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Autore: BarbyFainello    04/02/2014    4 recensioni
E' una FanFiction sul nostro caro Eleventh, non ho un dottore preferito, ma lui mi piaceva molto e mi ha ispirato questa F.F.
Non c'è nulla di personale o offensivo verso alcunche, inventerò cose strane, disordinerò il tempo. Giocherò a fare il Moffat della situazione. Non sarò una campionessa di scrittura, ma spero di trasmettervi emozioni e sentimenti reali, di farvi ridere e piangere all'interno delle avventure di Hope e del Dottore.
Grazie per aver scelto "Titolo Provvisorio" ah,perché questo nome?
SPOILERS.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 11, Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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AVVERTENTE PER L'USO:
Questa Fan Fiction sarà un casino. Non vi saranno nomi ai capitoli, potrebbero essere spoilers, e una volta letto un avvenimento non si può modificare. Perciò se volete continuare, sappiate che tutto ciò che succederà ad Hope dipenderà solo da voi. Avete la sua vita nelle vostre mani. Avete la vita del Dottore nei vostri occhi. Perciò, se non volete piangere, ridere o tremare con loro, facendo in modo che tutte ciò che accadrà rimanga un punto fermo nella storia, smettetela qui di leggere.
Bene, se state leggendo questo invece siete abbastanza temerari da rischiare che ciò si scriva per mano vostra. Ma ora, correte. Correte via da qui. Scendete. Leggete. Ridete e scrivete voi la storia. Deciderete voi quando finirla, quando scriverla, quando continuarla e quando fermala. Sarà tutto nella vostre mani. Ma una volta letta, non potrete più tornare indietro, perché ormai ciò che avete letto sarà accaduto e, sarà troppo tardi per ripensarci. Potreste fermarmi è vero, potreste smetterla di leggerle, ma smettereste mai di leggere un libro mentre il vostro eroe sta cadendo da un burrone, senza sapere se si salverà o no?
Se avete risposto si, allora non continuate oltre ciò che state leggendo. Se avete risposto no, bhè...spero non cadrete anche voi con lui. Buona lettura sweety.
-Vostra Hope.
 
 


ANTEFATTO:
“Vedi caro amico, cosa si deve inventare per poter riderci sopra, per continuare a sperare. E se quest’anno poi passasse in un istante, vedi amico mio, come diventa importante che in quest’istante ci sia anch’io.
L’anno che sta arrivando, tra un anno passerà. Io mi sto preparando, è questa la novità.”
 
Queste furono le parole che scrissi su un biglietto blu. Lo legai alla coda del mio palloncino blu Tardis. Anche il biglietto aveva lo stesso colore. Come il biglietto e il palloncino di Irene.
Ci guardammo sorridendo quando entrambe legammo il biglietto. Chiudemmo gli occhi, nessuna delle due sapeva cosa vi fosse scritto sul biglietto dell’altra.
Lynz dietro di noi faceva il contro alla rovescia, mancavano 5 secondi alla mezzanotte del 2013.
4.
3.
2.
1.
“Dottore, ho bisogno di te!”
0.
Io e Irene lasciammo volare il palloncino, sorrisi guardandolo volare nel buio della notte mentre i fuochi d’artificio lo illuminavano, finché non andò troppo in alto e lo persi di vista.
Gli altri stavano già brindando al nuovo anno quando ormai il palloncino era sparito, Andrea mi si avvicinò con un bicchiere di spumante, dal terrazzo di casa sua riuscivo a vedere la cupola di San Pietro, non lo avrei mai ringraziato abbastanza per questo spettacolo così unico.
Avevo passato 17 anni di capodanni a guardare i fuochi dalla terrazza di mia nonna. Da dove non si vedeva nulla di bello. Ma questa visione di Roma, così colorata, ovunque io mi girassi, era una goduria per gli occhi.
Presi in mano il bicchiere brindando con gli altri. Bevvi in seguito, non amavo lo spumante, ma era tradizione, perciò non obbiettai e lo buttai giù, girandomi ,poi, mentre cacciavo fuori la lingua e arricciavo il naso dall’acidità che provarono le mie papille gustative in quel momento.
Presi il telefono, mandai gli auguri al mio, lontano, migliore amico.
Tornai con gli altri, tirammo fuori gli alcolici. Dopo aver bevuto come Russi, scendemmo in strada con altre bottiglie ridendo, mentre Roma, attorno a noi esplodeva ancora con i suoi mille colori.
 
[…]
 
“Hope…”
“Hope…”
Sentivo una lieve voce maschile sussurrare al mio orecchio, qualcosa mi scuoteva. Emisi un rantolo. La testa mi scoppiava, come se dei tamburi vi suonassero dentro, ma la pelle dei tamburi erano le membrana del mio cervello e qualcuno le stava colpendo.  Cercai di capire dove fossi, tenevo gli occhi chiusi, troppo comoda per aprirli. Ero su una superfice soffice, un letto probabilmente. Un letto molto comodo.
Affondai la faccia su questo morbido letto, mentre quella voce continuava a chiamarmi e a scuotermi, mi riaddormentai solo quando si arrese.
 
 
 
 
 






CAPITOLO 1.
 
Non so quanto dormii, ne dove effettivamente stessi dormendo. So solo che mi sveglia di soprassalto cadendo da un’altezza che mi sembrò non finire mai. Mi misi in ginocchio aprendo lentamente i miei stanchi occhi, che bruciarono alla visione della luce bianca sparata sulle pupille, che iniziarono a lacrimare dal dolore, non vedevo nulla. Il bianco di quella stanza era accecante. Notai il letto a castello, di legno scuro, affiancato al muro alla mia sinistra. Riflettei, Andrea non aveva letti a castello in casa. Forse eravamo a casa di qualche altra persona. Mi sedetti sulla sedia d’avanti la scrivania parallela al letto, chiusi gli occhi che bruciavano troppo.
“Per tutti gli Dei, ma un interruttore qui?” pensai tra me e me, mentre con le mani tastavo il muro per cercare un interruttore per spegnere la luce. La mia mano sinistra sentii qualcosa sotto i polpastrelli, qualcosa di freddo, che sembrava ferro e poco più giù un la piastrella dell’interruttore. La tirai giù, la luce si spense, aprii gli occhi che non fecero più male e tornai a stendermi sul letto per ricadere poi in un leggero sonno, mentre cercavo di ricordare cosa fosse successo la sera prima o almeno dove mi trovassi.
 
Toc. Toc. Toc. Toc. Toc.
Di colpo mi misi a sedere sul letto, battendo la testa al letto sopra di me, mentre i battiti alla porta continuavano.
Io: Avanti! –risposi cercando, invano probabilmente, di risistemarmi i capelli.
X: Buongiorno bella addormentata!- disse una voce maschile aprendo la porta, da fuori proveniva una luce fioca, e la figura nera d’avanti la porta che si apriva era quella di un ragazzo alto e magro. Cercai di ricordare gli invitati alla festa, non c’era nessuno che mi riconducesse a lui.
Io: Emh…scusami se ho dormito così tanto, tu sei?- forse ero stata troppo sfacciata, ma poco importava, volevo sapere dove fossi e chi fosse lui.
La luce si accese, ma sta volta era meno forte, quando vidi chi era quel ragazzo quasi urlai. O meglio, urlai davvero, anche se pensavo di farlo solo nella mia testa.
Mi strofinai gli occhi con le mani più, li chiusi e li riaprii ripetutamente. Il mio cuore aveva preso un ritmo veloce, e avevo smesso di respirare per svariati secondi dopo l’urlo.
Lui rimase li a guardami con una faccia divertita e fiera.
X: Salve, sono il Dottore. –disse tirando fuori il palloncino –E questo dev’essere tuo. Si era appiccicato al Tardis la notte di Capodanno, mentre guardavo Roma… -aggiunse sorridendo e porgendomi il palloncino.
Mi alzai, incredula e scettica, dal letto. Le gambe mi tremavano, non riuscii a dire nulla, avevo un nodo alla gola che mi impediva di parlare, gli occhi iniziarono a lacrimare, ma ero certa che non fosse perché la luce gli dava fastidio. Riuscii a fare un passo, lui mi guardava incuriosito, con la testa inclinata verso destra, sistemò il suo cravattino mentre feci un secondo passo verso lui, mi sorrise e in un attimo gli saltai in braccio stringendolo e piangendo. Lui mi prese al volo e mi abbracciò, senza dire nulla. Affondò la sua testa nella mia spalla, e mi strinse.
Anche se fosse stato tutto un sogno, era il sogno più bello della mia vita.
Mi mise a terra.
Io:Sei reale? Sei…sei….sei davvero tu? O sono pazza? O morta? O sto sognando?- chiesi ancora incredula.
Dottore: Non sei pazza e non stai sognando, e tecnicamente respiri e il tuo cuore batte, perciò non credo neanche che tu sia morta, e sei lo sei…bhe….non ce ne siamo accorti. Ma non preoccuparti, ora controllo!- rispose, parlando velocemente e sorridendo, mentre mi aveva già puntato il suo cacciavite sonico addosso, lo mosse dal basso verso l’alto mentre la lucina verde mi tracciò il corpo, poi lo guardò e esclamò contendo: No mia cara, sei ancora viva. Perciò benvenuta nel Tardis!
Ecco, il cuore aveva ripreso a battere all’impazzata. Perché io? E “Doctor Who” era solo un telefilm della BBC. Non poteva esistere.
Dottore: Si, si lo so. Ma sono reale, è che il caro e vecchio altezzoso, nonché mia decima rigenerazione, un giorno andò a raccontare tutto al produttore, gli diede la sceneggiatura iniziale e tutto il resto. Si, Matt Smith è uguale a me. O meglio, è una mia copia a dire il vero, è carne. Ma credo tu sappia già di cosa io stia parlando…o è uno spoiler? Non riesco mai a capire quali episodi escano e quando!- incalzò lui guardandomi e avvicinandosi alla porta.
Io:Nono! Assolutamente. So perfettamente di cosa tu stia parlando! E oddio…non riesco a crederci!-risposi in fretta, balbettando qualcosa.
Dottore: Uhm… balbetti?-chiese lui divertito.
Io:NO! Cioè…sono solo…oddio. Dottore….Dottore…-sospirai queste parole, tranne il NO quasi urlato. Le altre le sospirai tutte felicemente, sorridendogli, e guardandolo. Era così bello, come avevo sempre immaginato.
Dottore: Si…….come ti chiami scusa?-chiese lui porgendomi la mano, ormai fuori dalla porta.
Afferrai la sua mano –Hope…mi chiamo Hope e ho 17 anni…- risposi sorridendo.
Dottore: Uh, che belli i 17, ancora bambini ma quasi maggiorenni. Godili, non tornano più i 17 anni! –disse lui sorridendo, mentre stringendo la mia mano, camminavamo velocemente, girando a destra e a sinistra, avanti e indietro, tra i lunghi corridoi del Tardis. C’erano così tante porte sia alla mia destra, che alla mia sinistra, alcune sopra al soffitto, altre sotto, o forse eravamo a noi a girare? Non capivo, il mio senso dell’orientamento era andato a farsi friggere come qualsiasi altra cosa in quel momento. Scendemmo una rampa di scale e ci ritrovammo nella sala di pilotaggio. Quella che avevo sempre visto nel telefilm.
Non era tanto diversa da quella a dire il vero, era quasi completamente fedele al telefilm…o meglio, il telefilm era stato quasi completamente fedele alla realtà…cambiavano giusto alcuni particolari…………










-TO BE CONTINUED. 
 
  
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