Arieccome!!!
Avevo detto che questo cap sarebbe stato più lungo…e in effetti lo è ma…di
poco!! Il problema è che non ho il tempo materiale!! Spero che vi accontenterete
lo stesso (ma a noi andava bene anche una riga! Sul serio! nd.tutti)
(come siete comprensivi! Sono commossa! nd.me) (non ha
capito l’ironia della frase nd. tutti)…grazie a tutti
quelli che hanno commentato e scusate se non faccio i nomi ma non me li ricordo
tutti, perché tra un sito e un altro ho ricevuto ben nove commy!! Grazie a
tutti!!!!! E ora…si comincia…
Rigirò
tra le mani la lettera che aveva ricevuto quella mattina, il colore bianco
candido della busta era spezzato dal nero dell’inchiostro in alto a destra sul
retro che indicava l’indirizzo a cui era stata spedita la comunicazione. Sul
davanti era chiusa da un sigillo portante la sigla della Beyblade Battle
Association, ovvero la BBA. L’aprì e ne estrasse il
foglio perfettamente battuto al computer facendo scorrere i suoi occhi su
quelle poche righe che lo informavano della convocazione. Inarcò le
sopracciglia domandandosi come mai il presidente avesse
deciso di richiamare le squadre proprio in America mentre un rumore
assordante cominciava a farsi sempre più intenso. Gettò uno sguardo fuori dalla finestra, verso il cielo, dove una serie di
aerei militari sfrecciavano uno dietro l’altro dirigendosi a nord in direzione
della base. Era mercoledì, il giorno delle esercitazioni, e come ogni volta i
veicoli dell’aviazione passavano a bassa quota proprio sopra la loro palestra,
distanti solo pochi chilometri dalla caserma di Mosca. Tutto
sommato, pensò, non sarebbe stato poi così male allontanarsi dalla
Russia. Si appoggiò allo schienale della sedia, nell’ultimo
campionato di beyblade la sua squadra si era classificata seconda in
finale…questa volta sarebbe dovuta andare diversamente. La porta della stanza
si aprì con un cigolio costringendo il capitano della Neoborg ad aprire gli
occhi e puntarli in quelli dall’altro arrivato; ora che ci pensava doveva
ancora riferire la notizia ai suoi compagni.
-E’
arrivata una lettera dal presidente Daitenji- proferì senza entusiasmo. Lasciò
scivolare il foglio, accuratamente ripiegato in precedenza, sul tavolo fino al
capezzale opposto, quel tanto che permise a Kai di prenderlo in mano e
leggerlo. Alzò lo sguardo dalla lettera per rivolgersi a Yuri –Perché proprio
in America?- domandò con la sua solita impassibilità.
-E io
come faccio a saperlo scusa- si alzò dirigendosi alla
finestra. Gli ultimi aerei si stavano allontanando diventando puntini sempre
più piccoli nel freddo e azzurro cielo moscovita, almeno per altre tre o
quattro ore sarebbero stati in pace, fin quando non sarebbero passati di nuovo.
Si voltò, ma il ragazzo che fino a poco prima si trovava con lui aveva già
lasciato la stanze per andare chissà dove, sparire e
apparire all’improvviso era una delle sue specialità di cui poteva considerarsi
maestro. Nessuno riusciva a fargli cambiare idea cocciuto e
orgoglioso com’era. Il russo si sedette sul davanzale poggiando la
schiena a quella parte di muro che incorniciava la finestra, non facendo caso
alla sparizione del compagno, abituato ormai al suo comportamento.
Kai
intanto aveva trovato uno spazio tranquillo dove starsene da solo per i fatti
suoi, sdraiato sull’erba all’ombra di un albero. Quel giorno faceva
particolarmente caldo per il clima primaverile della Russia, era un
peccato non approfittarne. Le urla di alcuni bambini
lo ridestarono dai pensieri in cui era immerso, si levò a sedere per vedere con
i suoi occhi cosa fosse tutta quella confusione; dei ragazzini stavano giocando
a beyblade, entusiasmandosi a vedere le loro trottoline scontrarsi l’una contro
l’altra. Il russo piegò una gamba al petto e la circondò con un braccio
continuando a guardare quei bimbi mentre si divertivano.
Chissà perché
Daitenji aveva convocato la sua squadra, quella di Takao, Max e Rei in America
solo per comunicargli delle novità riguardo il
prossimo campionato, dal momento che avrebbe potuto raggiungere lo stesso scopo
informando gli appassionati di questo sport tramite la televisione e i
giornali, proprio come aveva fatto negli anni precedenti. C’era qualcosa di
strano in tutto ciò…troppo vago per i suoi gusti.
Che
strano, pensava Rei nello stesso istante mentre rimetteva a posto la lettera
nella sua busta, solitamente avvertivano del campionato mondiale di beyblade
alla televisione invece quella volta il presidente della BBA chiedeva la loro
presenza in America. Forse tra le novità c’era anche quella di non far saper
nulla in anteprima anche se la trovava una cosa senza senso…infatti
non aveva senso, altrimenti non sarebbero stati convocati nemmeno loro! Portò
la lettera con sé ed uscì per cercare i suoi compagni di squadra, non mancava
molto a sabato e doveva comunicargli la notizia. Si allontanò dal villaggio,
sapeva già dove andarli a cercare; prese la scorciatoia per il bosco risparmiandosi
un bel tratto di strada e sbucò in una piccola radura verdeggiante, di cui gli
alberi ne tracciavano il perimetro e la nascondevano agli occhi di chiunque non
conoscesse quel posto incantevole, dove la squadra dei Baihuzu era solita
allenarsi. Scorse i suoi amici sulle rive del laghetto che si apriva nel bel
mezzo del prato, immersi nel dolce far niente, rilassandosi sotto la leggera
brezza di primavera che portava con sé un profumo di fiori
nuovo e delicato.
-Salve ragazzi-
-Ciao
Rei!- Mao rispose al saluto, poi curiosa della busta
che stringeva nella mano chiese indicandola –E quella?-
-E’ del
presidente della BBA-
-Daitenji?-
domandò Lai. Rei annuì e gliela mostrò –Siamo convocati insieme ai Bladebreakers
Revolution, gli All Stars e la Neoborg in America questo sabato-
i due fratelli cinesi si guardarono tra loro sconcertarti poi rivolsero
un’occhiata al sedicenne come a chiedere altre spiegazioni, ma il blader si
limitò ad alzare le spalle facendogli chiaramente capire che non sapeva altro.
-Telefono,
telefono, telefono!- Takao si precipitò giù per le scale della casa non appena
l’apparecchio aveva cominciato a suonare incessante.
-Guarda
che se lo chiami non viene mica da te- Daichi era
comodamente spaparanzato sul divano a trangugiare un pacchetto di patatine e
sembrava per niente intenzionato ad alzarsi.
-ZITTO
PIDOCCHIO!- urlò esasperato –Piuttosto, potresti anche
alzarti e risponde dal momento che sta squillando il telefono!-
-Questa
non è casa mia, non posso mica rispondere io!-
-Ah,
quando non ti fa comodo non è casa tua! Ma sentilo!- sibilò
alzando il ricevitore dell’apparecchio. Quel piccoletto si era stanziato in
casa sua senza troppi complimenti, lui non lo aveva di certo invitato eppure
adesso se lo ritrovava dappertutto, non si ricordava nemmeno più come era potuto succedere. Sapeva solo che lo avrebbe
cacciato volentieri a calci se suo nonno non glielo avesse impedito…era stato anche
per un po’ di tempo ospite da Max, quando si trovava ancora in Giappone, e
doveva ammettere che durante quel breve periodo aveva
sentito la sua mancanza…ora invece lo voleva il più lontano possibile da lui!
-Stai dicendo a me?- domandò allegra la voce all’altro capo del telefono.
-No, no,
non dicevo a te…- rispose meccanicamente –Piuttosto…chi sei?-
-Ma
Takao! Non mi riconosci?-
-Max! Che piacere sentirti! Come va?-
-Bene,
grazie! Hai saputo?- sembrava molto impaziente di
rivelargli la notizia. Sul volto del moretto comparve un’espressione
interrogativa, a che si riferiva? Stava per chiederglielo ma il biondino lo
bruciò sul tempo –Daitenji vi ha convocato qui in America, sabato potremo
rivederci!-
-Certo
che ho saputo! Me lo ha detto Hitoshi, pare che il presidente debba comunicarci
delle novità! Anche se…-
-Anche
se?-
-Tu sai
perché ci fa venire fino negli U.S.A? La sede della BBA si trova qui a Tokyo-
-Veramente
volevo chiederlo a te- quando sua madre gli aveva dato la notizia che le
squadre sarebbero venute a New York gli aveva confessato che anche a lei quella
era parsa una stranezza, senza calcolare che poi non si sapeva assolutamente
nulla del prossimo campionato di beyblade, non solo le novità ma anche la data
d’inizio, mentre solitamente si annunciava in televisione mesi prima.
-Beh…potresti chiederglielo direttamente- propose l’americano.
Takao si batté una mano alla fronte –Hai ragione! Perché non ci ho pensato prima? Vado
subito, ci vediamo sabato Max!-
-Takao aspetta un…- troppo tardi, ormai aveva già riattaccato.
Restò qualche altro secondo con la cornetta in mano, poi sorrise mentre la
rimetteva al suo posto –Non cambierà mai!-
-Andiamo Daichi!- afferrò il ragazzino per il colletto della maglietta
trascinandolo giù dal divano senza troppi complimenti.
-Ehi,
mollami! Si può sapere dove stiamo andando?- chiese divincolandosi dalla
stretta del capitano.
-Seguimi
senza storie!- spalancò la porta di casa e si trovò davanti Hilary e il
professore che li osservavano sorpresi –Dove state andando?- domandò la
brunetta.
-Non fare
storie ochetta!- ribatté Daichi.
-COME MI
HAI CHIAMATO?!- e mollò un pugno dritto dritto sulla
sua testa tanto che fu costretto a portarsi le mani sulla parte lesa e
massaggiarsela per quanto gli aveva fatto male. Quella ragazza era troppo
violenta per i suoi gusti, ma era pur vero che se le andava a cercare lui.
-Da
Daitenji- rispose senza far caso alle lagne del rosso che si lamentava per la
botta subita.
-Perché vai da lui?-
-Vedi
prof…- gli raccontò della telefonata appena ricevuta
da parte del loro amico e dell’idea che gli aveva suggerito di andare
direttamente dal presidente per chiedergli di persona il motivo di un simile
viaggio fino in America. In effetti anche Kappa aveva
qualche dubbio a riguardo, gli sembrava tutto troppo strano, nessuno parlava
ancora del prossimo campionato di beyblade, e non aveva senso tenere la notizia
segreta…
Arrivarono
davanti alla sede della BBA, finalmente avrebbero potuto avere qualche
informazione in più a riguardo, o almeno questo era quello che pensavano -Mi dispiace ma il presidente non c’è- la segretaria della
reception si scusò gentilmente con i ragazzi che a quanto pareva avevano fatto
un viaggio a vuoto.
-Vorrà
dire che passeremo più tardi-
-Veramente
il signor Daitenji è partito questa mattina quindi non credo che lo troverete-
-Cosa? E dove è andato?-
-Probabilmente
in America Takao, ti sei dimenticato che sabato dobbiamo andarci anche noi? Sarà andato prima per i preparativi- ipotizzò il professore.
-Veramente
so che andava in Grecia prima- gli rivelò la giovane donna al
di là del bancone –Ad Atene per la precisione-
-In
Grecia?! E che cosa ci è andato a fare?-
-Questo
non so dirtelo, mi dispiace-
Takao
rimase piuttosto sconcertato, come gli altri del resto. Erano venuti per capire
qualcosa in più e si ritrovavano ancora più confusi di prima. Hilary poggiò i gomiti sul bancone tenendosi il mento tra le mani –Ad
Atene…- sussurrò a bassa voce, quella città non aveva alcuna relazione
con la loro partenza di sabato, o almeno così sembrava all’apparenza…sentì le
palpebre farsi d’improvviso sempre più pesanti e un fischio penetrante
attraversarle le orecchie. Chiuse gli occhi per poi riaprirli un attimo dopo ma
non vide più i suoi amici, non vide più la segretaria, il bancone, la stanza in
cui si trovava…non vide più nulla, se non il buio più totale…
TO BE CONTINUED…
Ora comincio anch’io a fare la
bastar inside!!! Eh eh eh…e vi lascio col fiato
sospeso!!! Mi raccomando, voglio sapere che ne pensate e la prossima volta mi
appunto tutti i nomi così non dimentico nessuno…baci e alla prossima!!!!!!