiave della porta principale della palazzina. Proprio in quel momento un ragazzo piuttosto alto che, a occhio e croce, era sulla ventina le si avvicinò. Lei lo guardò di sfuggita, lui le sorrise cordialmente fermandosi al suo fianco. Tirò fuori una chiave dalla sua tasca con la quale aprì il portone, in effetti quegli occhi scuri non le erano nuovi e neanche i suoi capelli di un castano molto chiaro tendente al rossiccio.

«Grazie...»

Biascicò, intimidita dallo sconosciuto, la ragazza facendo per riprendere la busta.

«Ti serve una mano? Sembrano pesanti...»

Quel tipo aveva una voce calda e molto pacata, l'altra sorrise appena annuendo, non aveva certo intenzione di rifiutare un'offerta d'aiuto così gentile, oltre a risultare svantaggioso dal suo punto di vista sarebbe anche stato scortese, per cui in men che non si dica i due stavano entrando fianco a fianco, ognuno portando con sé un sacchetto.

«Non è da molto che abiti qui, giusto?»

Chiese, sempre aggraziato, il giovane abbassando per un attimo l'attenzione verso la giovane più bassa di lui di circa una ventina di centimetri. Sentirsi quegli occhi grandi addosso le fece uno strano effetto, la faceva sentire in imbarazzo, come se stesse facendo qualcosa di profondamente stupido e sbagliato, come se stesse svaligiando un negozio davanti a un poliziotto. Fece quanto in suo potere per non incrociare più quel suo sguardo.

«Già. Mi sono trasferita da poco più di una settimana... Sono al terzo piano»

Spiegò semplicemente con voce un po' tremolante. Non era mai stata brava ad attaccar bottone, non le era mai piaciuto parlare, specialmente con gente che non conosceva, e per di più lui la metteva quasi in soggezione. Faceva fatica a farsi uscire le parole di bocca con quel tizio accanto.

«Sì, ho notato. Abito nell'appartamento di fronte al tuo, dopo tutto»

I piedi della sedicenne si bloccarono di colpo, si girò a guardarlo con le labbra leggermente aperte in una buffa espressione disorientata. Lui ridacchiò appena fissandola.

«Quella è casa di Jamie»

«Immaginavo lo conoscessi. Mi aspettavo anche che non ti avesse parlato di me... Mio fratello è fatto così, in definitiva. Temo che non cambierà mai...»

Sospirò il ragazzo facendo spazio ad un emozione ben meno allegra sul suo viso, anche la faccia di lei si fece appena più cupa. Studiò attentamente il ragazzo alla sua destra. Guardandolo bene c'era una leggere somiglianza, ma non era così palese: per essere fratelli non si somigliavano poi molto. Miranda spostò una ciocca di capelli ribelle sistemando i suoi pensieri, non si aspettava che quel ragazzo dai capelli rossi avesse un fratello, aveva sempre un'aria così triste e sola... Sospirò.

«Credo che debba presentarmi a questo punto, eh? Il mio nome è Dylan»

«Io sono Miranda»

Borbottò ancora sovrappensiero l'altra senza nemmeno curarsi del sorriso che lui stava sfoggiando continuando a tenerle gli occhi addosso, lei riprese a camminare senza aggiungere altro.

Oramai erano praticamente arrivati al pianerottolo sul quale affacciavano i loro appartamenti, così lei si voltò velocemente verso l'altro cercando di fare l'espressione più cordiale che le fosse possibile, senza ottenere però risultati strepitosi.

«Grazie per l'aiuto, allora»

Ringraziò sforzandosi di accentuare il sorrisetto che aveva in volto, lui ricambiò porgendole la busta che lei afferrò velocemente solo dopo aver aperto la porta di casa. Dylan la salutò con la mano prima di andare verso il suo appartamento. La ragazza si chiuse velocemente la porta alle spalle andando a sistemare le varie cose che aveva acquistato poco prima. Continuò a pensare a Jamie e a suo fratello, non riusciva a capire come potessero essere così diversi, soprattutto nel modo di porsi e negli atteggiamenti in genere. Sembravano essere l'uno il perfetto opposto dell'altro. Pensò a lei e Alan, fisicamente si somigliavano parecchio e, anche se per ovvie ragioni non erano certo uguali, anche caratterialmente non erano poi così tanto differenti, non quanto quei due almeno.

Si ritrovò a mordicchiarsi un'unghia senza sapere neanche perché si stava arrovellando tanto sull'argomento. Insomma, di cos'era mai preoccupata? Non si capiva neppure da sola.

Chiuse lo sportello in cui aveva appena riposto i pacchi di pasta con una botta secca per poi girarsi sbuffando, si passò una mano fra i capelli scompigliandoli per poi tirare fuori la lista della spesa della tasca intenta a buttarla via. La coda dell'occhio le scivolò fra le parole facendole notare solo in quel momento che aveva completamente dimenticato di prendere il latte. Sospirò una seconda volta per poi rimettersi il capotto, afferrare nuovamente la borsa e uscire di tutta fretta.

Quando si chiuse la porta d'ingresso alle spalle ritrovandosi sul pianerottolo sentì delle urla venire dall'appartamento accanto, era la voce di Jamie, anche se non riuscì a capire troppo bene cosa stesse strillando. Certo era che fosse veramente fuori di sé. Rimase un attimo impietrita, le parole del fratello maggiore di lui le echeggiarono nelle orecchie lasciandole un sapore amaro.

“Mio fratello è fatto così. Temo che non cambierà mai”.

Si chiese quali problemi ci fossero fra quei due e, mentre la sua mente vagava, si ritrovò a fissare il suo compagno di scuola che le era esattamente di fronte dopo essere uscito con aria furente di casa, anche lui la guardò, sembrava imbarazzato. Era chiaro che non fosse felice di sapere che la giovane avesse sentito il loro litigio.

«Va tutto bene?»

Azzardò lei intimidita abbassando velocemente gli occhi, lui sembrò volerla fulminare con quel suo mostruoso sguardo ghiacciato. Miranda deglutì sicura di averlo fatto arrabbiare ancor di più ma, proprio mentre lei si preparava al peggio, lui sospirò iniziando a scendere le scale come se nulla fosse. Lei si sentì piuttosto a disagio ma lo seguì ugualmente.

Ogni tanto il ragazzo la osservava con la coda dell'occhio, lei faceva tutto ciò che era in suo potere per fingere di non essere preoccupata, però era lampante che lo fissasse in maniera quasi maniacale mentre lo sguardo di lui era posato altrove. Non sapeva veramente spiegarsi perché i problemi di quel tipo la mandassero tanto su di giri, era veramente un mistero, ma non riusciva a smettere di pensare e ripensare al suo sguardo vuoto e triste, alle sue parole depresse e tutto il resto.

«Se continui a guardarmi così finirai col consumarmi i vestiti... Insomma, so di essere bello però...»

Rise appena il ragazzo cercando di sdrammatizzare l'atmosfera fin troppo tesa. Lei abbassò la testa rallentando istintivamente il passo, non sapeva veramente cosa fare, non riusciva a decifrare il suo stesso comportamento, si sentiva una vera idiota. Rialzò lo sguardo incrociando subito gli occhi imperturbabili di lui che s'era fermato e ora la stava osservando inespressivo.

«Stavi litigando con tuo fratello?»

Chiese d'impulso lei continuando a sostenere lo sguardo di lui come se fosse la sfida più importante della sua intera vita, l'altro fece una strana faccia prima di voltarsi rapidamente prima di riprendere a muoversi, lei lo raggiunse in un attimo. Voleva assolutamente sentire la risposta, per qualche ragione così complessa che neanche lei stessa riusciva a spiegare con sicurezza.

«Non credo siano affari tuoi. Se t'interessa tanto vallo a chiedere direttamente a lui...»

«A me non interessa lui, però»

Ribatté immediatamente lei per poi rendersi conto del fatto che quella frase poteva essere fraintesa, e di parecchio. Si morse la lingua guardando l'espressione divertita e maliziosa che s'era dipinta sul volto dell'altro che sembrava essere a un passo dallo scoppiare a ridere fragorosamente.

«Ovviamente non dicevo in quel senso. Non farti strane idee»

Rettificò arrossendo appena mentre incrociava le braccia avanti al petto maledicendosi per aver detto delle parole così terribilmente stupide. Doveva riflettere di più su ciò che faceva o diceva, era il suo solito problema, si sentiva una vera causa persa in proposito.

«Meno male, perché sarebbe stata la peggior dichiarazione del secolo»

Scherzò lui cercando di sviare il discorso. Nonostante stesse ridendo la sua voce arrivò ugualmente afflitta alle orecchie dell'altra.

«Ehi, se qualcosa ti preoccupa puoi parlarne con me. Non che tu mi sia particolarmente simpatico ma mi farebbe piacere rendermi utile, se posso»

Borbottò lei, cercando di studiare meglio le parole da dire stavolta, anche se la prima parte del discorso le era praticamente fuggita dalle labbra senza consenso. Gli occhi grigi del giovane tornarono ancora su di lei che fece finta di nulla e finse pure di non notare che stavolta sembravano essere un po' meno lontani dal solito.

Lui scrollò le spalle girandosi di nuovo e sbrigandosi a scendere la rampa di scale, la ragazza lo guardò per qualche istante rimanendo indietro incerta su come prendere quella reazione strampalata, non che s'aspettasse qualcosa di anche solo vagamente normale da uno come lui. Alla fine scosse semplicemente la testa rimettendosi in cammino verso il supermercato.

Ripensò a lungo all'accaduto, in effetti se lui si fosse aperto un po' nei suoi confronti non ne sarebbe stata affatto triste ma non sapeva come interpretare tutto ciò, perché stava mentendo quando aveva affermato che l'avrebbe fatto solamente perché le sarebbe piaciuto rendersi utile. Essere utile non le era mai interessato e non aveva cominciato ad interessarle in quel momento. Gli aveva detto quelle cose perché voleva stargli accanto, sentiva il bisogno di vederlo felice. Ancora non sapeva neppure lontanamente come interpretare quella sua voglia di proteggerlo e aiutarlo, non riusciva a spiegare tutti quei sentimenti confusi che le crescevano infondo al cuore.


L'angoletto di Goth:
Salve gente! Oggi non ho molto da blaterare, per vostra fortuna, quindi mi scuso semplicemente di non aver ancora ricorretto le sviste che mi avete segnalato nei capitoli precedenti (scusate tantissimo, lo farò il prima possibile, giuro) e mi scuso anche anticipatamente degli errori che troverete in questo capitolo che è stato revisionato e ultimato in tempi record... Vi ringrazio ancora una volta, mi fa davvero piacere leggere i vostri pareri, mi motiva tantissimo e sono soddisfatta che seguiate questa mia storia :) Spero davvero di non deludervi!
Bacioni!

   
 
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