Capitolo 12
La stanza, immersa nel silenzio, era illuminata solo dal tenue chiarore della
luna alta nel cielo.
Si sollevò sul fianco, ammirando l’uomo che giaceva addormentato accanto a
lei. Le cingeva la vita con un braccio, in evidente segno di possesso.
Un lieve sorriso cancellò, per un attimo, l’espressione preoccupata.
Accarezzò lentamente il corpo bellissimo di André, ripercorrendo con il pensiero
il momento in cui aveva scoperto di essersi innamorata di lui. L’amore era così
profondamente radicato in lei, che le sembrava di amarlo da sempre ed averlo
vicino era diventato un bisogno vitale.
Scosse il capo, costringendosi a porre fine alla notte insonne che la
tormentava.
Indossò l’uniforme con gesti lenti e si riavvicinò al letto, incapace di
distogliere lo sguardo dal volto rilassato ed attraente di André. Posò
delicatamente una mano sul suo petto, percependo il battito tranquillo del
cuore. Chiuse gli occhi e lo paragonò al proprio che, al contrario, pulsava
impazzito.
Sospirò inquieta, lasciando la stanza senza far rumore.
Cercò, all’esterno del palazzo, un po’ di sollievo dalla calura estiva.
Sollevò gli occhi al cielo, consapevole di non poter tergiversare
ulteriormente.
Le notizie che ogni giorno giungevano da Parigi erano sempre più
preoccupanti. La folla cominciava ad armarsi ed il timore che potessero accadere
scontri cruenti con le truppe schierate era più di una semplice ipotesi. In un
clima pericolosamente incerto, era possibile che le rivolte si trasformassero in
una vera e propria rivoluzione e la speranza di una soluzione pacifica stava
capitolando sotto la furiosa spinta della rabbia popolare.
Si sedette sul bordo della fontana ed immerse le mani nell’acqua fresca.
Osservò con attenzione la propria immagine riflessa nello specchio d’acqua,
consapevole che, in fondo al cuore, albergava già il preludio della propria
decisione.
Sussultò udendo dei passi alle spalle.
Scattò in piedi e trasse la spada, volgendosi con una sorprendente
rapidità.
Sgranò gli occhi stupita ed, abbassando l’arma, si lasciò sfuggire un sospiro
di sollievo.
- Scusami, André – sussurrò, esausta.
L’uomo si avvicinò, scrutandola con un’espressione inquieta.
- Che cosa c’è, Oscar? – le chiese dolcemente – perché ti ostini a
nascondermi la causa del tuo tormento?
Lo fissò in silenzio, turbata da sentimenti contrastanti.
Il desiderio di condividere con lui ogni suo pensiero era frenato dalla
volontà di non procurargli altro dolore. L’amarezza per l’impassibile noncuranza
con cui lo aveva trattato in passato continuava ad infastidirla e, forse, non
sarebbe mai riuscita a cancellarla completamente.
- Oscar? – la esortò di nuovo, stringendole una mano tra le sue.
La giovane si allontanò di qualche passo e gli diede le spalle.
André ne osservò i movimenti lenti e misurati, allarmato dal controllato
atteggiamento di Oscar.
Con la certezza che lei gli nascondesse una grave situazione personale, aveva
esaudito la sua silenziosa richiesta, concedendole tempo.
Aveva lasciato stemperare la tensione accumulata dall’accusa di tradimento e
la malinconia per la rapida partenza del colonnello Stewart, ma non era disposto
ad attendere oltre.
Scorgeva nello sguardo di Oscar una profonda angoscia, sulle cui cause aveva
spesso congetturato, e non gli erano sfuggite la profonda stanchezza che
trapelava da ogni suo gesto e le insistenti febbri notturne che le impedivano di
riposare adeguatamente.
Attese, consapevole che non avrebbe desistito dal suo proposito, se lei gli
avesse opposto un rifiuto.
Oscar sollevò il capo e si volse, cercando l’amato sguardo smeraldo.
- André – esordì – ti ho taciuto una cosa importante – si bloccò, respirando
a fondo – ti prego di perdonarmi, non era mia intenzione farlo. Una grave
malattia mi ha colpito – confessò, infine, in un sussurro.
Un improvviso attacco di tosse le lacerò il respiro, impedendole di
continuare. Un dolore acuto si insinuò nel petto, strappandole un gemito
violento. Cadde in ginocchio, portandosi una mano alla gola.
- Oscar, cos’hai? – gridò André, allarmato.
Si chinò accanto a lei, sostenendola, mentre un cieco terrore gli invadeva
l’animo.
Attese che Oscar si riprendesse, lottando contro un improvviso e violento
sconforto. Le sollevò il mento ed, alla fioca luce della luna, il sospetto
divenne una terribile realtà.
Strinse la mascella, dominando l’agghiacciante disperazione che lo aveva
colpito, con violenza, alla bocca dello stomaco.
In un silenzio angosciante, le pulì le labbra dalle tracce di sangue e,
nascondendo il freddo terrore che lo aveva paralizzato, la abbracciò con
struggente dolcezza.
- Perché, Oscar? Perché non mi hai detto nulla? – le chiese, cercando di
controllare il tono alterato della voce.
- Non lo so – ammise in un sussurro, confortata dal suo caldo abbraccio – non
l’ho fatto intenzionalmente. Impegnata ad assolvere l’incarico assegnatomi,
profondamente convinta che l’Assemblea Nazionale avrebbe potuto migliorare la
situazione disastrosa di questo sfortunato Paese, ho trascurato i primi segnali
della malattia – confessò mortificata – ti prego di credermi, André, non volevo
nasconderti la verità.
L’uomo scosse il capo, incredulo.
- Stiamo parlando della tua vita, Oscar! Per quanto tempo ancora mi avresti
taciuto la tua malattia? – le chiese con una punta di rammarico.
- Non volevo farti soffrire di nuovo, Andrè – mormorò, con tono colpevole -
l’ho già fatto troppe volte in passato.
Le prese il viso tra le mani, scrutando le profonde iridi azzurre.
- Come puoi affermare una cosa simile? – le disse con tono dolce, ma fermo –
ora la cosa più importante è la tua salute – dichiarò, caparbiamente - ascoltami
Oscar, non devi tacere in nome di un passato che ci ha visto divisi da silenzi
ed incomprensioni.
Oscar si lasciò sfuggire un sospiro.
- La tubercolosi è una malattia terribile, ma non incurabile – proseguì,
serio – ma non possiamo perdere altro tempo prezioso. Non puoi guarire, se
continui a comandare i soldati della Guardia.
- Ho sempre avuto l’intenzione di curarmi, André – mormorò, pacata – e
contavo di farlo al termine dei lavori dell’Assemblea Nazionale. Purtroppo la
situazione è degenerata e dubito che possa risolversi in breve tempo.
- Sono preoccupato quanto te per le sorti del popolo, ma sei tu, che mi stai
a cuore più di ogni altra cosa.
Oscar assentì e gli porse la lettera di Andrew.
André lesse ogni frase con minuziosa attenzione, sorpreso dalla sincera
speranza che traspariva dalle parole del colonnello Stewart.
- Che cosa pensi di fare, Oscar? – si informò, infine.
- Ti prego, Andrè, concedimi ancora un po’ di tempo per riflettere – lo
supplicò, esitante.
- Tu devi guarire – mormorò accarezzandole il viso – devi vivere, Oscar, lo
sai.
Ammirò lo sguardo determinato di André, leggendovi l’amore profondo che li
avrebbe uniti per sempre.
- Non cederò alla malattia – gli promise, cercando conforto tra le sue
braccia.
- Io sarò al tuo fianco, come sempre. Farò qualunque cosa per te, guarirai,
Oscar – la incoraggiò, deciso.
Affondò il viso tra i suoi capelli, aspirandone il fresco profumo.
Con fredda razionalità, riconobbe che sarebbe stato arduo sconfiggere la
tubercolosi, ma non si sarebbe mai arreso alla disperazione.
Decise di tacerle il proprio timore, pienamente consapevole che, senza Oscar,
la sua vita non avrebbe avuto alcun senso.
Chinò il capo, regalandole un tenero sorriso.
- D’accordo, farò come vuoi. Attenderò la tua decisione – si arrese, convinto
che la scelta di Oscar avrebbe coinciso con la sua.
***
Affrettò il passo, desiderosa di lasciare il parco, raggiungere il proprio
cavallo e lanciarlo al galoppo verso casa.
L’incontro con la regina Maria Antonietta le aveva devastato l’animo e
l’inevitabile frattura si era ormai consumata senza lasciarle alcuna
alternativa.
Si era inchinata, supplicandola di ordinare l’allontanamento delle truppe da
Parigi.
- Non posso farlo, mi dispiace – le aveva risposto Maria Antonietta, ponendo,
di fatto, fine alla loro ventennale amicizia.
Il suo ultimo, disperato tentativo di scongiurare uno scontro tra il popolo e
la famiglia reale era miseramente naufragato, obbligandola a maturare la scelta
tanto a lungo elusa.
Lasciando che le lacrime le offuscassero la vista, le aveva rivolto un ultimo
sguardo colmo di tristezza, prima di separarsi da lei, cosciente di allontanarsi
da Versailles per sempre.
All’improvviso si fermò, riconoscendo in lontananza una figura familiare,
seduta immobile sul bordo di una fontana. Teneva il capo fra le mani, in una
postura che rivelava una profonda sofferenza interiore.
Sospirò e riprese a camminare, dirigendosi verso di lui.
L’uomo sollevò lo sguardo e si alzò in piedi, sorpreso.
- Oscar! – esclamò.
Il biondo comandante non rispose, limitandosi ad osservare il volto
affascinante e serio dell’uomo di fronte a lei.
- Non ci vediamo da molto tempo – continuò – sono piuttosto sorpreso di
vedervi a Versailles.
Oscar annuì, lasciando che le labbra si incurvassero in un lieve sorriso.
- Mi fa piacere rivedervi, Fersen – lo salutò, infine.
- Da quando avete lasciato il comando della Guardia Reale non abbiamo più
avuto occasione di incontrarci - dichiarò con sincero rammarico.
Oscar lo osservò pensierosa, riconoscendo nel profondo del cuore solo un
amichevole affetto per il conte.
Sapeva di avere compreso pienamente il significato dell’amore solo con André
ed, in verità, se non si fosse ostinata a voler vivere come un uomo, reprimendo
le emozioni, avrebbe scoperto questo sentimento molto prima.
- Siete cambiata, Oscar – proseguì Fersen senza alcuna ironia, posando lo
sguardo malinconico su di lei – avete incontrato Sua Maestà, la regina? – si
informò, infine.
Oscar annuì.
- Sapete, madamigella, io non posso far altro che restarle accanto in
silenzio, in questo momento così difficile per lei – mormorò, senza nascondere
una sincera sofferenza.
Ancora una volta, il colonnello Jarjayes rimase in silenzio.
- Voi non siete qui né con il cuore né con la mente – affermò
tristemente.
Oscar comprese, senza alcuna esitazione, che il proprio destino era altrove,
lontano da Versailles e da un passato che, ormai, non le apparteneva più.
- Abbiate cura della regina Maria Antonietta – dichiarò con sincera
commozione.
- Oscar, che cosa volete dire con queste parole? Mi state, forse, dicendo
addio? – le chiese, addolorato.
- Sì, Fersen – asserì, laconica.
Trattenendo le lacrime, si allontanò lentamente seguita dallo sguardo
amareggiato di Fersen, mentre il vento della rivoluzione, che stava colpendo la
Francia ed il suo cuore, annientava parte del suo passato.
***
La speranza di Oscar si arrese di fronte ai violenti scontri degli ultimi
giorni fra i rivoltosi e le truppe schierate in difesa di Parigi e di
Versailles.
Il conflitto, ormai insanabile, tra la famiglia reale ed il popolo, sancì
l’addio definitivo al mondo nel quale aveva vissuto fin dalla nascita.
Gettò un’ultima occhiata alla piazza d’armi deserta e si volse, tornando a
guardare Andrè.
Annuì, rispondendo alla sua richiesta.
- Farò come desideri – gli confermò – torniamo a casa, dove mi riposerò.
- Bene, Oscar. Vado a sellare i cavalli.
Le sfiorò le labbra ed uscì dall’ufficio.
Oscar si asciugò una lacrima, commossa dalla sua premura. Da quando gli aveva
parlato della sua malattia, André aveva eseguito con zelo ineccepibile, oltre al
proprio dovere di soldato, anche gli incarichi gravosi che le competevano, per
evitarle un ulteriore e pericoloso peggioramento delle sue condizioni di
salute.
Era sempre presente ed attento, senza mai prevaricarla.
Insieme all’amore profondo che ormai la legava indissolubilmente a lui,
nutriva una sincera gratitudine per i gesti delicati ed affettuosi che le donava
con disarmante naturalezza.
Scosse il capo, incredula, al pensiero che in passato avesse trovato
invadente la sua presenza costante e rassicurante. Ora era tutto diverso e
l’atteggiamento di André le faceva capire ed apprezzare quanto lui la
amasse.
Anche quando la stanchezza la aggrediva furtiva ed insistente, le bastava
cercare il suo sguardo per sentirsi meglio.
Avevano parlato spesso, negli ultimi giorni, della sua malattia e del lungo
cammino che li attendeva per giungere ad una completa guarigione, condividendo
la medesima speranza.
Con un sospiro si decise ad uscire dall’ufficio, certa che André la stesse
aspettando all’esterno con i cavalli sellati.
Aveva sperato di non vederlo quel giorno. La sua figura, alta ed imponente,
si stagliava di fronte a lei, immobile sull’attenti. Lo fissò in silenzio ed
attese che l’uomo parlasse.
- Comandante, ho un messaggio urgente per voi da parte del colonnello
Dagôut.
- Parla, Alain. Qual è questo messaggio? – gli chiese, conoscendo già la
risposta.
- Comandante, vi informo che l’ordine del quartier generale che aspettavamo è
arrivato. Alle otto di domani mattina il nostro reggimento dei soldati della
Guardia deve recarsi a Parigi e collaborare con le altre truppe: l’ordine è di
soffocare la rivolta armata – riferì, scrutando, enigmatico, il proprio
comandante.
I loro sguardi si incrociarono a lungo, prima che Oscar si decidesse a
replicare.
- Adesso torna pure in caserma, Alain. Comunica agli altri soldati della
Guardia che vi raggiungerò domani all’alba.
- Agli ordini, signore – le rispose, conciso.
La camera era immersa nel silenzio della notte, quando André vi entrò.
Rimase ipnotizzato dalle ombre lunghe e minacciose che la fiamma della
lampada posata sullo scrittoio proiettava sulle pareti.
Oscar si avvicinò lentamente ed egli intuì che lei aveva vinto, ancora una
volta, la sua battaglia.
- André, ho deciso di lasciare l’uniforme – esordì, concisa – sarà questo che
dirò ai miei soldati domani.
Mosse qualche passo per stemperare il nervosismo.
- Non voglio sparare sulla folla né impartire l’ordine di farlo – spiegò,
determinata.
- Sapevo che non avresti puntato le armi contro il popolo, Oscar – le
sussurrò André, abbracciandola.
- Desidero vivere al tuo fianco, lo sai - sospirò – e ti confesso che
l’offerta di Andrew di vivere in Inghilterra costituisce una seducente
tentazione. Voglio curarmi e guarire. Desidero farlo per noi, André.
Si allontanò da lui e volse lo sguardo verso la debole fiamma della
lampada.
- Spesso ripenso al passato – riprese con calma – e la consapevolezza di
averti fatto soffrire mi colpisce, spietata, come un pugno allo stomaco.
Sospirò inquieta, tornando a guardarlo.
- Quando ti dissi che non avevo più bisogno del tuo aiuto, cercavo
rabbiosamente di fuggire dai fantasmi di un sentimento non corrisposto –
mormorò, scuotendo il capo – ed interpretai la tua reazione come un tentativo di
punirmi. Rimasi molto stupita quando ti opponesti, per la prima volta, alle mie
richieste. Una accecante irritazione mi incendiò l’animo e ti schiaffeggiai con
forza – gli confessò – colpita dalla cruda verità delle tue parole. Quando mi
gettasti sul letto, ebbi paura che tu volessi sovrastarmi usando la forza fisica
solo per confutare la mia intenzione di vivere come un uomo. Ciecamente, non
avevo capito che mi amavi, finché non udii la tua confessione - gli rivelò,
abbozzando un sorriso.
Andrè sorrise a sua volta.
- In verità, ti baciai con impeto, esasperato dall’indifferenza con cui mi
comunicasti la tua decisione di lasciare la Guardia Reale – replicò, calmo – per
anni ti avevo amato in silenzio ma, di fronte alla tua orgogliosa volontà di
estromettermi dalla tua vita, persi la testa. Trasferii in quella reazione
aggressiva la mia rabbia impotente ed il mio disperato desiderio di te. Non
volevo usarti violenza, te lo giuro, Oscar – le disse, chinando il capo – mi
pentii immediatamente del mio folle gesto e pensai di averti perduta per
sempre.
Oscar si avvicinò e gli accarezzò il viso.
- Ti ho fatto soffrire per anni, Andrè, e me ne dispiace – si scusò di nuovo.
- Oscar, anche quando non ne fai parola, percepisco, celato nel tuo sguardo,
un rammarico profondo che, credo, non cancellerai mai. E’ vero, in passato ho
sofferto, ma il presente ci unisce. Non devi tormentarti – le sussurrò,
stringendola a sé – sapevo che ti saresti innamorata di me. Tu ed io siamo luce
ed ombra, Oscar, non dimenticarlo mai.
- Ho sempre guardato davanti a me, nelle mie scelte, senza mai volgermi
indietro, perché sapevo, in fondo al cuore, che alle mie spalle c’eri tu a
proteggere la mia vita – gli confessò, emozionata – ora desidero che tu cammini
al mio fianco, André.
- Oscar, sai che io ti seguirò in ogni caso – le confermò, accarezzandola con
lo sguardo.
- No, André. Voglio che questa volta decidiamo insieme il nostro futuro –
replicò, convinta.
- Noi ci apparteniamo, Oscar, e sono certo che condividiamo il medesimo
sogno.
- Io voglio vivere, André – asserì, abbandonandosi tra le sue braccia -
voglio vivere accanto a te.
Tuffò le mani nei capelli soffici e serici e la attirò a sé, sfiorandole le
labbra in una sensuale e lenta carezza.
- Sei bellissima, Oscar – le sussurrò con ardore.
Un brivido di eccitazione le percorse la schiena, mentre il bacio diveniva
più intimo ed esigente.
Il cuore accelerò i battiti quando sentì le mani di Andrè sfilarle la giacca
dell’uniforme. Si aggrappò a lui, rispondendo alla sua muta richiesta con eguale
impeto e si lasciò incendiare dalla fiamma di una passione divorante, che solo
l’appagamento dei sensi avrebbe potuto placare.
Aprì gli occhi, avvertendo una piacevole sensazione di rilassamento. Si alzò,
mentre un sorriso di sollievo le illuminò il volto.
Lei ed Andrè avevano parlato a lungo dopo essersi amati, condividendo lo
stesso desiderio, finché un quieto sonno li aveva sorpresi l’una tra braccia
dell’altro.
Si sedette allo scrittoio ed intinse la penna nel calamaio. Lentamente e con
mano decisa, cominciò a tracciare, con piena consapevolezza, la linea del
proprio destino, vergando la pregiata pergamena con una grafia accurata ed
elegante.
Si lasciò sfuggire un sospiro, felice.
Uscì sul balcone ed, ammirando la linea d’argento che tingeva il cielo
all’orizzonte, sentì di vivere.
L’abbraccio possessivo di André la cinse alle spalle.
Le sollevò la mano sinistra e depose un lieve bacio sul cerchietto d’oro che
il giorno precedente le aveva infilato all’anulare alla presenza di un parroco
stupito e due contadini emozionati.
- Voglio vivere al tuo fianco, André – mormorò Oscar, con voce roca.
Le sollevò il viso, incontrando lo sguardo limpido da cui traspariva l’amore
che nutriva per lui.
Si fissarono per un tempo che parve infinito.
- Andiamo, Oscar – la invitò, infine, con dolcezza.
La giovane annuì, accogliendo, in quel semplice gesto, il giuramento che si
erano scambiati.
André cercò, ancora una volta, le labbra della moglie, suggellando, con un
bacio, la tacita promessa di un futuro insieme.
continua
Un altro capitolo (il penultimo, direi) messo in archivio. Ormai siamo
all’epilogo. Che dire? Ho una visione di Oscar che non svelerò in questa sede
per non anticipare il finale, anche se molto di ciò che penso lo si vede da come
agisce nella fanfiction. Ovviamente anche in questo capitolo c’è qualche
citazione (d’obbligo) dell’anime.
Spero abbiate gradito.
fighterdory: mi dispiace di non poter dissipare i tuoi dubbi sulla decisione di Oscar…. ^^. Grazie per i complimenti, e sono contenta se il lettore riesce a percepire le stesse sensazioni che provo mentre scrivo, per me è una grande soddisfazione.
ciozi: grazie. Effettivamente rileggere una ff tutta insieme fa un altro effetto. Ancora un po’ di pazienza e poi potrai farlo. Intanto ancora grazie.
giusyangel: spero che la tua attesa sia stata ripagata con questo capitolo. Ormai ne manca solo uno, dove si svelerà cosa farà la nostra Oscar….. Grazie per i complimenti.
Dolce_micia: ma certo che c’è un
posto anche per te! Mi fa piacere sapere che, nonostante la lunghezza della ff,
tu abbia deciso di tentare, ma sono molto più contenta di leggere che ti è
piaciuta. Grazie anche per i complimenti allo stile (sto arrossendo .. ^_-) che
dici, diamo un po’ di merito anche al prof di italiano del liceo che, nella
notte dei tempi, mi ha fatto una testa così sullo scrivere correttamente?
Non ho approfondito più di tanto il carattere di William, semplicemente per
mancanza di tempo, altrimenti la ff sarebbe diventata troppo lunga. Mi sono
concentrata sui protagonisti. Il personaggio di Andrew è stato invece
approfondito di più, per via del suo rapporto con Oscar.
Pucchyko_Girl:mammamiacherecensionelunga! Sono contenta che la ff incontri i tuoi gusti. Oscar IC? Spero proprio di sì, visto che a me piace così. Grazie per l’analisi alla ff e ti dico che molte cose le condivido (viaggi mentali di Oscar compresi!). Niente paura per il resto, perché la finirò di certo. Al limite il problema sarà l’ispirazione per altre ff, ma questa è un’altra storia. Ancora grazie da… il cavaliere nero II
baui: grazie, felice che tu abbia apprezzato anche l’undicesimo capitolo. Sul resto mi tappo la bocca …ops blocco la tastiera e non svelo cosa farà la nostra eroina…. Tanto il prossimo capitolo è l’ultimo, quindi manca poco.
Infine, grazie anche a voi che leggete solamente, sperando che incontri il vostro gusto.
A presto
Oscar