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Autore: tsubasa_rukia3    03/02/2014    1 recensioni
.. -se fossi normale questa storia non esisterebbe nemmeno. Non sono umana, tranquilli, non sono un fantasma o un demone, nemmeno un licantropo se è per questo (puzzano troppo per i miei gusti). Sono un vampiro, ok, ora potete pure scappare urlando il perdono di Dio e buttandomi croci e aglio ect. ect.- tratto dal testo.
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La storia è stata corretta e aggiustata, nessun cambiamento drastico sulla storia o dei personaggi.
Sarei felice di sapere i vostri pareri e, inoltre, la storia continua: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2507713
Genere: Fantasy, Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Veloce come una furia presi la borsa, alla cieca cercai una banconota e la sbattei sul tavolo.
Senza dire una parola presi la giubba e me ne andai sbattendo la porta. Sbuffai.
Mi misi il soprabito e la borsa a tracolla in tessuto. Mi voltai indietro e vidi Adam guardarmi. Lo salutai con un bellissimo gesto medio riuscendogli a strappare un'espressione basita. Gli anni novanta sono serviti a qualcosa....

Vi mentirei se dicessi che fosse finita lì. Ebbi la strana sensazione di essere seguita e in genere, purtroppo, non mi sbagliavo.
Riuscì ad allontanarmi dalla strada per poi finire nel bosco e -lo ammetto, è il mio modo di viaggiare preferito- saltai di ramo in ramo. Quando scesi dalla montagna era ormai passato mezzogiorno e a passo sostenuto - forse dovrei dire salto?- uscì dalla vallata e iniziai a trovare meno flora e più case. 
Più andai avanti, più il numero di abitazioni aumentò e chiedendo in giro trovai la stazione degli automezzi.
Chiesi informazioni e presi il primo pullman che da lì sarebbe partito a poco, ovvero fra quaranta minuti. Mi feci indicare la fermata.
Il pullman non avrebbe fatto altro che portarmi in una città più grande dove avrei cercato un'altra stazione e lì  avrei scelto una meta a caso, come successo poco prima. Se mi trovavo bene rimanevo lì finché mi aggradava, altrimenti nel giro di cinque giorni ero già in un altro paese. Vidi il pullman arrivare e insieme a un gruppo piccolo di persone trovai posto all'interno, ormai era passata l'ora di pranzo. Pochi minuti alla partenza una figura a me famigliare salì sull'automezzo. Mi passò di fianco e dall'odore lo riconobbi: Adam.

Mi alzai di scatto e correndo uscì dalle porte proprio prima che si chiudessero. Non mi voltai per vedere se mi stesse seguendo o meno e dopo aver girato l'angolo iniziai veramente a correre. Mi diressi al mio rifugio d'emergenza: una casetta in cima alla montagna vicina.

Quando arrivai le stelle avevano già fatto la loro apparizione. Chiusi la porta e tirai fuori dalla borsa un quadernino una penna e ignorando gli spifferi iniziai a scrivere. Perché l'unica cosa in grado di schiarire la mia mente da ogni illogicità era questo: la scrittura. 
Benvenuti al mio presente: una vampira incerta sull'aver trovato un suo simile o un possibile nemico. Credetemi la lista è abbastanza lunga quindi non mi metterò a scriverla e questa sarà l'ultima pagina del giornalino, almeno spero.

*******

Salutando il suo finto pubblico, con uno scrosciare di fogli, chiuse un vecchio quadernino ingiallito dal tempo e lo cacciò rudemente dentro ad una borsa semi-vuota con una matita quasi totalmente consumata. Ormai il cielo doveva essere prossimi all'alba. 
Si abbottonò fino al collo il maglione verde spesso di lana, aprì la porta e la richiuse dietro di sé a chiave. I suoi occhi apprezzarono il paesaggio su cui si posarono: catene montuose che si dividevano in tre direzioni diverse. Mettendosi in modo da avere poi il sole alle spalle si mise a guardare la montagna opposta a dove stava lei e la vide tingersi del colore dei raggi del sole. Uno spettacolo che può essere realmente apprezzato solo se lo si viveva in prima persona. 
L'ennesima folata di vento la fece rabbrividire per tutta la schiena, sospirò. Osservandosi nei dintorni non colse nessuna figura e nessun segno che qualcuno potesse essere vicino. Beh, dopotutto è sempre meglio controllare, si giustificò con se stessa. Inspirò profondamente e iniziò a intonare delle note lievi per poi raggiungere quelle profonde. Alzò la mano su per immergerla nei raggi e tingerla di rosa acceso, quasi rossiccio. Come se volesse accompagnare l'alba intonò una dolce melodia, felice di non essere udita. Con le orecchie percepì un rumore che stonò col silenzio, ma non smise di cantare. 
L'istinto le suggerì di rimanere ferma e così fece finché non sentì l'ennesima folata di vento che le indicò una barriera alla sue spalle. Interruppe il canto e fece un balzo in avanti finendo per rotolare per un breve periodo di tempo. Non fu abbastanza breve, poiché si trovò bloccata nella sua fuga da una persona.
Automaticamente fece dei piccoli passi all'indietro e il terreno le mancò da sotto i piedi. Il buio invase la sua coscienza dopo aver sentito un colpo in testa. 
«Finalmente ti ho trovata», canzonò soddisfatto l'uomo, «O forse dovrei dire meglio catturata», aggiunse ansimante.

  
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