| Capitolo Diciassette | Fine |

Gohan più tentava di avvicinarsi e più il bambino aumentava il campo di energia intorno a lui.
«Perché sei stato cattivo? Io ti voglio bene, la mamma ci vuole bene, e anche la mia sorellina ci vuole bene. Tu perché ci odi? Non ho fatto nulla per farmi odiare. Perché mi odi? Io...volevo stare con voi. E tu mi hai mandato via.»
Non riusciva mai a rispondere a tutti quegli interrogativi, perché suo figlio si dissolveva e lui si svegliava e guardava la moglie dormire beata.
«Perché non riuscirò mai ad essere un padre, figlio mio.»

Si svegliò all'improvviso con il cuore che gli batteva a mille, con la testa dolorante e con i sentimenti frantumati.
Non poteva vivere così.
Non poteva vivere da vigliacco.
Non poteva vivere con quel segreto racchiuso dentro di sé.
Si alzò, indossò la prima tuta che vide e saltando dalla finestra volò verso la radura.
Quella radura dove aveva nascosto tutte e sette le sfere del drago, alcuni giorni prima.
Ogni notte quel bambino, suo figlio, non faceva altro che supplicarlo di concedergli una risposta.
Atterrò dinanzi ad una grossa pietra che sollevò per afferrare una sacca marrone, che splendeva di luce propria.
Aprì la sacca per far uscire le sfere del drago, ma in quell'attimo tutto intorno a lui diventò bianco e Gohan si ritrovò davanti un ragazzo che gli sorrideva cordiale.
Aveva i capelli color indaco scuro, un paio di occhi color pece e un viso familiare.
Gohan si alzò di scatto e con un rapido movimento gli sferrò un pugno, che il giovane evitò con facilità.
«Bell'accoglienza per la tua coscienza!»
Il saiyan stava per sferrare un altro pugno, ma a quella frase si bloccò di colpo.
«L-la m-mia coscienza?»
Il ragazzo annuì sorridendo e incrociò le braccia al petto.
«Sì, infatti, sono qui perché devi svegliarti e continuare la tua vita.»
Gohan rimase perplesso a fissare quel giovane, non capendo nulla di ciò che stesse insinuando.
Il giovane si sedette su quel pavimento bianco, e luminoso, facendogli segno di sedersi accanto lui.
«Sei proprio un idiota! Togli quella faccia scettica e perplessa, non hai capito che quello che hai vissuto è tutto un sogno. Che credevi? Che Kyoko fosse vera? Dopo che la prima volta hai parlato con tuo padre, perché tu volevi che tuo figlio sparisse dalla tua vita, sei svenuto e sei entrato dentro le tue paure.»
Gohan sgranò gli occhi incredulo, guardò il ragazzo davanti a sé e non capì nulla.
Lui non ricordava niente.
«È normale che non ricordi. Perché non vuoi farlo e le parole di Kyoko ti hanno fatto capire tante cose.»
«Tu dici che è normale che io non ricordi, ma io ricordo la mia vita e non sono svenuto quella volta. Ricordo di essermene andato e...»
Si bloccò di colpo ammettendo, duramente a se stesso, di non ricordare quello che era successo dopo.
«Allora, cosa è accaduto?»
Il ragazzo misterioso si alzò, si avvicinò a lui, gli tese la mano e lo guardò sorridendo.
Il saiyan non capì quel gesto, ma gli strinse lo stesso la mano credendo che avrebbe trovato la risposta.
«Io non posso darti le risposte che vuoi e tu non sei stato tanto cortese, non mi hai mai risposto, però appena ti sveglierai capirai tutto e tornerai alla normalità. Tu hai paura di non essere un buon padre, adesso i tuoi figli hanno sette anni e tu sei stato a dormire per tutti questi anni. Ma penso che te la caverai. Sei un saiyan, no?»
Gli fece l'occhiolino, Gohan scomparve e Gayan sorrise sereno.
«Tra poco ci rivedremo, papà.»

****
 

Gohan spalancò gli occhi, vide chi dormiva poggiato al suo letto, e non poté fare a meno di piangere.
Un bambino e una bambina erano addormentati, stando abbracciati, con un sorriso sereno.
E poi...c'era lei.

Yua aveva dei lineamenti più maturi, ma ai suoi occhi era la donna più bella che avesse mai incontrato.
Una malattia, generalmente genetica per i saiyan, aveva colpito Gohan che era svenuto e non si era più svegliato.
Erano passati sette lunghi anni e Yua non aveva smesso di credere in lui, perché Re Kaio aveva detto che c'erano alte probabilità che si risvegliasse.
I medici non avevano capito la causa di quella malattia ed erano stati costretti a dimetterlo, perché caduto in un sonno profondo.

****

«Papà, papà, giochi con noi? È una bella giornata.»
Dissero Gayan e Tsuki, contemporaneamente, saltando addosso a Gohan.
«Okay, okay, calma bambini! Che dite se insegno a tutti e tre a volare?»
I bambini cominciarono a contare con le dita, confusi, e il loro papà sorrise.
«Signor maestro, ecco la terza allieva.»
Disse Yua abbracciando da dietro Gohan.
Lascialo andare quel brutto tarlo!
Non era un padre perfetto, aveva sempre avuto paura, ed in quei sette anni aveva vissuto una vita non sua.
Una vita generata dalla sua paura più grande.
Che i suoi figli potessero rifiutarlo, perché non era in grado di fare il padre.
Ma Yua gli aveva insegnato una grande lezione.
«Nemmeno io ero capace di fare la madre, eppure ho imparato e sono sicura che imparerai anche tu. Ricorda che alla base c'è sempre l'amore.»

Salve a tutti! Eccovi il diciasettesimo ed ultimo capitolo :)
Perdonatemi, e perdonate, tutti gli errori che probabilmente ci saranno ma non sto molto bene.
Ho un raffreddore che non potete immaginare ç_ç
Il banner è nuovo e spero che si capisca il ragazzo alla sinistra è Gayan, il figlio di Gohan e Yua.
Grazie a chi continua a sostenermi ed a chi ha sostenuto questa Raccolta.
Grazie a chi ha continuato ad incoraggiarmi per andare avanti :)
Grazie a chi ha inserito la Raccolta tra le seguite/preferite/ricordate.
Grazie a Rohan per averla segnalata per le scelte.
Non ti ringrazierò mai abbastanza.
Spero che la fine non vi abbia deluso.
Gohan è stato addormentato, sette lunghi anni, senza aver modo si svegliarsi e in qualche modo ha vissuto inconsciamente una vita diversa.
*Si vede che amo Freud e che agli esami infatti ce l'avevo nella tesina, vero?*
E se vedete errori di qualsiasi genere non esitate a segnalare.
Spero di non essere peggiorata, invece di migliorarmi, accetto critiche di qualsiasi tipo.
Un saluto, Nede.