Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Miss One Direction    04/02/2014    19 recensioni
- No, ragazze, no! Non lo voglio conoscere! - urlai in preda alla disperazione.
- Tu lo conoscerai e basta! - risposero in coro.
- E se poi è un secchione, asociale, con gli occhialoni, i brufoli, i peli e passa le giornate a mangiare schifezze e leggere libri di fantascienza che si capiscono solo loro? - chiesi terrorizzata, rabbrividendo al solo pensiero.
- Tu non stai bene ma non fa niente. Lo conoscerai, vi metterete insieme e vivrete felici e contenti - esclamò Daniela, con aria sognante.
E poi ero io quella che non stava bene...
_________________________________________________________
- No, ragazzi, no! Non la voglio conoscere! - urlai, preso dalla disperazione.
- Non fa niente, la conoscerai e basta! - urlarono loro a tono.
- E se poi è una racchia con i brufoli, gli occhialoni, asociale oppure una snob con un carattere orribile? - chiesi terrorizzato, schifandomi al solo pensiero.
- No! È bellissima, dolcissima... forse un po' strana, ma perfetta per te quindi, caro il mio Harold Edward Styles, dimostra di avere le palle e conoscila! - alzò la voce Louis, afferrandomi per le spalle.
E poi ero io quello strano...
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=RVqNKUOLIAQ
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 


– Manu - mi chiamò Mara con tono preoccupato, attirando la mia attenzione. - Sei sicura di sentirti bene? -.
La guardai confusa, non riuscendo a capire a cosa si stesse riferendo, prima di rispondere alquanto perplessa: - Ehm... sì, perché? -.
Continuò ad analizzarmi attentamente, seguita a ruota da Margaret accanto a lei, motivo per cui scrollai le spalle per farle parlare. Mi stavo semplicemente allacciando una scarpa da ginnastica, non riuscivo a ricollegare nessun possibile motivo per il quale mi avessero potuto guardare così. 
- Vi giuro che non ho rotto nulla questa volta - continuai, scuotendo la testa velocemente per sottolineare il concetto. - Se avete trovato cocci di qualcosa, è stato Louis -.
Riuscii a strappare un sorriso ad entrambe, ma fu questione di secondi prima che ricominciassero ad osservarmi preoccupate. Alzai gli occhi al cielo, continuando ad allacciarmi la scarpa nell'attesa che si decidessero a parlare, prima di alzarmi e sistemarmi la maglietta sopra i leggins. 
- Tu... - esordì Mara, non riuscendo a finire la frase e lasciando proseguire Margaret. - Stai andando a correre? -.
- Sì, cosa c'è di tanto strano? - domandai, chiudendo la cerniera della felpa. - Dovrebbe essere una cosa positiva, mi sembra -.
Sarei stata in grado di percepire il loro stupore - mischiato ad un pizzico d'infarto - da metri di distanza, ma non mi importò ugualmente: non potevo permettermi di sentirmi una patata bassa e tarchiata accanto a quella specie di dio greco che avevo deciso di avere al mio fianco; era arrivata ora di mettersi in forma e raggiungere il suo livello. Ero perfettamente consapevole che il nome "Manuela" accanto a "esercizio fisico" avrebbe fatto risvegliare persino i miei antenati nelle tombe, ma da grande procrastinatrice qual ero sempre stata, un minimo di applauso da parte dell'intera umanità me lo sarei aspettato.
Attaccai le cuffie al telefono, infilandomele successivamente nelle orecchie, prima di salutare le mie amiche e uscire di casa. Il profumo di pioggia da poco caduta mi arrivò prepotentemente al naso, facendomi respirare a pieni polmoni. Pigiai la riproduzione casuale nella libreria musicale del cellulare e iniziai a correre non troppo velocemente verso una destinazione a me ancora ignota. 
Erano passati ormai tre giorni dal "rapimento" di Harry verso Brighton, ed erano ormai quasi 72 ore che la mia mente non aveva fatto altro che vagare verso domande che, teoricamente, avrebbero già dovuto avere una risposta. Avevamo deciso di non dire agli altri della nostra storia per motivi al momento ragionevoli, ma che avevano iniziato ad insinuare profondi dubbi e ulteriori perplessità dall'istante in cui avevo rimesso piede in casa. - Vorrei che resti una cosa solo tra me e te, senza ulteriori persone che dicano la loro ogni secondo o si mettano in mezzo se mai dovesse esserci qualche problema - aveva detto, continuando ad accarezzarmi. - La mia storia con Taylor è da sempre stata sulla bocca di tutto il gruppo e non ha idea di quanto fosse irritante il dover sempre stare a sentire opinioni non richieste o addirittura vedere i ragazzi mettersi in mezzo al minimo screzio tra noi due -.
Avevo una vaga idea di cosa significasse essere costantemente circondati da opinioni di troppo e, soprattutto, non richieste: da mia mamma alle mie amiche, forse l'unica certezza della mia vita sarebbe sempre rimasta la presenza quasi opprimente di giudizi e considerazioni da parte di tutte le persone a me più care, che fossero richiesti o meno. Per questo motivo non avevo osato contraddire il parere del mio ragazzo al riguardo, ma, col passare dei giorni, la mia mente autodistruttiva aveva iniziato a tessere altre possibili teorie e paranoie che mi avevano reso difficile addormentarmi la notte.

E se si vergognasse di me? Magari non vuole che si sappia per non fare figuracce con altre persone, o perché non la ritiene una relazione poi così importante o destinata a durare.

Scossi la testa, cercando di far uscire quelle vocine opprimenti dal mio cervello, e continuai a concentrarmi sulla canzone e sui miei passi, respirando regolarmente. 

A cosa serve pensare così negativo? Perché devo sempre ridurmi a perdere il sonno per paranoie e pensieri che, effettivamente, non esistono? 

Sentii qualche goccia di sudore percorrermi la fronte, mentre la canzone lasciò il posto ad una leggermente più soft, e fu proprio in quel momento che mi arrivò alle orecchie una voce ovattata. Mi guardai intorno, ma, non notando nessuno, continuai imperterrita a correre. Quando però la voce insistette, sentendomi inspiegabilmente chiamare, voltai lo sguardo alle mie spalle e sentii il fiato mozzarsi all'improvviso. Mi sfilai le cuffie lentamente, strizzando gli occhi - maledetta miopia - per assicurarmi di aver visto giusto: non poteva essere, doveva essere qualcun altro. La persona in questione dietro di me alzò il braccio per farsi notare ulteriormente, e solo quando si avvicinò di qualche passo, riuscii finalmente a rendermi conto di non essermi immaginata nulla.
- Giulia?! - esclamai a gran voce, correndole subito incontro, ancora incredula. 
La mia amica spalancò e braccia, cercando di raggiungermi più in fretta nonostante il borsone sulla spalla, e sfoderò un sorriso a trentadue denti. 

Cosa diamine ci fa vicino casa nostra? Quando è arrivata? Le altre ne sono al corrente o ha deciso di fare una sorpresa a tutte? Louis ne è a conoscenza? E la scuola? Da quanto aveva previsto questa visita? Per quanto rimarrà?

Sentii la mente andare in ebollizione con tutte le domande che mi stavano sorgendo spontanee, ma tutto sembrava perdere pian piano importanza con ogni passo che facevo. Mi sembrò di riuscire già a percepire il calore della sua stretta, ma l'improvviso contatto del mio fondo schiena con il marciapiede duro e freddo mi riportò drasticamente alla realtà. Un intenso bruciore mi arrivò rapidamente al cervello, portandomi ad assumere un'espressione dolorante, e mi guardai intorno per un istante, cercando di capire cosa fosse appena successo: la superficie bagnata del marciapiede era funta da rampa di lancio e in un attimo mi ero ritrovata con il sedere per terra senza manco accorgermene. 
Giulia cercò di trattenere una fragorosa risata con ogni cellula del suo corpo, ma, venendo la sua espressione così divertita, non riuscii a contenermi nemmeno io. Mi porse una mano per tirarmi su, continuando a ridere, prima che le saltassi quasi addosso, stringendola in un abbraccio fortissimo. Erano passati mesi dall'ultima volta che ci era venuta a trovare e solo il cielo poteva sapere quanto ci fosse mancata. La famiglia di Mara e Giulia era stata l'unica a non potersi trasferire in Inghilterra nemmeno per poco tempo: la più piccola del gruppo doveva ancora finire la scuola, lo aveva promesso ai genitori prima di potersi effettivamente trasferire con noi a Londra. 
- Manu, mi sei mancata tanto anche tu - esclamò, ancora sommersa dalla mia morsa. - Ma se mi stringi un po' più forte potrei rimanerci secca -.
La lasciai l'istante dopo, osservando ogni singolo dettaglio come una vecchia parente pronta a farle una radiografia visiva: i capelli scuri si erano allungati di un bel po', e mi sembrò anche leggermente più alta di quanto la ricordassi; il sorriso luminoso e quegli occhi scuri sempre vispi, tuttavia, non erano cambiati di una virgola. 
- Si può sapere che ci fai qui? - domandai, ancora scossa da quanto successo. Caduta compresa. 
- Sorpresa! - alzò la voce, sollevando le braccia. - Sono riuscita a finire tutti gli esami di metà anno in anticipo e, naturalmente, mi sono precipitata qui! -.
Sentii le guance farmi male dalla felicità e, sulla via di casa, le porsi tutte quelle domande che, appena vista, mi avevano inondato il cervello. Confermai a tutti gli effetti che nessuno dei due gruppi era a conoscenza della sua visita, che nemmeno io avrei dovuto scoprirlo in anticipo (dettaglio durante il quale alzai le spalle per scagionarmi) e che sarebbe rimasta per tutto il periodo natalizio, condizioni meteo permettendo.
Per tutto il tragitto verso la porta continuai a tenerle un braccio intorno alle spalle, aiutandola con il resto delle valige con l'altro, e non riuscii a smettere di sorridere nemmeno per un secondo: ero davvero troppo felice che Giulia ci avesse raggiunte, e non osai immaginare la possibile reazione degli altri nel vederla, soprattutto di Louis e di Mara. 
Estraendo le chiavi di casa dalla tasca, le feci segno di non fare rumore e, una volta entrata, alzai la voce per farmi sentire: - Ragazze, sono tornata e ho portato un regalo! -.
Sentii dei passi indistinti al piano di sopra e, scambiandomi sguardi con Giulia, cercai in tutti i modi di non scoppiare a ridere. Ma, non appena arrivò la risposta pronta di Mara, rischiai seriamente di cedere: - Se hai fatto entrare di nuovo un testimone di Geova, ti giuro che stavolta le prendi sul serio -. 
Successivamente i passi iniziarono a diventare distinti, segno che tutte e tre stessero scendendo a raccolta, e, nel momento in cui si ritrovarono di fronte a Giulia diventarono bianche come un lenzuolo in contemporanea. 
- Cos'hai contro i testimoni di Geova, sorellona? - esclamò la ragazza in questione, spostando le mani sui fianchi con un sorriso. 
Il secondo dopo l'ingresso divenne un vero e proprio campo di battaglia, con ben tre ragazze alla riscossa verso la povera e minuta vittima accanto a me. Riuscii a spostarmi appena in tempo, evitando quella sorta di abbraccio multiplo nel quale Giulia era stata appena risucchiata, e sorrisi intenerita guardando la scena: i singhiozzi di Mara si sarebbero potuti sentire persino dalla strada, mentre non aveva intenzione di lasciar respirare quel povero corpicino e lo stringeva con tutto l'amore che solo una sorella avrebbe potuto darle. Abbassai lo sguardo al pensiero, rendendomi conto  (per la milionesima volta nella mia vita) che non avrei mai potuto vivere o capire fino in fondo quella sensazione, ma il desiderio di non voler rovinare quell'atmosfera mi portò a sorridere di nuovo.
Nel momento in cui si staccarono Giulia si ritrovò con tutti i capelli spettinati, ma non ci fece neanche caso e continuò a ridere e scherzare con tutte, me compresa. La aiutammo a sistemare le valige in camera, facendoci raccontare ogni novità o gossip della nostra cittadina natia, e non mi sorpresi più di tanto quando terminò in pochissimo tempo tutti i racconti, data la scarsa ed effettiva presenza di news vere e proprie. Non riuscivo ad immaginarmi qualcosa di eclatante lì, tralasciando qualche visita "importante", forse di qualche politico a cui non avevo mai prestato la dovuta attenzione. 
Una volta finito di sistemare la roba della nostra amica, ognuna si mise comoda - chi sul letto di Giulia accanto a lei, chi sul tappeto - e continuammo a parlare di tutte le cose che avremmo potuto fare in quei giorni. L'atmosfera era diventata così familiare e piacevole che, non appena l'ultima arrivata mi pose la fatidica domanda, mi sembrò di precipitare di nuovo con i piedi per terra. 
- Manu, allora come va con Harry? -.

Domanda da un milione di sterline, Giulia.

Ingoiai un po' di saliva, lottando con ogni singolo muscolo del corpo per non arrossire, prima di fingere un colpo di tosse e scrollare le spalle. Dovevo recitare la parte, eravamo rimasti d'accordo così. - E tu come fai a sapere che hanno quasi provato a farci sposare? -. 
Temporeggiare o manipolare un discorso a mio piacimento era sempre stata la mia specialità, e quella domanda sarcastica fece proprio questo. Le risate divertite delle mie amiche mi arrivarono ovattate, mentre sentivo cervello cercare di cancellare l'immagine di Harry e, con essa, tutte le paranoie di poche ore prima. 
- Semplice - affermò Giulia, intrecciando le dita sotto al mento per assumere un'espressione tenera e, allo stesso tempo, fiera. - Sono stata io ad aver avuto l'idea -.
Alzai le sopracciglia in segno di sorpresa, non aspettandomi che la più piccola del gruppo avesse potuto far scattare la miccia. Avrei dovuto dire qualcosa, ma, nell'istante in cui mi accorsi di essere a corto di idee, cominciai a sudare freddo e pensare insistentemente: cosa posso dirle? Che quel riccioluto si sta insinuando dentro di me senza che nemmeno io riesca ad accorgermene? Se mi scappa qualcosa, Harry si arrabbierà di sicuro, ed è l'ultima cosa di cui ho voglia stasera.
L'affermazione successiva di Margaret, tuttavia, mi sembrò l'unica ancora di salvezza in quella situazione così scomoda e imbarazzante (almeno da parte mia): - Ormai ci abbiamo rinunciato: abbiamo visto che non c'è molto di farli avvicinare oltre e abbiamo lasciato perdere -.
- E forse è anche meglio così - commentò Mara, guardandosi un'unghia. - Almeno i vicini non si lamenteranno di urla e piatti che volano -.
 Le risate delle altre mi arrivarono nuovamente ovattate, mentre sentivo il cervello andare in escandescenza e un sorriso abbastanza forzato mi incorniciava il viso. 
E se avessero avuto ragione? Se io ed Harry, a tutti gli effetti, non fossimo fatti per stare insieme? Quali sarebbero state le ripercussioni sui due gruppi? 
Domande senza risposta iniziarono ad affollarmi prepotentemente la mente, facendomi, di conseguenza, rendere conto del vero "problema": mi stavo legando, troppo velocemente, nonostante Harry mi avesse avvertita di non voler correre. Maledii me stessa per la mia immancabile capacità di affezionarmi in un tempo ridicolo e chiusi gli occhi, cercando in tutti i modi di trattenere la mia frustrazione al riguardo. 
– A che pensi, Manu? - mi chiese Daniela, notando il mio improvviso silenzio.
Mi ridestai, scrollando le spalle, prima di stamparmi un bel sorriso e reprimere tutto. - A quanto Louis sarà felice di rivedere Giulietta - esclamai, con una allegria tale da farmi quasi spaventare di me stessa per la credibilità. - E, a questo proposito, propongo di rimanere a dormire da loro -.
Si sollevò un coro di approvazione, accompagnato da altre proposte su cosa avremmo potuto fare insieme ai ragazzi, prima che ognuna di noi filasse nella sua rispettiva camera per prepararsi. Dopo essermi legata i capelli in una coda lunga ed essermi sfilata i leggings ancora umidi per la caduta, decisi di indossare dei semplici jeans neri aderenti. Fissai il comodino dove avevo posizionato tutti i miei trucchi per alcuni secondi, meditando se valesse la pena truccarmi, per poi decidere di lasciar perdere.  
Dopo non molto iniziai a sentire movimento per il corridoio e le scale, segno che le ragazze fossero praticamente pronte, e, una volta allacciate le Converse, presi il cellulare e altre piccole cose necessarie. La delusione che mi pervase il corpo dopo aver notato la bacheca dei messaggi completamente vuota mi fece ringraziare il cielo di essere in camera da sola. 








HARRY.


Rimanere seduti costantemente, godendosi attimi di pure ozio, non aveva mai fatto parte della mia persona; eppure era proprio quello che stavo facendo da  tre giorni consecutivi. Non riuscivo  togliermi dalla testa l'espressione leggermente delusa e confusa di Manuela non appena le avevo proposto di tenere la nostra relazione appena nata all'oscuro di tutti. Ci eravamo sentiti pochissimo e, nonostante entrambi avessimo cercato di non darlo a vedere, l'imbarazzo riusciva a essere percepito persino tramite lo schermo del cellulare. Tutte le paranoie e gli scenari possibili si erano già ripetuti nel mio cervello almeno tre volte, eppure non riuscivo a mettermi tranquillo o a riposare decentemente, nel costante timore che quella proposta potesse già aver mandato all'aria tutto. 
Mi strofinai gli occhi, piegando la testa all'indietro contro lo schienale del divano, e sospirai. Afferrai il cellulare per la ventesima volta in dieci minuti e continuai a fissare la nostra chat, come in attesa di un qualcosa che ero certo non sarebbe arrivato. 
Fu Niall a ridestarmi da quella sorta di trance, tirandomi una fragorosa pacca sulla coscia. Sobbalzai leggermente, non avendolo nemmeno sentito entrare nella stanza, prima di ridacchiare insieme a lui. - Mi hai fatto prendere un colpo -.
- Ho notato - rispose, sorridendo, prima di accomodarsi accanto a me. - In questi giorni hai rischiato di prenderne tanti -.
Voltai lo sguardo verso di lui, cercando di decifrare sia la sua espressione che le sue parole, e mi ritrovai subito di fronte al suo solito sorriso. - Credi davvero di non esserti fatto notare nel tuo stato da mezzo depresso? -.
- Più che credere, ammetto di averci un minimo sperato - risposi di rimando, cercando di trattenere una risatina nervosa.
Ero perfettamente consapevole che i ragazzi si fossero accorti che qualcosa non andasse, dato che vivevamo insieme e, soprattutto, mi avevano già visto e sopportato in una situazione analoga. Eppure, nonostante avessero captato qualcosa, il fatto che non avessero osato fare domande o commentare in nessun modo non passò inosservato ai miei occhi.  
- Grazie - affermai improvvisamente, sicuro che Niall avrebbe afferrato al volo a cosa mi stessi riferendo. Mi passò una mano tra i capelli, scompigliandomeli ancora di più, prima di sorridere nuovamente e andare in cucina.
Riportai l'attenzione sul cellulare tra le mie mani, fissando il mio stesso riflesso sullo schermo ancora scuro. Mi passai la lingua sulle labbra, continuando a riflettere su cosa fare per poter sbloccare con la situazione con Manuela, prima di essere ridestato nuovamente dai miei pensieri per via di un lieve rumore alla porta principale. Corrugai le sopracciglia, incerto se lo avessi immaginato o meno, ma un secondo colpo leggero mi diede la conferma dell'effettiva presenza di qualcuno fuori casa. 
Mi alzai, avviandomi verso l'ingresso. 

Chi può essere a quest'ora? Non stiamo aspettando nessuno.

Aprii la porta, ritrovandomi davanti alle ragazze, tutte con l'indice poggiato contro le labbra per indicarmi di non fiatare. Le osservai confuso, non riuscendo a capire cosa stessero facendo, ma, non appena voltai leggermente lo sguardo, per poco non mi uscii un urlo sorpreso.
- Giu- - iniziai, ritrovandomi subito dopo con la bocca completamente coperta dalla piccola mano di Manuela. Avvampai, spalancando gli occhi per la nostra vicinanza, prima di sentirla sussurrare minacciosa: - Sorpresa per Louis, chiudi quel forno -.
Annuii, con i miei occhi incatenati ai suoi, e, se non fosse stato per le ragazze dietro di lei, saremmo potuti rimanere cosi per delle ore intere. Ci ridestammo, profondamente imbarazzati, prima di stamparci contemporaneamente un sorriso di circostanza in faccia. Solo il cielo poteva sapere quanto avrei voluto avvolgerla tra le mie braccia. 
La guardai raggiungere le altre, sistemandosi in modo tale da riuscire a nascondere Giulia dietro di loro. Chiamai a gran voce i ragazzi, sottolineando l'urgenza di presentarsi all'istante, prima di vederli accorrere come delle furie. Louis, per purissimo caso, si sistemò proprio al centro degli  altri.
– Ragazze? - chiesero all'unisono, evidentemente confusi. 
Le dirette interessate non lasciarono loro nemmeno il tempo di farsi salutare, che si spostarono contemporaneamente, facendo restare Giulia in mezzo al corridoio con un enorme sorriso stampato in faccia. - Sorpresa! -.
Avrei voluto scattare una foto per immortalare le espressioni profondamente sconcertate dei miei amici alla sua vista, ma non riuscii nemmeno ad elaborare il pensiero che si sentì un profondo tonfo. Ci girammo tutti nello stesso istante, ritrovandoci davanti all'apparente - per modo di dire - salma di Louis a terra, completamente priva di sensi.


 
   
 
Leggi le 19 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Miss One Direction