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Autore: Mary SG    03/02/2014    0 recensioni
Sentivo il materasso lasciare la forma del suo corpo e avvicinandosi a me per baciarmi la testa affettuosamente annusando il profumo dei miei capelli, muschio bianco. Era il suo profumo preferito.
-Spero che questa volta non ti abbia fatto del male- aveva detto sussurrandomi leggermente vicino al mio orecchio facendomi scaldare con il calore della sua voce.
-No tranquillo.-
-Buonanotte sorellina-si stava avviando verso la soglia della porta ed era rimasto lì finché poté sentire la mia risposta.
-Buonanotte Gerard-
[non è una frerard]
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo: io, lui e le sue Marlboro rosse.
Autrice: Annamaria (@nixhtmare on twitter)
Point of View: 1st person (protagonist)
Note: Salve a tutti, finalmente riesco a pubblicare una storia riguardante i My Chemical Romance, ovvero una delle mie band preferite. Spero di poter riuscire a completare questa storia e principalmente a farvela piacere. Non sono una brava scrittrice ma mi diletto nel scrivere ed ecco qui che escono queste storielle, che in confronto a quelle che ho letto, non sono niente. Bhe, vi lascio nella lettura di questo capitolo che spero gradiate. Alla prossima :) *scompare*

 
 Just You Me and Another Song
 
Chapter 1: io, lui e le sue Marlboro Rosse.
 
 
Il suo corpo si muoveva lentamente sopra il mio mentre le sue mani fredde come ghiaccio e dalle dita affusolate si dirigevano frenetiche su ogni parte del mio corpo dalla pelle tesa e pallida. I miei occhi erano fissi che guardavano il soffitto di color beige che dava teatro ai giochi di luce che faceva la lampada nella camera buia. Non riuscivo a guardarlo nei suoi occhi verdi, anche se, appena incontravi il suo sguardo cupo e profondo riusciva a farti ipnotizzare. In quel momento pensavo, come ogni volta, a come egli riesca a farmi convincere di essere la sua bambola ogni singola volta, ad essere trattata come una pezza solo per soddisfare i suoi piaceri sessuali. Perché proprio io? Anche se cercavo di non farlo notare ai suoi occhi, provavo qualcos’altro che non si fermava all’amicizia, era molto di più e la cosa mi spaventava.
Ritornai a quella cruda realtà quando notai che il letto non si muoveva più e lui, si era accasciato su di me impregnato da perle di sudore. Sentivo il suo respiro caldo sul mio petto freddo, che attraversava il mio cuore e in quella sensazione mi sentivo sciogliere sotto il corpo del mio migliore amico. Gli spostai una ciocca dei suoi capelli nero corvino in modo da guardare i suoi occhi, amavo e lo amo tutt’ora sprofondare in quello sguardo, così misterioso e in certi versi privo di sentimento, ma sapevo dentro di me che provava qualcosa ogni volta che mi guardava, che mi parlava, che mi ascoltava e amavo quel momento in cui mi guardava e mi bastava incrociare i miei occhi con le sue iridi verde speranza per capire che mi stava ringraziando per tutto quello che facevo per lui. E io mi sentivo felice perché… si. Non avevo un vero motivo, era come se lo avessi soddisfatto al massimo, in quell’attimo acquisivo più sicurezza, durante il rapporto mi sentivo insicura e timida, come se fosse un estraneo ad abusare di me.
Lentamente si alzò dal mio corpo e si spostò accanto, occupando l’altra parte del letto e facendomi prendere un po’ di respiro in più dato che avevo il suo corpo su di me almeno da mezz’ora. Il suo sguardo era concentrato a trovare il pacchetto di Marlboro rosse che accuratamente mettevo da sempre sul comodino. Dalla seconda volta che facemmo sesso mi aveva raccomandato gentilmente di mettergli il suo amato pacchetto di sigarette, affinché potesse assaporare il sesso consumato poco prima, e da quel momento non c’era volta che mi scordavo di metterglielo accanto l’abat-jour con un accendino. Era una sorta di vizio, e ce l’avevo anch’io, tirare giusto due tiri a metà sigaretta, offerta da lui. Non ero una fumatrice accanita come lui, facevo quei tiri solo in quelle occasioni e quando ero nervosa, però solitamente mi sfogavo parlando con lui. Può sembrare un senza cuore che pensa solo a se stesso e a soddisfare i suoi piaceri, ma è un grande ascoltatore e amo questa sua parte. Sentivo il materasso lasciare la forma del suo corpo e avvicinandosi a me per baciarmi la testa affettuosamente annusando il profumo dei miei capelli, muschio bianco. Era il suo profumo preferito.
-Spero che questa volta non ti abbia fatto del male- aveva detto sussurrandomi leggermente vicino al mio orecchio facendomi scaldare con il calore della sua voce.
-No tranquillo.-
-Buonanotte sorellina- si stava avviando verso la soglia della porta ed era rimasto lì finché poté sentire la mia risposta.
-Buonanotte Gerard -  
Chiuse lentamente la porta e mi sparì, dall’altra parte della stanza, per andare nella sua camera. Mi girai verso il lato opposto del letto, sospirai e chiusi gli occhi cercando di dormire.
 
Vi starete chiedendo che sorta di legame ci sia tra me e Gerard… in realtà non lo so nemmeno io. I miei genitori avevano dei buoni rapporti con la famiglia di Gerard, tanto da poter sembrare dei parenti. I weekend li trascorrevamo facendo delle grigliate in giardino di entrambi. Mi ricordo ancora quella volta in cui io e lui non volevamo mangiare e senza vederci dai nostri genitori uscimmo fuori casa per fare una passeggiata, loro preoccupati, ci cercarono per un’oretta. Quando ci videro arrivare vicino casa ricevemmo una bella sgridata che non ho mai dimenticato: nonostante tutto quella volta ci divertimmo da matti. Quello che ci dissero era che la città in cui abitavamo era molto pericolosa e piena di brutte persone. Avevano ragione, infatti dopo un paio d’anni i miei genitori rimasero uccisi in un incidente d’auto.
Ero sconvolta, avevo dieci anni e pur essendo stata una bambina riuscivo a capire tutto. Non avevo altri parenti a cui potevo essere affidata e i signor Way mi accettarono come una loro figlia adottiva. In casa l’unica donna era la madre e avendo me “ero una benedizione” disse testuali parole Donna quando venni accolta nella loro famiglia. Oltre a Gerard c’era suo fratello, Michael ma per tutti Mikey, che aveva due anni in meno rispetto a me ed era come se avessi veramente un fratello. Lui è diverso da Gerard, è gentile, premuroso e non è certamente lunatico come il fratello. Lui è il ragazzo che non vuole nessun rischio, e per questo veniva giudicato da Gerard come un fifone, e poi venivo io, dove facevo ragionare Gerard e andavo nelle sue patetiche missioni al posto di Mikey. Era bella la nostra amicizia in quel periodo, poi tutto cambiò al sedicesimo anno di età di Gerard, ove i suoi bisogni sessuali iniziavano a crescere e non potendo trovare una ragazza a cui piaceva a causa della sua poca bellezza in quel periodo, un bel giorno venne in camera mia e si dichiarò con la sua stupida intenzione.
Avevo quindici anni e una bella cotta, non riuscii a dirgli di no e alla fine ci trovammo quel martedì pomeriggio su quel letto con una coperta a motivi scozzesi e un asciugamano in modo da non sporcare le lenzuola di sangue che segnava la fine della mia verginità. Nonostante eravamo a conoscenza dei nostri corpi, dopo averci visto in costume tutte le estati e a volte anche senza, quando capitava di entrare in bagno nel momento sbagliato, provavamo vergogna di entrambi. Pian piano lui iniziò ad essere indifferente e diventare come si sol dire una specie di maestro del sesso, provando ogni posizione, non nascondendo di aver fatto anche il 69. Ero, in poche parole, la sua migliore scopamica e a me questo stava bene.
  
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