Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Tamar10    04/02/2014    2 recensioni
Se ti innamori solo di sociopatici non puoi pretendere che la tua vita sia tutta rose e fiori. Soprattutto se Sherlock Holmes ti sceglie come sua nuova coinquilina.
[Sherlolly con la partecipazione del nostro Jim Moriarty, John&Mary e altri]
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jim Moriarty, Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Molly si diede dell'idiota, se lo ripeteva spesso – preoccupantemente spesso – durante il giorno, ma non le era mai capitato di darsi dell'idiota appena sveglia.
La sera prima Sherlock si era chiuso nel suo solito pensoso mutismo e aveva ignorato le sue domande come se lei neanche esistesse. Era stata tentata di prenderlo a schiaffi – di nuovo, ci teneva a ricordare – ma aveva semplicemente deciso che in ogni caso non ne sarebbe venuto niente di buono. A un certo punto aveva pensato semplicemente di andarsene, Sherlock non se ne sarebbe neanche accorto in quel momento, ma era passato da un pezzo l'orario in cui era conveniente che una donna andasse in giro per Londra da sola. Inoltre la storia del ritorno di Moriarty l'aveva turbata più di quanto volesse ammettere.
Così aveva deciso di fermarsi a dormire lì – solo per questa volta – e si era subito assopita nella ex-camera di John. Salvo poi scoprire il mattino seguente che quella non era affatto la ex-camera di John.
Per questo Molly si ritrovò a darsi della stupida quando aprendo gli occhi vide i vesti di Sherlock sparpagliati per la stanza e capì di aver fatto un terribile errore. Già la sera prima avrebbe dovuto capire che nessuna persona sana di mente teneva appesa in camera sua a mo' di poster una tavola periodica. Semplicemente non ci aveva fatto caso. “Tu guardi, ma non osservi” era un'accusa che aveva sentito già troppe volte.
Molly scosse la testa come per cacciare la fastidiosa voce dai suoi pensieri.
Già allora sapeva che la convivenza con Sherlock non avrebbe portato niente di buono. Andarsene era l'unica cosa sensata in quel momento, perché due anni fa vivere a Baker Street sarebbe stato il suo sogno, ma ora sapeva che non ce l'avrebbe fatta. Non conservando la sua integrità mentale.

 
“Dove stai andando?” chiese Sherlock senza alzare gli occhi dal computer.
“Al lavoro, esattamente dove sarei dovuta essere un'ora fa. Sarà un miracolo se non mi licenziano. Poi tornerò a casa. A casa mia” tenne a specificare mentre infilava il cappotto.
Non voleva essere particolarmente acida, ma in quegli ultimi mesi Sherlock riusciva a destare il suo lato peggiore e in quel momento era ancora seccata per aver sbagliato stanza. Sperava con tutta sé stessa che Sherlock non se ne fosse accorto, speranza inutile visto che si accorgeva di tutto. Si chiese dove avesse dormito, ma in realtà non era affatto sicura che gli servisse dormire –di sicuro non lo considerava un bisogno essenziale come faceva chiunque altro –.
“Non credo sia una buona idea” commentò pacato.
“Se permetti sono adulta. So perfettamente quello che sto facendo” ribatté lei.
Sherlock non disse niente, ma alzò entrambe le sopracciglia con un'espressione piuttosto eloquente.
“Beh, ciao” disse Molly esitando sulla porta. Era sorpresa, e a dire la verità anche un po' delusa, aveva pensato che lui avrebbe fatto almeno un tentativo di fermarla. Di solito quando decideva una cosa non cambiava idea tanto facilmente, ma in quell'occasione sembrava non importargli se la sua volontà veniva contraddetta.
“Non dovresti neanche andare al lavoro”
La voce di Sherlock era distante e il suo sguardo era fisso sullo schermo del portatile, come se la sua mente fosse altrove.
“Oh cielo! Perché mai?!”
“Perché, come ti ho già detto ieri sera, sei in pericolo”
Per la prima volta quella mattina incrociò il suo sguardo. I suoi occhi azzurri brillavano di fredda intelligenza e Molly li trovò – molto inappropriatamente – mozzafiato.
“Il tuo appartamento è esploso” comunicò la notizia con la stessa tranquillità con cui una persona normale avrebbe commentato il tempo.
Molly aprì e chiuse la bocca un paio di volte in cerca d'aria.
“In che senso?” riuscì a chiedere infine.
“Esploso, Molly” ribadì Sherlock “Saltato in aria, distrutto, scoppiato...”
“Credo di aver capito il concetto” disse Molly cercando di metabolizzare l'accaduto “Perché il mio appartamento? Sei stato tu?”
Sherlock le lanciò un occhiata vagamente offesa.
“Ti sembro forse un dinamitardo?” chiese indignato e Molly ritenette fosse meglio non rispondere. “Visto che a quanto pare le cose sono andate esattamente come pensavo sarebbero andate” riprese lui calcando il tono sull'ultima parte della frase, “penso sia meglio che tu non rimanga qui”
Molly era shockata e arrabbiata, ma anche spaventata per quella notizia improvvisa.
“Ma...il lavoro...” cercò di protestare debolmente.
“Puoi lavorare qui” disse Sherlock indicando la cucina con un gesto distratto.
“Questo posto non è un obitorio” osservò Molly . Lui si guardò intorno per plesso, come se quella fosse la prima volta che qualcuno glielo faceva notare.
“Si troverà una soluzione” disse scrollando le spalle.
Molly si lasciò cadere su una poltrona – sulla poltrona di John, notò Sherlock con fastidio – con ancora indosso il cappotto.
“Immagino dovrò restare qui” sospirò rassegnata.
“Già” rispose Sherlock soddisfatto, anche se non sapeva precisamente per cosa.
Dopo un attimo di silenzio lei si alzò di scatto, colpita da un pensiero improvviso.
“Dov'è Toby?” chiese angosciata.
“Ho detto a mio fratello di spostare tutto al sicuro in un magazzino. Quando è esploso l'appartamento era vuoto”
Molly si risiedette e questa il suo fu un sospiro di sollievo.
“Ma perché mai avrebbero dovuto distruggerlo se non c'era niente all'interno?” chiese scocciata pensando che mancava qualche mese e avrebbe finito di pagare il mutuo.
“Era un avvertimento, Molly Hooper” disse Sherlock non senza una certa teatralità “La prossima volta sarà molto peggio” La sua voce profonda rendeva quella minaccia ancora più inquietante.
Molly cercò di pensare ad altro, altrimenti sarebbe decisamente impazzita. Impazzita o morta d'infarto.
“Quando porteranno Toby qui?”
Sherlock si stava immergendo nuovamente nei suoi pensieri, ma prima le lanciò un'ultima occhiata.
“Non ho detto che il gatto potrà venire qui” disse “Né che stia ancora bene” aggiunse con un sorriso da brividi.
Molly sperò che stesse scherzando. Ma in fondo quello era Sherlock e non si poteva mai esserne certi.

 
Quando il cellulare di John squillò nel cuore della notte i coniugi Watson si svegliarono di soprassalto. Erano due giorni che non avevano notizie di Sherlock – a quell'ora della notte non poteva essere altri che lui – e stavano iniziando a preoccuparsi.
John afferrò il telefono e con l'adrenalina già in circolo aprì il messaggio.
“BARTS. ORA. HO BISOGNO DI AIUTO. SH”
Il cuore di John cominciò ad accelerare.
“Devo andare, amore” disse a Mary.
La moglie era preoccupata per lui e per Sherlock, ma anche orgogliosa. Sapeva che suo marito era un amico fedele e, prima ancora, un uomo coraggioso costantemente pronto a rischiare la propria vita. In fondo era proprio per questo che lo amava tanto.
Gli diede un bacio, se non fosse stata così avanti con la gravidanza l'avrebbe accompagnato di sicuro.
John si vestì in fretta e prese un taxi. Pensieri cupi gli ronzavano in testa. Ovviamente Moriarty era coinvolto, inoltre il Barts era stato proprio il luogo del loro ultimo scontro e dove aveva pensato di aver perso Sherlock per sempre.
Il tassista lo guardò male mentre gli allungava i soldi con mani tremanti, probabilmente pensò fosse solo l'ennesimo ubriacone che tornava a casa alle quattro del mattino. John si lanciò praticamente fuori dal taxi senza aspettare il resto e corse verso l'ingresso dell'ospedale.
Sherlock lo aspettava appena fuori dalle porte automatiche, la sua silhouette nera era ben visibile in contrasto con la luce che usciva dall'atrio. Il dottore rallentò appena il passo quando vide che l'amico era solo e che apparentemente non si era ancora accorto di lui.
Aveva il colletto della giacca alzato come al solito e un'espressione imbronciata che John aveva imparato a conoscere e a temere. Era la classica espressione “perché-le-cose-non-stanno-andando-come-voglio?!” che rendeva le azioni di Sherlock non molto dissimili da quelle di un bambino capriccioso.
“Sherlock!” si annunciò John, “Cosa sta succedendo?”
Il detective entrò nell'ospedale con passo svelto e John lo seguì, come sempre.
“Sei in ritardo. Ti ho scritto sedici minuti fa, cosa avevi di meglio da fare?” gli chiese scocciato.
“Dormire, forse? Sai è questo che fanno le persone alle quattro di notte!” gridò John mentre il fastidio per essere stato svegliato nel cuore della notte prendeva il posto della paura.
Sherlock non diede segno di averlo sentito.
“Non mi hai ancora spiegato perché mi hai chiamato. Qual'è l'emergenza?” domandò ancora Watson.
Sherlock proseguì lungo la strada che portava al laboratorio di Molly e che loro due avevano percorso molte volte nel corso degli anni. Finalmente si arrestò di fronte alla porta chiusa e si girò a fissarlo negli occhi.
“Hai mai fatto un trasloco, John?”
Erano anni che John Watson conosceva Sherlock Holmes, erano anni che loro due erano migliori amici, eppure la maggior parte delle volte John non capiva proprio perché Sherlock facesse o dicesse determinate cose. Quella era una di quelle volte.
Forse quest'informazione potrebbe in qualche modo aiutare Sherlock a risolvere il caso o qualunque cosa si tratti” si disse John “Magari è solo curioso o sta ancora cercando di fare conversazione”.
Come al solito il buon Jonny-boy non riusciva a vedere la semplice verità.
“Sì, mi sono trasferito parecchie volte” rispose quindi fiducioso.
“Perfetto” Sherlock fece un mezzo sorriso per poi ritornare subito imbronciato “Sapevo che saresti stato utile”
Solo allora John cominciò ad avvertire il pericolo. Mille volte peggio di essere rapito, cento volte peggio di una sfuriata della signora Hudson.
“Utile?”
“Coraggio John. Abbiamo un trasloco da fare” annunciò senza alcun entusiasmo Sherlock aprendo la porta del laboratorio.








Note:
Lo so che in questo capitolo non succede praticamente niente, però mi era utile per definire meglio la situazione (la povera Molly si ritrova obbligata a ad accettare l'ospitalità di Sherlock) e alla fine ho dato un po' di spazio a JAWN.
Grazie mille per i commenti, siete tutte gentilissime. Spero continuerete a seguire la storia.
La mia idea sarebbe di continuare ad aggiornare con una frequenza più o meno settimanale, cercherò di essere di parola.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Tamar10