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Autore: Marichiaaa    04/02/2014    1 recensioni
《Tesoro sali in macchina, ci divertiremo nella nuova casa. A Londra ti farai dei nuovi amici.》
《Io...io non voglio venire.》
Ariel, 16 anni, bulimica. Ecco come uso definirmi. Mia madre mi chiamò Ariel per via dei miei capelli uguali a quelli della sirenetta...era sempre stato il suo cartone preferito.
Ogni mattina mi alzo e invece di ringraziare Dio per un nuovo giorno, ringrazio lei...per rovinarmi la vita ogni giorno di più. 
Lei non ha il diritto di rovinarmi la vita.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate
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#ARIEL’S POV.
Avevo passato tre mesi della mia vita dentro quelle stupide mura bianche con una compagna di stanza che non aveva neanche le forze per stare in piedi e che dopo un mese mi aveva lasciata. Già, Jasmine aveva solo 14 anni ed era morta. Com’era crudele la vita a volte. Eppure devo ringraziare Jasmine, la devo ringraziare perché mi ha fatta riprendere. Insomma avevo trovato la mia dimensione, c’era mio padre, mia zia, mio cugino. Sentivo di poter stare bene, se prima durante la parte di vita con mia madre ho pensato anche solo qualche volta di voler morire, adesso non più. Lei si era lasciata morire, io non l’ho fatto. Ci ho scambiato solo due parole ogni mese, ma nonostante quello è stata la mia salvezza. Lei con quegli occhi spenti, che ogni volta che mi guardava mi provocava un pianto doloroso, certo non più doloroso delle sue condizioni. Grazie Jasmine, perché grazie a te io vivo. Ogni mattina appena sveglia piantavo i piedi sul pavimento e con un grande sorriso ringraziavo Dio di avermi fatto il dono più bello della mia vita, una famiglia.
Una volta a casa anche i ragazzi erano con noi. Avevo ricordi sfocati di quella casa. Mi ricordavo quando ero corsa da Zayn che non mi reggevo in piedi, della dormita con mio padre, ma niente di più.
Avevo passato tre fottutissimi mesi in quella clinica, ma sembrava essere passata una vita.
«Ariel tesoro ti ricordi qual ‘è la tua stanza?» Non volevo rispondere di no, ma non ricordavo assolutamente. Tuttavia feci cenno di si con la testa e mi avviai di sopra, aprendo tutte le porte fino a trovarne una poco addobbata, senz’altro la mia. Senza effetti personali e quant’altro. Mio padre mi raggiunse nella stanza. «Le tue cose arriveranno tra poco, non temere.» Mio padre mi cinse la vita e mi lasciò un bacio tra i capelli. Poi un pensiero avvolse la mia mente. Che giorno era oggi. Cioè, avevo completamente perso la cognizione del tempo. Considerando che ero arrivata a fine maggio ed erano passati tre mesi, ora doveva essere settembre. Oh no, il mese della scuola e anche il mese del mio compleanno. Ne compivo 17 il 10 settembre. «Papà posso farti una domanda? – Azzardai interrompendo il silenzio che si era creato. Lui fece cenno di si con la testa. – Che giorno è oggi?» Lui mi voltò verso di se e mi guardo negli occhi tenendomi dalle spalle, avevamo gli stessi occhi, stesso verde bottiglia. Mi sentivo tanto una bambina tra le sue braccia ed era la sensazione più bella del mondo. «Oggi è domenica 7 settembre. E questo vuol dire che…» Lo precedetti senza lasciarlo concludere. «Tra tre giorni sarà il mio compleanno.» «Esatto principessa. - Disse stringendomi a se senza quasi lasciarmi respirare.  – Ma… - continuò subio dopo, - tra quattro giorni inizierà la scuola. Il tuo quarto anno bambina mia. » Disse come se fosse fiero di me. Cazzo la scuola. Non volevo tornarci, tutti mi avrebbero giudicata, ma ora ero più forte di prima. Potevo affrontare la scuola positivamente, e ci sarei riuscita. L’avrei fatto per me e per la mia famiglia.
 
Passarono tre giorni finchè non arrivo il giorno del mio compleanno. La casa era piena di addobbi sia dentro che fuori. I miei parenti mi avevano organizzato una festa in giardino, con i miei amici e alcuni ragazzi della scuola. Mio padre tre giorni prima aveva concluso dicendo: ti dovrai integrare Ariel, adesso è il momento giusto. Guardati sei bellissima, chi non vorrebbe essere tuo amico?
Forse aveva ragione, o forse no…dovevo ancora pensarci. Erano già tutti sotto, intrattenuti da Zayn mentre io nella mia stanza seduta davanti allo specchio aspettavo mia zia che mi portasse il fatidico vestito che mi aveva comprato, con tanto di scarpe. Appena entrò un wow non potè fare a meno di uscire dalla mia bocca. Era un vestito nero, veramente carino anche se eccessivamente corto. Non era il mio stile. «Zia è veramente eccessivo.» Mia zia alzò gli occhi in cielo. «Ma non dire fesserie bambina, starai benissimo.» Sbuffai e mi decisi a provarmelo. Era corto, nero e con le maniche molto corte. Non era il mio stile, io preferivo altro. Mia zia mi impedii di ribattere e mi fece sedere sulla sedia di prima per aggiustarmi i capelli e truccarmi solo un po’.
Appena pronta scesi dagli ospiti e tutti nel vedermi rimasero e bocca aperta e io mi imbarazzai da morire, sapevo che era eccessivo. Poi tutti in coro partirono con Tanti auguri a te. E fu lì che non riuscii a trattenere due lacrime che mi solcarono il viso. Appena finirono gridai un grazie collettivo e fui raggiunta da Zayn seguito da una ragazza, che avevo visto tante e tante volte a scuola, ma non sapevo chi fosse. Zayn mi si avvicinò all’orecchio sussurrandomi un “sei bellissima” che fece ribaltare il mio stomaco e si fece da parte per presentarmi questa sua…amica?! «Lei è Alison, la capo cheerleader.» Perché mi stava presentando la capo cheerleader? Odiavo le cheerleader, sempre perfette e pronte a squadrarti dalla testa ai piedi.  Bionda, vestita di nero con scarpe color carne. Sorrideva amabilmente, stranamente. «Ciao io sono Alison.» Disse la biondina dai lunghi capelli. «Sono Ariel.» Sorrisi anch’io. «Zayn, mi ha detto che vorresti far parte delle cheerleader.» Mandai uno sguardo assassino a Zayn che in cambio annuì, come a dire sorridi e annuisci. Decisi di stare al gioco. «Esattamente.» Decisi di darle corda. «Allora ci vediamo domani, alle 12 in palestra.» Era dolce e simpatica, era una cheerleader o cosa? «A domani.» Le sorrisi trascinandomi via Zayn. «Che cosa ti è saltato in mente? Non voglio far parte delle cheerleader, - dissi scuotendolo a destra e a manca. – Mi devi una spiegazione.» Dissi cercando di rilassarmi. «Ricordi cosa ha detto tuo padre? Ti devi integrare Ariel ed io voglio aiutarti e poi Alison è così dolce.» Alzò gli occhi al cielo, quasi sognando. «Ti piace. E mi stai usando per avvicinarti a lei.» Zayn strabuzzò gli occhi. «Non è assolutamente vero!» Scoppiai a ridere come un handicappata. «Però ti piace – dissi spintonandolo con un braccio. – E dai confessalo alla tua cuginetta preferita.» Lui arrossì, mi lasciò un bacio sulla guancia e sparì tra la folla. Caro vecchio Zayn, com’era ingenuo.
 
Ok era il mio primo giorno di scuola. Il primo giorno del quarto anno. Entrai a scuola con Zayn e gli altri. Mia zia mi aveva scelto gli abiti per l’occasione, un pantaloncino di jeans, una maglia larga e un paio di stivaletti estivi. La giornata passò veloce, la gente mi salutava ed io ricambiavo. Fortunatamente nessun giudizio o critica nei miei confonti. Alle 12 mi recai in palestra dove Alison mi accolse con un abbraccio. «Ariel sei venuta.» Ricambiai l’abbraccio e lei mi porse la mia uniforme. Top e gonnellino entrambi rossi. «Ti starà benissimo.» Continuò la bionda. Mi accompagnò nello spogliatoio e indossai la mia uniforme. Legai i capelli in una coda e si, mi stava davvero bene. Una volta in palestra Alison mi presentò alle altre e mi spiegò i passi di una coreografia, mentre Zayn e Harry mi guardavano dagli spalti. Ero portata per fare la cheerleader ineffetti, avevo una certa fluidità nel corpo che mi permetteva di eseguire i passi al meglio. Poi tutte le ragazze erano simpatiche o forse lo erano con me perché gli andavo a genio. Quell’allenamento fu stancante, ma dovevamo prepararci per tifare alla partita di inizio anno di Lacrosse, alla quale avrebbe preso parte anche Zayn.
 
Sulla strada del ritorno abbracciai Zayn, ringraziandolo di aver parlato con Alison. «Sai Zayn stasera uscirò con le ragazze!» Ero davvero felice di avere delle compagne, delle amiche. «Sono felicissimo per te!» Mi prese dai fianchi e mi sollevò per aria. Mi stampò un bacio tra i capelli e mi tenne stretta a sé fino al nostro ritorno a casa. Appena varcata la porta si mise a gridare
«Robert, Mamma, Ariel si è fatta delle amiche e ci uscirà stasera, venite qua è importante.» Ma nessuno rispondeva. Li chiamammo più e più volte, ma niente. Una lacrima solcò il mio viso mentre pensavo al peggio. Non era loro abitudine andare via senza avvisare. Mi strinsi forte a Zayn mentre lui provava a rintracciarli sul cellulare, ma niente. Solo la segreteria telefonica.


Ariel. 


Alison. 

SPAZIO AUTRICE.
Forse è un po' corto,ma è profondo. O almeno penso. 
Cosa saraà successo a Robert e a Mary. Sarà una cosa grave o no? Forse sono solo andati a fare un giro.
E chi lo sa! Grazie a tutti quelli che seguono la mia storia. Grazie davvero.
Spero di aggiornare presto. Bye:)

 
  
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