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Autore: ImAFeather    04/02/2014    6 recensioni
[...]E gli occhi parlano più di mille parole dette, sussurrate o urlate; più di mille gesti fatti, gettati o pensati; perché sono occhi, fanno parte dell’uomo, ma non sono controllati da questo… sono come i diamanti scalfiti, solo, da loro simili.
E Beth sapeva che con gli occhi non si può mentire, non si può ferire; ma sapeva, anche, che con gli occhi si può amare, si può morie.
Eppure, doveva ammetterlo, sapeva che ciò che fa innamorare il mondo sono le parole, dolci suoni che compongono eterne melodie.
E sapeva anche che... quelle parole... pronunciate dalle sue labbra... erano state il colpo mortale.
E allora Beth disse addio a quell'ultima scheggia di cuore che le era rimasta; perchè adesso lo sapeva che era completamente, e irrimediabilmente, suo.
| Alec è un musicista. E potrebbe essere nient'altro. Ma non è così.
| Beth è un'artista. E potrebbe essere nient'altro. Ma non è così.
N.d.a. Non è la solita storia d'amore se d'amore vogliamo parlare!
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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»Chapter 18

 

Dad  John As Ink On Paper

 

 

Beth era sdraiata sul suo letto, le mani dietro la testa e lo sguardo fisso sul soffitto dove c’era l’enorme finestra. Pensava a ciò che era accaduto la sera prima – cosa che fece per tutta la note, visto che non chiuse occhio – ad Alec così vicino… Cazzo! Stava per baciarmi! Ci stavamo per baciare!
<< Bethhhhhhhhhhhhh >> urlò una voce e la ragazza presa alla sprovvista saltò per lo spavento con il risultato di sbattere contro il soffitto.
Dalla porta vide Hannah con in capelli arruffati e le mai sulle ginocchia per riprendere il respiro.
<< Cosa c’è? >> disse Beth in tono duro.
Hannah con nonchalance << volevo sapere se eri qui >> disse alzando le spalle. A Beth passò per la testa un piano per farla fuori << ah! Eccomi qui! >> le disse facendo la finta arrabbiata e Hannah capendo il suo gioco si buttò praticamente sul letto abbracciandola << mi sei mancata >> disse a Beth.
Beth ed Hannah erano amiche dall’età di tre anni, non ricordavano neanche loro come fosse successo, eppure era così. Insomma si conobbero e poi divennero amiche, così: inaspettatamente, come la pioggia in una giornata di sole.
Ed ora erano lì, sul letto di Beth, una accanto all’altra con lo sguardo rivolto verso il soffitto.
<< Ed? >> chiese Beth sovrappensiero, Hannah sussultò leggermente e con fare innocente le disse - << Ed? >> - Beth si girò e la scrutò, poi con un finto colpo di tosse catturò la sua attenzione e le fece capire che non poteva mentirle, Hannah sbuffò e disse - << nulla >> - Beth rise, Hannah non ci trovava nulla di divertente.
<< Mia dolce e cara Hannah sputa il rospo >> le disse puntandole il dito contro – dopo essersi alzata di scatto – la bionda con l’aria di chi ‘non so di cosa tu stia parlando’ le disse - << quale rospo? >> - Beth stizzita dal comportamento dell’amica decise di arrivare al sodo e con un tono troppo semplice per quella domanda le chiese - << ti piace Ed? >> - Hannah che, nel frattempo, stava bevendo un bicchiere d’acqua, quasi si strozzò, e balbettando le rispose - << c-cosa? >> - Beth rise, Hannah era rossa come un pomodoro.
La ragazza dagli occhi celo sbuffò, e perso coraggio disse - << cisiamobaciatisoloduevolte >> - tutto d’un fiato, Beth non capendo nulla le chiese - << cosa? >> - Hannah sospirò e le disse - << c-ci siamo baciati s-solo due v-volte >> - Beth strabuzzò gli occhi e quasi urlando disse - << c-cosa? >> - la bionda sbuffando - << ci siamo… >> - ma l’amica la interruppe - << quello l’ho capito, ma cioè… oddio!.. tu e Ed… fantastico! >> - le due amiche scoppiarono in una rumorosa risata, Hannah abbracciò di scatto Beth ed entrambe caddero sul letto dietro di loro. E risero, risero e risero. Perché erano Beth ed Hannah, da sempre.

 

Hannah era andata via da poco, ed era domenica. Era il 26, ed era domenica.
Beth aprì l’armadio, e da lì estrasse la scatola in cartone – quella rossa – e la portò sul letto. Sospirò. Era ogni anno la stessa storia, da ormai sei anni.
Beth un padre non l’aveva più, o meglio lui aveva deciso di non avere più una figlia. Eppure ogni anno, in quel fottuto giorno, si ostinava a scrivere una lettera che poi non gli avrebbe mai spedito. Una lettera che sarebbe rimasta contenitore di lacrime mai accettate. Una lettere per augurare un felice compleanno ad un padre che, ormai, gli auguri per il – suo – di compleanno non glieli faceva più.

Bath, 1 febbraio 2014

Caro papà John,
sono io, o meglio sono tua figlia, quella che ti ostini – per chissà quale assurdo motivo – a non vedere più.
Come ogni anno, anche in questo, ti ho aspettato… ero alla stazione, ma di te neanche un sospiro, se non ricordi lontani. Ricordi che svaniscono man mano, che scappano dalle mie dita, e si dissolvono nell’aria.
Sai probabilmente non ti ricordi neanche più di me, in fondo, sono sei anni che non ci vediamo. Papà John sono cresciuta, ormai non sono più una bambina, o almeno credo, e sono sola, nonostante Hannah ed Ed – li ricordi? – nonostante la mamma, e Patrick che ogni tanto mi chiede di te, di come tu sia… gli manchi. Ma a te non importa, non ti è mai importato.
C’è una domanda che mi ronza sempre in testa: perché?
Sai… vorrei odiarti, sarebbe tutto più semplice, ma non ci riesco, neanche un po’. Perché?
Perché sei andato via? Perché non mi vuoi nella tua vita? Perché, perché e perché? Ma rimarranno solo perché, seppelliti nel mio stomaco, perché non avrò mai il coraggio di dirteli, e perché – so – che non ti vedrò più.
John fermati un attimo, guardami… cosa pensi di vedere?
Me distrutta!? No, ho imparato a non mostrare più ciò che provo. Ho imparato a fare a meno dell’amore – del tuo amore – ora conto solo su di me.
Sai perché?
Perché mi hai fatto così tanto male che alla fine – quel dolore – è divenuto anestesia per la mia vita. Con quel dolore ho imparato a conviverci, a respirarlo e a sentirlo, come lame sulla pelle.
Mi hai – sempre – fatto credere in un mondo migliore, insieme, ed io – stupida – sognavo. Ma i songi sono solo illusioni, e tu come tali sei sparito, nel nulla. Lasciandomi lasciandoci qui, soli.
Sai… ho sempre finto un sorriso perché gli altri volevano così.
Ho sempre fatto finta di essere felice, perché nessuno capiva la mia tristezza.
Ho sempre finto di essere qualcuno che non sono, qualcuno che possa piacere agli altri.
Ho sempre mentito perché così non avrei sofferto, ma così non è stato.
Ho sempre finto di vivere la mia vita, quando in realtà non facevo altro che sopravvivere.
E alla fine… cosa ho ottenuto? Nulla.
Parlami, guardami, ascoltami, fa qualcosa… ma non far finta che io non esista. Sono qui, ci sono sempre stata, nonostante tutto. Nonostante te.
Perché?
E mi sento così stupida… non immagini quanto, perché queste non sono altro che gocce di inchiostro nero su un foglio bianco che, tu, non leggerai mai. Ed io mi sento esattamente al contrario: sono nera, come il buio, come il vuoto. Sai qual è l’unica differenza? manca il bianco, la luce… manchi tu.
Tu che non sei qui a dirmi andrà tutto bene, ci sono io. Tu che mi hai dimenticata. Tu che chissà dove sei. Tu… l’uomo che dovrebbe essere mio padre.
Buon compleanno John papà.

Quella che un tempo era la tua piccina.

Beth

 

Ed ora oltre che a gocce di inchiostro su un foglio bianco, c’erano anche gocce di lacrime che furtivamente e impetuosamente sgorgavano dai suoi occhi, occhi blu – come i suoi – che in quel momento racchiudevano una tempesta. Occhi che trattenevano e nascondevano lacrime da ormai troppo tempo. Che cercavano di essere forti, ma con scarsi risultati. Occhi spenti, ma mai così pieni… di dolore, delusione, illusioni, sogni, speranze, tristezza, e illusioni…
Occhi che fissavano quelle parole, che le vedevano scomparire dentro una busta, nascosta, e conservata, nella scatola di cartone – quella rossa – richiusa nell’armadio.

 

 

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Ink Droplets

 
Care lettrici,
mi scuso per la lunga assenza, ma scrivere questo capitolo è risultato difficile e faticoso.
Non succede nulla di che in questo capitolo, ma mi sono resa conto di aver tralasciato alcuni dettagli come quelli dell’amicizia con Hannah, del rapporto tra Hannah e Ed, e quello di quel capitolo in cui Beth è alla stazione e aspetta una persona – che non si sa chi sia – e che non arriverà mai.
Come avete ben capito, e credo anche intuito visto che non ne ho mai parlato di un padre, Beth non vede suo padre da 6 anni, e gli manca. Ogni anno, il giorno del compleanno di John, gli scrive una lettera per parlargli di lei, e augurargli buon compleanno. Ma sono lettere che lui non riceverà mai, perché Beth non troverà mai il coraggio di spedirle, dove poi?
Sono pagine di diario che scrive più per se stessa, per liberarsi…
In questo capitolo scopriamo un po’ di più su Beth.
Scusate se è corto, ma ci tenevo a pubblicarlo oggi perché è il mio compleanno ( 4 febbraio ^^) e quindi spero che come regalo possiate lasciare un po’ di recensioni… mi farebbe davvero felice XD
Spero che il capitolo vi piaccia.
Ringrazio:
michiru93
Vanel
Miss Recensisco
Myrtus
MRS HORAN PAYNE
Vas Happening_Mary
Lovehope_
_miky_
TinyDancer
0_0martolla0_0
elev
Evanne991
shadows_fantasy
DanceOfUnicorn

E tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite, seguite, e chi ha recensito le mie OneShot.
Grazie mille.
Vi voglio bene.
Un abbraccio per tutti.

P.s. ho scritto un’altra One shot: Il tempo si è fermato… eppure tutto diventa polvere. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2440195&i=1 )

La vita va avanti. Il mondo non ti aspetta, nessuno lo fa. Il tempo non si ferma, non abbiamo la magia. La felicità non esiste.
I ricordi si dimenticano. Il sole non c’è più.
E in quella foto… il tempo si è fermato… eppure tutto diventa polvere.

Datele un’occhiata. Grazie mille.

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